TRAMA IN BREVE

Quattro racconti vòlti a raccontare la fine, avvenuta per suicidio, di due scrittori ed icone: Mishima e Majakovskij.

INCIPIT

Il volto di Majakovskij 
(lettera a Evgenia Vladimirovna Lourie)
di Flavio Carlini

Mia dolce Evgenia,
ti scrivo solo ora, a un anno dal nostro divorzio, con mostruoso ritardo. Da un poeta si è soliti pretendere versi e parole a profusione, ma è tanto difficile gettare il proprio sangue sulla carta per chi amiamo quanto è semplice spargere quello stesso liquido per dei perfetti sconosciuti.

Kamen-kami
di Valerio Carbone

Tokyo, novembre 1990

Sono un grande attore, ed è solo un caso che anch'io mi chiami Yukio. Da anni indosso una maschera.
Per il Giappone si presentano tempi duri. Sebbene la nostra patria sia oggi uno dei paesi più ricchi e industrializzati sulla faccia della terra, – seconda forse solamente agli Stati Uniti, – nonostante l'azienda automobilistica per cui da anni lavoro non sia solamente leader nel settore ma anche l'avanguardia del sistema produttivo, riesco a percepire chiaramente la effimerità di questo rigoglio.

La testa di Mishima
di Flavio Carlini

Lei è americana, signora della media borghesia della costa ovest, mi riempie di domande, affascinata dall'aspetto, per lei esotico, delle armi dei samurai. Le mostro la katana, eppure lei – abituata forse al fioretto o alla sciabola occidentali – non sembra convinta.

L.Ju.B.
di Valerio Carbone

Non manderò di certo in rovina il Soviet dell'Economia nazionale, anche se m'incantassi in un'abusata posa del cuore. Alzo il bavero per coprire le traiettorie svagate del mio sguardo più giusto; percorro, un passante qualunque, le strade inumidite dal tramonto. Si accendono i lampioni, riscaldano l'intera Prechistenka. In una secca bruma, l'ombra dei tigli custodisce il silenzio di questo mio consueto dolore.

RECENSIONE

Le parole, del resto, sono sempre ingannevoli, sono la maschera con cui la realtà ama nascondersi. Il linguaggio vuole cambiare la realtà, tenta di ordinarla, di sottometterla a un principio di rappresentazione. Il mondo, però, quello autentico, non ha nulla a che fare con le parole.

Lode a Mishima e a Majakovskij è, come da titolo, un omaggio degli autori Valerio Carbone e Flavio Carlini ai due grandi autori.
Le due figure, grandemente distanti tra loro in termini geografici, vengono qui trattate insieme per ciò che le relaziona: l'estraneità alle dinamiche sociali dei loro tempi e la loro morte, avvenuta per suicidio.

La struttura del testo si apre con una prefazione che introduce i due personaggi ispiratori del testo che ci vengono presentati, in breve, più per ciò che erano e rappresentavano che per le loro opere. In essa, troverete anche una breve sintesi delle trame e dei messaggi dei quattro racconti che la seguiranno.

I quattro racconti sono scritti in modo alternato da Carlini e da Carbone e in essi entrambi rendono omaggio prima ad uno dei due scrittori e, successivamente, all'altro.

Il volto di Majakovskij  (lettera a Evgenia Vladimirovna Lourie) di Flavio Carlini è il racconto che apre la racconta e rappresenta una lettera di Boris Pasternak (scrittore e poeta russo) all'ex moglie, dove l'uomo le racconta ciò che ha scoperto al riguardo della morte dell'amico Majakovskij. Il racconto è scritto come se fosse un'unica lunga epistola.

Kamen-kami di Valerio Carbone racconta il punto di vista di un un uomo, estimatore di Mishima e della sua visione della vita, al riguardo del suicidio dello scrittore. Oltre a questo aspetto ci svelerà anche qualcosa della propria vita, vissuta interamente dietro alla maschera che ha autonomamente deciso di indossare.

La testa di Mishima di Flavio Carlini parla della morte di Mishima dal suo stesso punto di vista. L'uomo racconta il momento del suo cambiamento e del perché della sua scelta.

L.Ju.B. di Valerio Carbone svela, invece, il suicidio di Majakowskij dal suo punto di vista. Un epilogo profondamente diverso da quello ipotizzato nel primo racconto, eppure, altrettanto efficace.

Lo stile utilizzato dai due autori diverge da racconto a racconto ma, specialmente, è profondamente differente da quello che potreste trovare in uno dei loro libri. Questo è evidentemente dovuto al fatto che, in tutti e quattro i casi, il loro compito è quello di scrivere una testimonianza che, come tale, si riveste del linguaggio (ovviamente italiano e, dunque, già difficile da rendere nei confronti del giapponese e del russo) del momento e, per di più, viene chiamato a rappresentare non solo fatti ma anche punti di vista filosofici e non semplici da rappresentare a parole.

Per lo stesso motivo il ritmo di lettura non è veloce. La scrittura di tutte e quattro le storie è densa e lenta, da studiare parola per parola.

Personalmente non conoscevo Mishima e Majakovskij, se non di nome, e perciò addentrarmi in questo testo è stato per me inizialmente difficoltoso: comprendevo ciò che leggevo ma allo stesso tempo recepivo la mia mancanza al riguardo. Ho apprezzato i primi due racconti, ma sono entrata meglio negli ultimi due. Questo è sicuramente dovuto a due fattori: prima di tutto grazie ai due racconti precedenti avevo già raccolto sufficienti informazioni sui due uomini per riuscire a capire al meglio ciò che leggevo ma, soprattutto, ho trovato le spiegazioni più semplici e dirette perché raccontate direttamente da loro, senza intermediari e senza congetture. Mi sono già ripromessa di leggerlo nuovamente, sicura di poterlo assimilare ancora meglio.

Si tratta di un testo che può essere estremamente utile a chi, come me, non conosce i due scrittori. Senza dubbio scoprire questi aspetti mi ha aiutato e potrà aiutarvi anche a leggere le loro opere con una maggiore consapevolezza. Se, invece, siete esperti in materia di uno o di entrambi, potrete sicuramente apprezzare i due omaggi di Carbone e Carlini che dimostrano in questo testo una profonda conoscenza e un vivo interesse al riguardo.

In conclusione, lo trovo un testo difficile ma, una volta letto, quasi necessario.
Non è assolutamente un testo per qualsiasi lettore o per qualsiasi momento, ma ritengo che sarebbe utile per chiunque, estimatori o lettori che non li apprezzano, esperti o persone che non hanno letto ancora nulla. 

Quindi, non posso che consigliarvelo!

CITAZIONI

Il volto di Majakovskij 
(lettera a Evgenia Vladimirovna Lourie)
di Flavio Carlini

Ancora una piccola premessa prima di narrarti ciò che è accaduto durante questo lungo anno di silenzio: io, Boris Leonidovič Pasternak, giuro che quanto racconterò è realmente accaduto.

– Non vi lascerò andare finché non mi direte la verità sulla fine di Majakovskij – sibilai, allentando la presa dalle sue labbra morbide, permettendole di sfogare un balbettio tremante: – Siete pazzo.

– Lev Elbert.
Ammutolii, quel nome era ben noto, tra chi si interessa di cronaca, e degli errori che il governo compie sempre più frequentemente.

– Calmatevi, compagno Pasternak, vi prego. Sedete, ammiro il vostro furore: mi ricordate lui.
– Non avrò pace finché non coglierò l'eternità.

Kamen-kami
di Valerio Carbone

Non mi sento in alcun modo da biasimare, per aver scelto la maschera: per me, è stata l'unica difesa possibile. Perché auscultavo nel petto del paese il mappo avvicinarsi, annunciato dal decadimento di tutti i valori tradizionali giapponesi.

I colleghi non mi hanno mai distinto dallo Yukio-prima-della-maschera, e il mio responsabile non ha smesso di mettere in risalto la dedizione con cui affronto il mio lavoro.

Quando ho indossato la maschera per la prima volta, destinando un ultimo sguardo al mio viso immacolato, non ho versato alcuna lacrima di rimpianto.

Confesso che fu quello il secondo passaggio decisivo della mia esistenza: quello che mi portò, dal semplice edonismo, a intraprendere, – seppure in una maniera ancora incerta, – la via del guerriero.

Mishima, in effetti, rappresentava in atto tutto ciò che io sentivo di essere soltanto in potenza. Egli era un grande intellettuale, un romanziere straordinario, il drammaturgo giapponese più famoso all'estero, oltre ad essere, – da bravo borghese, – un raffinato esteta; si considerava inoltre l'ultimo autentico samurai.

Il gesto di Mishima rimase inascoltato, etichettato piuttosto come l'azione insensata di un pazzo esaltato. Fu invece, ai nostri occhi di allora, il sacrificio più grande a cui egli si destinò, per rivendicare l'onore del suo paese oltraggiato.

La testa di Mishima
di Flavio Carlini

Se avessi continuato ad accettare il mondo come si presentava, sarei rimasto Kimitake. Quella sensazione di fastidio, quel disagio che mi opprime, costruisce l'antitesi nel mio animo di cui la scelta d'essere Yukio Mishima è la sintesi, la soluzione.

L'azione o l'arte: una delle due parti dentro di me deve morire, lasciarsi assorbire dall'altra, eppure non demordo, non intervengo e mi limito a fissare lo scontro, impotente.

L'istinto di conservazione è il motore primordiale e principale dell'agire, ovvio che nella scelta tra la vita e la morte la natura ci spinga verso il vivere. Eppure c'è un'eccezione a questo naturale modo d'agire: il vivere splendidamente.

– Non è inutile ciò che io ritengo fondamentale, nulla è più oggettivo dell'opinione.

L.Ju.B.
di Valerio Carbone

La notte è un sentimento ideale. Cammino, le mani nelle tasche sfondate, e un groppo di pena nella strozza. Questo dolore è una vela invisibile ed io un battello senza nocchiere. Non ho voglia di rincasare, non conosco la direzione del mio desiderio.

L'amore fiorisce soltanto per raggrinzire. Lentamente inaridendo il terreno dell'anima, moltiplicando le rughe tra le pieghe del viso. Scoppiando di rabbia, di stelle, di dolore, tra le dita affusolate, nell'incrocio delle braccia. Tra i mille tormenti del baciare, baciare, baciare, baciarsi. Rosi di gelosia.

Ma come osate, voi, chiamarvi poeti?, voi che siete agitati da un solo pensiero: "È forse accordata la mia lira?". Conosco dove avete il cuore, – razza di furfanti!, – lo lasciate ammuffire dentro al petto.

QUARTA DI COPERTINA

Yukio Mishima e Vladimir Majakovskij, semplicemente quattro racconti. Un libro che non vuole esibire delle semplici biografie, piuttosto utilizzare gli spunti ricevuti dalle letture delle opere di questi due autori, così lontani e vicini al contempo, estremamente controversi e affascinanti a loro modo, per analizzare in maniera critica, tramite la letteratura, il rapporto tra individuo e società, la frizione del singolo nei confronti del conformismo e dell’emancipazione, la solitudine e la fierezza, la ferocia della vita e della morte.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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