TRAMA IN BREVE

Joséphine, donna per metà francese e per metà italiana, vive a Napoli e si mantiene creando manicaretti dolci e salati per alcune clienti. Il suo sogno, però, è quello di mettere a frutto le sue conoscenze in materia di antiquariato e di vivere grazie a ciòc he più ama. È proprio una sua cliente, ed amica, a proporle finalmente un lavoro che potrebbe aprirle la strada tanto sognata. Riuscirà la nostra protagonista a rinunciare al proprio pessimismo e a credere in un futuro migliore?

DEDICA

Alla mia più cara amica
Elena Auricchio

A mio marito
Umberto Amato

per il loro incondizionato sostegno
e continuo incoraggiamento

INCIPIT

«Joséphine! Joséphine!»
La voce di Serge risuona nel corridoio e il suo passo deciso stride sul parquet.
«Sei pronta?»
Non posso rispondere. Armato di matite, pennellini e rossetto, Francesco sta realizzando qualche intervento straordinario sulle mie labbra e mi fa cenno di non parlare. È già più di un'ora che il mio viso è nelle sue mani. Sta sfidando i miei difetti a colpi di giochi di colori e ferri del mestiere.

RECENSIONE

Il diario segreto di Madame B. è il libro d'esordio di Emanuela Esposito Amato, edito a settembre 2018 da Alcheringa Edizioni.

Si tratta di un romanzo che riesce a far convergere caratteristiche, solitamente molto lontane tra loro, in un unico testo, creando qualcosa di unico nel suo genere.

Con il descriverlo, voglio partire dalla sua struttura.

I piani narrativi sono due e si alternano nella narrazione senza seguire una regola prestabilita; sono stati inseriti dall'autrice in modo tale da creare al meglio una sinergia tra le due diverse storie. La prima, quella che potremmo definire la principale, ci presenta il punto di vista di Joséphine, giovane donna single che cerca di sbarcare il lunario con un lavoro culinario che, però, non corrisponde alle sue più grandi ambizioni. La giovane, infatti, è esperta di antiquariato e vorrebbe, più di tutto, lavorare indipendentemente in questo campo. Questo racconto è in prima persona presente e il punto di vista rimane sempre lo stesso.
La seconda storia, invece, è raccontata sotto forma di diario. La donna che lo scrive si chiama Delphine ed ha un carattere e ambizioni molto differenti. Le parti di testo dedicate a questo secondo piano narrativo sono facilmente individuabili, oltre che per la differente struttura narrativa, anche per la grafica con cui vengono rappresentate, infatti le parti di diario sono incorniciate da eleganti ghirigori che ce le segnalano anche sfogliando velocemente le pagine.

E non trascuro questo diario, dove trovo tregua alle mia angustie. Posso scrivere tutto quello che sento senza timore di essere letta, grazie al posto in cui lo nascondo, un cassetto segreto così ben celato che sfiderei chiunque a scoprirlo.

Anche la prima storia talvolta presenta strutture diverse dalla narrazione abituale, al suo interno infatti sono contenuti anche messaggi e email. Questi, però, consistono solamente in una piccola parte del testo, ben distribuita, e hanno la capacità di rendere ancora più scorrevole la narrazione. C'è, ad esempio, una parte in cui la giovane protagonista tenta di inviare una mail riscrivendola con approcci molto differenti tra loro: scena molto divertente, oltre che credibile!

I capitoli sono sempre brevi, non sono numerati ma si possono distinguere grazie ai differenti titoli. Le parole presenti nella denominazione del capitolo si ritroveranno anche all'interno del testo, facendo sempre capire il perché della scelta di quel nome piuttosto che di un altro, non sono mai eccessivamente anticipatori e talvolta presentano anche frasi, nomi o citazioni importanti, come il capitolo chiamato "Tanto gentile e tanto onesta pare", chiaro riferimento al verso di Dante Alighieri.

Ultimo aspetto strutturale da esplicitare è la sua linearità: mentre all'inizio e alla fine della storia principale vi sono due salti temporali necessari alle finalità della trama, tutto il resto del testo procede semplicemente scandendo chiaramente (anche se non esplicitandola ad ogni capitolo) ogni variazione temporale. In quella secondaria, invece, essendo essa scritta a diario, troverete sempre luogo e data di scrittura di quella determinata pagina, così come richiede questa particolare struttura narrativa.

L'ambientazione, sia geografica che temporale, è attenta e precisa in entrambi i piani narrativi.

Quello principale è ambientato prevalentemente a Napoli (ma fa più volte tappa anche in Francia) e si svolge nel 2013. 

Il centro storico di Napoli è brulicante di gente, macchine e motorini a qualunque ora del giorno – e della notte – per cui quando arrivo in via San Sebastiano, il fermento è vivissimo e tanto dinamismo aiuta il mio umore a passare dal nero deciso al grigio incerto.

L'autrice pennella (senza mai esagerare) anche il contesto socio-politico italiano, inserendo egregiamente i suoi personaggi all'interno di esso. C'è la crisi, la disoccupazione, trovare lavoro non è semplice: Emanuela Esposito Amato ne tiene conto anche per raccontarci la vita della sua protagonista che, infatti, vive in un momento lavorativo piuttosto precario.

Il 2013 si affacciava con auspici più incoraggianti e segnali positivi dai nostri politici. La ripresa, dicevano, poteva essere alle porte, a condizione che votassimo per loro. Risultato? Una continua alternanza di governi, tutti ugualmente presi dalla stessa dedizione ai lavori di alta sartoria: taglio delle spese e cucitura delle tasse. Da quando ho coscienza politica, che io ricordi, ogni governo sostiene che è colpa di quello precedente che non ha tagliato e cucito come si doveva. Bella roba.

Lo stesso accade nella parte secondaria, anche se in modo diverso, dato che le due donne che potremmo identificare come protagoniste hanno, senza dubbio, priorità e, dunque, pensieri, molto distanti tra loro. Non ci sono anacronismi (la seconda storia inizia nel 1840) e le differenze temporali si notano senza che esse debbano essere evidenziate in alcun modo.

Anche nello stile dell'autrice riscontrerete tantissime diverse caratteristiche, ben calibrate, che riusciranno a rendere la varietà del volume.

Il primo aspetto evidente è l'attenzione che Joséphine mette nel proprio linguaggio: le parole utilizzate anche nei pensieri tra sé e sé sono spesso maggiormente ricercate rispetto a quelle usualmente utilizzate dalle persone comuni, ma questo appare naturale sin da subito. Il suo modo di parlare è attento, ma sempre preciso (le parole utilizzate sono le migliori per esprimere il concetto che vuole rendere) e non dà mai una sensazione di falsità (talvolta gli autori, specie nei primi romanzi, tendono ad usare appositamente paroloni alfine di dimostrare la loro erudizione creando, però, un effetto pomposo e poco credibile, qui non accade). 

Ho cercato di sgretolare barriere di indifferenza, ma i detriti si ammassavano inerti, scorie impossibili da smaltire. Sbattevo la testa contro un muro di gomma e ogni volta il contraccolpo era il più doloroso.

Il secondo aspetto che noterete è che la protagonista è umana e, quindi, non è sempre uguale. Se da una parte, infatti, noterete l'attenzione che la donna dà al linguaggio, dall'altra vi apparirà evidente come nei momenti di maggiore emozione, le sue esclamazioni presenteranno maggiori espressioni gergali, dialettali o frasi idiomatiche. Questo è altrettanto normale e credibile perché, come tutti, Joséphine dimostra di avere un'emotività che si esplicita anche nel suo modo di parlare (che, comunque, rimane coerente e similare per tutto il testo).

Terzo aspetto che noterete è che il linguaggio non solamente ci racconta qualcosa della protagonista, ma anche di tutti gli altri personaggi. Ognuno di loro, infatti, nei dialoghi rappresenta sé stesso, con scelte di parole decisamente differenti tra loro. Sebbene questo tratto sia evidenziato non cade mai nel cliché e non appare forzato.

«Ma cos'è questa mania del cacchio di infarcire l'eloquio di termini stranieri?»

La narrazione denota anche l'ironia/verve della protagonista, che per quanto abbia un'indole pessimista non diventa mai cinica e riesce a raccontarci ciò che le accade e i vezzi degli altri personaggi senza mai deriderli, facendoci solamente divertire.

Lo ringrazio profusamente, lui si schermisce con un cenno della mano, come a dire "ma non è niente, che diamine, sono abituato a salvare tutti i giorni donne in difficoltà sotto a un nubifragio".

Grazie alle scelte narrative, le due introspezioni psicologiche maggiormente comprensibili sono quelle delle protagoniste delle due storie, Delphine e Joséphine, che ci fanno conoscere i loro pregi, i loro difetti e anche il loro modo di pensare ed agire. 

Lavoro in modo metodico, così risparmio tempo e fatica nelle varie fasi di elaborazione. Predispongo attrezzature e ingredienti sul piano di lavoro e do il via all'esecuzione.
Mi piacerebbe poter agire così anche su di me. Gli ingredienti di oggi sono indecisione, inquietudine, tentazione, paura di fallire, senso di inadeguatezza.

Anche se degli altri personaggi conosciamo esclusivamente l'impressione della narratrice della storia principale, riusciamo comunque a vedere al di là delle apparenze iniziali, grazie al carattere di Joséphine, sempre pronta a ricredersi in meglio e a non dare nulla per scontato.

La trama del libro è ben comprensibile e semplice da seguire, in moltissimi risvolti è anche facile da indovinare ma questo non pregiudicherà la voglia di continuare a leggere il romanzo, che io ho terminato in due giorni e che anche voi, sicuramente, finirete velocemente.
Il suo svolgimento, però, si arricchisce di complessità e vedrà la protagonista talvolta comportarsi o prendere decisioni totalmente irrazionali e apparentemente poco coerenti con il suo carattere. È lei stessa, però, a farcelo notare: lei, donna estremamente razionale si accorge di agire e pensare in modo estremamente sconsiderato. Come un essere umano, dunque, si concede la possibilità di sbagliare e di agire in maniera poco razionale e, se visto esternamente, meno credibile.

Questa volontà viene rappresentata anche dal messaggio del testo, desumibile da un'aforisma che diventa un mantra per Joséphine: Un pessimista è uno che crea difficoltà dalle sue opportunità e un ottimista è colui che crea opportunità dalle sue difficoltà. Sebbene la giovane sia portata al pessimismo, infatti, cercherà di cambiare questa sua natura e a credere in qualcosa di positivo, trascinata dall'istinto, contagiando anche il lettore.

Si tratta del primo libro di questo editore che leggo e ho trovato una buona cura, non impeccabile ma attenta.

In conclusione, Il diario segreto di Madame B. è un romanzo che si legge velocemente e facilmente come un chick lit, ma che porta con sé contenuti anche molto profondi. Inoltre, grande è lo studio e la conoscenza dell'autrice al riguardo di alcune nozioni di cui verrete a conoscenza durante la lettura del testo. Ho apprezzato in particolare i riferimenti ad alcuni classici della letteratura come ad esempio La signora delle camelie, libro che ho letto e che, ammetto, non avevo grandemente apprezzato e che ora, con le mie nuove conoscenze, sono sicura apprezzerò di più alla prossima lettura.

Lo consiglio sia a chi ha bisogno di una lettura leggera, sia a chi desidera imparare qualcosa. Il connubio raggiunto da Emanuela Esposito Amato è invidiabile e non semplice da ottenere e potrà rendere felice ogni tipo di lettore. Se amate i classici francesi o avete voglia di conoscerli meglio, non può assolutamente mancare nelle vostre librerie. 

Il volume è totalmente autoconclusivo ma l'autrice sta lavorando ad un seguito, perciò preparatevi a rincontrare Joséphine!

CITAZIONI

Per quanto mi riguarda, questi due anni resteranno ben fissi nella mia memoria. C'è chi ha la faccia tosta di sostenere che i momenti di crisi sono positivi perché ti inducono a far lavorare i neuroni per trovare una soluzione. Chi tocca il fondo può solo risalire? Io sono meno ottimista e dico che si può sempre raschiare e scendere ancora più giù.

Se c'è un aspetto che mi affascinava, quando mi occupavo di antiquariato, era proprio quello di immaginare quali e quante vite avevano condiviso quei mobili prima di arrivare tra le mie mani.

Avevamo tanto da dirci, ma non osavamo. E tutto restava sospeso e fluttuante fra noi. Quel languore che ci inebriava ci faceva appena pronunciare qualche banalità, giusto per non lasciare che il silenzio prendesse il sopravvento.

Quando sono turbata o ansiosa posso avere due tipi di reazioni opposte. O passo la notte in compagnia delle classiche giravolte smaniose, nel tentativo di trovare una tregua all'attacco di insonnia, oppure cado in una sorta di letargia, quasi volessi eludere riflessioni che alterano la mia tranquillità. Sì, lo so, è il tipico atteggiamento testa-sotto-la-sabbia, ma il mio subconscio deve pur difendersi.

Penso di dover trovare un'interpretazione che non sia filtrata dalla sfera razionale del cervello quanto piuttosto da quella più nascosta, difficilmente penetrabile, che a quanto pare alberga in me e chiede di essere portata alla luce.

Come sempre, sono l'inadeguata, la fuori luogo, l'aliena di un mondo che non capisco e mi avvilisce con il suo incomprensibile linguaggio.

Sembra addirittura dispiaciuto. O recita o è uno stronzo. In entrambi i casi il desiderio di allontanarmi da lui si fa pressante.

Era una speranza alla quale mi aggrappavo come un naufrago. Stavo affogando nella mia melma e ogni tentativo di tirare fuori la testa e respirare era sempre più arduo.

E invece niente.
Il cielo resta imperturbabile, opprimente nella sua immobilità. Vorresti quasi che il temporale si scatenasse e la facesse finita con l'attesa, a gli elementi decidono altrimenti e tu rimani lì, impotente, senza sapere cosa ti riserva quella coltre opaca gravida di pioggia.

«Ora sono un po' affaticata. Sai, alla mia età le emozioni devono essere assunte in dosi omeopatiche. La razione che mi hai somministrato oggi mi basterà per un bel pezzo.»

Quasi quasi comincio a scendere a piedi da Posillipo, e forse farò anche prima, visto che un bradipo è più veloce di un autobus napoletano alle ore di punta!

«È solo che non fai venire fuori il tuo sex appeal. Lo soffochi sotto una cappa di asfissianti preconcetti. Senza rendertene conto reprimi la parte migliore di te.»

Quasi nauseata dalle penetranti e costose scie di profumo che diffondo al loro passaggio, varco le soglie della Feltrinelli, dove almeno riesco a percepire il buon odore che emanano i libri. Mi dirigo spedita verso il settore 'classici' dove trovo una buona edizione a un prezzo conveniente della "Signora delle Camelie".

Come al solito, mio marito è beato nel vedermi così sollecita, così amorevole. Possibile che pensi davvero che la vita con lui mi soddisfi? Come può immaginare che le ristrettezze e la mediocrità in cui viviamo possano appagarmi?

Sono già le otto e venticinque, mi devo affrettare a telefonare, eppure qualcosa dentro di me non si arrende. I battiti del cuore sono ancora accelerati.

Ancora una volta ho cercato di essere come vorrei, cioè sciolta e disinvolta. E come sempre sono riuscita provocare l'effetto goffa e imbranata.

Liberi, per la prima volta, dalla presenza di altre persone.
Liberi da sovrastrutture, mediazioni, equivoci.

Non è mezzanotte, ma siamo in quell'ora soave in cui il sole tramonta e lascia una pennellata rosea nel cielo che pigramente si arrende al buio.

QUARTA DI COPERTINA

Dopo la perdita dei genitori, l'abbandono da parte del convivente e il licenziamento dall'impiego decennale di esperta antiquaria, Joséphine Bressi rispolvera l'arte culinaria per cui ha un talento innato e per sbarcare il lunario inizia a preparare manicaretti da recapitare a domicilio.
Durante una di queste consegne, la signora Cortese le offre la possibilità di tornare a occuparsi di antiquariato, coinvolgendola nell’arredamento degli interni di un lussuoso resort turistico. 
Tendenzialmente asociale e molto spesso maldestra, Joséphine si lascia convincere, ma questo significa che dovrà lavorare con l’altera, ostica e sempre perfetta Domitilla e soprattutto con Massimiliano, l’architetto giovane e attraente che si occupa della realizzazione del progetto e per cui sin da subito prova dei sentimenti contrastanti di attrazione-repulsione. Lui però sembra molto affiatato e in confidenza con Domitilla.
A complicarle ancor più la vita arriva l'immagine sfocata di una donna che le appare nello specchio di una toelettina francese di inizio Ottocento che fa parte del lotto di mobili antichi che ha scelto per il progetto.
Logica e controllata, razionale e fredda, Joséphine cerca di superare con la ragione sia l’impatto emotivo e gli strascichi che la visione ha su di lei, sia i contrasti e le incomprensioni con Domitilla e Massimiliano, ma la sua quotidianità sembra non avere pace, e durante il restauro, da un cassetto nascosto del secrétaire vengono fuori tre quadernetti e un dagherrotipo che ritrae proprio la donna dello specchio...

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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