Forse si può arrivare a capirlo abbastanza per riuscire ad anticipare le sue mosse, ma in ultima analisi nessuno, né io né tu né nessun altro, potrà mai vedere ciò che vede lui quando guarda quei ragazzini, o provare quello che lui prova quando sfodera il coltello.
A volte si leggono libri per caso, altre volte si interrompe la lettura per qualche fatalità... È la prima volta che si verificano entrambe le ipotesi con il medesimo romanzo.
Come la maggior parte dei lettori, provo un'attrazione fatale verso le bancarelle dei libri usati a pochissimi euro, L'alienista è stato comprato così: 3 libri a 2€ era una proposta che non potevo assolutamente rifiutare! Dato che i miei acquisti, però, vanno a sommarsi ad una pila di almeno 300 libri che attendono la lettura, L'alienista ha dovuto aspettare il suo turno per altre due estati.
Ad Agosto 2017 l'ho, finalmente, prescelto come "libro da piscina", pensavo si trattasse di un thriller facilmente fruibile da poter leggere nei momenti di pausa tra un bagno e un altro: mi sbagliavo.
Quello che mi è parso chiaro da subito appena l'ho iniziato seduta al tavolino di Mirabilandia Beach è che questo romanzo non è affatto un thriller di quelli semplici e veloci, ma un po' superficiali, che sono adatti all'estate e alle letture svagate. L'alienista è qualcosa di più profondo ed interessante, anche se al suo interno presenta aspetti che, a parer mio, lo sviliscono e lo snaturano.
Il motivo per cui l'ho abbandonato fino ad oggi è meramente pratico: trattandosi di un libro usato e, probabilmente, mal tenuto dal proprietario precedente, il romanzo mi si è sfaldato tra le mani: ad ogni pagina che giravo quella stessa pagina usciva dal corpus del volume.
Ad oggi ho deciso di terminarne la lettura, conscia del fatto che, se avessi aspettato ancora un po', non mi sarei ricordata più i dettagli della trama e mi sarebbe stato impossibile leggerlo se non ricominciandolo da capo. Inoltre ad Aprile uscirà persino una serie TV su Netflix al riguardo, perciò terminare la lettura era assolutamente d'obbligo.
Dopo avervi raccontato la mia odissea per leggerlo, che spero possa farvi capire che in parte la piacevolezza della mia lettura è stata osteggiata da queste vicissitudini e che per questo forse l'ho apprezzato meno di quanto avrei fatto altrimenti, inizio la recensione vera e propria!
L'alienista è il primo libro che leggo dell'autore Caleb Carr, l'ho definito nelle tag un thriller storico, anche se per alcuni aspetti potrebbe appartenere al giallo o, persino al noir.
Ciò che mi ha colpita da subito di questo romanzo è lo stile; molto interessante e in linea con il periodo storico in cui l'autore lo ambienta.
Il linguaggio non è quello semplice di tutti i giorni ma Carr riesce a renderlo comunque facilmente fruibile e fluido. Piacerà più a chi ricerca qualcosa di maggiormente credibile rispetto a coloro che puntano sulla semplicità della narrazione a cui ci hanno abituati molti dei romanzieri contemporanei.
La struttura del libro è del genere che preferisco e, come lo stile, rimanda ai classici. Si tratta di memorie scritte da uno dei protagonisti del romanzo, in maniera retrospettiva rispetto alle vicende narrate. Quella delle memorie (o, in alternativa, del diario e dell'epistola) è una scelta narrativa che incontra sempre il mio favore perché, se ben sviluppata, rende più credibile la storia. Inoltre, è pienamente in linea con il periodo storico narrato; come se il libro non fosse stato edito nel 1994, bensì alla fine dell'800 o inizio '900, dove questa scelta letteraria era quasi d'obbligo.
Eravamo in una zona in cui non esistevano leggi, né umane né di ordine diverso, una zona che immancabilmente ci si lasciava alle spalle con sollievo.
Sin dall'incipit ci accorgiamo della scelta strutturale di cui vi ho appena parlato e anche della presenza all'interno della narrazione del personaggio di Theodore Roosvelt. Questa apertura è accattivante e ammicca al lettore: impossibile non interessarsi a quanto verrà raccontato per chi, come me, ama i romanzi storici e, dunque, apprezza che vi sia al loro interno una figura storica realmente esistita.
Sembra proprio che il paese intero, forse addirittura il mondo intero, non riesca a farsene una ragione: l'idea che Theodore Roosvelt se ne sia andato è semplicemente inaccettabile.
La trama del libro, in estrema sintesi, concerne le indagini non ufficiali riguardo ad un caso non trattato dalla polizia perché politicamente scomodo per la pubblica opinione: un serial killer di bambini entrati nel giro della prostituzione minorile.
Si tratta di una storia nuova, mai letta in precedenza (almeno da me) che si estrinseca in maniera ancora più particolare perché, essendo ambientata in un'epoca in cui la ricerca tecnologia non era affatto avanzata, i detective dovranno trovare l'assassino servendosi di approcci piuttosto inusuali.
È forte la rilevanza della psicologia oltre che del metodo deduttivo tipico dei gialli ma, nonostante questo non lo inserirei in questo genere perché più che all'utilizzo della logica, in questo romanzo ci si affida alle nozioni della psicologia studiata dal Dottor Kreizler, alienista protagonista della serie di cui L'alienista è, appunto, il primo volume.
Inizialmente ci si interessa facilmente alla storia e si viene letteralmente catapultati al suo interno, personalmente posso dichiarare di aver pensato dalle prime pagine che questo romanzo mi sarebbe piaciuto estremamente, non immaginavo di poter rimanere delusa con l'evolversi della vicenda.
Nello svolgimento, invece, cominciano a notarsi i primi aspetti meno convincenti.
Ciò che mi ha indisposta più di tutto sono stati i cliffhanger inseriti alla fine di ogni capitolo; capisco il voler accrescere l'attenzione del lettore, ma inserirli a bella posta ad ogni fine capitolo o quasi, è esagerato e controproducente se, al contempo, all'interno del capitolo si inseriscono, invece, ben più nozioni che avvenimenti.
L'errore di Carr è stata l'esagerazione, comportandosi sempre allo stesso modo ha attirato la mia attenzione potandomi a chiedere; "perché lo fa continuamente? Cerca per caso di nascondere qualcosa?"
Ed è lì che ho cominciato a scorgere il resto, ho distolto lo sguardo dal contesto storico che tanto apprezzavo e ho, finalmente, iniziato a guardare tutto l'insieme. È stato così che mi sono accorta che oltre alle ottime informazioni e al perfetto contesto storico, la trama faticava ad andare avanti, ho scoperto che effettivamente l'autore mi gridava ad ogni fine capitolo che sarebbe successo qualcosa ma, in realtà, accadeva ben poco e, così, la magia è svanita.
Non è un mistero che sia una persona piuttosto inquadrata: odio che ci sia confusione in un testo e Carr predicando bene (guardate adesso cosa succede!!) ma razzolando male (scherzavo, succede nel prossimo!) mi ha dato proprio questa impressione.
Ma ciò che accadde alla fine del mese ci riempì tutti di nuovo orrore; un orrore non cruento, bensì verbale, ma altrettanto spaventoso delle atrocità cui avevamo già assistito.
Nella parte conclusiva si ottiene tutta l'azione che avremmo potuto ricercare nel resto del volume; ho trovato questa parte meno convincente rispetto alla qualità delle informazioni utili ed interessanti inserite precedentemente, forse se Carr avesse scritto un saggio mi avrebbe coinvolta di più. Il finale è credibile e conclusivo, ma non affatto sconvolgente. Ci si aspetta esattamente ciò che succede, perciò non si rimane delusi ma, difficilmente, ci si stupirà di un evento in particolare.
L'ambientazione è tra le meglio riuscite che io abbia letto quest'anno: la New York del 1896 è talmente ben descritta da renderla reale. L'autore sembra avere una predilezione, probabilmente per rendere la forte valenza della critica sociale del romanzo, verso le dimostrazioni di ciò che è meschino, abietto e sgradevole. Le descrizioni, che siano di luoghi o di persone, scendono anche nei particolari più macabri, mostrandoci tutto ciò che c'è da vedere. Per quanto alcuni lettori potrebbero trovarlo un po' troppo forte, io l'ho apprezzato sotto questo punto di vista.
È, però, uno degli aspetti in cui Carr fuoriesce un po' dalla facciata imbastita per questa storia: in quel determinato periodo storico difficilmente un autore delle proprie memorie avrebbe moralmente approvato di scendere in dettagli così disdicevoli, si tratta, però, di una scelta condivisibile, che non ritengo un errore, solamente una sottigliezza che ho notato e ho voluto condividere.
Ma quando a New York fa davvero freddo e i rivoli di urina di cavallo ghiacciano sulla strada, anche gli spiriti meglio intenzionati capitolano.
Direttamente collegato al non succede nulla di cui vi ho parlato prima (provocatorio, perché ovviamente qualcosa accade, ma non errato perché non è assolutamente all'altezza di quanto viene dichiarato) c'è il ritmo.
È risaputo che io non amo le narrazioni particolarmente veloci perché le ritengo troppo superficiali; se non ci si sofferma su qualcosa il giusto tempo tanto vale non inserirlo nemmeno. In questo caso, però, ho avuto la sensazione contraria. Quasi l'autore non sapesse reggere una narrazione veloce e avesse inserito quei cliffhanger per aggiustare il tiro.
Il genere che si scrive, per me, è da rispettare, non si può cercare di creare la suspense di un thriller e poi accontentare il lettore inserendo qualcosa di più così raramente. Ancora una volta ribadisco che, secondo me, Carr sarebbe stato più comodo all'interno di una narrazione diversa; più lenta e meno mirata a piacere al pubblico.
Mentre dal punto di vista storico il romanzo è assolutamente encomiabile, da quello del thriller lo è decisamente meno, quello che ha del giallo (intuizione) e del noir (l'essere macabro) non basta per inserirlo in questi generi.
Per quanto il libro si imperni particolarmente sulla psicologia, è solamente il cattivo ad essere analizzato.
Complice il fatto che il punto di vista di cui disponiamo è quello di un uomo che ci racconta la storia successa quando era ancora un ragazzo (quindi meno esperto) e, per giunta, un po' superficiale, anche se intelligente, veniamo a sapere ben poco dell'introspezione dei personaggi.
Il protagonista in prima persona ha, spesso, questo limite; ci lega alla mentalità del narratore impedendoci di vedere al di là del suo stesso naso. Questo si può superare creando un personaggio particolarmente intuitivo ed osservatore, non è però il caso del nostro protagonista che non riesce neppure a capire ciò che per noi diventa persino palese. Ovviamente i tratti caratteriali di coloro che animano la storia sono definiti: è ciò che accade sotto alla loro superficiale facciata che rimane oscuro, per quanto riconosca che l'autore, in più momenti, abbia cercato di raggiungere anche quei punti più profondi, riuscendoci a piccoli tratti.
Ciononostante, in lui vi era qualcosa di estremamente inconsueto. All'improvviso capii di cosa si trattava: i denti. I suoi denti fitti, sempre scintillanti, sembravano scomparire dietro la mascella serrata e un'espressione che pareva di intensa rabbia, o di rimorso. Qualcosa doveva averlo scosso profondamente.
Per i diversi motivi elencati sopra, ho trovato difficile percepire l'atmosfera relativa alla suspense e alle diverse emozioni provate dai personaggi. Le frasi anticipatorie di eventi incredibili su di me hanno avuto l'effetto contrario; non mi incuriosivano più e rendevano deludente ciò che leggevo successivamente. Nelle poche scene d'azione era facile prevedere le dinamiche che si sarebbero sviluppate, perciò non ci si emozionava per le sorti dei personaggi.
L'ambientazione e le descrizioni, però hanno compensato queste mancanze perché mi hanno colpita così tanto da farmi vedere le scene della storia, rendendomi quindi più sensibile a ciò che succedeva, nonostante tutto.
È strano quanto tempo sia occorso alla mia mente per dare un senso a quell'immagine. O forse non è strano, dato che era così sbagliata, così fuori posto, così... aberrante. Come potevo aspettarmi di capire subito?
In conclusione, trovo che il libro avesse potenzialità maggiori che esse non siano state adeguatamente sfruttate dall'autore. Caleb Carr sembra voler occhieggiare sia alla narrativa più alta che a quella più commerciale, realizzando così una via di mezzo non particolarmente convincente. Se fosse stato uno scrittore non affermato avrei pensato ad una confusione al riguardo della direzione da prendere e, forse, non avrei sbagliato più di tanto. Personalmente non credo che leggerò altro di Carr (se non i suoi saggi) perché il romanzo di cui vi ho parlato oggi è lungo e non so se, tutto sommato, ne sia valsa la pena.
Lo consiglio solo a chi è interessato allo sviluppo storico e a come si potevano svolgere le indagini prima dell'avvento della tecnologia, se non siete esperti delle dinamiche del thriller potrete forse apprezzarlo maggiormente.
Ad Aprile su Netfilx uscirà l'omonima serie TV, io la visionerò e in seguito uscirà un articolo apposito sulle differenze tra romanzo e serie e sulle mie preferenze al riguardo.