TRAMA IN BREVE

Saul Adler è un giovane ragazzo inglese; la sua vita si divide tra la fidanzata e il suo lavoro: sta scrivendo un saggio su Stalin. Proprio per approfondire la tematica del comunismo e fuoriuscire dallo stereotipo "occidentale" decide di andare a vedere ed esperire di persona la vita della Germania dell'Est. I fantasmi del passato, però, sembrano confondersi con il suo presente, in una miscela straniante che sarà difficile categorizzare.

EPIGRAFE

Il pensiero poetico, a differenza delle orchidee senza radici,
non è cresciuto in serra e non è crollato di fronte ai traumi odierni.

Karel Teige, The Shooting Gallery (1946)

Fotografare una persona equivale a violarla, perché la si vede,
come lei non può vedersi, la si conosce come lei non può conoscersi; equivale
a trasformarla in un oggetto che può essere simbolicamente posseduto.

Susan Sontag, Nella caverna di Platone, da Sulla Fotografia (1977)

INCIPIT

È così, Saul Adler: a ventitré anni adoravo  il tuo modo di toccarmi, ma quando il pomeriggio si infilava nella stanza e tu ti sfilavi da me, stavi già cercando qualcun altro. No, è così, Jennifer Moreau: ti ho amata giorno e notte ma tu temevi il mio amore e io anche. No, disse lei, temevo la tua invidia, che era più intensa del tuo amore. Attento, Saul Adler. Attento! Guarda a destra e a sinistra, attraversa la strada, approda dall'altra parte.

RECENSIONE

L'uomo che aveva visto tutto di Deborah Levy è l'ultima uscita di NN Editore tradotto da Gioia Guerzoni.

Romanzo molto particolare, è complesso e limitante inserirlo in un unico genere, ho però scelto di indicarvelo come postmoderno per la sua struttura particolarissima e la potenziale difficoltà nel capire esattamente il confine tra realtà e finzione. Non è un però un testo canonico del genere perciò vi invito a leggerlo nell'ottica della novità e del libro sé stante, senza termini di paragone.

La struttura del testo non apparirà così particolare all'inizio della lettura: a parte l'incipit desueto rispetto all'inizio "vero e proprio" della storia (che si ripresenterà nella forma ma non identico nel contenuti in diverse parti del libro) la sua unicità si percepirà poco alla volta, non potendo immaginarne lo sviluppo.
Il libro è disseminato di indizi che portano poi il lettore con il senno di poi a collegare tutto ciò che ha letto ad uno schema ben preciso che non vi anticiperò perché determinante nell'esperienza di lettura.

Proprio questa peculiarità nella struttura, che induce il lettore ad andare a ritroso nel ricordo per poter far combaciare tutto, può essere il punto dolente del testo: in romanzi di questo tipo (così come nei postmoderni) non tutto viene spiegato istantanea dopo istantanea (come invece si fa solitamente in un giallo o un thriller) perché il fine ultimo non è quello di ricostruire la vicenda e far tornare ogni singolo aspetto ma è quello di destrutturare una storia evidenziandone i momenti e facendo riflettere sulle diverse prospettive in cui una medesima scena può essere letta.

Questo senso di incertezza può essere in parte ricollegato anche alla figura del protagonista: Saul è un ragazzo eccentrico, che ci racconta la sua storia da un punto di vista estremamente parziale ed omette dettagli (che spesso lui stesso sembra non notare), consapevolmente o meno, anche fondamentali nella lettura di determinate scene. Il lettore si accorge di questo e tende a prenderne le distanze e a fidarsi di lui solo parzialmente, come quando si sa di essere davanti a qualcuno di inaffidabile anche quando in buona fede.
Saul è un personaggio controverso anche dal punto di vista estetico e caratteriale: da un lato la sua bellezza sembra ammaliare (o infastidire) facilmente ogni persona che incontra, dall'altra il suo carattere poco definito mette in guardia chi gli sta intorno e non solamente il lettore.

Al contempo, il linguaggio ironico e divertente e le descrizioni attente e poetiche delle persone che il nostro protagonista incontra ci fanno pensare che dentro di lui vi sia una sensibilità e una profondità celata invece nella maggioranza dei dialoghi e dei pensieri, quasi che Saul non volesse ammettere nemmeno con sé stesso, di avere una parte più facile da scalfire e ferire.

Particolare è anche la sua occupazione: al momento in cui lo incontriamo è alle prese con la scrittura di un saggio su Stalin e sui suoi comportamenti. Per questo motivo, in momenti apparentemente scollegati, il giovane tende a fare parallelismi tra ciò che pensa e nozioni sul celebre leader russo.
Queste curiosità non sono le uniche presenti nel romanzo: all'interno del testo ci sono tantissimi riferimenti alla cultura del tempo, specialmente estrinsecata in musica e arte.

La scrittrice è inglese e, come ci si può aspettare, l'apertura del testo è ambientata in Inghilterra. Non sarà questo però il luogo cardine della lettura. La Repubblica Democratica Tedesca, infatti, svolgerà un ruolo chiave all'interno della narrazione. Il nostro protagonista infatti avrà la possibilità di visitare la Germania dell'Est prima della caduta del Muro di Berlino e di esperire, dunque, un'esperienza ben diversa da quella del suo Paese.
Vengono raccontate, infatti, le restrizioni affrontate dai cittadini ma anche l'atmosfera percepita da chi, abituato all'assoluta libertà, si trova ad un certo punto a dover sospettare di tutto e di tutti.

Potete immaginare come l'incertezza della trama (dove elementi ambigui fanno da spia a qualcosa che non si sta capendo bene), l'inaffidabilità del protagonista e il suo punto di vista limitato e volutamente non approfondito potranno portarvi, nella lettura, ad uno stato perenne di indecisione e dubbio. Si tratta sicuramente di lettura con un'atmosfera straniante che porta a non lasciarsi mai andare del tutto e ad alzare la soglia di attenzione perché, sempre di più, sentiamo che ce ne sarà bisogno. Al contempo, però, le scene divertenti e l'ironia del personaggio fanno sì che si riesca ad affrontare l'intero testo in breve tempo; attenti ma spensierati.

In conclusione, L'uomo che aveva visto tutto di Deborah Levy è un testo che fa dell'incoerenza la propria coerenza: tutto ciò che troverete scritto in questo testo è curato e elaborato per darvi l'impressione che proverete, cioè che qualcosa di stridente ma di difficile da individuare facilmente.
Abbiate fiducia in lui e saprà ricompensarvi!

A me sono piaciute particolarmente l'idea (non tanto per l'originalità ma per il modo in cui è portata avanti), lo stile (perché la scrittrice riesce ad abbinare ad un linguaggio semplice una complessità retorica data da figure sapientemente distribuite e i diversi riferimenti, sia storici che culturali.

Sono convinta che non sia un libro facile da amare, ma con la stessa convinzione penso che meriti la possibilità di essere amato.
Quando ci si trova davanti ad un'opera letteraria incognita può capitare di sentire la mancanza del senso di completezza che possono lasciare i romanzi di altro genere ma la Letteratura di valore spesso solleva domande invece che fornire risposte.
Per questo motivo lo consiglio a tutti, anche come primissimo approccio al postmoderno, dato che questo testo non ne fa propriamente parte ma aiuta ad abituarsi a ciò che il genere trasmette.

CITAZIONI

Ero stato sveglio tutta la notte a scrivere un saggio sulla psicologia dei tiranni e avevo raccontato di Stalin che lanciava pezzetti di pane alle donne che gli piacevano da un capo all'altro della tavola.

Il motivo per cui mi era stato accordato il permesso di fare ricerca lì era che avevo promesso di lavorare a un saggio in cui avrei descritto, con il tatto necessario, la realtà della vita quotidiana nella RDT. Invece dei soliti stereotipi da guerra fredda mi sarei concentrato sull'educazione, la sanità e gli alloggi garantiti a tutti i cittadini.

Era come se i carri armati di mio padre fossero sempre parcheggiati nel soggiorno di casa a Bethnal Green, pronti a schiacciare il mio patetico corpo di tredicenne con i cannoni puntati. 

Annuì come se mi stessi comportando in modo del tutto normale, ma non era così.

«Walter, dov'è il muro?» chiesi. «Non lo vedo».
«È dappertutto».

Quelle parole smossero un dolore che dimorava nel profondo di me, insieme ad altri dolori. Come un laghetto di acqua nera rischiarato dalla luna.

Era una domanda che non mi ero posto, nemmeno in inglese, e adesso dovevo rispondere in tedesco.

QUARTA DI COPERTINA

È il 1988 quando il giovane Saul Adler viene investito da un’auto a Londra sulle strisce pedonali di Abbey Road, celebri per l’album dei Beatles. Si riprende, ma il giorno dopo la sua fidanzata Jennifer Moreau, una promettente fotografa che l’ha scelto come musa, lo lascia senza motivo. Depresso, Saul si trasferisce a Berlino Est per portare avanti i suoi studi sull’Europa orientale; e da quel momento gli eventi sembrano legarsi e slegarsi in un vortice di coincidenze e discordanze. La memoria di Saul è sempre più inaffidabile, lui pare conoscere fatti non ancora accaduti ma tradisce i suoi più cari amici, Walter e Luna, che vengono arrestati dalla Stasi. Quando però, anni dopo, rimane vittima dello stesso incidente su Abbey Road, Saul intraprende un viaggio intimo alla ricerca di se stesso, per ricomporre la realtà spezzata in cui è immerso.Magico e struggente, L’uomo che aveva visto tutto è un romanzo sullo spazio sfocato tra verità e ricordi, un luogo mutevole in cui passato e presente convivono. Come in un’immagine a lunga esposizione, Deborah Levy fotografa squarci di tempo interiore, dove la nostra identità prende forma, e illumina il desiderio oscuro di vivere infinite vite, mille amori, mille esperienze.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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