Recensione

Se la gente conoscesse la storia della propria vita, quanti sceglierebbero di viverla?

Oltre il confine è un romanzo del 1994 di Cormac McCarthy, edito qui in Italia da Einaudi.

Secondo volume de La Trilogia della frontiera, in questo libro troveremo un protagonista e una storia completamente diversi rispetto al primo romanzo. I personaggi, dunque, sono differenti rispetto a quelli di Cavalli selvaggi e i due titoli possono essere letti nell'ordine che preferite. È consigliabile, però, leggerli entrambi prima di iniziare il terzo: Città della pianura.

È Billy Parham ad essere punto focale di questa vicenda, che lo vede alle prese con scelte difficili e dagli esiti spesso drammatici. Si tratta di un ragazzo che vive in seno alla sua famiglia; una madre, un padre e il fratello minore, Boyd. La loro vita cambia quando i due fratelli incontrano un indiano, che li risparmia in cambio di cibo e informazioni. È una trama western che si sofferma molto anche sull'introspezione e che, dunque, non ha lo stesso ritmo dei romanzi d'azione.

Il testo si basa principalmente sulle scelte e le loro conseguenze: è il destino a muoverci in una direzione già delineata o siamo noi a costruire il nostro futuro? In entrambi i casi, per McCarthy, la risposta sembra essere la stessa: noi siamo noi e potremmo compiere solamente quell'unico cammino.

Sia che la vita di un uomo fosse scritta da qualche parte in un libro, sia che prendesse forma giorno dopo giorno, era sempre quella, perché consisteva di una sola realtà, che era il fatto stesso di viverla. Disse che mentre era vero che gli uomini dànno forma alla loro vita, era anche vero che non potevano avere altra forma, perché quale sarebbe mai stata quest'altra forma?

Nello svolgimento della storia troveremo tutte le conseguenze di ciò che viene stabilito da Billy che, ormai preso dal meccanismo da lui stesso iniziato, continuerà ad andare avanti nonostante tutto ciò che di malevolo gli potrà capitare.

Lo stile di McCarthy, in genere asciutto e sintetico, qui trova una nuova forma d'espressione. I dialoghi e la gran parte del testo rimangono gli stessi di sempre ma, intervallati all'interno del volume, avranno vita numerosi racconti e riflessioni di personaggi secondari che Billy incontrerà lungo il suo cammino. Le loro riflessioni verteranno su una disparità di argomenti differenti e verranno raccontate con lunghi monologhi intramezzati da brevi risposte del protagonista. Questo aspetto, presente poi anche in Non è un paese per vecchi, ma in modo più strutturato, rende Oltre il confine il romanzo più filosofico dell'autore e, per le lezioni di vita riportate, anche quello meno ermetico.

Come in Cavalli selvaggi, la frontiera che viene oltrepassata è quella Stati Uniti/Messico che, questa volta, viene valicata più volte e in entrambi i sensi. Mentre nel primo volume erano presenti solamente alcune parole in spagnolo, qui troverete anche interi dialoghi (non tradotti) e non una sola pagina (o quasi) sarà priva di almeno un termine spagnolo. Questo aspetto rende maggiormente credibile l'ambientazione, ma crea difficoltà al lettore che non conosce la lingua. Mi è stato un po' difficile comprendere la scelta dell'Editore di non inserire un glossario o la traduzione delle parti più lunghe.

Altro aspetto in cui non ho riconosciuto molto Einaudi, mio editore preferito da lunghi anni, è la presenza di alcuni refusi che, in un libro di questo calibro, non ci si aspetta. Io sto leggendo il volume unico (Qui su Amazon) della Trilogia della Frontiera, ma immagino che non differisca dal testo del singolo libro che vi ho inserito nei link Amazon a inizio pagina.

McCarthy, oltre che nello stile, si contraddistingue nella capacità di rendere l'atmosfera. Il traporto emotivo creato da questo autore è speciale perché, mentre i personaggi sono dei "duri" apparenti, e perciò non si lasciano troppo spazio per la sofferenza, il lettore si ritrova a provare sensazioni forti anche davanti alla descrizione di un paesaggio. Questo autore riesce ad esprimere, scegliendo con dovizia ogni parola, molto di più di ciò che, effettivamente, scrive.

In conclusione, Oltre il confine è forse uno dei romanzi più belli di Cormac McCarthy. È, però, profondamente doloroso da leggere (specialmente per gli amanti degli animali, ma non solo) e, personalmente, l'avrei amato di più se non avesse dato la medesima importanza alle storie secondarie (stupende e significative, ma raccontate in un modo diverso rispetto a ciò che io ricerco in questo autore), che avrei preferito ritrovare in una raccolta di racconti, o comunque ad un volume dedicato appositamente ad esse.

Questi sono i due motivi per cui non lo consiglio a tutti; io ho fatto molto fatica a leggerlo e credo che sarà così per molte altre persone e lo rileggerei solamente se fossi "preparata" alla sofferenza che mi ha provocato e che, di sicuro, mi riprovocherebbe.

Se amate lo scrittore non potete non leggere questo libro, ma se invece non avete letto ancora niente di suo vi sconsiglio di iniziare da questo.