TRAMA IN BREVE

La ricostruzione romanzata delle vite degli abitanti di Saint-Kilda, un arcipelago realmente esistente in cui generazioni di uomini e donne hanno vissuto nella totale autarchia.

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DEDICA

Per Angelica

EPIGRAFE

We can not return now
We can not return now

We have all gone over
We have all gone over

We are all sure-footed
We are all sure-footed

But we fall

Robin Robertson, Hirta songs

INCIPIT

"Non è più possibile."
Questa frase nella testa, come un'antifona da vecchia, che si volta, piroetta, torna ancora. Persino quando crede di pensare ad altro, alla pioggia che si avvicina, laggiù, dietro a Dùn, alla pecora che zoppica terribilmente da stamattina e che stiamo per lasciare qui, ai cani che dovremo annegare.

RECENSIONE

L'addio a Saint-Kilda è un romanzo del giornalista Éric Bulliard, pubblicato in Italia da 21Lettere.

Il libro racconta delle vicissitudini affrontate dagli abitanti di Hirta, isola principale dell'arcipelago di Saint-Kilda.
La storia di queste persone è particolarmente interessante da leggere perché, vivendo in un luogo isolato e impervio da raggiungere, hanno vissuto nella totale (o quasi) autarchia per molti, moltissimi, anni.

Nel romanzo l'autore ricostruisce non solo la vita della popolazione in generale, ma anche le diverse strade intraprese da alcuni di loro, compresi coloro che hanno deciso di abbandonarla alla ricerca di una nuova esistenza.
Per quanto, dunque, sia una ricostruzione, ciò che viene riportato è comunque credibile e basato sui dati effettivi raccolti dal giornalista tramite ricerche e informazioni raccolte sia da testimoni diretti che da altri libri scritti sull'argomento.

Al di là della tematica, di cui io ero totalmente all'oscuro e da cui sono stata immediatamente affascinata, l'aspetto più particolare del testo è la sua struttura.
Il libro è frammentario e si divide tra la ricostruzione di ciò che è successo nel passato e il racconto del viaggio che Buillard stesso ha fatto a Saint-Kilda.
Il lettore si troverà così ad affrontare nel medesimo momento l'immagine del passato e quella del presente del luogo raccontato, avendo una maggiore difficoltà di comprensione (inizialmente entrare nel testo può non essere semplice) ma anche un'amplificazione del fascino e dell'atmosfera percepita.
Non si fa in tempo a conoscere il luogo che già, vedendolo abbandonato, si viene sovrastati dal senso di vuoto e nostalgia.

Il libro è molto breve e si legge molto velocemente. La struttura complessa viene compensata da uno stile semplice e chiaro che riporta dati, racconti e considerazioni senza mai dilungarsi. Il ritmo di lettura perciò può essere molto veloce (non è improbabile finirlo in un'unica sessione di lettura), anche se per la densità di storie e fatti raccontati il lettore potrebbe sentire l'esigenza di leggerlo poco alla volta per poter assimilare tutto al meglio.

In conclusione, L'addio a Saint-Kilda è un libro su un argomento affascinante raccontato in un modo particolare: quest'ultimo aspetto potrà essere per il lettore un valore aggiunto – se si teme che una ricostruzione lineare possa annoiare o una difficoltà – se si desidera vederlo più come un saggio e si desidera il modo migliore per assimilare i concetti espressi, ma per nessun lettore potrà risultare banale.

Unico difetto è la brevità: probabilmente scrivere di più avrebbe portato l'autore a un testo meno vicino ai dati concreti, però la voglia di saperne di più e di conoscere una ad una le storie delle persone che hanno popolato l'isola sarà inevitabile.

Lo consiglio a chi cerca nella lettura l'opportunità di conoscere luoghi e situazioni inediti.

QUARTA DI COPERTINA

Il mondo ignorava la loro esistenza. Loro ignoravano l'esistenza del mondo. Fino al XIX secolo sono vissuti nell'autarchia, senza conoscere la scrittura né il denaro, senza gerarchie né leggi. Una storia vera che nel proprio paese ha già conquistato tutti, dagli studenti nelle scuole ai premi letterari. Il primo romanzo di Éric Bulliard, giornalista e critico letterario, ricostruisce le incredibili vicende di questo arcipelago abitato fino al 1930, quando i suoi ultimi trentasei abitanti chiedono di essere evacuati nella vicina Scozia. Raccontato con verve, ritmo veloce e leggero, e un approccio intimo e sincero, a tratti toccante e divertente. "Un'immagine, soprattutto, colpiva, che mostrava una dozzina di uomini dalle barbe rozze, spesso senza baffi, (...) Portano berretto e gilet, senza dubbio degli abiti della domenica, molti hanno i piedi nudi, (...) La foto, celebre oggi, si chiama Il Parlamento di Saint-Kilda. È stata fatta negli anni '80 del 1800 nella via principale, Main Street. Il nome sa di ironia, poiché si tratta della sola via, per quanto si possano così chiamare queste pietre disgiunte davanti a qualche casa allineata, dove gli uomini si riunivano per discutere dei compiti da ripartirsi durante la giornata. Potevano parlarne per ore, certe mattine. Niente capo, cosa volete. Niente orologio nemmeno, ad ogni modo. Era quello, il Parlamento di Saint-Kilda."

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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