Un pazzo potrebbe dire che Dio è qui, ma tutti sanno che qui non c'è.
Cavalli selvaggi è il primo volume della Trilogia della Frontiera di Cormac McCarthy edita Einaudi.
Due dei tre elementi fondanti del libro sono desumibili rispettivamente dal titolo del volume e dal titolo della serie.
Trilogia della Frontiera, infatti, anticipa l'importanza, a livello di trama, del confine tra Texas e Messico e di ciò che rappresenta per il protagonista, John Grady Cole.
Il ragazzo, visto recidere ogni legame con il passato, decide di ricominciare una nuova vita insieme al suo amico Rawlins, imboccando un sentiero che, solitamente, viene raccontato al contrario: è l'uomo del Texas, in questo caso, che si spinge in Messico per cercare lavoro.
Infine disse che il loro paese non sarebbe mai più stato lo stesso.
La gente non si sente più sicura, aggiunse. Sembriamo i Comanche di duecento anni fa. Non sappiamo chi spunterà domattina. E nemmeno di che colore sarà.
I cavalli selvaggi, che nel titolo originale paradossalmente sono chiamati "Pretty", probabilmente a causa di un passaggio particolare all'interno del testo, presenti nella denominazione italiana del volume, sono il secondo indizio di quanto si troverà all'interno dello stesso. In qualunque western è importante l'abilità a cavallo del protagonista, ma qui il suo rapporto con questi animali è ancora più importante e viscerale. Il cavallo è visto come qualcosa da salvaguardare, da capire e da amare.
Per lo stesso motivo troverete spesso delle analogie tra i cavalli e le donne, terzo ed ultimo elemento importante per descrivere questo volume. Il paragone, sebbene si tratti di un'epoca in cui la figura femminile era tutt'altro che emancipata e libera di comportarsi liberamente, non deve sembrarvi, però, svilente. Entrambi rappresentano qualcosa di fondamentale che, proprio a causa di questo, può creare i maggiori problemi. La storia d'amore presente all'interno del libro è delicata e profonda, seppur raccontata con lo stile asciutto di McCarthy.
Aveva avuto la tentazione di rivolgerle la parola, ma quegli occhi azzurri gli avevano sconvolto il mondo in un batter di cuore.
Il modo di scrivere dell'autore, infatti, è completamente privo di fronzoli. Grazie all'accurata scelta delle parole, quando lo desidera, riesce a trasmettere un messaggio toccante che, spesso, si rivela ancora più sentimentale che in un romanzo d'amore, pur mantenendo intatta la propria corazza dura.
Unici sono i suoi dialoghi, identificabili per gli "a capo" ma non per gli usuali segni di interpunzione che, in questo autore, vengono completamente elisi. Le espressioni dirette dei personaggi sono ancora più minimali del resto del testo e non viene mai, o quasi, specificato l'interlocutore. Eppure, proprio per questo, questi dialoghi si dimostrano semplici ma ricchi di significato. Sebbene la narrazione sia lineare, sono tante le vicissitudini che si scoprono solamente grazie ad essi. Spesso al loro interno si trovano anche parole spagnole, volutamente lasciate perché impossibili da tradurre nello stesso modo o per ricordare al lettore l'ambientazione della vicenda e fargliela assaporare.
Ti ha mollato lei o l'hai mollata tu?
Non so.
Questo vuol dire che t'ha mollato lei.
Sì.
Il Messico è il teatro principale in cui si muoverà il protagonista. Le leggi, i diritti, le regole non scritte saranno rappresentate dal punto di vista dello "straniero" che, in quanto tale, non è ben visto dalle autorità e da molti degli abitanti.
Le descrizioni di McCarthy sono poetiche e, già da sole, riescono a trasmettere l'atmosfera avventurosa, romantica e forte tipica dei Western.
No, in Messico il male è una realtà distinta che marcia sulle proprie gambe. Forse un giorno visiterà anche te. Forse l'ha già fatto.
Il ritmo di lettura è medio; lo stile dell'autore scorre velocemente, così come i suoi dialoghi. Le vicende, però, specialmente all'inizio, hanno bisogno di decantare e di svilupparsi in tempi realistici. Non è un thriller e non vuole esserlo, è un testo che va goduto frase dopo frase.
In conclusione, Cavalli selvaggi di McCarthy è un ottimo libro che, per le sue caratteristiche, può accontentare sia i lettori più duri che quelli più sentimentali. Forse è proprio questa doppia anima che mi ha impedito di innamorarmene del tutto, ma me l'ha fatto comunque grandemente apprezzare.
Lo consiglio perché penso possa essere un buon approccio con il genere; è scritto magnificamente e non presenta scene forti come altri testi di questo tipo. Per questi motivi è adatto sia agli esperti del genere, perché è qualitativamente impeccabile, sia per coloro che sono prevenuti al riguardo e che potrebbero non apprezzare qualcosa di più esplicito.
Io leggerò presto Oltre il confine, secondo volume della Trilogia.
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