La memoria della cenere

Di Chiara Marchelli

NN

291 pagine

8,5/10

Consigliato: Sì

Contemporaneo

Italiano

Romanzo

Narrativa

Stand-alone

TRAMA IN BREVE

Elena e Patrick si traferiscono a Mézac dopo un evento traumatico. Il piccolo paese dell'Auvergne ai peidi del vulcano Puy De Lùg, però, riserverà loro molte sorprese.

Non era mio, ed era per quello che lo volevo. Un luogo che non somigliasse a ciò che non ero più.

DEDICA

Ai padri, alle madri.
A chi ricomincia.
E a Nicolas.

INCIPIT

Prima ci deve essere stato lo sguardo. Gli occhi di Patrick che sono diventati attenti, allarmati. Dopo ci deve essere stata la voce, il mio nome ripetuto: Elena, Elena. Il mio nome che Patrick pronuncia quando siamo in mezzo agli altri o per dichiarare la mia presenza nel suo mondo. Sapendo che corrisponde a me, e quindi a lui.

RECENSIONE

Ma adesso, in mezzo a questa oscurità, sotto il vento che batte in faccia e il cielo che si pulisce dalle nuvole del pomeriggio, mi  sento come ogni volta che sono immersa dentro il conforto di un affetto che cinge caloroso e certo: la voglia totale, limpida, assoluta, di essere sola.

Esce oggi (24 Gennaio 2018) per NN Editore un libro che ho potuto leggere in anteprima per voi: La memoria della cenere di Chiara Marchelli.

Il libro parla della storia di Elena, scrittrice che ha appena vissuto un'esperienza che le ha cambiato totalmente la vita e che l'ha portata riflettere su di essa. È un romanzo particolarmente intimista che non vede la trama (riguardante la vita di Elena e del suo compagno Patrick successivamente all'evento di cui vi parlavo) come perno del testo, bensì più come una metafora per spiegare ciò che sta succedendo alla protagonista. Da questo non dovete desumere però che non succeda nulla, anzi gli eventi raccontati riguarderanno sia l'ordinario che qualcosa di fuori dall'ordinario.

Attraversare tutti gli stadi dell'emorragia: angoscia, apprensione, speranza, domande. Sarei guarita? Sarei tornata quella che ero? Oppure menomata, paralizzata distorta? Aspettarmi.

La metafora è particolarmente evidente sul finale. Significativo ed importante ci regala la vera e propria chiave di lettura della vicenda. Al contempo, trattandosi di "un pezzo di vita" il lettore faticherà a chiudere il libro senza dispiacere, con l'impressione di abbandonare un'amica senza poter fare nulla per evitarlo.

L'incipit del romanzo si apre, invece, con l'evento negativo che ha poi cambiato la prospettiva della protagonista. Inizia subito, perciò, con una scena d'impatto, ben visibile nella propria mente. Veniamo catturati da subito nella vicenda.

Ciò che mi ha colpito maggiormente è stato lo stile di Marchelli. Il linguaggio è emozionale ed introspettivo ma non indugia sugli stati d'animo: le parole utilizzate sono scelte con cura per far capire e sentire ciò che l'autrice desidera trasmettere. Altro aspetto che dimostra la dimestichezza di Marchelli con le parole è la sua incredibile capacità di rendere al massimo concetti ed emozioni tramite l'utilizzo del numero più esiguo di parole possibile. Tutto ciò che può essere tolto ed è tipico della ridondanza e della pesantezza del linguaggio scritto viene eliminato a favore di uno stile più snello ed essenziale che si sposa totalmente con lo stato d'animo della protagonista e che diventa, grazie all'uso sapiente, ancora più significativo.

Siamo tornati indietro, penso ogni tanto. O forse soltanto io, che nella convalescenza devo ridurre tutto all'essenziale. Dicono sia imprevedibile. Non doveva succedere a me, quindi potrebbe riaccadere con la medesima illogicità. 
Ma io so perché.
Credo che esista una misura di saturazione oltre la quale non si può andare. Nei sentimenti, nei pensieri. Colmi quella misura e, se non ti fermi, il corpo si ferma per te.

Il ritmo di lettura viene equilibrato, dunque, dalla "staticità" della situazione, che è in crescendo ma che non procede a ritmo serrato, e lo stile che, per quanto pieno di significato, scivola leggero e senza intoppi. Essendo un libro che va interiorizzato va letto con attenzione, ma non ci sarà nemmeno un momento in cui risentirete della mancanza di colpi di scena (che non mancheranno del tutto).

Solitamente nei libri scritti in prima persona si corre il rischio di avere un'idea particolarmente completa del personaggio che funge anche da narratore, ma molto superficiale di tutti gli altri. Qui questo non succede. Elena conosce bene la maggioranza delle altre persone che ci presenta, dunque riesce a farcene un quadro completo, seppure di parte. Inoltre è una scrittrice e, in quanto tale, è abituata a scavare a fondo e a comprendere le persone più di quanto possa fare una persona "comune". I piccoli gesti e le idiosincrasie di ognuno di loro sono talmente curati da rendere impossibile, per il lettore, non riconoscere persone reali e conosciute nella propria vita che, effettivamente, corrispondono a uno o più aspetti caratteriali dei personaggi. Io stessa mi sono rivista in molti di loro, sebbene come sia normale, per molti altri aspetti mi senta totalmente diversa. Non è necessario, dunque, immedesimarsi in un unico personaggio, ciò che farà la differenza nella lettura è riconoscerli come persone realistiche, per cui proviamo intuitivamente emozioni che ricolleghiamo alla nostra realtà. Anche l'atmosfera, dunque, è chiaramente percepibile.

«Io negli scrittori ho una fiducia assoluta».
«E come mai?» ho chiesto.
«Per lo sguardo. Il vostro sguardo sulle vite degli altri».

La vicenda, flashback a parte, si svolge a Mèzac, in Auvergne, ai piedi del vulcano Puy De Lùg. Il tipico paese dalle esigue dimensioni in cui tutti conoscono tutti e in cui è impossibile che succeda qualcosa senza che lo venga a sapere ogni abitante. Questa ambientazione è la mia preferita in assoluto e, anche se ai "vicini" viene lasciato poco spazio, l'ho trovata ben resa e credibile. 

In conclusione, La memoria della cenere è un libro che definirei proprio "alla NN", perché come la maggior parte dei libro di questo autore che ho letto riesce a coniugare una cura straordinaria (estetica, grammaticale, strutturale ma soprattutto lessicale) ad una storia tipicamente "di pancia" che si percepisce come reale e che, dunque, tende ad emozionare. Inoltre, presenta al suo interno un grande equilibrio che rende il tutto fruibile sia per chi ama le storie emozionali ed introspettive sia per coloro che, come me, non amano che questo aspetto venga evidenziato con insistenza.

Questo è il motivo per cui lo consiglio a tutti: uomini, donne, giovani e anziani. È una storia che parla di vita e credo che possa (e dovrebbe) piacere ad ogni tipo di lettore. La qualità, poi, è indubbia, ma con NN Editore ormai questa è, per me, una garanzia.

CITAZIONI

Emorragia subaracnoidea per la rottura di un aneurisma dell'arteria comunicante anteriore, questo è stato.

Lo aspetto, il primo caffè del giorno è una cosa che fa lui. Una delle tante che devo lasciare agli altri. Ma gli altri ormai sono pochi.

A trecentocinquanta chilometri da Mézac cominciano le Alpi; dalla parte opposta, più o meno alla stessa distanza, c'è l'oceano. Noi siamo in mezzo, nel cuore del Massiccio centrale, dentro un bacino argilloso circondato da vulcani. Il territorio dell'Auvergne è complesso: vette appuntite, altipiani di lave, pianure.

Non lo sapeva, ma per me era importante. Da quando sono arrivata ho bisogno di sapere queste cose. Mi sembra che siano le solo con un senso che rimarrà.

A un certo punto ci siamo detti Partiamo, semmai si torna indietro. Sapendo benissimo che tornare indietro non sarebbe stato pensabile. Si torna indietro a vent'anni; alla nostra età no: la direzione va scelta e poi presa subito. Perché se fossimo rimasti là ancora, partire sarebbe diventato impossibile. Rimandare un'urgenza finisce con l'estenuarla, renderla una debolezza.

Succede di colpo, dicono, invecchiare. Ci si stupisce. Non sapevo che avrei perso il viso che davo per scontato. Si sta guastando prima di essere ciò che avrei voluto.

Però ha qualcosa dentro gli occhi, una specie di guizzo, la brace di chi non si è fatto ancora vincere del tutto. Un odore, più che una resistenza. Lei non lo sa, ma puzziamo di selvatico allo stesso modo.

E, siccome non posso tornare a un luogo intoccato dove ritrovare ciò che invece la mia famiglia e io siamo stati, perché quel luogo intoccato non esiste più, mi appoggio al suo. Ma non mi confondo: certe cose si possono avere – e perdere – una sola volta.

Il senso di nostalgia, acuto, la memoria del passato. L'unico tempo accessibile nel trascorrere delle settimane mentre il presente si costruiva, ancora senza fisionomia, privo di spessore, di appigli. C'è stato così tanto movimento in questo tempo verticale, mentre in superficie tutto era fermo.

Sono fasulle le storie di chi va via e dopo anni torna e si dice felice. Meglio lontani, a struggerci per qualcosa che si è lasciato indietro, che stranieri a casa propria. Non saremo mai completamente parte del luogo verso cui andiamo, ma non saremo mai più parte intima e incontaminata di quello che abbiamo lasciato.

Ciò che abbiamo lasciato non esiste. Si conserva nella memoria, nutre la nostalgia e, un anno dopo l'altro, muore.

Fortunata, fortunata. Io non c'entravo niente, ma sono stata fortunata. Potrebbe ricapitare, ho pensato per la prima volta: avrò di nuovo questa fortuna dei poveri, questo avanzo di benevolenza, oppure basta, ho esaurito la mia quota, e al prossimo giro si muore?

Sto per trovare il sollievo di quando riesco una volta ancora a trasferire il peso su di me: gli altri liberi, senza responsabilità, prendo tutto io. È mille volte più facile correggere se stessi che l'altro. Non si può lasciare se stessi, si può lasciare l'altro. Non è grandezza, è vigliaccheria: si rischia di rimanere soli.

QUARTA DI COPERTINA

Elena è una scrittrice, sa leggere le storie sui volti delle persone. Una notte, un aneurisma la colpisce nella sua casa di New York. Sopravvive, e insieme a Patrick decide di trasferirsi in Francia, nell'Auvergne, in un paesino ai piedi del vulcano Puy de Lúg. Durante la convalescenza, la mente di Elena arde di pensieri, di memorie interrotte, di sentimenti riscoperti, di attese e incertezze, come il magma che ribolle sottoterra, a pochi chilometri da lei. Quando i genitori vengono a trovarla per un breve soggiorno, il loro arrivo coincide con un'improvvisa eruzione del vulcano. E mentre una colonna di fumo, cenere e lava inizia a uscire dalla bocca del Puy de Lúg, i protagonisti si trovano bloccati tra le mura di casa, in un tempo sospeso che sovverte ruoli e sicurezze, paure e desideri. "La memoria della cenere" racconta di una rinascita, di un'anima che si rigenera, alla ricerca di un fragile, delicato equilibrio con le verità impassibili che governano la vita.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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