TRAMA IN BREVE

Tra loro è la raccolta dei due memoriali scritti da Richard Ford in memoria del padre e della madre. Grazie ad essi potrete scoprire la personalità dei due genitori, il loro rapporto speciale e come ha vissuto l'autore da bambino e, poi, da adulto.

Ma anche una maggiore vicinanza, intimità, lo stare insieme in un modo che sfida la categorizzazione. Che l'avessero dentro, questo è più che sicuro. Mi volevano; ma non avevano bisogno di me. Insieme – ma forse solo insieme – si completavano pienamente.

DEDICA

Kristina

INCIPIT

Nello scrivere questi due memoriali – a trent'anni di distanza l'uno dall'altro – ho trovato giusto non eliminare certe incoerenze tra le due storie, e mi sono concesso l'indulgenza di narrare due volte certi eventi. Spero che entrambe queste scelte ricorderanno al lettore che sono stato un ragazzo cresciuto da due persone molto diverse tra loro, ognuna delle quali aveva da inculcarmi una prospettiva separata, si sforzava di agire di concerto con l'altra e possedeva due dei quattro occhi attraverso i quali io cercavo di vedere il mondo.

RECENSIONE

L'unica cosa che conta, quasi sempre, è quello che facciamo.

Tra loro di Richard Ford edito Feltrinelli, è la raccolta dei due memoriali scritti dall'autore sui suoi genitori.

Scritti a trent'anni di distanza, i due memoriali prendono in considerazione le figure del padre (il primo memoriale che si trova nel libro ma il secondo scritto cronologicamente parlando) e della madre, ma anche della loro relazione e dell'essere "genitore", dove i due diventano quasi un'unità.

Il primo memoriale è intitolato Lontano. Ricordando mio padre ed è stato scritto da Richard Ford cinquantacinque anni dopo la morte dell'uomo. È stato inserito per primo nel volume, pur essendo stato scritto per ultimo, proprio perché il padre è morto molto prima della madre, quando lo scrittore era ancora piccolo e, per questo motivo, il testo si concentra principalmente sulla vita vissuta dai suoi genitori prima dell'arrivo del loro unico figlio. 

Il secondo, dedicato alla madre,  Mia madre, in memoriam è, invece, stato scritto poco dopo la morte di lei e, sebbene riporti anche informazioni sul passato, si incentra maggiormente sulla parte di vita che i due hanno percorso da soli.

Nella nota introduttiva, che potete ritrovare in parte nell'incipit, Ford specifica di aver scelto appositamente sia di tenere eventuali incongruenze nei due scritti (che, comunque, non spiccano particolarmente nella lettura) e anche di ripetere in entrambi alcuni concetti. Nessuna delle due scelte dona incongruenza o scarsa credibilità e, tantomeno, ci si annoia a rileggere ciò che viene raccontato perché i due testi, per quanto scritti dallo stesso autore e di struttura simile, risultano diversi e completi proprio perché contengono, ogni volta, solo lo stretto necessario.

È difficile non notare come in entrambi i memoriali (quello sul padre in special modo) manchi quasi completamente l'elemento soggettivo: Ford sostiene anche nella postfazione di aver fatto di tutto per raccontare i suoi genitori per ciò che realmente erano e, perciò, tentando di escludere ogni nota personale che avrebbe potuto mostrarli dal suo punto di vista ma impedendo così al lettore di conoscerli veramente. 

Io, però, ho cercato di non pretendere troppo dai miei genitori. Semmai, ho cercato di essere cauto, affinché i mei stessi modi di parlare di loro e della loro influenza su di me non stravolgessero quello che erano.

Questo comporta, però, anche una mancanza di coinvolgimento emotivo, da parte del lettore in primis, ma apparentemente anche da parte dell'autore che, estraniandosi, non trasmette (se non in alcuni piccoli brani) alcunché nella sua narrazione. Un testo, dunque, che rispetta il più possibile la memoria delle due persone ma che ci impedisce di provare sentimenti, sia positivi che negativi, nei loro confronti. 

Mentre annoto questi avvenimenti mi rendo conto che, come molte ricostruzioni dell'infanzia, la mia – per la spietatezza del tempo che passa – potrebbe sembrare incompleta o mancante. Non credo, tuttavia, di essere stato trascurato o di avere avuto sfortuna, o che mio padre non fosse un buon padre, buono quanto poteva esserlo.

Ciò che colpisce maggiormente della loro esistenza, e che viene rimarcato anche grazie al titolo "Tra loro" è la completezza che madre e padre provavano stando insieme: una coppia che, al di là di ogni stereotipo, non aveva bisogno di altro all'infuori dello stare insieme. Persino il figlio, voluto ed amato, era un "in più" e non una necessità per sentirsi una famiglia.

Tra loro, il titolo di questo libro, vuole in parte suggerire che, nascendo, io mi sono letteralmente intromesso tra i miei genitori, occupando un posto virtuale dove sono stato protetto e adorato finché sono vissuti. Ma il titolo vuole anche, in parte, rappresentare la loro inestirpabile singolarità: sia nel matrimonio che nella loro vita di genitori.

Un altro aspetto rimarchevole, è quanto si può appurare (forse anche contro la volontà dello scrittore, che non sembra voler fare parallelismi) su quanto il percorso dei due genitori possa aver influenzato quello di Richard che, al momento della scrittura dei memoriali, raccontando della moglie, Kristina, svela, di fatto, che la sua relazione ha molti punti in comune con quella qui raccontata (in particolare il fatto che non hanno figli e che sono abituati a vedersi nel fine settimana e a non vivere insieme a causa del lavoro, due aspetti difficili da non assimilare a ciò che l'autore ricorda e pensa dei suoi).

In conclusione, Tra loro è un doppio memoriale che aiuta il lettore a curiosare nella vita del famoso scrittore statunitense ma che gli permetterà quasi esclusivamente di conoscere l'oggettività dei fatti: Ford non si apre eccessivamente e non svela i sentimenti forti e contrastanti che, chiunque, potrebbe provare per due figure così importanti della propria esistenza.

Jenny Diski diceva (la parafraso perché non sono brava a ricordare le citazioni a memoria) che per uno scrittore è inevitabile raccontare la verità mentre scrive narrativa come gli è inevitabile mentire scrivendo la propria storia. Ford qui ne è un'emblema: la sua forte volontà di omaggiare i genitori nel modo più pulito e oggettivo possibile toglie al lettore quell'onestà del sentimento che sicuramente ci avrebbe mostrato, non la donna e l'uomo, ma la mamma e il papà e, proprio per questo, avrebbe reso questo libro molto più speciale.

Per questo motivo trovo Tra loro un libro piacevole che, però, spreca le sue grandissime potenzialità. Forse come memoriali sono ottimi dal punto di vista tecnico, ma come lettura risultano eccessivamente aridi. Paradossalmente la postfazione svela molto di più dei testi e fa comprendere quanto lo scrittore si sia in realtà trattenuto dal fare quello che, segretamente, il lettore potrebbe cercare nel testo: l'aprirsi di un grande autore che bramiamo conoscere anche dal lato umano.

John Ruskin ha scritto che la composizione è un ordinamento di cose disuguali. Così, il compito dello scrittore di memoriali è comporre una forma e un'economia che diano una coerenza fedele, attendibile, seppure a volte drastica, alle tante cose ineguali che ogni vita contiene.

Nonostante trovi che sarebbe potuto essere molto più bello, lo consiglio. Non ci sono, infatti, motivazioni particolari per cui un lettore dovrebbe evitare di leggerlo e, anzi, sono certa che per chi conosce bene la bibliografa di Ford possa essere particolarmente interessante comprendere quanto di sé stesso abbia inserito nei suoi testi.

Scrivere un memoriale e considerare l'importanza di un altro essere umano dignifica provare ad accreditare ciò che altrimenti potrebbe passare inosservato: un po' riconoscendo che dentro tutti noi ci sono dei misteri e un po' identificando, dentro quei misteri, le virtù. Ancora una volta, non è così diverso da quello che scopriamo leggendo un racconto di Čechov, e probabilmente non è molto diverso dal problema che affronta ogni figlio quando pensa ai suoi genitori e ne stima il valore.

CITAZIONI

Io sono al centro di tutto. La vita normale – tra le partenze del lunedì e le sere del venerdì quando torna –, la vita normale è il tempo dell'intervallo. Un tempo di cui non deve sapere e che mia madre gli risparmia.

Aveva la tendenza a dire le cose come stanno e a non fingersi diverso da quello che era: un uomo che non era così perspicace da impedire di prenderti cura di lui.

Lui e lei – avevano poco più di vent'anni ed erano straordinariamente felici – distribuivano campioncini di amido e presine imbottite alle ragazze di campagna, lusingate da quei doni, in un momento in cui nessuno aveva niente. La Depressione. Bastava questo per mettersi in luce e per fare una buona impressione.

E aveva trovato una cosa che era capace di fare. Vendere. Piacere alla gente. Farsi degli amici. Non dovette preoccuparsi del servizio militare. Gli avevano trovato un soffio al cuore, e aveva i piedi piatti. In più, la sua età: troppo giovane per la prima guerra, troppo vecchio se ne fosse scoppiata un'altra, come andò a finire.

È semplice: per loro il passato non era un luogo ospitale. Quanto al futuro e all'intimità, prendevano il loro rapporto come una cosa scontata.

Ed era tutto più complicato di quello che sto dicendo. Potete star sicuri. Ciò che ignoro non può essere fondatamente considerato un tratto distintivo dell'uomo che era mio padre. L'incompleta conoscenza delle vite dei nostri genitori non è una condizione delle loro vite. È una condizione soltanto delle nostre.

So che non aveva alcuna simpatia per i libri, dove avrebbe potuto trovare quello che troviamo tutti se non abbiamo la fede: testimonianze del fatto che c'è un alternativa al modo di pensare la vita, diverso da quelli di cui siamo equipaggiati per natura. Cercare fantasiose alternative non doveva rientrare nelle sue abitudini.

Dopo tutto, più vediamo pienamente i nostri genitori, più li vediamo come li vede il mondo, maggiori sono le nostre possibilità di vedere il mondo com'è.

Avevano me e mi amavano. Ma per lei mio padre era stato tutto. Così, quando morì all'improvviso, tutto ciò che era stato naturalmente implicito nella sua vita o svanì o diventò diverso ed esplicito e non più di tanto bello. E lei, che non era davvero preparata a una vita senza di lui – non avendo mai fatto una bella vita senza di lui –, perse gran parte dell'interesse che aveva per la vita stessa. E in un modo che ora vedo con chiarezza e vidi quasi con altrettanta chiarezza allora, rinunciò alla parte di se stessa che lo amava.

La morte inizia molto tempo prima di quando arriva. Persino nel cuore della morte c'è ancora della vita che deve essere vissuta.

QUARTA DI COPERTINA

Nel profondo Sud degli Stati Uniti, tra i ruggenti anni Venti e gli anni desolati della Grande Depressione, una strana coppia percorre le strade assolate del Mississippi e dell'Arkansas su una Ford a due porte. Lui è il rappresentante di una ditta di amido per il bucato. Lei è sua moglie. Si sono conosciuti giovanissimi, si sono sposati, si amano e hanno deciso di viaggiare insieme per non doversi separare. E così, per una ventina d'anni, passeranno da un grossista all'altro, da un albergo all'altro, da un ristorante all'altro (festeggiando ogni tanto con qualche bevuta, alla faccia del Proibizionismo), felici di una vita che non potrebbe essere migliore. L'imprevista gravidanza della moglie cambia tutto. L'arrivo di un figlio inatteso separa inevitabilmente quella coppia così unita, costringendo l'uno a un pesante lavoro solitario, l'altra a una vita stanziale in città. Ma quel figlio, peraltro graditissimo e accolto con immensa gioia da entrambi i genitori, non è un ragazzo qualunque, e nel corso degli anni si affermerà come importante scrittore americano contemporaneo: l'autore di questo libro, Richard Ford.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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