TRAMA IN BREVE

Ipnagogica è una raccolta di cinque racconti horror; diverse trame ed ambientazioni, stessa atmosfera da brivido. 

INCIPIT

La manina

Lo chiamavano Danny Manina per via di una malformazione alla mano sinistra.
Era più piccola di quella destra, e un po' storta, come una figura di cera rimasta troppo vicina alla stufa. Così la descrivevano quelli che dicevano di averla vista.

Una collezione di cattiverie

Io e Mauro avevamo lasciato la città già da tre anni.
Con l'arrivo di Domenico la famiglia si era 
allargata, mio marito aveva finalmente ottenuto la sua promozione, e pertanto avevamo abbandonato il nostro vecchio appartamento in affitto e comprato una casetta in periferia.

La porta

La vecchia fu la prima ad entrare.
Enzo era alle sue spalle, gli occhi rivolti all'oscurità oltre la porta. Dal modo in cui l'anziana donna esitava, c'era da pensare che qualcosa attendesse in agguato oltre l'ingresso.

Le facce bianche

Seduto alla fermata davanti all'entrata del parco, Flavio osservò a lungo la coppia madre e bambino aspettare l'autobus insieme a lui, domandandosi perché lei gli tenesse una mano sugli occhi.

Le memoria della polvere

Filippo e Serena avevano scovato una vecchia casa di campagna, a pochi chilometri dalla città di Casale Monferrato.
Era un posto meraviglioso, isolato ma non troppo. Sebbene fosse vicina alla città, giusto un paio di chilometri, la zona non era molto frequentata, a causa di una vecchia tragedia.

RECENSIONE

Ci sono solo ricordi dolorosi, in questo posto. Le persone sane li evitano, le altre ci perdono la ragione.

Più leggo le sue opere, più divento una Fedele Lettrice (mi perdoni King per il tradimento) di Christian Sartirana. Un autore che ho "scoperto" grazie al racconto La Gente della Marea e che ho riscoperto, con rinnovato entusiasmo con il racconto Le cose oscure.

Oggi vi parlerò, invece, di Ipnagogica, raccolta di ben cinque racconti, sempre dell'orrore, uno più bello dell'altro.

La mia idea iniziale era quella di parlarvi dei cinque racconti uno ad uno, in ordine di preferenza, ma mi si è presentato un grande problema all'orizzonte: non saprei proprio dire quale mi sia piaciuto di più o di meno! Quindi ve ne parlerò in generale, specificando se un elemento da me analizzato è particolarmente presente o assente in un determinato racconto.

In un romanzo o racconto Horror ciò che conta di più, per me, è l'atmosfera. Se quando lo leggo non avverto quel minimo di ansia e agitazione necessario a farmi immedesimare in ciò che accade ai protagonisti, difficilmente potrò considerarlo ben riuscito. Sotto questo aspetto la raccolta è praticamente perfetta; i racconti sono diversi tra loro e, quindi, possono colpire o meno a seconda delle paure, o dei gusti, del lettore, eppure in ogni storia si riesce a percepire quella sensazione che aleggia e non ci permette di stare tranquilli, come dovrebbe succedere in ogni racconto del terrore che si rispetti.

Ma c'era qualcosa, nell'aria. Un senso di sofferenza, opprimente e dilagante. Contagiava la luce, gli odori, ogni cosa. Anche me. Qualunque stimolo mi arrivasse ai sensi era inquinato da un senso di atroce spossatezza. Per un attimo mi parve che mi mancassero le forze e che quell'atmosfera, la casa stessa, me le risucchiassero.

Un altra particolarità che apprezzo molto, sicuramente a causa del fatto che sono cresciuta leggendo della Castle Rock di Stephen King, è che l'ambientazione dei racconti di questo autore sia spesso Casale Monferrato o le sue zone limitrofe. Sebbene in questo caso si tratti di un luogo realmente esistente che, tra l'altro, non ho mai visto, l'aspetto rilevante è per me che per un lettore di questo autore possa diventare più facile entrare nelle storie raccontate. Ormai quando inizio a leggere un racconto e leggo che l'ambientazione è questa, entro già nell'atmosfera giusta, come se fosse un luogo che conosco e che, in effetti, mi inquieta. 
L'ambientazione, però, non tiene conto solamente di questo, ma anche di tutti quei dettagli, estetici e sensoriali, che vengono descritti in ogni storia. Anche in questo caso Sartirana non delude, anzi, ciò che viene raccontato è esattamente ciò che ci serve per riuscire ad immaginare i luoghi in cui si svolgono le vicende, senza esagerazioni che potrebbero distogliere l'attenzione del lettore da quello che accade o potrebbe succedere.

Non voleva andarsene da lì. Sì, certo, il posto era un po' cupo. Ma si trattava comunque di una bellissima casa in mezzo alla natura. Era solo questione di farci l'abitudine.

Essendo una fan di vecchia data del genere horror, ho letto talmente tanti racconti e romanzi da diventare quasi un'enciclopedia vivente al riguardo. Per questo motivo mi è quasi impossibile leggere una storia horror in cui io non "riveda" qualcosa di già letto, perlomeno inizialmente. Le trame delle storie, perciò, per quanto interessanti, mi hanno attirata da subito ma non mi hanno stupita. 

Il loro svolgimento, invece, l'ha fatto. Sebbene le idee iniziali da cui si può partire alla fine siano limitate, sta poi nell'autore metterci qualcosa di proprio, che ti faccia capire che, sì, quel racconto te ne ricorda un altro, o forse anche altri venti, ma quello in particolare è speciale per un determinato aspetto. Sartirana riesce a convincerti in ogni storia, persino in quella che, in effetti, mi portava a ricordare un altro suo racconto: Le cose oscure. La verità è che c'è una bella differenza tra gli autori che, leggendo tanti racconti di un genere, decidono di scopiazzarli, e quelli che, invece, leggendo tanti racconti di un genere, ne sentono nascere di nuovi dentro di sé. L'autore di Ipnagogica fa indubbiamente parte della seconda categoria; ogni storia è sua e di nessun altro.

Gli incipit non sono tutti con effetto: in La porta, ad esempio, entra subito nel vivo, in Una collezione di cattiverie la prende, invece, da lontano.

Lo stesso non si può dire dei finali che hanno il giusto connubio tra mistero e comprensione che io personalmente apprezzo molto nei racconti del genere. Il vero orrore scaturisce quando una porta non è né del tutto aperta né completamente chiusa; quando qualcosa che striscia vicino a te, una volta chiuso il romanzo, potrebbe essere un mostro come qualcosa spinto via da un refolo di vento.

Un altro aspetto che fa capire il background letterario, nonché la bravura dell'autore, è il suo stile. Ciò che mi colpisce di più sono le descrizioni degli avvenimenti paurosi perché è veramente molto semplice, quando si parla di avvenimenti soprannaturali o, comunque, fuori dal comune, scadere nel ridicolo o, per paura di scrivere sciocchezze, rimanere troppo generici, non approfondendo a sufficienza. Nei racconti di Ipnagogica, invece, le descrizioni ci sono eccome e le parole scelte trasmettono alla perfezione sia il significato di quanto succede sia la sensazione che suscita quel determinato avvenimento nel protagonista.

Dita di delirio che strisciavano sulla sua pelle cercando la combinazione della sua identità. Si conficcavano sotto la nuca come vermi e poi scattavano in alto, tirando l'immaginario cursore di una cerniera.

Si tratta di una raccolta breve e ben ritmata, ogni racconto si termina molto velocemente grazie allo stile scorrevole e alla voglia di vedere che cosa succederà.

I protagonisti di ogni racconto sono ben approfonditi; non li conosciamo magari in tutte le loro caratteristiche particolari ma entriamo bene nei loro pensieri, sentendo, riga dopo riga, la loro crescente preoccupazione riguardo agli eventi che accadono loro.

Al di là della mano stramba, c'era qualcosa di molto più storto dentro di lui. Non lo si vedeva, perché lo nascondeva bene, forse anche meglio di come nascondesse la mano, ma c'era, e talvolta lo si poteva avvertire nell'aria introno a lui. Ricordava un po' l'odore di qualcosa che si disfaceva di nascosto, come uno di quei cadaveri dentro i muri dei racconti di Poe.

Gli altri personaggi non sono sempre importanti ai fini della storia e, per questo, non vengono descritti in maniera particolareggiata, in molti casi una maggiore descrizione avrebbe, anzi, potuto nuocere all'atmosfera generale, perché avrebbe reso l'aura di mistero meno tangibile.

In conclusione, trovo Christian Sartirana un autore promettente, uno dei migliori autori esordienti italiani che io abbia letto, per quanto riguarda il genere horror. Io che amo molto più i romanzi dei racconti sto sperando che prima o poi ce ne sforni uno!

Consiglio Ipnagogica a tutti; gli amanti del genere non potranno che apprezzare questo autore e, chi invece ha preconcetti al riguardo, avrà a disposizione un ottimo esempio di horror ben scritto. E se anche davanti a questa raccolta non riuscire ad apprezzare il genere ritenendolo ridicolo, ricordatevi che non siamo solamente noi a giudicare un libro, mentre lo leggiamo anche il libro giudica noi!

CITAZIONI

La manina

Pur funzionando benissimo, per lui era una cosa orribile, forse ancora più brutta che per gli altri. I quali, a conti fatti, la trovavano semplicemente curiosa, tutt'al più impressionante.

Un po' sentiva di capire sua madre. Il dolore era per lui un sentimento ben conosciuto. Lo custodiva dentro praticamente da sempre, assieme alla vergogna e alla paura.

Una collezione di cattiverie

Dal suo atteggiamento sembrava dovesse raccogliere dati per dare un giudizio sulla mia vita e la mia famiglia.

Non appena uscirono mi sentii subito meglio.
Di colpo mi sembrava di poter respirare, come se la casa si fosse liberata di un peso opprimente.

Eppure continuavo ad avere quella sensazione di pericolo, di disagio.

La porta

Enzo non avrebbe saputo dire il perché, ma in qualche modo condivideva la repulsione della donna. Tuttavia non era d'accordo sulla qualità del dipinto. Doveva infatti ammettere che, nonostante la banalità del soggetto, fosse dipinto con una certa, strana bravura.

L'oscurità che riempiva il vano era simile a quella che aveva intravisto dietro la porta del quadro. Era così densa che avrebbe potuto nascondere qualunque cosa.

Le facce bianche

Gli tornò in mente, all'istante, il tale dal voto liscio come un manichino che quel mattino aveva intonato un sermone proprio nella piazzetta della stazione, prima che la polizia lo allontanasse tra le proteste dei presenti. Parlava da prete, ma era vestito come una persona normale. Non sembrava neanche un testimone a dirla tutta...
Lo sguardo vuoto, la faccia molle. Di sicuro era pazzo.

Forse era la luce a disturbargli la vista. La via gli sembrava più desolata del solito. Incompleta.

Le memoria della polvere

C'era qualcosa di opprimente nella loro immobilità. Pareva dormissero un sonno disturbato e pieno di incubi.

"Perché? Non lo so, ma non credo sia a causa delle polveri. Forse è per qualcosa che le polveri hanno lasciato."

QUARTA DI COPERTINA

Cinque racconti horror che vi condurranno lungo le strade perdute del Piemonte da incubo di Christian Sartirana, dove si incrociano fantasmi di vecchi carri funebri, bambini con gli occhi cuciti, porte che si aprono su luoghi sbagliati, e mani deformi dotate di vita propria... "Creare incubi, distillare i succhi acidi delle nostre cattiverie, cercare il fascino freddo delle ombre più scure e malate, indagare la metà oscura di luoghi e anime, vedere la realtà (e in particolare quella della provincia italiana) con gli occhi acuti di chi, con la fantasia e le parole, sa comporre mosaici d'inquietudine e percorsi nella follia, nella fobia e nel terrore. Questo fa Christian Sartirana, e lo fa bene." - Eraldo Baldini

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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