TRAMA IN BREVE

La lettera di Gertrud cambierà la vita di Martin Brenner. Genetista di successo dalla visione estremamente scientifica e oggettiva, l'uomo si ritroverà a riflettere su implicazioni umane, emotive e sociali di ciò che, fino a quel momento, aveva semplicemente chiamato "io".

DEDICA

A Titti

EPIGRAFE

Ah! Non sapevamo che fosse ebreo...
Nemmeno lui.
Romain Gary, La danza di Gengis Cohn

Vi schedano in categorie bizzarre di cui non avete mai sentito parlare e che non corrispondono a ciò che siete realmente. Vi convocano. Vi internano. Vorreste proprio sapere perché.
Patrick Modiano, Dora Bruder

INCIPIT

Polvere sei e polvere ritornerai.
Martin Brenner ripetè silenziosamente tra sé le parole che sua madre gli aveva chiesto di pronunciare per il suo ultimo viaggio, quello senza destinazione.

RECENSIONE

Cosa aveva da offrirgli il passato per decidere come vivere il futuro?

La lettera di Gertrud di Björn Larsson è un romanzo edito Iperborea che fa riflettere sul nostro concetto di identità.

La trama, infatti, vede il protagonista scoprire di avere un passato prima insospettabile (è proprio "la lettera di Gertrud" a svelarglielo) e da quel momento la sua vita cambia radicalmente. Scoprire qualcosa di noi che prima non conoscevamo cambia chi siamo? O cambia, piuttosto, chi decidiamo di essere?

In fondo si trattava di capire la natura umana, nella misura in cui una cosa del genere esiste, e con ciò dare qualche tipo di risposta alle domande sul bene e sul male, o, come la metteva Martin, su cosa spingesse gli uomini a opporsi ai propri geni per scegliere il bene piuttosto che il male, o anche solo – e non era già poco – a non scegliere il male.

Lo svolgimento del testo si focalizza non solo  sulla continuazione della storia, che vede una vera evoluzione del protagonista, ma approfondisce soprattutto la tematica principale attraverso la consultazione di moltissimi libri diversi. Sebbene il focus del testo sia principalmente su uno specifico argomento, che è quello dell'ebraismo, esso in realtà diventa un simbolo per l'invio del messaggio. Cosa rende "ebrei" e chi lo decide? E, altresì, cosa ci rende noi e chi ha il potere di etichettarci in un qualunque modo?

Era per dimostrare che poteva scegliere chi essere, senza curarsi delle origini e dei geni, che aveva deciso di studiare genetica e biomedicina? Per dimostrare a se stesso e al mondo che non aveva ereditato i valori e la personalità di suo padre?

Il protagonista, Martin Brenner, è un celebre genetista, perciò una delle persone più ferrate sull'individuo e sul suo retaggio genetico. Paradossalmente, però, proprio lui che lo fa di lavoro e che concentra gran parte del suo tempo ad approfondire l'argomento nell'ambito scientifico, non ha mai pensato alle conseguenze umane, emotive e sociali di ciò che può scoprire con le sue analisi. 

Gli altri personaggi, la figlia e la moglie, i colleghi (amici e nemici) fanno da sfondo al percorso solitario di Martin che, sia a causa della sua natura schiva e chiusa, sia per ciò che gli accade o che potenzialmente potrebbe succedere, tende a tenerli fuori dagli eventi, facendoceli conoscere in modo limitato ed estremamente parziale. Conosciamo e comprendiamo i sentimenti dell'uomo verso di loro ma al contempo non li sentiamo con forza, perciò può essere difficile riuscire ad essere coinvolti emotivamente nonostante la tematica sensibile.

Ma aveva dimenticato che si può scordare il grande amore e darlo per scontato, come se potesse continuare ad ardere anche senza combustibile finché morte non separi.

La struttura è, sicuramente, l'elemento che stupisce maggiormente: prima di tutto è impossibile inquadrare il testo in un genere specifico perché per certi versi può essere considerato un saggio ma è altresì vero che si tratta anche di narrativa, e, secondariamente, perché il punto di vista, ad un certo punto del libro cambia inaspettatamente, stupendo il lettore e facendogli presagire un finale differente da ciò che si sarebbe aspettato fino a quel momento e facendo comprendere anche alcune scelte narrative legate proprio all'empatia mancata che, così, diventano più chiare e coerenti.

A causa della doppia natura del testo, il ritmo non è particolarmente veloce: Björn Larsson ci ha abituati ad avventure di mare che, anche se molto introspettive, donano maggiore dinamicità alla lettura, mentre qui è l'approfondimento di un tema, studiato molto bene, ad avere la priorità e a rendere la parte centrale maggiormente densa e di lettura necessariamente più lenta per essere immagazzinata con consapevolezza.

In conclusione, La lettera di Gertrud è un'opera fuori dagli schemi che trova un punto d'incontro tra saggio e narrativa. Io, che della schematicità sento troppo spesso il bisogno ho sentito la mancanza della divisione tra le due parti e se fossero appartenute a due libri diversi sarei riuscita ad approcciarmi a loro in modo migliore. Nonostante questo trovo che sia un libro molto interessante e consigliabile, specialmente per l'approfondimento sul tema che, vi avverto, fa venire voglia di recuperare tantissimi altri testi al riguardo per poterli leggere in prima persona e scoprire, così, se la propria opinione coincide con l'impressione del protagonista.

Al Salone del Libro di Torino ho partecipato anche ad una conferenza su questo libro che ho cercato di riportarvi al meglio QUI.

CITAZIONI

Per lui la fede era come uno di quei salvagenti che si appendono sul bordo della banchina per dare un senso di sicurezza... finché non viene portato via da una mareggiata o buttato in acqua da adolescenti sbronzi un sabato sera.

Tra loro c'era come una pellicola, un velo sottile un vetro appannato, nel migliore dei casi una foschia mattutina che avrebbe dovuto dissolversi al sole nel corso della giornata. Ma non si era mai dissolta.

Suo padre, che non doveva più essere suo padre, era stato destituito dai suoi ruoli, cancellato dagli archivi della memoria, fatto a brandelli nel distruggidocumenti del cuore e gettato in pattumiera.

Se c'è qualcosa che ho imparato in tutti i miei vagabondaggi di gioventù, è che senza amore tutto il resto non conta nella vita.

E soprattutto di non preoccuparsi di cosa pensavano gli altri. Essere reattivi è una qualità, adeguarsi a fare come tutti, no. È solo una delle strade che portano alla mediocrità.

Sua madre aveva portato con sé nella tomba il senso di casa. Era stata la sua presenza a renderla viva e luminosa.

Leggeva molto, ma non le piaceva possedere libri. La maggior parte li regalava, spesso a lui, non appena li aveva finiti.

Perché guardare indietro per andare avanti? Non gli interessava capire com'era diventato quello che era, piuttosto se voleva continuare a esserlo. E la risposta in genere era no. O per essere più precisi: aveva una curiosità quasi infantile verso la persona che poteva diventare in futuro, e trovava noioso il pensiero di rimanere quello che era.

Negli ultimi tempi aveva capito che non si possono ottenere grandi cose se non si comincia da quelle piccole e apparentemente modeste.

Era un animale sociale, non un lupo solitario come lui. Chissà da cosa dipendeva, se dai geni o dall'ambiente.

Non che fosse un asociale. Anzi, voleva bene agli esseri umani, o almeno alla maggior parte, e faceva quel che poteva per il suo prossimo, ma doveva ammettere che la compagnia in cui si trovava meglio era la propria.

Non è facile oggi rendersi conto di quanto sia stato duro per i sopravvissuti trovare un senso nel continuare a vivere, tornati dai campi. 

È stato quello il maggior trionfo dei nazisti: riuscire a trasformare gli internati in non persone, incapaci di provare compassione, o anche solo di pensare al dolore e alle sofferenze altrui, per non parlare della capacità di amare o di sperare.

C'è gente fatta così, in grado di ingannare il mondo intero anche senza essere mai stata a scuola di recitazione.

QUARTA DI COPERTINA

È spargendo al vento le ceneri della madre che Martin Brenner, genetista all’apice di una brillante carriera, marito e padre felice, comincia a interrogarsi sul suo rapporto con lei: perché non prova un vero dolore, perché ha sempre sentito che un velo si frapponeva tra loro? Scoprirà il motivo in una lettera che lei gli ha lasciato: quello che li divideva era un segreto. Sua madre non si chiamava Maria, ma Gertrud, ed era un’ebrea sopravvissuta ai lager. Glielo aveva nascosto per proteggerlo, ma anche per lasciarlo libero di scegliere, da adulto consapevole, la propria identità e la propria vita. Ma qual è la scelta davanti a una rivelazione così scioccante? E cosa vuol dire poi essere ebreo? Con il razionalismo dello scienziato, Martin si getta in ogni genere di letture, ricerche, discussioni con l’amico Simon e il rabbino Golder, per poter decidere: tenere il segreto o accettare la sua ebraicità, sconvolgendo non solo la propria esistenza, ma anche quella della sua famiglia, nonché quel quieto rapporto di «reciproca indifferenza» che ha sempre avuto con Dio? Ed è davvero libero di scegliere o è in realtà costretto ad accettare una definizione che per un genetista, e ateo, non ha alcun significato, e un’appartenenza che non sente? Con la sua capacità rabdomantica di captare i grandi temi del presente e trasformarli in storie da leggere d’un fiato, Björn Larsson affronta uno dei grandi equivoci di oggi – l’identità levata a vessillo di divergenza e inconciliabilità e l’appartenenza come bisogno primordiale eretto a muro divisorio – per rivendicare il diritto di ognuno di essere guardato e giudicato per l’unica vera identità che abbiamo: quella di singole persone.

GRUPPO DI LETTURA

Su La Lettera di Gertrud ho fondato anche un Gruppo Di Lettura, l'abbiamo letto un tot di pagine alla settimana alle quali corrispondeva, ogni volta, una discussione.
Vi lascio in questa sezione i dati più significativi dati dai sondaggi fatti da tutti i partecipanti, durante l'ultima discussione.

Voto finale al libro:
- 8-8.5/10 (votato dal 33%)
- 6-6.5/10 (votato dal 33%)
- 7-7.5/10 (votato dal 17%)
- 5-5.5/10 (votato dal 17%)

L'ultima parte (quella della svolta strutturale di cui vi parlo nella recensione)
- Mi è piaciuta più di tutte le altre (57%)
- Mi è piaciuta quanto le altre (29%)
- Mi è piaciuta meno delle altre (14%)

Cosa ne pensate del finale?
- Bello (43%)
- Mi aspettavo altro (43%)
- Il finale "non c'è" (14%)

Elemento che hai preferito?
Struttura (29%)
Trama (14%)
Finale (14%)
Ritmo (14%)
Tutto (14%)
Altro (14%)

Elemento che hai amato meno?
Trama (29%)
Ritmo (29%)
Struttura (14%)
Ho apprezzato tutto (14%)
Altro (14%)

Il personaggio più apprezzato è quello della svolta strutturale, non dico altro per non anticipare nulla

Il personaggio meno apprezzato (72%) è Cristina, la moglie di Martin

Il 100% dei votanti NON si aspettava il cambio strutturale.

Il ritmo:
- È migliorato ala fine (72%)
- È medio (14%)
- Altro (14%)

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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