La verità sul caso Harry Quebert

Di Joël Dicker

Bompiani

774 pagine

3,5/10

Consigliato: Ni

Contemporaneo

Narrativa

Giallo

Stand-alone

TRAMA IN BREVE

Marcus Goldman, in pieno blocco dello scrittore, torna dal proprio mentore, Harry Quebert, per farsi consigliare. Il ritrovamento del cadavere di una ragazza nel giardino dell'uomo, però, stravolge tutto.

DEDICA

Ai miei genitori

INCIPIT

Il giorno della scomparsa
(Sabato 30 agosto 1975)

"Centrale di polizia, qual è il suo problema?"
"Mi chiamo Debora Cooper, abito in Side Creek Lane. Credo di aver appena visto una ragazza inseguita da un uomo nella foresta."
"Cos'è successo esattamente?"
"Non lo so! Ero affacciata alla finestra, stavo guardando verso la foresta, e a un certo punto ho visto questa ragazza correre in mezzo agli alberi. Dietro di lei c'era un uomo... Credo che stesse cercando di sfuggirgli."

RECENSIONE

Voglio soltanto la verità. E voglio giustizia. La giustizia non è la somma di una serie di fatti: è una questione molto più complessa.

La verità sul caso Harry Quebert è il terzo libro pubblicato da Joël Dicker e primo suo romanzo che mi sono apprestata a leggere.

A brevissimo uscirà una serie televisiva con Patrick Dempsey nei panni di Harry Quebert.

L'ho letto tramite un gruppo di lettura da me creato e, questo, ha portato a due conseguenze piuttosto disastrose. Della prima vi parlerò quando tratterò l'argomento ritmo, della seconda, invece, voglio spiegarvi il più brevemente possibile sin da ora.

Forse avrete notato che su Leggo Quando Voglio i voti (tanto) negativi ci sono, ma non sono frequenti come quelli positivi, questo non è perché io sia particolarmente buona (molti emergenti avrebbero molto da dire su questo argomento!), ma perché effettivamente io detesto leggere qualcosa che non mi piace. Dunque, in genere, io porto a termine un libro solamente quando non mi dispiace più di tanto o se sono obbligata, per un motivo o per un altro, a leggerlo. I libri che abbandono, poi, non li recensisco, perché senza conoscere in toto una lettura non mi sento in grado di poterne parlare e mi sembra anche ingiusto farlo. 

La verità sul caso Harry Quebert è, purtroppo, rientrato nei casi di "obbligo di lettura"; il gruppo di lettura era il mio e, abbandonarlo, sarebbe stato del tutto sconsiderato. Il romanzo, però, è lungo quasi 800 pagine e ci ha occupato due mesi di vita, perciò, come capirà chiunque abbia mai letto qualcosa che non ha amato, è stata particolarmente dura affrontare questa lettura settimana dopo settimana. Questo mi ha creato grande pesantezza e, lo ammetto, anche del rifiuto. Per questi motivi mi rendo conto che, quasi sicuramente, mi scapperanno anche opinioni soggettive in questa recensione, perché sì, è una lettura che ho preso sul personale, anche se in negativo.

Ricordo che la mia opinione non è mirata a offendere nessuno, autore, editore o i lettori che lo hanno apprezzato, ma non avrebbe senso scrivere una recensione senza ammettere ciò che penso realmente, perciò, vi chiedo di non prenderlo come un giudizio ma come un'opinione legittima.

Ed ora iniziamo!

Pare evidente sin da subito che l'elemento principale di questo volume sia la sua struttura, su di essa è stato indubbiamente fatto un grande lavoro. Questo è l'elemento che ho maggiormente apprezzato del volume e, riconosco, che se il libro fosse stato scritto in modo diverso, ma seguendo questo schema, avrei potuto innamorarmene perdutamente e, grazie a questo, riesco a capire il perché sia piaciuto a così tante persone.

Prima di tutto la narrazione non è lineare, presenta al suo interno numerosissimi flashback indirizzati a periodi temporali differenti. I piani narrativi fondamentali sono quello che possiamo chiamare presente, in cui il protagonista si trova ad indagare sul caso Harry Quebert, quello del passato, in cui succedono effettivamente gli accadimenti legati al caso, e quello del passato remoto in cui viene raccontata la prima giovinezza del protagonista e del suo incontro con Harry Quebert. Questa struttura sfalsata ha una doppia funzione: aggiunge informazioni che non sono direttamente legate al caso "rimpolpando" il contenuto (altrimenti esiguo) della storia vera e propria e, soprattutto, aiuta ad aumentare la suspense perché, come è ovvio, il tutto viene inserito alfine di intervallare i momenti di effettiva scoperta della verità e di gettare discredito sulle diverse teorie appena avanzate.

Altro aspetto strutturale che viene apprezzato di questo volume è, certamente, l'antefatto di ogni capitolo. Prima di iniziare un nuovo capitolo, infatti, proprio sotto al numero che lo contraddistingue, troverete sempre alcune righe (talvolta pochissime, altre volte anche più di una pagina) in cui troviamo dei consigli di scrittura che il mentore del protagonista gli ha elargito in passato. I capitoli sono discendenti e scandiscono, dunque, un conto alla rovescia che mira ad arrivare al gran finale del romanzo.

L'elemento che, invece, mi ha stupita negativamente e che ha influenzato tutta la mia valutazione, è lo stile di scrittura. Piccolo disclaimer: nulla da dire, forse per la prima volta in assoluto in un romanzo che trovo scritto male, all'editore, che ha evidentemente fatto tradurre e ha curato l'edizione molto bene, in questo caso penso che il mio problema sia sorto proprio con quanto Dicker aveva intenzione di dire e quindi con la forma e il contenuto originale.

Parto a parlare di questo elemento, che sarà sicuramente causa del maggiore fastidio per i lettori che amano l'autore e che, ovviamente, non saranno d'accordo con me, con quello che per me è più facilmente riscontrabile: la poca verosimiglianza dei dialoghi. Ce ne sono alcuni (pochissimi) che non mi hanno, come si suol dire, "fatto storcere il naso", ma in tutti gli altri i personaggi (tutti) hanno un modo di interagire tra loro poco credibile e ricco di frasi fatte. Ho avuto costantemente l'impressione di stare leggendo una parodia di quello che, effettivamente, si dice nei classici film e telefilm gialli, ma anche in quelli d'amore più stucchevoli.

Anche nello stile i cliché, i modi di dire, il "si dice", le frasi ad effetto, coprono tutto ciò che non è trama vera e propria. Sono davvero numerose e per chi, come me, non le ama, è pressoché impossibile apprezzare anche solo una pagina di questo testo. Riconosco che alcune, se prese singolarmente, mi avrebbero potuto colpire maggiormente ma, inserite così "nel mucchio", sono state difficili da apprezzare e distinguere da tutte le altre. Ripetutissima è la formula "la vita è come...." con analogie sempre diverse.

Vi lascio alcuni esempi per far capire il mio punto di vista e farvi così scoprire, in caso non l'aveste letto, se potreste avere la mia stessa reazione o se, invece, potreste apprezzare questo aspetto.

StereotipiDouglas rispose con lo schietto buonsenso che caratterizza la gente del Midwest.

Pillole di saggezza: "Mi trovi pienamente d'accordo. La vita è una lunga caduta, Marcus. La cosa più importante è saper cadere."

Cliché sugli scrittori e sulla scrittura: Mentre riflettevo, mi sentii pervadere da una sensazione strana, che non sperimentavo da tempo: avevo voglia di scrivere. Scrivere ciò che stavo vivendo, ciò che stavo provando.

Frasi ad effettoE mi ero detto che una stella cadente era una stella che poteva essere bella ma per paura di brillare scappava il più lontano possibile. Un po' come me.

Ribadisco che non è solo la qualità, che in molti casi non corrisponde comunque a ciò che apprezzo, ma è soprattutto l'ingente quantità a fare la differenza.

Numerosissimi sono anche i cliffhanger a fine capitolo, cioè gli "ami" inseriti ad hoc per indurre il lettore a girare la pagina e avventurarsi nel capitolo successivo. Su questo, niente da dire, perché credo che siano necessari per un libro thriller, sebbene questo sia, secondo me, un romanzo che mira a qualcosa di differente dal genere.

Struttura e stile sono i due elementi che, secondo me, hanno maggiore influenza su tutto il resto del lavoro. Se lo si apprezzerà o meno è probabile che sarà deciso da uno di loro o da entrambi. Dunque il resto di cui vi parlerò sarà per me strettamente legato ad essi, specie allo stile perché, come non ho mai nascosto, per me è elemento fondante di ogni tipo di narrazione, anche quella di genere.

L'ambientazione geografica è prevalentemente Aurora, cittadina del New Hampshire, che viene raccontata dall'autore con grande completezza. 
L'ambientazione temporale copre molti decenni ed è sempre ben specificata con date e corredata da riferimenti storici (talvolta anche un po' approfonditi), che vanno dal caso Lewinsky all'elezione di Obama del 2008. 
Questo aspetto è ben fatto e, per chi non avrà problemi con la scrittura di Dicker, sarà uno degli elementi migliori del romanzo.

La trama parte da un'idea intrigante: viene scoperto il cadavere di una ragazzina, sepolto da molti anni, e il principale accusato è Harry Quebert, migliore amico e mentore letterario del narratore della storia. Inoltre, essendo il protagonista uno scrittore, scopriremo ben presto che La verità sul caso Harry Quebert non è altro che un metalibro, cioè presenta al suo interno frammenti degli ipotetici libri di cui si parla al suo interno.

Lo svolgimento segue uno schema tipicamente giallo ma piuttosto allungato e parecchio più corposo. Indiziato, interrogatorio, formulazione dell'accusa e scoperta sensazionale che scagiona totalmente quella persona, si seguono ciclicamente fino ad arrivare, finalmente, al momento del passato in cui viene svelato abbastanza da capirci effettivamente qualcosa. È anche chiaro fin da subito che il colpo di scena finale sarà qualcosa che cambierà tutte le carte in tavola.
È piuttosto chiaro che l'ingente mole di informazioni sia stata inserita per confondere il lettore e non fargli percepire la soluzione del caso (che, tra l'altro, in molte nel gruppo di lettura hanno indovinato, sebbene non in tutti i particolari), in mezzo a tutto ciò che viene raccontato di effettivamente rilevante ai fini della trama c'è ben poco, il resto potrebbe essere considerato utile per l'introspezione dei personaggi, ma presenta più fatti che concetti e, con me, non è riuscito nell'intento.

Se nella parte iniziale del romanzo ho apprezzato i collegamenti ideati per le diverse scoperte, anche se ammetto di averli indovinati quasi tutti, sul finale Dicker perde completamente la fantasia e comincia a far accadere cose coadiuvando il protagonista con una buona dose di fortuna (indimenticabile per me un indizio ottenuto basandosi su una frase che HQ sapeva che il narratore avrebbe urlato al mondo). Anche il colpo di scena, per quanto apprezzabile perché "ben costruito" nella teoria, è quanto di meno credibile possibile se inserito in un contesto di vita reale come quello progettato da Dicker. Io sono la prima che sostiene che la credibilità debba essere ricercata all'interno della narrazione e non basandosi sulla vita reale, ma in questo libro l'unica coerenza che ho trovato è stata l'esplicita volontà di intricare, confondere e poi sbalordire, e non mi è bastato. 

Ed ora, il ritmo di lettura. È stato chiaramente provato nel gruppo di lettura che nessuno di coloro che ha letto il libro lentamente e analiticamente sia riuscito ad apprezzarlo in toto. È, a detta anche di coloro che lo hanno amato, un libro che va letto in fretta, gustandosi i continui colpi di scena e senza troppa attenzione ad alcuni dettagli (i dialoghi, ad esempio, mi pare che non siano stati del tutto credibili per nessuno nel gruppo di lettura, nemmeno per chi l'ha apprezzato). Ora, i miei gruppi di lettura consistono nel leggere un tot di pagine alla settimana (in questo caso circa un centinaio alla volta) e poi di parlarne in un giorno prestabilito. Questo, ovviamente, è esattamente l'opposto di ciò per cui è progettato il libro che, come vi dirà chiunque l'abbia apprezzato tanto, se viene amato viene terminato in pochissimi giorni nonostante la sua mole.
Questo, quindi, è il secondo motivo per cui il gruppo di lettura in questo caso ha avuto un effetto tragico (non solo per me) sull'esito dello stesso. Fermo restando che dubito che io sarei mai riuscita a leggerlo velocemente, anche se mi fosse stato ordinato.

In conclusione, La verità sul caso Harry Quebert è un libro che mi ha fatto vedere un lato di me che davvero non apprezzo. Non credevo nemmeno di poter dare un voto così basso ad un libro editato e curato nella grammatica che, aggiungo anche se non c'entra con la mia valutazione, ha anche una copertina stupenda e una grafica accattivante. Trovo che l'idea da cui è nato lo scritto fosse ottima e che la struttura potesse essere vincente, ma la scrittura di Dicker è esattamente l'opposto di quello che ricerco e questo inficia profondamente credibilità, spessore dei personaggi e gradevolezza della lettura in generale. Non leggerò altro di questo autore proprio per questo motivo.

Aggiungo un'impressione ancora più scomoda ma che, se non la  inserissi, sentirei di avere occultato per codardia. L'impressione che ho avuto leggendo questo libro è stata quella di un autore che tenta di scrivere un romanzo di alta letteratura; gli elementi inseriti come la ripetitività voluta, il tentativo di guizzo stilistico, l'ironia celata di alcune frasi che sembrano voler giocare con il lettore, persino alcuni riferimenti che, se non sono completamente impazzita, sono collegati ad opere importanti, come Lolita di Nabokov, fanno pensare ad un obiettivo che vuole andare oltre a quello del voler scrivere un libro giallo o thriller, canonico. Di fatto, però, la scrittura in sé non è al livello di quello che a me è sembrato (probabilmente sbagliando) lo scopo dell'autore e, questa dicotomia mi ha certamente fatto apprezzare meno il volume. Dicker, insomma, qui esce dai canoni prestabiliti e, questo, è probabilmente il vero motivo per cui lo si può apprezzare (perché è diverso) o non amare (perché ricorda qualcosa a cui non riesce ad avvicinarsi realmente).

Se dovessi basarmi sulla mia singolare esperienza, ovviamente, non lo consiglierei. D'altro canto questo libro ha convinto tantissimi tipi differenti di lettori e, per quanto io ne abbia un'opinione piuttosto netta, non penso proprio di poter avere la presunzione di sconsigliarlo a chiunque. So per certo che a molti piacerà, perché, di fatto, è un libro molto amato. Però mi permetto di consigliarlo solo a chi vuole leggere un libro di genere (per me più giallo che thriller) per puro e semplice intrattenimento e con velocità, magari sotto l'ombrellone.

CITAZIONI

Prima del caso che avrebbe sconvolto gli Stati Uniti nell'estate del 2008, nessuno aveva sentito parlare di Aurora. È una cittadina in riva all'oceano, a un quarto d'ora dal confine con il Massachusetts. 

Nella mia vita c'era solo Harry; e per me, stranamente, non si trattava di sapere se fosse davvero colpevole o no: la risposta non avrebbe cambiato nulla nella profonda amicizia che provavo per lui.

Quel risultato non mancò di impressionare i miei compagni e di attirare l'attenzione dei professori, e grazie a quell'esperienza mi resi conto che per essere formidabile era sufficiente confondere le idee al prossimo: in fondo era tutta una questione di apparenze.

Perché la mia ossessione di primeggiare sempre e comunque aveva pian piano superato ogni limite e, più vincevo, più avevo paura di perdere.

Si chiese quanti anni potesse avere. Era troppo giovane, era chiaro. Ma l'aveva conquistato. Gli aveva incendiato l'anima.

L'amore è molto complicato. È la cosa più straordinaria e al tempo stesso la peggiore che possa capitare. Un giorno lo scoprirai. L'amore può fare molto male. Questo non significa che si debba aver paura di cadere, e soprattutto di precipitare nella voragine dell'amore, perché l'amore è anche bellissimo ma, come tutto ciò che è bello, abbaglia e fa male agli occhi. È per questo che spesso, dopo, si finisce per piangere.

"Allora, questa è la regola 23, Marcus: scrivi solo fiction. Altrimenti vai incontro a un sacco di grane."

Io voglio solo divertire il pubblico. Fargli venire voglia di comprare un libro. Le persone comprano sempre meno libri, tranne quando trovano qualche storia morbosa che le ricollega alle loro pulsioni peggiori.

"No. È un bel quadro. È arte con la A maiuscola, e crea sempre un certo disagio. L'arte consolatoria è solo il prodotto della degenerazione di un mondo rovinato dal politicamente corretto."

"Non mi piace lo champagne. Serve a fare scena. La scena, Goldman, suscita il novanta per cento dell'interesse che il pubblico ha per il prodotto finale!"

QUARTA DI COPERTINA

Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito. Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo amico e professore universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più stimati d'America, viene accusato di avere ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora, sulle rive dell'oceano. Convinto dell'innocenza di Harry Quebert, Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua personale inchiesta. Marcus, dopo oltre trent'anni deve dare risposta a una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un romanzo di grande successo.

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