TRAMA IN BREVE

João III, re del Portogallo, decide di regalare Salomone, il suo pregiato elefante, all'arciduca d'Austria Massimiliano II. Siamo nel XVI secolo e, come si può immaginare, il trasporto dell'enorme pachiderma è a dir poco oneroso. Saramago, con la sua incredibile ironia e la sue capacità narrative ineguagliabili, ci racconta il viaggio di Salomone, da Lisbona a Vienna.

DEDICA

A Pilar, che non ha permesso che io morissi

EPIGRAFE

Arriviamo sempre nel luogo dove ci aspettano

INCIPIT

Per quanto incongruente possa sembrare a chi non tenga in attenta considerazione l'importanza delle alcove, siano esse sacramentate, laiche o irregolari, nel buon funzionamento delle amministrazioni pubbliche, il primo passo dello straordinario viaggio di un elefante verso l'austria che ci proponiamo di narrare fu fatto negli appartamenti reali della corte portoghese, più o meno all'ora di andare a letto.

RECENSIONE

Non è tutti i giorni che ci compare nella vita un elefante

Pubblicato nel 2008, Il viaggio dell'elefante è stato il quartultimo romanzo di José Saramago, autore portoghese che ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1998.

La trama del libro è ispirata ad una storia realmente accaduta e scoperta dall'autore in circostanze fortuite che ci racconta all'apertura del volume.
Si tratta, come da titolo, del viaggio di un elefante, regalato da Re del Portogallo João III, all'arciduca austriaco Massimiliano II.

L'ambientazione, dunque, è itinerante. Parte da Lisbona e arriva fino a Vienna passando in molti luoghi, alcuni solamente menzionati, altri invece descritti e raccontati con maggiore ampiezza. Il viaggio tocca anche l'Italia e molte delle sue particolarità e dei modi di dire al riguardo vengono menzionati dallo scrittore.

L'obiettivo più prossimo è la città di mantova, già in lombardia, famosa per molte ed eccellenti ragioni, una delle quali è un certo rigoletto, le cui grazie e disgrazie, un po' più avanti, il grande giuseppe verdi metterà in musica.

Il viaggio dell'elefante, oltre che una storia vera è anche un romanzo storico, in cui Saramago si premura di sottolineare le differenze tra la realtà di quei tempi e di quelli odierni e, soprattutto, esplicita ogni scelta anacronistica, ben precisata e raccontata sempre in modo divertente.

E come si capivano tra loro, domanderà il lettore curioso e amante del sapere. E come ci capiremo noi, domanda, schivando la risposta, chi ha portato nel discorso questo argomento di pesi e misure. Un argomento che, una volta esposto con questa chiarezza meridiana, ci permetterà di adottare una decisione assolutamente cruciale, in un certo senso rivoluzionaria, vale a dire, mentre il cornac e quelli che lo accompagnano, giacché non avrebbero altro modo di intendersi, continueranno a parlare di distanze secondo gli usi e i costumi del loro tempo, noi, per poter capire quello che sta succedendo in questa materia, useremo le nostre moderne misure itinerarie, senza dover ricorrere continuamente a fastidiose tavole di conversione.

Oltre ai riferimenti storici e culturali (talvolta anche vertenti gli anni successivi a quelli raccontati) troverete anche informazioni utili ed interessanti relativamente alle abitudini degli elefanti. A dimostrazione che il libro è frutto di ricerca attenta e di studio, sia per quanto riguarda l'itinerario che per tutto quello che gli fa da corollario.

La vista cattiva non gli permetteva di distinguere le balle di foraggio laggiù in lontananza, ma nell'immensa caverna del suo stomaco echeggiavano le proteste che l'ora di mangiare era già passata. Ciò non significa che gli elefanti debbano alimentarsi a orari precisi come agli esseri umani si dice che convenga per il bene che fa alla salute. Per quanto stupefacente sembri, un elefante necessita quotidianamente di duecento litri d'acqua e fra centocinquanta e trecento chili di vegetali.

Per chi conosce l'autore non sarà strano sapere che, anche in questo libro, l'ironia avvolge ogni cosa e lo scrittore non si limita davanti ad alcun tipo di tema, tra i quali anche la religione.

Lo stile di scrittura del portoghese è unico nel suo genere. In questo libro, così come in tutti gli altri che ho letto, inserisce ogni nome proprio senza maiuscola, scrive frasi molto lunghe, non mette segni evidenti per i dialoghi (nemmeno gli a capo) se non la maiuscola a inizio di ogni nuova frase. Questo genere di scrittura, geniale e appartenente unicamente a lui, può essere amato od odiato a seconda della capacità del lettore nel riuscire a comprenderlo e a fruirne in modo piacevole.

Il finale non solamente conclude la storia ma racconta anche ciò che è successo dopo ai protagonisti della vicenda.

In conclusione, Il viaggio dell'elefante è un libro utile, interessante e divertente. Non tratta temi forti come quelli presenti in altri suoi libri (la morte, la cecità, la religione) e, per questo può risultare meno d'impatto rispetto ad altri testi. La qualità della cura con cui è creato, lo stile sempre brillante e l'ironia intramontabile, però, lo rendono per me altrettanto valido e meritevole. Inoltre, se siete amanti degli animali o delle storie riguardanti agli stessi, potrete apprezzare particolarmente i riferimenti a Salomone (l'elefante) e al suo stato d'animo, sebbene non siano sempre felici e piacevoli.

Fu palese il piacere dell'elefante. L'acqua e la frizione della spazzola dovevano aver risvegliato in lui qualche gradevole ricordo, un fiume in India, un tronco d'albero rugoso, prova ne sia che durante tutto il tempo che durò il lavaggio, una buona mezz'ora, non si mosse dal punto in cui si trovava, saldo sulle potenti zampe, come se fosse stato ipnotizzato.

Non posso che consigliarlo a ogni tipo di lettore e per ogni genere di lettura. Io l'ho letto sotto l'ombrellone e l'ho trovato perfettamente abbinato alla situazione.
Il viaggio, però, è stato fatto nel periodo invernale e presenta, dunque, scene che presentano questo aspetto, perciò se vorrete sceglierlo nel periodo autunnale o invernale potrete entrare ancora di più nell'atmosfera del tempo.

CITAZIONI

Il passato è un'immensa pietraia che tanti vorrebbero percorrere come se si trattasse di un'autostrada, mentre altri, pazientemente, vanno di sasso in sasso, e li sollevano, perché hanno bisogno di sapere che cose c'è sotto.

Il destino, quando ne ha voglia, è capace di scrivere su righe torte e contorte altrettanto bene di dio, o ancora meglio.

La colonna procedeva a passo alquanto deciso, tramutando in forze le proprie debolezze, pronta a scrivere una nuova pagina di abnegato eroismo negli annali del paese, le altre non avevano molto da offrire alla lettura degli eruditi, soltanto che nasciamo, lavoriamo e moriamo.

Orbene, è tempo di avvisare il lettore che ci sono due personaggi che non sono in buona fede.

Ha fatto plof ed è sparito. Certe onomatopee sono provvidenziali. S'immagini se avessimo dovuto descrivere il processo di sparizione del soggetto con tutti i particolari. Ci sarebbero volute, almeno, dieci pagine. Plof.

Per fortuna nessuno mi ha capito, mormorò mentre si allontanava per andare a prendere l'elefante, una delle cose buone dell'ignoranza è che ci difende dai falsi saperi.

Fintanto che la guerra non è che uno spettacolo, va bene, il brutto è quando pretendono di tramutarci in figuranti, per di più senza preparazione né esperienza.

È facile accettare che un centimetro sulla mappa equivalga nella realtà a venti chilometri, ma quello cui di solito non pensiamo è che anche noi subiamo in questa operazione una riduzione dimensionale equivalente, ed è per questo che, essendo già una cosa tanto minuscola nel mondo, lo siamo infinitamente di più nelle mappe.

L'egoismo, generalmente ritenuto uno degli atteggiamenti più negativi e riprovevoli della specie umana, può avere, in certe circostanze, le sue buone ragioni.

QUARTA DI COPERTINA

Un elefante di nome Salomone attraversa a piedi mezza Europa, da Lisbona alla Spagna e poi da Genova fino a Vienna, come regalo di nozze di Joao III, re del Portogallo, all'arciduca austriaco Massimiliano II. L'episodio storico del XVI secolo fornisce lo straordinario innesco narrativo per José Saramago per creare una grande avventura in cui sono percorse le strade del continente al seguito di Salomone: eserciti bislacchi, prepotenti figure di sangue blu, sacerdoti che a seconda delle circostanze esorcizzano l'elefante oppure ne supplicano il miracolo, in un'età che passerà alla storia come quella della Controriforma, ma anche cavalli, buoi e contadini. Su tutti si staglia la figura di Subhro, il conducente oltre che amico dell'elefante, che con il suo straordinario acume riesce a cavarsela sempre per il meglio, deridendo ogni volta le inutili arroganze del potente di turno. Favola raffinatissima ma anche grande metafora della vita: qui Saramago ha buon gioco nell'esercitare il suo migliore umorismo e la sua ironia graffiante verso la burocrazia e la corruzione intrinseca di tutti gli uomini.

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