TRAMA IN BREVE

Dopo otto lunghi anni Jack Burdette è tornato a Holt. Nessuno pensava sarebbe mai tornato, nessuno desiderava che tornasse. In La strada di casa scoprirete cos'é successo allora e, soprattutto, il perché è tornato proprio adesso.

DEDICA

A tre Elizabeth:
Sorel, Whitney, e Chaney

INCIPIT

Alla fine Jack Burdette tornò a Holt. Nessuno di noi se l'aspettava più. Erano otto anni che se n'era andato e per tutto quel tempo nessuno aveva saputo niente di lui. Persino la polizia aveva smesso di cercarlo. Avevano ricostruito i suoi movimenti fino in California, ma dopo il suo arrivo a Los Angeles se l'erano perso e a un certo punto avevano rinunciato. Quindi nell'autunno 1985, per quanto se ne sapeva, Burdette era ancora là. Era ancora in California, e noi ci eravamo quasi dimenticati di lui.

RECENSIONE

Pensi mai a cosa vuoi fare della tua vita?
Spero di combinare qualcosa.
Davvero? rispose il padre. Che sollievo. Ma toglimi una curiosità: quando pensi di cominciare?

Esce oggi  18 Giugno 2020 per NN Editore uno dei romanzi maggiormente attesi dell'anno: La strada di casa, ultimo libro che mancava a noi italiani per completare la bibliografia di Kent Haruf.

Ancora una volta tradotto da Fabio Cremonesi, traduttore storico di Haruf con cui ha vinto nel 2017 il Premio di Traduttore dell'anno di La Lettura, proprio con Le nostre anime di notte, il libro presenta, come succede in ogni NN, la nota del traduttore che vi riporterei in toto perché, da sola, è già la recensione perfetta del testo.

Jack Burdette è ritornato a Holt e noi, con lui. Chi è Jack Burdette? Il narratore ce lo racconterà pian piano, con un lungo flashback che partirà subito dopo averci presentato la situazione iniziale e averci introdotto l'atmosfera del momento. Capiamo subito che nessuno, a Holt, immaginava che quest'uomo sarebbe tornato, e che prima di andarsene è successo qualcosa di molto brutto che, però, dovremo attendere per scoprire.
La struttura dunque parte da una situazione che verrà poi continuata solamente verso la fine del testo, la parte centrale è, invece, un lungo antefatto che ci porterà a comprendere tutta la storia.

Davvero? esclamò Sealy. Ti credevo più furbo. Pensavo che avessi calcolato tutto.
Un tempo lo facevo. Ma devo aver dimenticato quanto è sfigato questo posto. Non riesco proprio a ricordare perché sono qui.
Ah, no? Be', immagino che noi non siamo cambiati granché. Niente di cui tu ti possa accorgere. Abbiamo ancora la tendenza ad agitarci quando qualcuno ci fa un torto. E poi decide di sparire.

I riferimenti temporali sono attenti e precisi ma mai pesanti, prolissi o schematici, perciò sempre verosimili e coerenti.

Questo accadeva d'estate, una domenica di metà agosto. Poi in autunno, un sabato pomeriggio di novembre, Jack Burdette riapparve all'improvviso a Holt.

La sensazione data è quella di un racconto strutturato e ricostruito da una persona che, attraverso il ricordo, cerca di mettere a parte il lettore di tutti gli elementi chiave necessari per comprendere ciò che è successo. Talvolta anche contro la sua stessa volontà.

In effetti non ho molta voglia di parlare di Nora Kramer. E di sicuro lei non ha nessuna voglia che io parli di lei. Perché Nora era – ed è – una persona molto riservata e si risentirà senz'altro per la violazione della sua privacy. Però non posso farne a meno: che le piaccia o no, è parte di questa storia.

Se inizialmente il libro ricorda lo stile di una cronaca (reso ancora più coerente dal fatto che, come si scoprirà successivamente, il narratore è un giornalista) non appena inizierà il flashback cominceranno ad affiorare anche i sentimenti retrostanti a ciò che ci viene raccontato e questo ci farà non solo scoprire ciò che è successo (e la curiosità di capirlo rimane alta per tutta la lettura) ma ci fa arguire anche la personalità dei maggiori personaggi coinvolti e del narratore. Il focus della storia è sicuramente su Jack Burdette, personalità di spicco della cittadina per il suo carattere a dir poco originale e le sue trovate, anche illegali, ma considerate divertenti e peculiari del suo carattere. Avvertiamo da subito una dicotomia emotiva: se nella scena iniziale c'è ben chiaro che Jack Burdette non è il benvenuto, dalle parole sul passato comprendiamo come al contempo la sua figura fosse affascinante e carismatica per il narratore in primis, e per la gente di Holt (e non) in generale. È, dunque, sia l'antagonista che il protagonista indiscusso.

Divenne un pezzo di quell'aura che a livello locale aveva già iniziato a crearsi intorno a lui, a scuola e in tutta la città. Infatti tutti avevamo cominciato ad aspettarci cose insolite da lui, mentre, per quanto lo riguardava, lui aveva già imparato – ammesso che l'agire in basea. puri e semplici capricci si possa considerare una forma di apprendimento – a non deludere le aspettative di nessuno. In particolare le proprie.

Holt, ambientazione prevalente del libro (ci sono anche spostamenti al di fuori, ma momentanei e non rilevanti sotto questo aspetto) è la cittadina fittizia che Haruf ha usato nei suoi romanzi che, a parte per questo dettaglio, non sono collegati (a parte, ovviamente, la Trilogia di Holt, QUI SU AMAZON, che è invece una serie a tutti gli effetti) e possono essere letti in qualsiasi ordine.
La cittadina è elemento fondamentale del testo e viene descritta, qui come negli altri libri, con una maestria tale che fa sembrare impossibile la sua inesistenza e fa percepire come Haruf l'avesse ben delineata nella sua mente in mente, regalandole un passato, un presente ed un futuro. In particolare in questo testo questo aspetto colpisce anche di più perché non solo ci viene descritta ma, parlando di tempi molto lontani tra loro, lo scrittore ci racconta anche com'è cambiata la sua struttura nel tempo.

Era quel breve momento sospeso tra le sei e le sette di una sera di novembre quando i negozi sono già chiusi per il fine settimana, quando lungo Main Street non sono ancora cominciate le scorribande in auto dei ragazzi delle superiori, quando persino la Holt Tavern è tranquilla prima della folla del del sabato sera, e fuori città, accanto alla Highway 34, ci sono solo tre o quattro uomini che bevono birra in silenzio seduti al Legion, il bar dell'Associazione dei veterani.

Oltre che nello stile, descrittivo ma mai prolisso e nei dialoghi, significativi ma con pochissime parole, Haruf eccelle particolarmente nella caratterizzazione dei personaggi che spesso sono forti, cocciuti e dignitosi. Ancora una volta quello che colpisce di più è un personaggio femminile (non vi dico il nome perché non verrà introdotto da subito) che, come dice Cremonesi nella nota in fondo al volume "è decisamente il personaggi più Holtiano del romanzo". Le scene che la vedono come protagonista sono le più forti e le più indimenticabili e, senza bisogno di esplicitarlo, lanciano un forte messaggio.

La gente di Holt pensava che a quel punto avrebbe pianto. Pensavano che sarebbe crollata. Immagino fosse quello che volevano. Ma lei non lo fece. Forse aveva oltrepassato il punto in cui le lacrime di un essere umano hanno un senso, difatti girò la testa, chiuse gli occhi e dopo un po' si addormentò.

La trama del libro non è complessa e viene raccontata con calma, senza frenesia. È la premessa iniziale a indurci a sfogliare il libro con velocità, perché vogliano assolutamente scoprire cos'è accaduto e, soprattutto, ciò che accadrà. 

Forse anche per questo quando il finale effettivo arriverà, lascerà completamente senza parole. È inaspettato e decisamente difficile da prevedere.

La strada di casa è il secondo libro scritto da Haruf e solo da noi qui in Italia è arrivato per ultimo, però coincide perfettamente con la sensazione di addio che i lettori italiani proveranno nei confronti dell'autore. Per moltissimi leggerlo significherà salutare per sempre Holt e credo che l'emozione provata a fine libro e quella generale potranno coincidere quasi alla perfezione.

Era come quell'attimo di un film in cui tutto – la musica, i movimenti e le sensazioni – si blocca per qualche secondo e le figure dello schermo sono temporaneamente immobili, silenziosamente sospese. La gente di Holt rimane scioccata.

In conclusione, Haruf ancora una volta eccelle in stile, personaggi, dialoghi e ambientazione. Leggerlo è una continua conferma di ciò che già si sa, ma anche questa volta non mancherà la sorpresa.

Lo consiglio perché come per tutti i libri di NN Editore cura, grafica e traduzione sono ineccepibili e perché quest'autore, che purtroppo ci ha lasciato nel 2014, ha creato una realtà che difficilmente potrete non amare. Sia che abbiate letto già qualcosa di suo, sia in caso sia il vostro primo approccio con lui, credo che La strada di casa potrà essere una buona scelta.

CITAZIONI

Burdette aveva un brutto aspetto. Negli otto anni in cui né Bird né nessun altro di noi l'aveva visto, era cambiato in peggio. Era diventato grasso, obeso, ormai sformato, eccessivo; era calvo e la carne pendeva dal suo corpo come sugna. Sembrava che si fosse nutrito solo di torte alla crema e bistecche di maiale e poi avesse smesso del tutto di mangiare, avrebbe osservato Bird tempo dopo. Ma era pur sempre Jack Burdette.

Fatto sta che sì, lo conoscevo. Eravamo cresciuti insieme. Per molto tempo mi era addirittura piaciuto.

Fu là, alla Holt County Union High School, che Jack Burdette divenne una presenza sempre più ingombrante. E non mi riferisco solo alle nostre esistenze, ma alla vita di tutta la città.

Wanda Jo Evans lo amava. Credo che lo amasse persino più di quanto lui non amasse se stesso, se una cosa del genere è possibile. Lo adorava, lo venerava, lo idolatrava, dipendeva da lui. È tutto vero, non sto esagerando.

Eravamo invidiosissimi. Quelle cose contano alle superiori. Sembrano fondamentali, essenziali.

Questo è il problema con i testimoni oculari, osservò. Pensano di aver visto tutto. E ogni volta che lo raccontano, pensano di avere visto tutto. E ogni volta che lo raccontano, pensano di dover aggiungere qualcosa a quello che hanno già raccontato a qualcun altro.

Di musica l' non ce n'era.

Insomma, era un amore degradante. E assumeva diverse forme. Una delle quali erano senz'altro i calzini puliti.

Magari non sono stato chiaro su questo punto, ma Jack Burdette poteva piacere molto alle donne, era in grado di esercitare un fascino e una capacità di persuasione notevoli, quando c'era in ballo una donna. È proprio così: nelle occasioni in cui gli interessava ciò che una donna pensava di lui e ogni volta in cui le reazioni di una donne alle sue parole facevano la differenza – vale a dire: ogni volta che voleva qualcosa da lei – Jack riusciva a essere molto convincente.

E comunque non voleva. Sembrava che volesse rimanere a Holt, che avesse i suoi buoni motivi per tener duro. Pareva determinata a reagire a quello che le stava capitando nel suo modo tranquillo e silenzioso, come se l'opinione che aveva di sé dipendesse solo da questo. Come se stesse tentando di dimostrare qualcosa.

Era troppo tardi perché gli uomini potessero farci qualcosa.

QUARTA DI COPERTINA

Finalmente Holt, con i lampioni blu in lontananza, poi sempre più vicini, e le strade deserte e silenziose una volta entrati in città. Jack Burdette è sempre stato troppo grande per Holt. È fuggito dalla città lasciando una ferita difficile da rimarginare, e quando riappare dopo otto anni di assenza, con una vistosa Cadillac rossa targata California, la comunità vuole giustizia. È Pat Arbuckle, direttore dell'Holt Mercury e suo vecchio amico, a raccontare la storia di Jack: dall'adolescenza turbolenta all'accusa di furto, dal suo lungo amore per Wanda Jo Evans al matrimonio lampo con Jessie, donna forte e determinata. Uno dopo l'altro, i ricordi di Pat corrono fino al presente, rivelando le drammatiche circostanze che hanno portato Jack ad abbandonare la città e la famiglia. Il suo ritorno farà saltare ogni certezza, minando la serenità di tutti, specialmente quella di Pat.

LIBRI CITATI

L'importanza di chiamarsi Ernesto – Oscar Wilde (in sconto del 20% QUI SU AMAZON, fino al 5 Luglio 2020)

Paradiso perduto – John Milton (QUI SU AMAZON)

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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