TRAMA IN BREVE

Lamento di Portnoy; un titolo una verità. In questo testo leggerete un lungo monologo di Alex Portnoy su tutti i temi importanti della sua vita. Un lamento, insomma, ma pieno di enfasi ed ironia.

INCIPIT

Mi era così profondamente radicata nella coscienza, che penso di avere creduto per tutto il primo anno scolastico che ognuna delle mie insegnanti fosse mia madre travestita. Come suonava la campanella dell'ultima ora, mi precipitavo fuori di corsa chiedendomi se ce l'avrei fatta ad arrivare a casa prima che riuscisse a trasformarsi di nuovo.

RECENSIONE

Lamento di Portnoy è stato il terzo romanzo scritto e pubblicato da Philip Roth, nonché quello che l'ha reso celebre.

Oscar Wilde dice in Il ritratto di Dorian Gray «There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about» (tradotto grossolanamente: l'unica cosa peggiore dell'essere oggetto di pettegolezzo è il non esserlo) e questo libro ne è l'esempio migliore.

Infatti, l'uscita del volume ha fatto parlare di sé tantissimo, ma nel modo peggiore possibile: le critiche sono state aspre e sono derivate da schieramenti solitamente molto contrapposti (ebrei e gentili in particolar modo). Questa dicotomia, l'essere incompreso sia dagli uni che dagli altri e il non sentirsi appartenente a nessuno di loro, verrà egregiamente raccontata dall'autore in Lo scrittore fantasma dove l'alter ego letterario dell'autore, Nathan Zuckerman, vive una situazione molto simile a quella affrontata da Philip Roth dopo la pubblicazione di Lamento di Portnoy.

Nel libro il protagonista, Alex Portnoy, affronta un lungo monologo in cui racconta allo psicologo in ascolto (ecco il perché del lettino in copertina) della sua vita, delle sue relazioni con i genitori e la sorella, delle sue ossessioni, delle sue storie d'amore e di sesso e del suo rapporto con la religione. Portnoy, come Roth, è ebreo e racconta in questo lungo sfogo ciò che ha comportato per lui esserlo, nel bene e nel male. Ed è proprio questo ad aver creato clamore: riesce in queste duecento pagine ad offendere sia il senso di appartenenza degli ebrei, che quello dei gentili (nome dato dagli ebrei a coloro che non lo sono), entrambi descritti in modo profondamente ironico ed esplicito.

Altro motivo di scandalo per l'epoca (e, a dirla tutta, non così consono nemmeno per noi) è la forte componente dell'elemento erotico/sessuale. In molti hanno definito il protagonista un erotomane, poiché il sesso è la sua ossessione primaria. Anche riguardo a questo il narratore vive un profondo conflitto: le sue pulsioni sessuali vengono limitata dall'educazione ricevuta (cioè dal suo super-io secondo la teoria freudiana) ed esagerate e portate volutamente all'estremo da Alex (per Freud l'io) proprio per contrastare ciò che gli verrebbe spontaneo fare ma che lui sente essergli stato "inculcato" contro la sua volontà. Le parti che descrivono scene sessuali, anche molto esplicite e non necessariamente canoniche, sia avvenute, che solamente immaginate, ricoprono grande spazio del testo e possono risultare pesanti/noiose/esagerate ai lettori, anche se contengono a loro volta una grande ironia e non sono certamente state create alfine di coinvolgere il lettore come in un romanzo erotico, anzi, spesso si riesce ad avvertire lo stridio presente all'interno del nostro Portnoy che, pur di non darla vinta agli "altri" è pronto a qualsiasi cosa.

Religione e sesso non sono, però, le uniche tematiche presenti all'interno del volume: anche la famiglia, in special modo il rapporto madre/figlio, diventa oggetto di riflessione e di lamento, per il protagonista. Queste parti, situate soprattutto all'inizio, mostreranno la capacità dell'autore, già conclamata in Lasciar andare (suo primo romanzo) di riuscire al contempo ad estremizzare il carattere dei suoi personaggi continuando però a renderli credibili e, soprattutto, difficili da dimenticare. 

Il protagonista dice sicuramente troppo; maschilista come pochi, ossessionato dal sesso in modo maniacale e brutalmente crudele (almeno a parole) nei riguardi di ogni essere umano con cui ha avuto a che fare, è veramente molto difficile da apprezzare ed amare. Anche perché è lui stesso che decide di comportarsi male, sempre allo scopo di contrastare i precetti ricevuti. Al contempo, però, riusciamo ad entrare nella sua testa e a capire ogni suo ragionamento e, perciò, se anche alla fine del testo non saremo in empatia con lui, difficilmente potremo dire di averlo detestato (come potenzialmente sarebbe potuto succedere con una più scarsa abilità stilistica dell'autore).

Anche in questo testo Philip Roth dimostra una grande capacità narrativa, che intrattiene il lettore nonostante la forma scelta non aiuti a catturare l'attenzione e che presenta guizzi stilistici che nei testi successivi cominceranno a prevalere.

Il finale è ad effetto e parzialmente inaspettato: tra i conoscitori di Roth è uno dei più apprezzati.

Io possiedo il cartaceo, ma ho deciso di ascoltare l'audiolibro letto da Luca Marinelli perché trovo che il monologo si confaccia particolarmente a questa lettura e, difatti, non sono rimasta delusa, anzi, in questo modo, penso di averlo apprezzato maggiormente. Il doppiatore è molto bravo, legge le frasi con senso, modifica leggermente la voce nei dialoghi facendoci capire intuitivamente chi sta parlando (e dimostrando così di aver perlustrato il testo prima di leggerlo e aver, perciò, ben presente ciò che sta per leggere, aspetto che sembra ovvio ma che, di fatto, non lo è in ogni audiolibro), mette enfasi nei momenti opportuni regalando all'ascoltatore quel carisma necessario per impersonificare questo protagonista. Ha una voce molto bella e definita e una pronuncia priva di qualunque accento (anche questo è ovvio per chi fa il doppiatore di mestiere ma non così sicuro per chi legge audiolibri, dato che spesso la lettura viene affidata agli autori o a persone a loro collegate che, però, non sono professionisti e questo si percepisce molto bene).

In conclusione, Lamento di Portnoy è un testo audace e provocatorio che potrà sia piacere che non piacere al lettore. Al suo interno le tematiche care a Philip Roth vengono introdotte ma solamente nei romanzi successivi verranno ampliate. Si può considerare questo testo come un breve compendio di chi è e delle capacità dello scrittore, anche se come primo libro potrebbe scoraggiare di più rispetto ad altre opere.

Per questo motivo lo consiglio solamente a chi ha letto altri dell'autore; potrà così apprezzare i tratti caratteristici e positivi di Roth, senza rimanere troppo scandalizzato (o anche annoiato, data la ripetitività) dalla forte prevalenza della sessualità.
Se ascoltate gli audiolibri questo è, senza dubbio, un'ottima scelta: è molto più scorrevole rispetto alla lettura diretta e, forse, anche più divertente.

QUARTA DI COPERTINA

Ironico e dissacrante, Alex Portnoy ripercorre sul divano dell'analista le ossessioni morbose della sua vita, in un racconto esilarante del conflitto tra desideri e coscienza. Con il suo linguaggio forte ed esplicito, il monologo è un pirotecnico inno alla libertà

GRUPPO DI LETTURA

Ecco i risultati dei sondaggi del gruppo di lettura (#MiLamentoQV su Instagram)

  • Il libro è stato letto
    46% in cartaceo
    46% audiolibro
    8% digitale

  • Il monologo
    46% in genere mi piace

    69% qui ci stava bene

  • La parte sul sesso
    50% troppa
    50% in questo libro ci stava bene

  • Aspetti preferiti
    85% stile
    71% originalità
    57% personaggi

  • Aspetti non apprezzati
    35% ritmo
    21% trama

  • Leggendolo al di fuori del Gruppo di Lettura
    il 36% l'avrebbe letto più lentamente
    il 36% l'avrebbe letto al medesimo ritmo

  • Il finale
    75% geniale

  • Voto
    39% 7-7.5
    23% 6-6.5
    15% 8-8.5
    15% 5-5.5
    8% 9-9.5

  • Per chi ha letto altri libri dell'autore, Lamento di Portnoy è
    Un punto di partenza per conoscere Philip Roth (53%)
    Molto da Philip Roth (38%)

  • La voglia del gruppo di continuare a leggere libri dell'autore è
    Sempre uguale - alta (50%)
    Maggiore (29%)
PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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COMMENTI

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