Emilio Seminci e i Giorni dell'Umanesimo è il secondo libro dell'autore Tarek Komin, ma solamente il primo che leggo. Come sempre delle semplici tag non possono raccontare l'essenza del libro perciò spero in questa recensione di rendere più chiaro il mio punto di vista.
Da Wikipedia: il Romanzo umoristico ha come principale caratteristica quella di descrivere la realtà enfatizzandone alcune parti, facendone una vera e propria parodia che ha lo scopo di divertire il lettore, ma anche di farlo riflettere su un determinato aspetto della realtà.
Personalmente ritengo che questo libro rientri perfettamente nella definizione; è molto divertente e ha lo scopo di mettere in mostra i comportamenti umani e sociali. Da qui anche la seconda definizione: sociale.
La trama del libro è, infatti, surreale e verosimile allo stesso tempo. Le azioni svolte dai personaggi sono estremizzate ma assolutamente corrispondenti a ciò che ogni essere umano in fondo è o mostra di essere. L'idea mi è piaciuta molto perché l'ho trovata diversa ed originale. Lo svolgimento altrettanto buono in quanto a credibilità e completezza, niente è lasciato al caso e questo mi piace molto. Ho apprezzato anche il finale.
Il ritmo della mia lettura è stato piuttosto lento, in parte per via del formato che avevo, cosa che assolutamente non c'entra nulla con il libro ma, anche perché per quanto lo abbia apprezzato sin da subito, l'ho visto come un romanzo che va assaporato piano piano. Solamente verso la fine si rimane incollati alle pagine perché troppo curiosi di vedere cosa succede poi.
I personaggi sono il fiore all'occhiello di questo libro; ognuno di loro rappresenta qualcosa di realmente esistente nella nostra società, specialmente nelle realtà di paese che tutti conosciamo. Tutti loro hanno una diversa personalità, unica, così ben descritta da farci venire immediatamente in mente il vicino, la zia, il postino o chiunque altro abbia, per noi, quelle caratteristiche. Ricorderò, sicuramente, gran parte di questi personaggi a lungo, non per la loro particolarità, ma proprio per la loro umanità e verosimiglianza con le persone reali. Anche se non richiesto ammetto subito che il preferito in assoluto è stato Ciacoli, per cui ho avuto una simpatia istantanea e, per quanto sia meno approfondito rispetto ad altri, ho pensato di conoscere bene, perché molto simile a persone che realmente conosco. Ovviamente, invito tutti coloro che hanno letto il libro a scrivermi chi è stato il loro preferito, scommetto che il più votato sarà, indubbiamente Lino!
Il protagonista, Emilio, mi è piaciuto meno e l'ho trovato meno interessante, ma questo è probabilmente dovuto al fatto che il suo ruolo nel libro è quello di osservare gli altri, per forza di cosa in questo modo la sua personalità è quella meno evidenziata.
"Gli pareva che, con una certa ostentazione, tutti gli parlassero quasi per confidarsi, ma in realtà nessuno si prova, e da ogni discorso che aveva sentito, ogni sguardo che aveva spiato, da ogni parola di circostanza che ognuno si era scambiato con pesante leggerezza, Seminci poteva risolvere di non essere riuscito a conoscere nessuno, in quei due giorni a Grama."
Lo stile dell'autore mi è piaciuto molto anche se lo vedrei meglio abbinato ad un tipo di romanzo differente, in questo caso essendo la narrazione principalmente divertente, un linguaggio meno forbito penso avrebbe fatto meno notare al lettore la presenza dell'autore, facendolo entrare prima nella storia. Si tratta comunque di uno stile, oggettivamente, ottimo e quanto appena detto è frutto di un'opinione personale che potrebbe benissimo essere smentita da voi lettori.
La resa dell'ambientazione è incredibile, Grama viene conosciuta dal lettore in ogni suo angolo, ogni antro nascosto. Ci perdiamo con Emilio nelle sue stradine e vediamo ogni edificio, ogni rappresentazione, ogni persona come se avessimo tutto davanti ai nostri occhi. L'autore ha reso Grama una realtà, le immagini vivide che ne abbiamo, una volta terminato il libro ci fanno quasi pensare di averne visto una rappresentazione cinematografica.
Grama dormiva. I vicoli respiravano piano in quella quiete silenziosa, le case bisbigliavano appena la propria vita. Una sinfonia sommessa, flebile, di gorgoglii mesti, acqua nei tubi, ronzii di frigoriferi indifferenti, ticchettii di orologi da cucina, qualche cigolio di un letto.
L'atmosfera è ben resa anche se non trascinante. Si capisce in ogni momento quali sensazioni provano i personaggi e, soprattutto, il protagonista però per quanto siano assolutamente ben descritti, non sono entrata in empatia con i personaggi se non alla fine del romanzo. Un aspetto, quindi, assolutamente apprezzabile ma che pensa possa ulteriormente migliorare, viste le capacità dell'autore. Bellissima comunque la descrizione dei quartieri e del loro senso di appartenenza, un'idea molto intelligente ed interessante, sviluppata molto bene.
L'ironia, fondamentale per il genere e assolutamente gradita quando è sapientemente distribuita come in questa storia. Dà quel tocco in più al romanzo, rendendolo gradevole ad ogni momento. Apprezzabilissima l'intelligenza dell'autore che riesce a renderti partecipe in ogni momento divertente, anche ripetendo frasi e situazioni sottolineandone la comicità.
Ho apprezzato molto anche il fatto che nella lettura vi sia anche un messaggio, intellegibile in molti momenti ma mai ostentato. Il cammino del protagonista è un percorso vero e proprio, fatto di mille ostacoli, ma che diventa non solo meno impervio ma anche gradevole quando si accorge della nascita del suo senso di appartenenza a Grama, paese visto come estraneo fino a quel momento.
Per la prima volta avvertiva che il suo ruolo, le sue mosse, come pure ogni singola azione, aveva un valore fondamentale
Si tratta di un romanzo davvero ben riuscito, sorprendente sotto molteplici punti di vista, pensando poi che si tratta solamente del secondo rlibro dello scrittore, sono davvero curiosa di vedere i suoi successivi lavori! Lo consiglio assolutamente a tutti perché è davvero valido e meritevole di essere letto!