Weir di Hermiston

Di Robert Louis Stevenson

Fabbri

208 pagine

8,5/10

Consigliato: Sì

Classico

Narrativa

Scozzese

Stand-alone

Romanzo

TRAMA IN BREVE

Archie, in contrasto con il padre, viene mandato ad Hermiston. Lì il giovane conoscerà una giovane donna, Cristina, che lo indurrà a ricredersi su quelle che un tempo, considerava priorità intoccabili.

DEDICA

A mia moglie

Ho visto la pioggia cadere e stendersi l'arcobaleno
Su Lammermuir. Porgendo l'orecchio ho udito ancora
Nella mia città precipite campane percosse
Sparpagliare l'aspro vento marino. E qui lontano,
Intento alla mia razza e alla mia terra, ho scritto.
Prendilo tu questo scritto: è tuo. Poiché chi dunque
Forbì la spada, soffiò sulla pigra brace,
Tenne sempre più alto il bersaglio, parca di lode
E prodiga di consiglio – chi, se non tu?
Così ora, alla fine, se qualche pregio ha il mio lavoro,
Se è nata un'opera, se un fuoco
Arde nella pagina imperfetta, sia lode a te.

RECENSIONE

Weir di Hermiston di Robert Louis Stevenson è un romanzo storico d'amore rimasto incompiuto a causa della morte dell'autore.

Un libro lontano dalle tematiche che solitamente contraddistinguono i testi dell'autore (il doppio, il mare, la navigazione) ma che vedono comunque uno stile riconoscibile, ricco di ironia, che scorre velocemente sia nella prima parte, maggiormente introduttiva, che nella seconda, dove si svolge la trama vera e propria.
Lo scrittore talvolta si rivolge direttamente al lettore, commentando ciò che succede e rettificando alcune sue impressioni con l'evolversi dei protagonisti.

Sia chiaro che io sono venuto dipingendo il caos e descrivendo l'inesprimibile. Ogni tratto del mio quadro è troppo preciso, quasi ciascuna delle parole che ho usato troppo forte. Immaginate un cartello stradale tra i monti in un giorno di nebbia fluttuante; non ho fatto che copiare i nomi che compaiono vagamente sulle frecce, nomi di lontane città ben definite e famose, ora forse adagiate al sole; ma Cristina, si può dire, era rimasta tutto questo tempo ai piedi del cartello, senza muoversi, e avvolta in mutevoli e accecanti volute di bruma.

I personaggi di Stevenson sono ben caratterizzati e peculiari; la personalità del protagonista non viene solamente raccontata ma è anche spiegata dal carattere dei genitori e dell'educazione ricevuta da loro. Il padre, il primo Weir di Hermiston, è un personaggi difficile da dimenticare, ligio al dovere ma totalmente incapace di comprendere le emozioni umane od entrare in empatia con chi gli sta intorno. 

Avrebbe potuto trovare un po' più di piacere nei suoi rapporti con Archie: ecco tutto ciò che in certi momenti sarebbe stato disposto a riconoscere; ma il piacere era un prodotto secondario nella singolare alchimia della vita, vagheggiato soltanto dagli sciocchi.

La madre, al contrario, è una fervida religiosa che crede nella pietà e nell'amore fraterno e che, con questa sua visione del mondo, che trasmette al figlio, lo predispone in modo del tutto involontario un acredine impossibile da sanare tra i due uomini della famiglia.

Per Mrs. Weir tutta la filosofia della vita era condensata in una sola parola: tenerezza. Secondo il suo concetto l'universo era tutto illuminato dal bagliore delle porte infernali, e i buoni dovevano attraversarlo come in un'estasi di tenerezza.

L'ambientazione è ricca di descrizioni, mai eccessivamente lunghe, che riescono a far immaginare luoghi ed interni al lettore. 

La strada per Hermiston corre per un gran tratto lungo la vallata di un fiumicello prediletto dai pescatori e dalle zanzare, pieno di cascate e di laghetti, e ombreggiato da salici e da boschi naturali di betulle. Qua e là, ma a grandi distanze, si dirama una via traversa, e in alto, in una piega del monte, appare una squallida fattoria; ma per lo più la strada corre senza ramificarsi e i monti sono spogli di ogni traccia di vita umana.

Nella mia edizione Fabbri Editori, regalatami da un'amica di Instagram, oltre al testo del libro vi sono anche una nota alla prima edizione di Sidney Colvin e una testimonianza di Lloyd Osbourne.

Nella nota, Colvin, si sofferma sul valore intrinseco del romanzo, che considera il migliore dell'autore, ci racconta ciò che sarebbe successo dopo e persino il finale del testo (già prestabiliti da Stevenson, anche se non si scopriranno mai i dettagli) e, infine, ne descrive i pensieri e i metodi di scrittura.

Nella testimonianza di Lloyd Osbourne troverete, invece, lo Stevenson uomo. L'autore (che ha scritto anche molti libri insieme allo scrittore scozzese) ci racconta le sue ultime ore di vita e quanto la sua dipartita abbia creato un vuoto non solamente dal punto di vista letterario ma anche umano.

In conclusione, un testo che purtroppo non potremo mai apprezzare nella sua completezza ma che mostra una nuova sfaccettatura della carriera letteraria dell'autore scozzese che, sicuramente, avrebbe portato ad una nuova evoluzione. I testi finali in aggiunta hanno un valore incredibile sia per riuscire a non rimanere delusi per la storia troncata a metà, sia per conoscere al meglio l'autore anche dal lato umano, altrettanto notevole.

Lo consiglio a tutti, se siete amanti di Stevenson dovete assolutamente provare a leggerlo sotto questa nuova veste e se invece non l'avete mai letto, questo riuscirà a darvene un'opinione a 360 gradi.

CITAZIONI

La sua concezione della storia era di una semplicità elementare, un disegno di neve e inchiostro: da una parte teneri e innocenti coi salmi sulle labbra; dall'altra i Persecutori, calzati di stivali, sanguinari, eccitati dal vino; il Cristo sofferente, e Belzebù infuriato.

Senza dubbio è facile circuire così un bambino con frasi fatte, ma rimane da sapere fino a che punto ciò sia efficace. Un istinto del suo animo scopre il trucco, e una voce lo condanna. Si sottometterà istantaneamente, ma dentro di sé conserverà la medesima opinione. Poiché anche in questa e antica relazione fra madre e figlio abbondano le ipocrisie.

Essere interamente dediti a un esercizio intellettuale vuol dire essere riusciti nella vita; e forse solo nel diritto e nell'alta matematica si può mantenere questa piena dedizione, farla bastare a se stessa e mantenerla intatta, e trovarvi una continua pacata ricompensa.

La lampada era velata, il fuoco attizzato a meraviglia, il tavolo spariva sotto i mucchi di documenti ben ordinati, i dorsi dei libri di legge formavano tutt'intorno una tappezzeria interrotta solo dalle finestre e dalle porte.

–Se ti mando a Hermiston, voglio vederti sfruttare quelle terre come non sono mai state sfruttate; devi conoscere ogni pecora come un pecoraio; devi farmi da amministratore, e intendo che tu mi faccia guadagnare. Hai capito?

Il mondo non è stato creato per noi: è stato creato per milioni d'individui, ciascuno diverso dall'altro e diverso da noi; non c'è una strada maestra, ognuno di noi deve arrampicarsi e incespicare.

Come tante persone della sua classe, era una valorosa narratrice; il suo posto era il tappeto davanti al focolare ed essa ne faceva un podio, accompagnando con la mimica le sue storie, intessendole di «disse lui» e «disse lei», abbassando la voce in un sussurro nei punti orridi o soprannaturali...

Questa è l'impronta dello scozzese di qualunque classe; egli sta di fronte al passato in una posizione ignota all'inglese, e conserva con amore la memoria dei suoi antenati, sia essa buona o cattiva, e in lui arde vivo, fino alla ventesima generazione, il sentimento della sua identità coi propri morti.

Accortasi del brusio provocato dall'ingresso di lui, la piccola contegnosa aveva tenuto gli occhi immobili e il viso graziosamente composto in preghiera. Non era ipocrisia; nessuno era più alieno di lei dall'ipocrisia. Ma le avevano insegnato a comportarsi bene: ad alzare gli occhi, ad abbassarli, a sembrare indifferente, ad assumere un'aria seriamente compunta in chiesa, e in ogni circostanza a tenere il contegno più appropriato. Questo è per la donna il gioco della vita, ed essa lo giocava con franchezza.

Così, da ambo le parti e con ogni mezzo, il Destino giocava abilmente con questi due poveri giovani. Le generazioni erano pronte, gli spasimi preparati, prima che il sipario s'alzasse sul cupo dramma.

Povero truciolo di sughero su un torrente, quella era gustò le dolcezze dell'onnipotenza, e meditò come una divinità sul limitare di quell'intrigo che doveva ridurlo in polvere prima che l'estate fosse giunta al suo declino.

QUARTA DI COPERTINA

Weir di Hermiston (titolo originale Weir of Hermiston) è un romanzo scritto da Robert Louis Stevenson e pubblicato nel 1896, due anni dopo la morte dell'autore.

Nella prima edizione un commento di Sidney Colvin e in altre spesso una testimonianza del figliastro Lloyd Osbourne uniscono al testo il ricordo delle vicende editoriali legate alla pubblicazione postuma.

Dopo una poesia di dedica alla moglie Fanny, Stevenson mise un prologo che ambienta la storia e il tono complessivo del racconto in un paese nebbioso dove sono stati compiuti due assassini a distanza di anni e che per questo la gente crede sia stregato e frequentato dai fantasmi. Per quanto ormai nessuno creda più a queste superstizioni è però questo il luogo in cui ogni tanto si racconta la storia del Giudice e del suo giovane figlio.

Il racconto, che si svolge nella contea di Lothian e a Edimburgo, al tempo delle Guerre napoleoniche si srotola poi in 9 capitoli, l'ultimo dei quali chiaramanente interrotto.

La critica in generale si è accorta che, se la morte di Stevenson non avesse fermato la stesura ed eventuali revisioni, il romanzo sarebbe risultato come uno dei suoi migliori, forse il capolavoro che stava cercando.

È la storia di Archie, un ragazzo di buona famiglia scozzese con sensibilità a tratti acuta e di stampo romantico dopo la morte della madre, Jean Rutherford, che aveva sposato a sorpresa il marito Adam Weir, giudice, per poi lasciarlo vedovo con questo unico figlio forse troppo fragile.

Sebbene la governante Kristie cerchi di proteggerlo, dopo il processo e la condanna di un tale Duncan Jopp che ha messo l'opinione del figlio contro il padre, e nonostante qualche intervento di Glenalmond, collega del padre, il contrasto tra padre e figlio sembra insanabile e il primo finisce che allontana il secondo mandandolo nella tenuta di campagna di Hermiston.

Qui il ragazzo si innamora di un'altra Kristie (qualcuno dice che per evitare confusione Stevenson avrebbe poi cambiato il nome a una delle due, ma è comunque sintomatico che la ragazza porti il nome della sua governante, cioè di colei che ha sostituito la madre a bilanciare con qualche tenerezza la severità del padre).

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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