L'erba dei Vandali di Mauro Poma è un romanzo ambientato nella Torino del 2051, al suo interno troviamo tutte le caratteristiche del romanzo distopico ma anche un'indagine misteriosa e di difficile risoluzione tipica del giallo.
È proprio negli elementi tipici dei due generi che L'erba dei vandali risplende particolarmente: il messaggio lanciato grazie alla distopia e la struttura delle indagini sono le colonne portanti del libro.
La distopia verte principalmente sul concetto di conformismo: ora seguire ciò che va di moda è un diktat, chi non seguirà alla perfezione tutte le regole e si distinguerà in qualcosa dalla massa rischierà di essere etichettato come asociale, cioè un indesiderabile, un rifiuto della società.
Attraverso un escamotage interessante (un ragazzo che ripete ciò che gli hanno insegnato a scuola) vengono spesso riferite al lettore queste nuove regole e i principi che le sorreggono.
Chi non cura il proprio aspetto, chi non cerca con tutti i mezzi di migliorare il proprio aspetto è un asociale. Un individuo che non rispetta i suoi simili, imponendogli un aspetto sgradevole, non può operare con efficacia in una società conformista bilanciata.
Le indagini, per quanto coadiuvate con strumenti altamente tecnologici (seppur limitati), si svolgono come in un giallo classico: i poliziotti chiamati a risolvere il mistero della scomparsa di un luminare di ginecologia vanno avanti con le indagini analizzando le prove raccolte e gli ultimi luoghi visitati dall'uomo scomparso. Il mistero si fa sempre più fitto e coinvolge moltissimi personaggi e schieramenti diversi, inducendoci a continuare la lettura con crescente curiosità.
La struttura del volume presenta al suo inizio una prefazione ambientata nel 1976 e alla fine un avanti veloce nel futuro. Il corpo centrale è, invece, totalmente ambientato nella Torino del 2051 e la vicenda narrata occupa lo spazio di soli 5 giorni, scanditi di volta in volta all'inizio di ogni diverso momento della giornata.
L'incipit inizia, perciò, nel nostro passato. Non presenta al suo interno i punti forti che si riscontreranno successivamente nel romanzo, perciò sebbene l'aura di mistero sia percepibile sin da subito, non si comprende pienamente l'interesse che il libro potrà avere per noi.
La trama ve l'ho già descritta: da una parte verte nel raccontare il mondo distopico e le sue differenze, dall'altra introduce l'indagine che verrà effettuata dai protagonisti della vicenda.
Nello svolgimento vengono introdotti nuovi personaggi e approfonditi i legami tra alcuni dei protagonisti. Mentre la trama distopica tende a ripetersi e a consolidare alcuni concetti già introdotti, quella gialla si infittisce sempre di più, mostrando al lettore che la soluzione del caso è ben lungi dall'essere trovata.
«Questa indagine mi fa impazzire! Tutte le volte che riusciamo ad arrivare a un passo della soluzione, succede qualche accidente che ci riporta al punto di partenza.»
il finale, come si legge anche nella sinossi, è totalmente inaspettato. Questo è dovuto al fatto che moltissimi aspetti fondamentali vengono taciuti ed è assolutamente improbabile che la fantasia del lettore riesca, da sola, ad arrivare alla conclusione ideata da Poma, che mostra un'immaginazione fuori dal comune (seppur supportata adeguatamente con tesi interessanti).
Superata la prefazione iniziale, in cui si fatica ad entrare all'interno della vicenda, il ritmo della narrazione procede velocemente, anche se non al ritmo serrato di un thriller. Per quanto contenga numerose citazioni classiche e riferimenti a luoghi, opere o popoli realmente esistiti che lasciano lo spazio a riferimenti storici anche dettagliati (aspetti che rendono la lettura utile ed interessante) l'autore non si dilunga mai esageratamente su questi aspetti e non rischia di perdere l'attenzione del lettore.
L'ambientazione è ben costruita: sono numerosi i riferimenti alla Torino del giorno d'oggi e a tutto ciò che, invece, è cambiato a causa di cambiamenti climatici, diminuzione della popolazione e altri accadimenti raccontati all'interno del romanzo.
Anche la collina stava gradualmente perdendo la sua vegetazione autoctona a causa dei mutamenti del clima e dell'erba gialla, chiamata eptafoglio o erba dei Vandali: un vegetale infestante che si nutriva del calore del sole e non pativa gli effetti delle variazioni ambientali.
I personaggi del libro vengono introdotti e, successivamente, approfonditi solo al riguardo di alcuni aspetti particolari che, spesso e volentieri, riguardano loro difetti o aspetti del carattere di difficile apprezzamento. Questo è voluto e, in buona parte, spiegato al termine del volume, ma può causare problemi ad entrare in empatia con i personaggi. Essi ci paiono o misteriosi e intangibili, come Ugo, o superficiali e sciocchi come Jessica. Simpatico il fatto che ognuno di loro pensi di essere meglio degli altri e, in buona parte, li biasimi proprio per questo, non accorgendosi dei propri evidenti limiti, forse è anche molto vicino alla realtà di molti esseri umani, anche se non è piacevole pensare che lo sia.
È per la mancata empatia con i personaggi che, difficilmente, il lettore potrà provare le loro emozioni. L'atmosfera è percepibile maggiormente nella parte iniziale della trama principale in cui la magia della diversità del mondo narrato e le tecnologie introdotte rendono pienamente il fascino di quanto raccontato.
La cura per quanto riguarda la ricerca storica e le basi su cui costruire la vicenda mi è sembrata particolarmente solida: ipotizzo che l'autore sia appassionato, o lavori nel campo della Storia, perché difficilmente si possono trovare riferimenti così precisi e attenti ad epoche così lontane, in un romanzo ambientato nel futuro (dove, appunto, il retaggio storico è sicuramente ben gradito ma non immancabile). All'interno del testo vi sono, però, molti refusi che non inficiano sul contenuto, ma non rendono altrettanto soddisfacente la sua forma.
Lo stile dell'autore ricorda, a sua volta, maggiormente un romanzo storico piuttosto che un libro fantascientifico/giallo/distopico. Non solo non troviamo la presenza di un linguaggio diverso dal nostro, poiché l'autore non introduce molte parole nuove se non quelle che denotano dei gruppi di persone (Border) e si rifà al passato per moltissimi altri (l'erba dei Vandali) ma, inoltre, utilizza un linguaggio non colloquiale, già difficile da riscontrare nei dialoghi dei giorni nostri e ancora più complesso da immaginare sulle labbra di una donna poliziotto del 2051 che dialoga con i colleghi.
In conclusione, L'erba dei Vandali è un romanzo con grandi aspetti positivi (la costruzione del mondo distopico, le nozioni storiche, la cura dell'ambientazione) che si scontrano, invece, con aspetti che inficiano la credibilità dell'insieme (linguaggio non ad hoc, personalità dei personaggi unilaterali, relazioni interpersonali poco approfondite). Trovo che l'autore abbia ottime potenzialità ed è chiaro che dietro a questo libro ci sia stato molto lavoro, perciò sarei curiosa di leggere altro di suo.
Lo consiglio a tutti perché penso che questo libro possa piacere a diversi livelli, a seconda dei vostri gusti personali. Se amate la distopia e volete trovarne una ben costruita e ragionata, con una buona critica alla società odierna, L'erba dei Vandali fa per voi.