TRAMA IN BREVE

Maria. Un nome diffusissimo qui in Italia, spesso "nascosto" ed affiancato ad altri nomi. Ma qual è il significato della parola, quale la sua provenienza? Alessandro Zaccuri, riflette su questo nome raccontandoci il suo ruolo in arte, religione, letteratura e nella sua storia privata.

INCIPIT

La incontravo ogni sera e non ho mai saputo quale fosse il colore dei suoi occhi. Li ho immaginati scuri e notturni, con l'iride talmente nera da non distinguerla dalla pupilla. Oppure azzurri e un un po' venati di ametista, trasparenti nella loro mitezza. Castani con un'ombra di miele, forse, come quelli della donna che amo. Alla fine mi sono convinto che fosse una creatura dagli occhi cangianti, trasfiguranti dall'acquamarina all'acciaio con il passare delle ore.

RECENSIONE

Questo libro è una testimonianza personale, non un saggio.

La serie CroceVia di NN, giunge al termine con questo quarto volume: Nel nome di Alessandro Zaccuri, scrittore, giornalista e curatore di questa serie.

Lo scopo dei quattro volumi di CroceVia è quello di riflettere, e far riflettere il lettore, sul significato profondo di parole antiche, classiche e legate alla religione, che vengono utilizzate anche oggi ma con un peso differente. In questo ultimo volume il curatore della serie ci parla del nome Maria, raccontandocelo sia da un punto di vista oggettivo che soggettivo.

Nel nome, infatti, ha una doppia anima: da una parte fa un excursus del nome Maria nella religione, nella tradizione, nell'Arte e dall'altra, invece, racconta il suo grande valore per l'autore, ciò che ha sempre significato per lui e i ricordi che gli affiorano pensandoci. Questo è il motivo per cui Zaccuri a fine volume definisce questo libro una testimonianza personale e non un saggio e decide di non inserire una bibliografia canonica al suo interno.

Parto con il rispondere alla domanda che, forse, è sovvenuta a molti di voi: si tratta di un libro religioso?
No. All'interno del libro troverete tantissimi riferimenti alla religione cristiana, a Bibbia e Vangeli, ma essi sono analizzati primariamente come testi e, di conseguenza, si parlerà della scelta lessicale, del contenuto e del significato di alcuni passaggi o personaggi criptici. Si tratta di un libro che insegna qualcosa di culturale, dunque, ed è adatto a chiunque possa essere interessato a saperne di più sull'argomento, indipendentemente dalla sua fede.
Non sono solamente questi testi ad essere chiamati in causa: Zaccuri ci parla anche di quadri, film, testi di canzoni, altre opere letterarie (Cuore di tenebra, Moby Dick, Romeo e Giulietta...) e anche in questi casi la sua analisi ci aiuterà a conoscere meglio anche ciò che già pensavamo (erroneamente) di conoscere perfettamente.
È impossibile chiudere il volume, dunque, senza aver imparato qualcosa di culturalmente rilevante in almeno una delle Arti che può interessarci maggiormente. Utile ed interessante.

Per adesso basta ricordare che nei Vangeli le Marie sono molte e per ciascuna di loro il nome è più che un nome: è una consegna, un destino.

La parte personale include altrettanta varietà: Zaccuri ci racconta, come in un vero e proprio memoir, eventi importanti o anche apparentemente futili della propria esistenza che, ad oggi, gli tornano in mente in associazione a questo tema. L'amicizia, il rapporto con i genitori, la malattia, sono solamente alcuni degli argomenti trattati. Lo scrittore riesce a farci vivere ogni momento, indipendentemente dalla natura del sentimento ad esso associato, in modo vivido. Noi siamo lì in ogni momento e riusciamo a vedere ciò che ci viene raccontato.
L'autore riesce anche a trasmettere molto bene i propri sentimenti nelle diverse scene e si racconta con grande veridicità: ho vissuto almeno una situazione similare tra quelle raccontate e mi sono stupita di come sia riuscito ad esprimere emozioni così difficili e, talvolta, anche contrastanti, spiegandole a chi non le ha provate e che forse, dall'esterno, sarebbe stato portato a giudicarle in modo differente. La profondità di ogni racconto, anche di quelli a cui ha solo assistito, colpisce particolarmente e l'atmosfera di quanto raccontato viene sempre avvertita dal lettore e, talvolta, si aggiunge anch'essa al nostro bagaglio di ricordi, come se li avessimo vissuti a nostra volta e non solamente letti.

Ricordo tutto di quei giorni. Ricordo il dolore, ricordo la vergogna di non volerla vedere morta.

L'elemento oggettivo e quello soggettivo sono miscelati molto bene, il passaggio dall'uno all'altro non è mai rigido e induce sia il lettore interessato maggiormente all'una parte o sia colui che preferisce l'altra a non desistere mai nella lettura e ad andare avanti per leggere di più.

Lo stile utilizzato è preciso, talvolta tecnico, sempre ricercato, ma costantemente credibile e comprensibile. Anche quando Zaccuri tratta argomenti di cui non conosciamo nulla riusciamo a comprendere ciò che ci sta spiegando e ciò che ci vuole comunicare.

Ho conosciuto presto l'euforia incredula dell'insonne che si alza spavaldo, eccitato dalla privazione, e che parla della notte in bianco come si una condanna toccata a un altro, un sosia sfortunato al quale si conservi una compassione poco più che formale.

Il testo appare strutturalmente proprio come una testimonianza personale non "ristretta" in limiti prestabiliti, perciò è impossibile sapere prima cosa si troverà in ogni capitolo. È l'autore a decidere cosa è oggetto di approfondimento e quando e cosa, invece, va solamente menzionato o addirittura tralasciato.

La cura è la stessa che contraddistingue ogni volume NN: una garanzia.

In conclusione, Nel nome di Alessandro Zaccuri è un piccolo volume che racchiude al suo interno grandissima cultura e profonde emozioni. Non è forse adatto a tutti perché insegna e dice molto e non è certamente una lettura d'intrattenimento. Deve essere letto con consapevolezza e attenzione ma non è difficile concedergliele perché, una volta lette le prime pagine, ci si accorgerà di esserne già stati conquistati.

Lo consiglio perché leggendolo ho imparato tantissime cose, perché lo scrittore è riuscito a rendere interessante ogni tema trattato, anche quelli verso i quali sono naturalmente restia, e perché racconta frammenti di vita reale, che sono esistiti in lui e che, dopo la lettura, rimarranno anche a voi. 

CITAZIONI

Ma quella Maria non era per me la promessa di un amore. Era una promessa, certo, perché Maria è un nome e tutto di Maria è nel nome...

In ogni caso, non era per me che pregavo nell'82. Non era per me che desideravo e speravo, Maria – la mia Maria – ballava e io avrei voluto che mia madre tornasse a ballare.

So di dovergli molto, senza che questa consapevolezza comporti altro obbligo al di fuori di una riconoscenza quieta, simile al respiro.

Le ragazze di via Seprio si assomigliavano tutte, si mostravano quando era la sorte a deciderlo e, più che altro, nessuna di loro si sarebbe potuta chiamare Maria.

Per molto tempo è stato così; magari camuffato o abbreviato in una emme maiuscola, aggiunto in seconda o addirittura terza posizione, in un modo o nell'altro il nome di Maria stava nella storia di ciascuna, di ciascuno.

Maria sta in ogni Maria che incontro, nello sguardo di ciascuna delle donne che ne portano il nome, a volte in combinazioni che neppure loro sono in grado di giustificare del tutto.

Leggere o ascoltare una storia presuppone sempre un atto di fede. Il credito – per molti aspetti immotivato, a volte addirittura inspiegabile – di cui oggi gode la narrativa nelle sue diverse articolazioni conserva una memoria di questa docilità ancestrale: si crede al narratore perché si rispetta la missione di cui si è fatto carico. Prima ancora che alla storia, si presta fede alla responsabilità assunta da chi la sta raccontando.

I fumetti che mio padre mi leggeva da quando ero piccolo, la televisione che da sempre mi faceva compagnia, i libri che cominciavo a inseguire: erano queste le fonti delle storie che mi aiutavano a rimettere ordine nel caos dell'esperienza, che pure rimaneva, innegabile, ma che sotto forma di racconto trovava una rappresentazione almeno in parte coerente.

Non tollerando il vuoto, la memoria non può fare a meno di fabbricare falsi ricordi.

Non ho avuto la prontezza di memorizzare la località, perché ancora non sapevo che un giorno avrei sentito il bisogno di raccontare questa storia. Per il momento era uno di quegli incidenti che confidano in famiglia o dei quali ci si lagna sui social network.

Il primo demone dev'essere la rabbia. Poi vengono la vergogna e l'oblio, la distanza e lo sfinimento, poi viene la paura. L'ultimo demone, il più difficile da scacciare, è la solitudine.

Lo vedete, lo sentite come basta un nome per dare forma alla realtà?

Ogni narratore, anche il più loquace, conserva sempre qualcosa per sé e per sé soltanto.

Cercavo qualcosa anche lì, nello spessore grezzo dei colori sovrapposti. Cercavo una cura, un presagio. Cercavo un nome, perché è sempre un nome che si cerca. E un volto che gli corrisponda, certo.

Non è Maria che hai provato a raccontare, ma il mondo come riesci a vederlo, a volte, attraverso di lei. È stata un'avventura dello sguardo e della memoria. Non hai inventato, non hai immaginato: hai reso testimonianza.

QUARTA DI COPERTINA

Maria è un nome segreto, un gioiello fuori dal tempo. Mettersi sulle tracce di un nome è sempre un'avventura, non esistono mappe né percorsi prestabiliti. Alessandro Zaccuri inizia questo viaggio da solo, punta il suo compasso sulle Marie dei Vangeli e da lì si muove per scrivere la sua preghiera del nome. Parte da una Maria ragazza senza volto, che balla su una pubblicità degli anni Ottanta, si ritrova con la madre sorridente e sofferente, e passando da Giulietta incontra la Maria di West Side Story, incrocia Borges, Giotto, Lippo e poi Kurtz e Achab, per arrivare infine alla Marie di Le Corbusier sulle vetrate della Notre-Dame-du-Haut. E mentre invoca e ripete questo nome, vive il dubbio, lotta contro i sette demoni e dissemina il suo rosario in luoghi imprevedibili, trasformando il suo e nostro viaggio in una benedizione, invisibile e leggera.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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