Mia nonna fuma è il romanzo d'esordio dell'autore emergente Alessandro Raschellà, sia questo che Brother (il suo secondo libro) sono stati pubblicati da un editore che, successivamente, ha cessato l'attività. Per questo motivo Raschellà ha deciso di ripubblicare questo suo primo romanzo tramite Self Publishing.
La cosa bella della lettura e soprattutto dello scrivere un blog letterario è che ci si imbatte in una vastità di autori impressionante e si ha la possibilità di conoscere stili di tutti i tipi. Quando mi succede di imbattermi in uno stile diverso, leggero ma non superficiale, molto personale ed ironico, come in questo caso, mi innamoro subito del libro e l'autore conquista subito la mia attenzione. Sapevo, dunque, sin dalla prima pagina che questo romanzo mi sarebbe piaciuto e così è stato e spero già che venga anche nuovamente pubblicato Brother per poter leggere anche quello.
Come in molti casi, è lo stile a dettare il ritmo di lettura. Si legge in pochissimo tempo non solo perché è breve, ma anche grazie allo stile scorrevole e divertente.
La struttura del romanzo è particolare; si tratta alla fin fine di un monologo del protagonista che ci riporta un po' quello che vuole sulla sua vita. Spesso la narrazione degli eventi viene intervallata dalle idee del personaggio principale (e, sospetto, anche dell'autore) su concetti che variano tra il più importante e il faceto (religione, politica, televisione e così via..). Troviamo, inoltre, testi di canzoni che vengono "pensate" e "sentite" dal protagonista. Questa struttura mi è congeniale e mi è piaciuta, è diversa, più fresca, perfetta per la tipologia del romanzo.
I messaggi mandati dall'autore nei suoi molteplici approfondimenti, possono essere condivisi come no, di certo c'è solo che vengono espressi con determinazione e lucidità. Si tratta di pareri personali che possono, dunque, offrire spunti di riflessione, anche se non danno la possibilità di scelta: non è intento dell'autore farti riflettere su un argomento bensì, semplicemente, dirti la sua al riguardo.
La letteratura perché oltre che a farti studiare i classici ti obbligano sempre a leggere gli stessi autori come Wilde. È vero che si possono apprezzare i geni della letteratura ma poi si finisce sempre con leggere Bukowski, Palahniuk. Quindi perché non anticipare qualcosa di quello che ti aspetta durante l'adolescenza anche tra gli insegnamenti scolastici?
La trama, probabilmente un'autobiografia rimaneggiata, è simpatica ed interessante anche se sottostà ai concetti che l'autore vuole esprimere. Il romanzo più che essere incentrato sulla storia fa perno sulle considerazioni e la personalità del protagonista. La trama è perciò una somma di diversi aneddoti, scelti accuratamente per dare un quadro completo della situazione, anche se frammentario. Per quanto mi riguarda ho apprezzato maggiormente i racconti scaturiti dall'immaginazione dell'autore che la parte più autobiografica (o che sembra tale), trovo che l'immaginazione dello scrittore sia fervida e riesca a catalizzare l'attenzione del lettore maggiormente sotto questa veste.
Il protagonista, ragazzo che soffre di deficit dell'attenzione, è raccontato esaurientemente e possiamo dire di conoscerlo bene sin da subito. Rappresenta, in parte, lo scontento dei giovani d'oggi, anche se in maniera decisamente particolare e assolutamente unica.
Ero un bambino distratto che usciva e giocava poco ma mangiava e dormiva tanto; lo facevo perché non volevo complicarmi la vita: relazionarsi troppo con la gente mi stressata, mentre essere indifferente e un po' asociale mi aiutava a vivere meglio.
I personaggi che ruotano attorno al protagonista vengono tutti soprannominati e il lettore non conoscerà mai i loro nomi. Vengono descritti bene e di ognuno spicca la diversa personalità, le ossessioni e le abitudini. Ci vengono raccontati in maniera parziale: solo gli occhi e le orecchie del protagonista sono i nostri strumenti per "giudicarli" ma il tutto è coerente con ciò che viene raccontato nel romanzo e non si sente la mancanza di un'introspezione psicologia più oggettiva.
E mentre lo ripeteva gridando con gli occhi sgranati e con l'obiettivo di terrorizzare il proprio interlocutore, muoveva le mani all'impazzata e sulla sua faccia iniziavano a comparire le sembianze di Vito Corleone.
Anche nel caso dell'ambientazione ci sono particolarità. Prima di tutto i luoghi, seppur facilmente riconoscibili, non vengono mai nominati con il loro vero nome ma vengono categorizzati con nomi generici. Anche in questo caso trattandosi sempre di un racconto visto da un unico protagonista si tratta di una visione altamente soggettiva dei luoghi: vengono magari evidenziati degli aspetti ed altri totalmente ignorati, come è giusto che sia in un libro di questo tipo. Quello che viene raccontato rimane, comunque, indelebile nella mente del lettore.
La città dove avevo scelto di vivere per un mese è una delle più importanti al mondo, ha circa otto milioni di abitanti ed è così attiva culturalmente e turisticamente da essere definita come la città che non dorme mai.
Trattandosi di un libro piuttosto ironico, dove lo stesso protagonista si spinge allo sbaraglio senza pensarci troppo, l'atmosfera non è particolarmente pronunciata. Sorridiamo, ridiamo, magari ci corrucciamo davanti a qualche ragionamento ma entriamo in empatia con i personaggi solamente quando ci vengono raccontate le loro storie, mettendo il protagonista da parte per un po'.
Mia nonna fuma è un libro scritto molto bene di un autore che va tenuto d'occhio perché possiede ottime potenzialità. Si legge velocemente e molto piacevolmente perciò non posso che consigliarvelo e sperare che l'autore riesca presto a trovare una Casa Editrice che si occupi delle sue opere e lo aiuti in un percorso che si merita assolutamente di fare.
E poi, c'è quel tarlo nella mente che batte da quando ho letto il romanzo. Ma le vostre nonne, fumano?