TRAMA IN BREVE

Miriam è in coma ma le persone intorno a lei non si danno per vinte: le parlano a turno raccontandole ciò che è successo, ciò che pensano, ciò che provano.

DEDICA

A Gaia

EPIGRAFE

Non aveva paura dell'amore in generale. Ne conosceva il valore e l'utilizzo. Lo aveva visto in azione in casi in cui null'altro aveva funzionato.
Flannery O'Connor, Il cielo è dei violenti

Non posso dire se è reale
o se è un sogno
perché quando mi tocca
io vado alla deriva
non ci sono lacrime
né grida
sono avviluppata
in un incubo di mani
e di dita [...]
così sbagliata
così bella
così cattiva

Jennifer Lynch, Il diario segreto di Laura Palmer

INCIPIT

«Ti ricordi che quella sera ti avevo parlato dell'uragano? Quello in America, che l'avevano chiamato "uragano Miriam". Che te l'avevo raccontato perché, insomma, mi sembrava una cosa strana, e bella, che avevano chiamato un uragano come te. Comunque, a quanto pare è passato, finito. All'improvviso. A quanto pare finiscono così, gli uragani. A un certo punto il tempo cambia, e niente, basta, l'uragano sparisce. Esce il sole, e tutto il resto. Dev'essere una cosa bella, quando un uragano finisce così, senza che te l'aspetti. E insomma. Magari pure con te, con 'sta cosa che ti è successa, può succedere così. No? Nel senso, che all'improvviso ti svegli, esce il sole, e tutto il resto».

RECENSIONE

Quando è successo che la vita è diventata solamente uno spazio tra una tragedia e l'altra?

Lei che non tocca mai terra è l'ultima pubblicazione di NN Editore nonché il secondo romanzo dell'autore italiano Andrea Donaera.

Le assonanze con il libro precedente, Io sono la bestia (QUI su Amazon) saranno piuttosto evidenti a chi ha già letto il suo esordio, tanto che ad un certo punto viene naturale aspettarsi un colpo di scena presente nel primo libro e che potrebbe essere coerente anche in questo e, paradossalmente, è proprio la sua mancanza a colpire!

Oltre alle tematiche comuni incorreremo, ad un certo punto, in quello che potrebbe essere un cameo del primo libro (viene nominata una persona che ha lo stesso nome di uno dei personaggi principali di Io sono la Bestia) e che fa pensare al lettore che questi eventi siano temporalmente successivi a quelli del testo precedente.

Le assonanze nelle tematiche fanno pensare ad un forte elemento autobiografico (che viene, dunque, riportato in entrambi i testi perché caro allo scrittore) e ad aumentare questa sensazione concorrono anche altri due elementi:
- All'interno del testo uno dei personaggi si chiama Andrea e fa un gioco di parole con il suo ipotetico cognome – Donaera.
- All'inizio del libro, prima ancora che cominci, troverete la seguente scritta criptica: Gli eventi descritti in questo libro sono frutto di immaginazione. Si sono svolti a Gallipoli tra il 22 dicembre 2007 e il 20 gennaio 2008.

La struttura è molto particolare: ci sono diversi punti di vista che cambiano non solo nel personaggio che narra ma anche nella tecnica stilistica. Troverete sia capitoli di dialogo (molto particolari), sia monologhi (o simil tali), sia capitoli in prima persona che capitoli in seconda persona, con la narratrice che si rivolge a sé stessa.

Ogni personaggio/narratore parla e pensa in modo completamente differente: Donaera si sbizzarrisce sia dotandoli di personalità profondamente diverse che li portano ad esprimersi in modo anche antitetico (romanticismo e analogie in uno, parolacce e crudezza subito dopo) e particolarmente credibile: ci sono errori grammaticali, (voluti e coerenti) modi di parlare dialettali o legati al territorio, preferenze lessicali specifiche.

Certi momenti mi pare che é la paura che nienti torna mai più comu era prima. Comu se tengu la sensazione che il mondu di quandu eri sveglia non esiste propriu più: basta, finitu, tuttu persu pe' sempre.

I personaggi sono vivi non solamente nel lessico ma anche nella loro concretezza: anche quelli che non hanno un punto di vista vengono descritti anche nella loro estetica, per come appaiono dall'esterno e ciò che il loro modo di fare, parlare, agire, trasmette ai narratori.

L'enorme scopa di saggina benedetta in mano, che spazza furiosamente il pavimento di pietra grigia e ruvida del santuario. Significa che ieri ha fatto un esorcismo. So che quando fa così pulisce via i residui del Male: li spazza verso il lato del muro dove ci sono i tabernacoli e le cartegloria appese, dice che quello è il punto dove gli appare Dio.

La condizione particolare di uno dei personaggi così come alcune accortezze stilistiche sono evidenziate non sono nel linguaggio ma anche nella grafica: come sempre NN cura fino all'ultimo dettagli anche questo aspetto rendendo il tutto ancora più credibile e suggestivo.

Sono tutti molto diversi, sia tra di loro sia da quelli letti nel libro precedente, ma spesso sono accomunati da un passato difficile e gravoso, che li ha cambiati per sempre.

Quando mio padre ha sparato è successo che il proiettile ha fatto molti buchi: uno è nell'anima di mia madre – un altro nella mia testa.

Numerosissime sono le citazioni, implicite (e in questo caso vengono evidenziate nelle note a piè di pagina) ed esplicite su libri, canzoni, gruppi musicali e film.
Frequente è il parallelismo con l'essere in un romanzo e come sarebbe la loro vita se fossero solamente "personaggi" e non "persone".

Per me è come un capitolo 1, quella notte. Non so se mi spiego. Nel senso, se eravamo in un libro, io e te, per esempio...».

Il motivo del titolo è spiegato all'interno del libro stesso e la frase del non toccare mai terra (così come altre ad essa collegate) ritornano più volte e nei pensieri di diversi personaggi, come un fil rouge che li unisce nonostante loro non sembrino notarlo.

Il desiderio di non toccare mai più terra.
il desiderio di essere tu, almeno tu, una che torna.

Fondamentale è il tema della religione e, ad esso collegato, quello dell'ossessione, della dipendenza. La necessità di aggrapparsi a qualcosa che sembra salvarti ma che, al contempo, ti trascina con sé e ti lascia a terra.

È capace di distorcere le cose del mondo fino a farti credere solo e soltanto a lui: fino a farti credere solo e soltanto a lui: fino a farti perdere lucidità – rendendoti soddisfatto, appagato, perché "sapere è patire, sofferenza è la scienza", dice sempre. E io mi sento uno schizofrenico, uno che qua sta bene, che con lui sta bene, ma che mò lo vorrebbe pure odiare.

La lettura è ben ritmata: i capitoli non sono lunghi e il fatto che il punto di vista, insieme allo stile, cambi sempre intrattiene e incuriosisce tanto quanto la trama.
Quest'ultima è palesata da subito nel suo elemento principale (lo capite già dall'incipit) – una ragazza è in coma e i personaggi a lei legati sperano nel suo risveglio – ma rilascia informazioni importanti, specie sugli eventi passati, lentamente e in modo omogeneo: non c'è mai un momento più lento o in cui non si raccoglie un pezzo del puzzle che formerà la storia intera.

Il finale è coerente e ben fatto ma, come mi è successo con Io sono la bestia, non basta mai. Si vorrebbero molte più pagine, approfondimenti, avanti veloce di anni, per non lasciare mai la storia e i suoi personaggi.

In conclusione, Lei che non tocca mai terra di Andrea Donaera è un'ottima prova sia sul piano stilistico (tanta ricerca, cura e veridicità) sia su quello emotivo: è difficile rimanere indifferenti leggendolo e, se possibile, sarebbe meglio leggerlo anche in un'unica sessione, proprio per non spezzare quella sensazione magica che si avverte di essere entrati dentro al libro.

Lo consiglio, sia come prima lettura dell'autore sia come seconda. Se Io sono la bestia vi è piaciuto, amerete sicuramente anche questo.

CITAZIONI

Sono stanca di questi occhi. E delle mani che ho, che me le sento fragili come quelle di una statua scheggiata. E di queste labbra, che si screpolano e si spaccano. Mi sento stanca, come se sto correndo in un labirinto. Non riesco a capire da che parte si esce. Corro da così tanto che è come se fossi diventata io stessa, il labirinto.

E io ti dirò che non me l'ero mai immaginata una persona come te, e che quindi hai ragione, che così è più bello.  E tu mi dirai che sono sdolcinato, e io ti chiederò scusa, e tu sorriderai, e non saremo mai stati così lontani da qui, da questo posto e da queste persone, da questo letto e da questo nero che ci ingoia. Sarà come scalciare 'sta vita, la cacceremo via, lontana.

Dicono che è pazzo. Però parla bene. E a me mi piace stare con qualcuno che parla bene. 

Questa della cura, del prendersi cura, è una roba che sembra che mi perseguita. Come se siamo tutti malati. Che poi, però, una cura vera mica c'è, per questo tipo di malattie.

La voce sembra tutta in maiuscolo, 'na specie di tuono. E io invece mi faccio tutto minuscolo, anche se non vorrei, vorrei dirgli: Ma che cazzo vuoi? Ma chi cazzo sei?, e invece no, mi faccio minuscolo.

Lo vuoi capire, cretina?
Io senza di te non valgo niente, mi si marcisce il cervello. Io senza di te smetto di essere me, cazzo.

QUARTA DI COPERTINA

Miriam è in coma dopo un incidente. Andrea la conosce appena ma si è innamorato perdutamente di lei, e ora le siede accanto e le parla, tutti i giorni, perché riesce a sentire la sua voce. Le loro parole si incontrano in un limbo oscuro, dove Miriam ricostruisce i suoi ricordi e Andrea cerca di tenerla ancorata alla vita. Attorno al letto della ragazza si muovono altre figure, che attendono il suo risveglio. Ci sono Mara e Lucio, i genitori, già segnati da una tragedia che li ha allontanati l’uno dall’altra. C’è papa Nanni, il venerato santone esorcista, che vede in Andrea un allievo e in Miriam i segni del demonio. E infine c’è Gabry, la migliore amica di Miriam, che da Bologna le manda lunghi messaggi. In sette giorni, i racconti dei personaggi si alternano a svelare una trama di amore e morte, di salvezza e destino, dove la ragione sfuma nell’inconscio finché la realtà non deflagra e riprende il sopravvento.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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