TRAMA IN BREVE

Dopo quarantuno anno di silenzi, due amici di vecchia data si rincontrano. Pronti ad affrontare, finalmente, il fantasma che li aveva fatti allontanare, e diventare potenziali nemici, anni prima.

INCIPIT

In mattinata il generale si soffermò a lungo nella cantina del vigneto. Vi si era recato all'alba insieme al vignaiolo perché due botti del suo vino avevano cominciato a fermentare. Quando finì di imbottigliarlo e fece ritorno a casa, erano già le undici passate. Ai piedi delle colonne, sotto il portico lastricato di pietre umide ricoperte di muffa, lo attendeva il guardacaccia, che porse una lettera al padrone appena arrivato.

RECENSIONE

Guardiamo in fondo ai nostri cuori: che cosa vi troviamo? Una passione che il tempo ha soltanto attutito senza riuscire a estinguerne le braci.

Era da tempo che desideravo leggere il famosissimo Le braci di Sándor Márai e, grazie ad un'amica che mi ha regalato la sua copia, ho finalmente potuto leggerlo. Ho scoperto solamente in seconda battuta che, in realtà, questo libro è divenuto famoso molto dopo la sua prima pubblicazione e che l'autore stesso ha dichiarato di non apprezzarlo particolarmente perché "troppo romantico".

Il primo aggettivo che ho mentalmente attribuito a questa lettura è stato elegante.
Ogni aspetto del romanzo, sia quelli che ho apprezzato che quelli che non mi hanno avvinta, è effettivamente ascrivibile al concetto di eleganza e, in base a questo, strutturerò la mia recensione.

Primo su tutti lo stile
Si tratta di un romanzo pubblicato originariamente nel 1942 e, difatti, non manca nella scelta delle parole e nella sintassi delle frasi, quel sapore classico che, inevitabilmente si cerca in un libro di quel periodo. 
Le descrizioni sono tante e dettagliate, sempre raffinate ed inserite con attenzione.
Sono innumerevoli le frasi che, anziché parlare specificatamente della vicenda narrata del libro, descrivono qualcosa di generale, vero per tutte le persone o, comunque, per molti di noi. Queste riflessioni mi sono apparse molto profonde e significative e ritengo che possano essere fruibili ed interessanti anche se lette in maniera sé stante.
Ecco il perché delle numerosissime citazioni che ho scelto per voi e che troverete qui e nello spazio apposito.

«Secondo te le parole non hanno importanza? Io non oserei affermarlo con tanta sicurezza. Certe volte mi sembra che le parole, quelle che uno pronuncia, quelle che evita di dire o quelle che scrive al momento giusto, abbiano un'importanza grandissima, forse addirittura decisiva».

Elegante è anche l'ambientazione che, dal punto di vista temporale, compie un balzo a ritroso di ben 41 anni. 
In quello spaziale, i luoghi raccontati sono principalmente Vienna (molto approfondita e considerata da me come la chiave di lettura con cui leggere questo libro) e i Tropici (descritti come qualcosa di esterno, raccontato da chi c'è stato a chi non li vedrà mai) ma, alla fine, è la casa di uno dei due protagonisti, rimasta immutata nel tempo, ad essere vero e proprio luogo focale della storia.

«Vienna» dice. «Sai, mentre ero lontano, quella città rappresentava per me il diapason del mondo. Pronunciare il nome "Vienna" era come far vibrare quel diapason. Osservavo la persona con cui stavo parlando per vedere come reagiva. Era il mio modo di mettere le persone alla prova. Chi non aveva alcuna reazione non faceva al caso mio. Perché Vienna non è soltanto una città, il suo nome ha un suono che alcuni sentono vibrare in fondo all'anima per sempre e altri no».

Le descrizioni aiutano non solo a visualizzare perfettamente la scena, ma anche a percepire l'atmosfera.

Quest'ultima, infatti, più che generata dall'incontro dei due personaggi protagonisti della vicenda e dalle loro emozioni, sembra essere penetrata in ogni mobile, soprammobile e antro della casa. Ogni cosa è impregnata di quella sensazione di ineluttabilità che spiegherà tutto ciò che accadrà nel libro e lo renderà credibile, anche se solo nel mondo ideato nel romanzo.

Konrad sapeva che un giorno sarebbe tornato in quel luogo, e il generale sapeva che un giorno sarebbe giunto quel momento. Era stato questo a mantenerli in vita.

La trama è basata su un incontro molto particolare; due amici di vecchia data, dopo ben quarantun anni di distacco reciproco causato da qualcosa che viene specificato dettagliatamente solamente in un secondo tempo, stanno finalmente per rincontrarsi e chiarire. Questo appuntamento, mai realmente prefissato, è considerato da entrambe le parti come qualcosa di inevitabile che, una volta avvenuto, definirà finalmente le vite dei due, ormai anziani, uomini.

Immobile, con volto inespressivo, rimase a guardare la vettura che si avvicinava, quindi socchiuse un occhio, come fa il cacciatore quando prende la mira.

Nell'incipit incontriamo uno dei due protagonisti e lo vediamo scoprire che il momento tanto atteso è finalmente giunto e prepararsi per accogliere l'ex amico nell'ultimo luogo in cui l'ha visto.

Nello svolgimento più che trovare ciò che ci si aspetta davvero, cioè il confronto tra i due amici/nemici, si ripercorrerà tramite lunghi flashback la loro amicizia.

Grande importanza viene data nel rapporto tra i personaggi.
Márai riserva parole molto importanti per descrivere il loro legame di un tempo, soffermandosi a riflettere anche sull'amicizia in generale. 
Ancora più significativo, ma poco descritto, è il rapporto amorevole di uno dei due uomini con Nini, sua ex bambinaia e donna che gli è stata accanto tutta la vita, come una madre amorevole.

Ma al di là delle donne e del mondo balenava un sentimento più forte di tutto il resto. Un sentimento, noto soltanto agli uomini, che si chiama amicizia.

Il finale vero e proprio è inaspettato e difficile, se non impossibile, da indovinare in prima battuta.
È inevitabile che alcuni elementi introdotti dall'autore a inizio libro portino il lettore a pensare ad una determinata conclusione, invece, ciò che accadrà, sarà ben diverso.
Proprio per questo il lettore potrà inizialmente rimanere attonito davanti a questa chiusura, anche se con il senno di poi, è difficile immaginarne un'altra altrettanto coesa con l'anima (elegante, appunto) del libro.

La storia non presenta enormi colpi di scena, tutta la bravura nel rappresentarla sta nell'autore che comprende come attirare l'attenzione del lettore svelando tutto a poco a poco. Il ritmo di lettura è crescente; se avrete difficoltà iniziali ad entrare nella storia, vedrete che, una volta terminato il flashback, non riuscirete più a fermarvi.

Credo che sia un libro che andrebbe letto con pazienza e attenzione, con una grande cura ed amore del dettaglio, cosa che io non ho fatto e che, ammetto, faccio raramente.
Il mio apprezzamento, infatti, è stato buono, ma superficiale, più basato su ciò che mi aspettavo di trovare e non ho ottenuto, piuttosto che su ciò che Márai mi aveva già offerto e io avevo sorvolato velocemente.
È solo riguardandolo nelle sue citazioni e rileggendolo a spezzoni, per creare questa recensione, che mi sono accorta del suo valore intrinseco, al di là del contenuto più facilmente comprensibile e fruibile con una lettura veloce.
Il mio consiglio, perciò, è quello di leggerlo lentamente, assaporandolo, oserei dire che, anche nella lettura, questo libro richieda eleganza  e raffinatezza.
È uno dei rarissimi casi in cui ritengo che il detto "il viaggio vale molto di più della destinazione" sia realmente sensato. 

In conclusione, Le braci di Sándor Márai è un libro di qualità che vale la pena di essere letto (attentamente) da chiunque.
Il messaggio mandato, seppur positivo, diverge totalmente da ciò che io ricerco nella vita in questo momento. 
Questo è il motivo per cui, pur apprezzandone la qualità, non riesco a sentire questo libro come "mio". Mi sono già ripromessa di leggerlo fra molti anni, perché penso che potrò riconsiderarlo in maniera molto differente.

Alle domande più importanti si finisce sempre di rispondere con l'intera esistenza. Non ha importanza quello che si dice nel frattempo, in quali termini e con quali argomenti ci si difende. Alla fine, alla fine di tutto, è con i fatti delle propria vita che si risponde agli interrogativi che il mondo ci rivolge con tanta insistenza.

Penso che in Le braci,  Sándor Márai racconti della vita, e dia un grande insegnamento, che potrà anche essere utile per molti lettori.
Si tratta di un libro ben scritto che può far riflettere, perciò non posso che consigliarvelo

CITAZIONI

Quattordici agosto. Due luglio. Calcolava il tempo trascorso tra un giorno remoto e il giorno presente. Quarantun anni, disse infine a fior di labbra. Da qualche tempo parlava a voce alta nella sua stanza quando era solo.

Viveva in quella stanza che sembrava costruita su misura per lui, come un infermo ormai assuefatto alle dimensioni spaziali della propria malattia.

Superati i novanta, si invecchia in maniera diversa rispetto a quanto avviene dopo i cinquanta o i sessanta. Si invecchia senza risentimento.

Le due vite fluivano assieme, con lo stesso lento ritmo vitale dei corpi molto anziani. Si conoscevano a fondo, più di quanto si conoscano madre e figlio, più di due coniugi. La comunione che univa i loro corpi era più intima di qualsiasi altro vincolo.

Esiste una fratellanza particolare che è più stretta e più profonda di quella che unisce i gemelli nell'utero materno. La vita aveva mescolato i loro giorni e le loro notti, ciascuno dei due era consapevole del corpo e dei sogni dell'altro.

Nel corso del tempo tutto si conserva, però si scolorisce come quelle fotografie di un passato ormai lontano che venivano fissate su una lastra di metallo.

C'era qualcosa su cui non riuscivano a comprendersi. Eppure si amavano.

Il castello era un mondo a sé stante, come quei grandi e sfarzosi mausolei di pietra in cui languono le ossa di intere generazioni e si dissolvono le vesti funebri di seta grigia o panno nero di donne e uomini vissuti in altri tempi.

Ascoltavano il mare: il suo mormorio aveva qualcosa di familiare. Era simile a quello delle foreste di casa loro. Il fanciullo e la balia pensavano che a questo mondo vi era qualcosa in comune fra tutte le cose.

La loro amicizia era seria e silenziosa come tutti i grandi sentimenti destinati a durare una vita intera. E come tutti i grandi sentimenti anche questo conteneva una certa dose di pudore e di senso di colpa. Non ci si può appropriare impunemente di una persona, sottraendola a tutti gli altri.

«Un bel giorno siamo destinati a perdere la persona che amiamo. E se qualcuno non sopporta il colpo, peggio per lui: non è un uomo di carattere.»

Non c'è nulla di più raro, tra i giovani, di un sentimento disinteressato che non chieda soccorso né esiga sacrifici in cambio. La gioventù si aspetta sempre un sacrificio da coloro nei quali ha riposto le proprie speranze.

Quando partirono, ebbero per la prima volta nella vita l'impressione che tra loro fosse accaduto qualcosa. Come se uno dei due avesse contratto un debito con l'altro. Era qualcosa che non si poteva esprimere a parole.

Sappiamo sempre qual è la verità, quella verità diversa che viene occultata dai ruoli, dalle maschere, dalle circostanze della vita.

Ma questo non aveva importanza. Il fatto più importante era che bisognava salvaguardare quell'amicizia per tutta la vita, a prescindere dal denaro.

Qual era il significato di questo potere? In ogni rapporto di potere esiste sempre un lieve, quasi impercettibile disprezzo nei confronti di colui che dominiamo. Siamo in grado di dominare l'altro solo se giungiamo a conoscere, a capire e a disprezzare con molto tanto chi è costretto a piegarsi a noi.

Si può guarire dalle malattie tropicali, dai Tropici non si guarisce mai.

I refoli della sera estiva penetrano ogni tanto nella sala e, attraverso le tende sottili, si distinguono il paesaggio inondato dal chiaro di luna e le luci della piccola città che ammiccano in lontananza.

Tutto è caduto in pezzi, sono rimasti solo i frammenti. La patria per me era un sentimento. Questo sentimento è stato offeso.

La memoria filtra ogni cosa in maniera incredibile. Ci sono grandi eventi di cui dieci, vent'anni dopo scopri che non hanno cambiato nulla dentro di te. E poi un bel giorno ti viene in mente una battuta di caccia, un particolare di un libro, o questa stanza.

Ogni vera passione è senza speranza, altrimenti non sarebbe una passione ma un semplice patto, un accordo ragionevole, uno scambio di banali interessi.

Essere diversi da ciò che siamo, da tutto ciò che siamo, è il desiderio più nefasto che possa ardere in un cuore umano.

Perché l'attimo in cui l'uomo è più colpevole non è necessariamente quello in cui solleva l'arma per uccidere qualcuno. La colpa viene prima, la colpa è nell'intenzione.

QUARTA DI COPERTINA

Dopo quarantun anni, due uomini, che da giovani sono stati inseparabili, tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha passato quei decenni in Estremo Oriente, l'altro non si è mosso dalla sua proprietà. Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. Null'altro contava per loro. Perché? Perché condividono un segreto che possiede una forza singolare: "una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso dà calore alla vita e la mantiene in tensione". Tutto converge verso un "duello senza spade" ma ben più crudele. Tra loro, nell'ombra il fantasma di una donna.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
POTREBBE PIACERTI ANCHE ...
Non devi dirmi che mi ami Il lupo della steppa In gratitudine Uomini e topi La memoria della cenere La follia del mondo La strada Salvare le ossa. (Trilogia di Bois Sauvage. Vol. 1)
COMMENTI

Commenta per primo.

NEWSLETTER

Iscriviti alla newsletter!

Se vuoi ricevere gli aggiornamenti del sito su nuove recensioni, post e funzionalità, iscriviti!

Qualcosa è andato storto :( Riprova!

Iscrizione completata.

Pensi che stia facendo un buon lavoro? Ecco a te la possibilità di dimostrarmelo!

© 2022 LEGGO QUANDO VOGLIO SRL Tutti i diritti riservati

Leggo Quando Voglio partecipa al Programma Affiliazione Amazon EU, un programma di affiliazione che consente ai siti di percepire una commissione pubblicitaria pubblicizzando e fornendo link al sito Amazon.it.