TRAMA IN BREVE

Una raccolta di racconti vari che si divide in tre sezioni molto differenti tra loro. Cambia lo stile, il linguaggio, la trama, permangono l'anima e la firma dell'autrice che donano autenticità ad ogni storia.

DEDICA

Ai miei figli Michael e Paula con amore
a mio marito compagno delle mie avventure

INCIPIT

Chi non legge vive nell'eremo del proprio Io.
La lettura è per i viaggiatori dello spirito e offre tutti gli itinerari possibili, a scelta. Io viaggio, per questo leggo, ma a volte mi piace anche l'itinerario fai da te.
Per questo scrivo.

RECENSIONE

L'autunno avanza con passo leggero è l'ultimo libro di Elvira Delmonaco Roll; una raccolta di racconti e poesie che presenta sia storie molto vicine ai testi precedenti dell'autrice, sia altre decisamente più sperimentali.

Il testo è diviso in tre parti: Nel paese della memoria, Nel paese del mito e del male, Nel paese della natura e della fantasia. Questa struttura, egregiamente spiegata nell'introduzione dell'autrice, permette di vedere ancora di più le differenze tra i componimenti che le popolano.

La prima parte, Nel paese della memoria, è quella che richiama maggiormente alla precedente produzione letteraria dell'autrice.
In essa sono il territorio e l'ambientazione (il Molise e il borgo di Pietracupa nello specifico) ad essere il fulcro di ogni racconto.
Ogni storia rappresenta tradizioni, superstizioni, leggende, storie tramandate, valori persi e anche guadagnati nel tempo.
Sono tutti ricordi e storie ispirate da eventi reali o da storie tramandate e conosciute dalla scrittrice e, per questo, fanno respirare al lettore un'aria di autenticità. Le descrizioni sono vivide e multisensoriali: si sente l'odore del pane appena sfornato, si sentono i bambini correre e si vede il paese vestito a festa per la messa domenicale.
Centrali sono le figure femminili che risentono della discrepanza tra i generi e che vorrebbero invece vivere una vita diversa da quella che è loro destinata.  
Elvira Delmonaco Roll ci ricorda, ad ogni riga, che per le donne poter studiare e lavorare non è sempre stato normale. Ci sono state vite in cui erano corredo, reputazione e il matrimonio a stabilire il valore di bambine, ragazze e poi donne, che non hanno mai potuto volere altro.

Le storie di questa prima parte (che è anche la più lunga e rappresentativa della raccolta) sono tutte assimilabili e vicine tra loro, sebbene rappresentino storie anche molto differenti. In alcuni casi tra due storie il collegamento è anche diretto.

Moltissimi dei racconti di questa parte nascono da informazioni (anche bibliografiche) o accadimenti documentati ben precisi che vengono spiegati alla fine di ogni storia.

In questa prima parte il racconto che più mi è rimasto impresso è "Lorenza", una bambina, poi donna, chiamata "maschiaccio" dal paese e disperazione della madre e delle sorelle per una sua peculiarità davvero vergognosa: anziché imparare i lavori domestici Lorenza ama leggere e studiare.
In generale, i racconti dell'autrice che presentano una protagonista femminile, di qualsivoglia età, sono talmente vivide da non riuscire a lasciare indifferenti.

La seconda parte, Nel paese del mito e del male, è quella più inaspettata.
Sebbene già nella trama di La Morgia indiscreta l'autrice parlasse di un presunto omicidio, era impossibile immaginare come la stessa penna ricca e foriera di valori e tradizioni antiche potesse al contempo entrare nella mentalità del Male più estremo.
In questi racconti lo stile cambia molto, così come il linguaggio, che diventa anche più forte, aprendo ad un mondo completamente diverso e facendoci entrare anche nella mente dei colpevoli stessi.
In questa parte troveremo anche dei famosi miti rivisitati. In questo caso la narrazione cambia ancora, trovando un timbro maggiormente lirico che aiuta ad entrare ancora di più nell'atmosfera mitologica.

La varietà in questa parte è, perciò, maggiore. Da una storia all'altra cambiano profondamente sia stile che trama e ogni nuovo inizio rappresenta una sorpresa.

In questa seconda sezione il racconto che più mi ha colpita, proprio per la distanza dalla caratterizzazione dei personaggi a cui l'autrice ci ha abituati è stato Snow Job, in cui degli agenti stanno interrogando un sospettato al riguardo di alcuni omicidi efferati.

La terza parte, Nel paese della natura e della fantasia, mostra un'ulteriore capacità della scrittrice: calarsi nei panni degli animali o della natura.
Qui troverete rappresentati sia i rapporti tra gli umani e la natura/gli animali, sia i rapporti che animali e piante hanno tra di loro.
Potrete dunque conoscere il carattere del limone, tifare per una gazza ladra o anche scoprire l'esistenza del Dio Coccodrillo.
Questi racconti fanno riflettere molto sia sul rapporto uomo/natura ma anche sull'essere umano in generale. Infatti, le espressioni che possono risultare simpatiche e strappare un sorriso sulla bocca di un cappero ribelle, possono invece raccontare qualcosa di serio e profondo al di fuori della metafora.

Anche in questa parte, diversa dal resto della produzione dell'autrice, i racconti variano sia nella cifra stilistica che nelle trama, narrando sia di eventi quotidiani sia rientrando nuovamente nel mito. 

In quest'ultima sezione cito come preferito il racconto Nel giardino, in cui un limone rigoglioso e felice verrà minacciato da un nuovo arrivo.

In conclusione, Elvira Delmonaco Roll è un'autrice che riesce sempre a colpire parti di me che, in genere, rimangono ben coperte.
Avverto il suo stile come autentico: mi sembra sempre che riesca ad ottenere l'equilibrio perfetto tra messaggio e verità, senza mai asservire l'uno all'altro.
Avevo pochi dubbi che potesse non piacermi nella prima parte, quella più "tradizionale", ma mai mi sarei aspettata di trovare qualcosa di altrettanto speciale anche nelle altre storie che, seppur completamente diverse, dimostrano tutte di non poter appartenere, come penna, a nessun altro. Io che ho letto molti thriller e romanzi horror non ho mai provato l'esperienza che mi ha lasciato Snow Job, che pure ha una trama noir ma che con il genere non centra assolutamente nulla.

Insomma, io credo molto in questa autrice, conosciuta e letta per collaborazione ma apprezzata da lettrice "fan" e gli unici aspetti negativi che ho potuto riscontrare sono stati:
- il disequilibrio tra le parti, che sono state scelte ottimamente nella divisione ma che rappresentano con pochi racconti le ultime due. Inevitabile avere voglia di leggere altro e di approfondire anche queste due nuove anime appena scoperte.
- la cura del testo che è molto buona ma non perfetta (pochissimi refusi che non rovinano la lettura).
- l'introduzione, in cui viene spiegato molto bene il testo ma in cui viene detto che un romanzo può piacere solo se si verifica la corrispondenza d'amorosi sensi tra lettore e scrittore/scritto: voglio pubblicamente dire all'autrice che i riconoscimenti ricevuti, le belle recensioni e i premi vinti sono frutto non solo di soggettività, che in Letteratura c'è ed è giusto che ci sia, ma anche perché è brava e si merita le belle parole che riceve e non le riceve per caso o per fortuna.

Non posso che consigliarla: la raccolta è molto varia e non ho parlato delle poesie perché è un ambito in cui non mi sento tecnicamente pronta. Sicuramente ci saranno racconti che vi piaceranno di più, altri che magari vi prenderanno meno. Non saranno però le storie raccontate a colpirvi di più, ma la firma dell'autrice, così chiara ma profonda, tradizionale ma moderna, da non poter lasciare indifferenti.

CITAZIONI

Avrebbe cercato un ruscello limpido in fondo a una valle e la protezione luccicante rupe di pietra bianca, nata dal mare e seminascosta dalle foreste ricche di selvaggina, di cui gli aveva narrato, nelle lunghe notti della sua infanzia, sua madre, la schiava germanica dalle bionde trecce. Morgia, la Splendente, l'aveva chiamata nella sua barbara lingua.

Pane! Era da tempo che non lo mangiava perché i contadini poveri come la sua famiglia non panificavano, destinando quel po' di farina che avevano allo scattone dei giorni di gran festa. per loro cera la pizza di granone che era buona, ma il pane era un'altra cosa!

Il fenomeno si ripeté ancora nel pomeriggio, avvertito da quasi tutti i paesani, eppure non suscitò nessuna preoccupazione e questo per due ragioni: la prima era che non si poteva definire terremoto quel lieve movimento, la seconda era che Sant'Anna avrebbe protetto il paese nel giorno della sua festa.

Cristina aveva imparato presto a nascondere il suo lato emotivo, accettando con spirito pratico il suo destino, uguale a quello di tutte le giovani donne del suo ceto sociale per cui il senso del dovere, una reputazione immacolata, la bravura nei lavori di casa e un minimo d'istruzione scolastica non erano che i gradini per raggiungere lo scopo finale che era quello di avere una casa e una famiglia propria dove avrebbe comandato su tutto, seconda solo al marito.

Annuì e si strinse a lei nascondendole il viso sulla spalla, aspirando il suo odore unico, fatto di tanti odori, il suo odore di mamma.

«Quello che è troppo è troppo!» dissero minacciosi, ma qui fermarono gli insulti, perché non si poteva dire apertamente a brave persone come quei poveri genitori che la figlia doveva avere qualche rotella che non funzionava per essere così scalmanata e maschile nei suoi giochi. Era diversa dalle altre bambine che giocavano alla casa e non davano fastidio e questo era quanto!

Quella bambina aveva qualcosa che non andava perché non era naturale per una femmina passare il proprio tempo coi libri invece di imparare le attività femminili.
«Chi se la prende una che preferisce i libri ai lavori di casa?» sussurrò una sera la madre, per non farsi sentire dalla figlia minore, che invece ascoltava e non avrebbe dovuto, perché non potè fare a meno di sentirsi ferita.

Per essere così attaccata ai libri deve avere un cervello da maschio, perciò non è colpa sua se non è capace d fare i lavori di casa e se non ragiona come una femmina. Se le cose stanno così, è inutile forzarla, tanto non cambia. Dobbiamo farcene una ragione e rassegnarci perché un marito di sicuro non lo trova e toccherà a noi sorbircela per il resto della sua vita.

Era spaventata perché sarebbe cresciuta da sola e mentre si allontanava dal paese, stringendo i pugni per farsi coraggio, sentì freddo nell'anima e una crepa che si aprì nel suo amore per la famiglia, sottile, ma profonda, una crepa destinata ad allargarsi fino a diventare incolmabile negli anni in collegio.

«Hai mai sentito parlare del mito di Anteo?» le chiese con la sua voce lenta, affaticata. «Anteo era un gigante, figlio della terra e del mare. Aveva la cattiva abitudine di sfidare gli uomini che attraversavano il suo territorio e una volta sconfitti, umiliati e privati del loro orgoglio, tagliava loro la testa e ne decorava il tempio del padre.

Poi hai mormorato «Perché io? Perché sono nato con queso destino?» e ho visto nei tuoi occhi la sofferta e passiva accettazione dei tuoi demoni e ho capito che dovevo fermarti, perché tu non ne saresti stato capace.

«Ma allora, se siamo in possesso solo di una verità relativa, se c'è la tua verità, Diocle, e la tua Clodio, come possiamo giudicare la colpa di Atteone e stabilire se è stata giusta la pena? La giustizia non è un corollario della verità?» chiese Alceste riaccendendo la discussione.

Non è colpa mia, non è mai stata colpa mia! pensava e cercava di scacciare i ricordi che affioravano nella zona buia dove li aveva nascosti.
Non è colpa mia!, si ripeteva. Non sapevo quello che facevo quando... e si lavava frenetico mentre decideva dove andare, dove nascondersi.

«L'esistenza del Senza Nome è dubbia» argomentò un piccione filosofo «perché una cosa è certa, non è possibile proteggere tutti in un mondo diviso tra prede e predatori, in cui o mangi o se mangiato. E questo porta inevitabilmente alla domanda: su che presupposti viene scelto chi deve mangiare e chi deve essere mangiato?».

«Imbelle presuntuoso! Non ti vantare di un potere che non hai. Non sai, essere ignorante, che io sono il dio Coccodrillo e che ho fatto nascere il fiume? Tu mi devi vittime e venerazione».
«Io sono l'Uomo e non riconosco alcun dio con il tuo nome. Se mai sei stato un dio, ora sei un dio morto, infimo tra gli infimi e i tuoi figli mortali faranno bene a temermi come hanno imparato a fare gli altri animali».

La verità è che quando non c'è nutrimento e spazio per tutti, la vita diviene una lotta e che mondo è mondo il debole soccombe. Per questo il rosmarino fa bene a soffocare la rosa, così delicata ed effimera che non è nemmeno capace di riprodursi.

QUARTA DI COPERTINA

L'autunno avanza con passo leggero racchiude, con coerenza e circolarità, prosa e poesia, scandite attraverso un viaggio che attraversa i paesi della memoria, della fantasia e del male. Così ritroviamo i luoghi molisani dell'infanzia, in cui si muovono personaggi che cercano una loro identità, una loro realizzazione, come quelli femminili, o elementi del mito e della natura, ritratti con profondità e potenza espressiva.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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