TRAMA IN BREVE

Venticinque racconti cinici, duri e spietati. La firma dell'autrice de La Trilogia della città di K. è ben riconoscibile e colpisce in ogni storia.

INCIPIT

– Entri, dottore. Sì, è qui. Sì, l'ho chiamata io. Mio marito ha avuto un incidente. Sì, credo che sia grave. Anzi, molto grave. Bisogna andare di sopra. È in camera da letto. Da questa parte. Scusi il letto sfatto. Sa, quando ho visto tutto quel sangue mi sono un po' agitata. Mi chiedo dove troverò il coraggio di pulire. Credo che alla fine andrò a stare da un'altra parte.

RECENSIONE

C'è qualcuno che non ho ancora avuto voglia di uccidere. 
Sei tu.

Agota Kristof, celebre grazie alla sua Trilogia della città di K., inserisce in questa raccolta di racconti gli stessi elementi della sua più celebre opera: cinismo, violenza, pessimismo, forza e esercizio di stile.

I racconti di questa antologia sono 25, sono tutti di poche pagine e presentano al loro interno trame molto varie tra loro: passiamo dal punto di vista di un bambino, a quello di uno studente, a quello di un uomo solo, a quello di una moglie appena divenuta vedova e arriviamo persino a quella della Morte.
Il contenuto di queste storie è talvolta concreto e tangibile, altre ineffabile e legato alle sensazioni o all'emotività, filo conduttore è sempre la durezza.

Però pensavo che la vita non potesse essere solo questo, vale a dire niente, la vita doveva essere qualcosa, e aspettavo che questa cosa arrivasse, la cercavo addirittura.

Non è solo ciò che è scritto a fare la differenza ma è anche, o soprattutto, il modo in cui l'autrice scrive, a renderlo unico. Le frasi sono brevi, forti, aspre e trasmettono tutto. È una voce senza pietà quella del narratore, sia quando è esterno che quando è interno. Lo stile è personale e riconoscibile. L'autrice ungherese, naturalizzata svizzera, scriveva in francese, seconda lingua mai imparata alla perfezione, eppure a dispetto di questo le sue frasi hanno un'efficacia incredibile.

Ho preso questa raccolta di racconti come una raccolta di poesie: come quest'ultima La vendetta ricerca nel suono delle parole scelte, nella sua ritmica e nel significato di ogni parola, la propria motivazione d'esistere. Non tutti i racconti sono chiari o facili da interpretare, ma tutti presentano al loro interno frasi e periodi che colpiscono. I finali, dunque, non sono sempre piacevoli. Talvolta il lettore ha l'impressione di aver capito tutto, altre, invece, avrebbe voluto un testo più lungo e chiaro.

Gli incipit, invece, svolgono sempre un ottimo lavoro: introducono al testo dandoci un'idea della situazione e del punto di vista senza mai svelare troppo. Spesso penserete di aver capito esattamente ciò che ci sarà scritto successivamente ma, di rado, avrete completamente ragione.

L'atmosfera è sempre ben tangibile: le emozioni che proverete saranno molto diverse tra loro e, talvolta, vi stupiranno.

Chiudete bene la porta. Io arrivo senza rumore, con le mani guantate di nero.

Solitamente io affronto le antologie, leggendo un racconto al giorno. Ho provato a farlo anche con questo volume, ma mi sono accorta presto che non era la scelta giusta. Questi racconti sono brevi, veloci e d'impatto: leggerne solamente uno limita la forza dell'opera, non dandoci la possibilità di sentirla completamente. Il mio consiglio è quello di iniziarlo e finirlo tutto d'un fiato (scelta fattibilissima perché le pagine sono poche e il testo ha molto respiro) e, poi, di rileggere solamente ciò che si ha voglia di risentire, riascoltare, riesaminare.

In conclusione, trovo che questa raccolta di racconti andrebbe letta da ogni lettore perché, anche se non necessariamente in ognuno di essi, di sicuro ognuno di voi troverà al loro interno qualcosa di diverso, che vi colpirà e, anche se in piccolo, cambierà. Ho letto che la maggiore critica all'antologia è che si tratta prettamente di un esercizio di stile: sono d'accordo, ma trovo che questo dovrebbe essere considerato il suo maggior pregio piuttosto che un difetto. Inoltre, il contenuto si queste storie è difficilissimo da trovare in altre opere di pari qualità letteraria, dunque, mi sembra ingiusto sminuirlo.

Appassionante! C'è gente che usa certe parole con grande facilità. Io non potrei mai parlare così. Ci sono un sacco di parole che non so dire. Per esempio: «appassionante», «esaltante», «poetico», «anima», «sofferenza», «solitudine» e così via. Semplicemente non riesco a pronunciarle.

Sicuramente non bello quanto La Trilogia della città di K. che trovo una delle opere più belle in assoluto, ma ottimo per riassaporare la durezza di Agota Kristof e ottima raccolta da sfogliare e risfogliare con velocità senza che il testo sembri mai qualcosa di già letto e sentito.

Consigliato.

CITAZIONI

Del resto stamattina mi sembrava tutto splendido. Mi sentivo alleggerita, liberata da un fardello che per tanto tempo...

Nessuno ha cuore di dirgli che treni per il Nord non ce ne sono più, che non ci sono più treni per nessuna destinazione.

Credevi che bastasse tenere gli occhi aperti perché la morte non potesse colpirti. Li hai spalancati fino al limite delle tue forze, ma la notte è arrivata, ti ha preso tra le braccia.

Il mio gesto umanitario fu ricompensato con sette anni di reclusione.

Mi sono ritirato per scrivere il capolavoro della mia vita.
Sono un grande scrittore. Ancora non lo sa nessuno, perché ancora non ho scritto nulla. Ma quando lo scriverò, il mio libro, il mio romanzo...

– Sì, ci vergognamo di te, – dicono i miei genitori.
Anch'io mi vergogno di loro. Non mi hanno comprato il fucile, quel bel fucile che volevo.

– Non guardo la luna, guardo il futuro.
– Il futuro? – dice l'uomo. – Io arrivo da lì. E ci sono soltanto campi morti e fangosi.

Avete già aperto una cassetta delle lettere vuota?

Approfittava di una tenda aperta, di una persiana chiusa male. Diventava un guardone. Un guardone di case. Non gli interessava la gente che ci viveva. Soltanto le case e le strade.

QUARTA DI COPERTINA

Personaggi senza identità, senza nessuna adesione al mondo in cui vivono, con una percezione distorta e allucinata che li induce a compiere gesti aberranti.
Delitti poco esemplari, come quello del ragazzo che uccide i professori piú amati per salvarli dalla crudeltà dei compagni, o quello della moglie che uccide il marito per farlo smettere di russare. I gesti estremi vengono compiuti senza alcuna estetizzazione, solo con estraneità, con la consapevolezza, o forse l'intuizione che le menzogne non possono essere perdonate, che le soluzioni arrivano e arriveranno sempre tardi.
Vite alla deriva che cercano ostinatamente di tornare a casa, di rivedere in faccia il proprio passato. Schegge narrative che raccontano un mondo mostruosamente duro, di fronte al quale domina il senso di estraneità e di smarrimento.

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