Se volevo fermarmi mi avrei fermato, ma non ne avevo proprio mica voglia.
Huck Finn nel West è un romanzo di Robert Coover pubblicato, qui in Italia, da NN Editore.
Il libro può essere considerato un seguito dei due celebri romanzi di Mark Twain: Le avventure di Huckleberry Finn e Le avventure di Tom Sawyer.
Ovviamente non si tratta di un seguito "ufficiale" ma di una creazione dell'autore che ha deciso di ispirarsi alle due figure letterarie per creare un romanzo completamente diverso ma ad essi collegato.
I collegamenti, oltre per la presenza di alcuni dei personaggi dei due libri, sono dati da alcuni riferimenti delle storie raccontate negli stessi. Per la comprensione del testo non è fondamentale aver letto i due classici e, a meno che non si voglia nessun tipo di anticipazione sulle loro storie, è assolutamente fruibile anche separatamente. L'unico svantaggio di questa scelta potrebbe essere il non poter notare ogni riferimento ai due testi precedenti.
Ve l'ho segnalato come seguito "non ufficiale" per evitare che le aspettative si focalizzassero su un testo in qualche modo simile alle opere a cui si riferisce: mentre "Le avventure di..." sono due romanzi di formazione scritti in modo classico, Huck Finn nel West è più simile ad un western e ha un linguaggio sicuramente più sperimentale e complesso.
Nella prefazione del traduttore, Riccardo Duranti, ci vengono spiegate alcune scelte di traduzione che fanno comprendere la complessità dello stile e della sua resa in italiano: il racconto è in prima persona e il narratore è Huck Finn stesso, ormai diventato uomo ma non particolarmente colto e, perciò, ciò che racconta è volutamente sgrammaticato (il traduttore ad esempio racconta di aver volutamente eliminato ogni congiuntivo) e storpiato ("gnente" al posto di "niente" ad esempio).
Il primo impatto con il testo, perciò, può risultare difficile: bisogna abituarsi a questa narrazione ed entrare nella mente del suo protagonista. Una volta entrati, però, tutte le parole più utilizzate verranno immediatamente immaginate nel modo "Huckleberryano" e non solo non consisteranno in una difficoltà, ma ci si affezionerà anche.
L'ottimo lavoro di traduzione aiuta tantissimo in questo processo: il fatto che ogni parola venga ripetuta sempre nello stesso modo, anche se sbagliato, aiuta ad abituarsi al modo di parlare del protagonista e a rendere il linguaggio coerente con sé stesso. Le scelte linguistiche sono riuscitissime e gli "errori" rappresentati o i giochi di parole sono particolarmente credibili in italiano.
Robert Coover è un autore postmoderno e, se gli si approccia come tale, ci si aspetterà una narrazione complessa e atemporale. In realtà a parte nella parte iniziale in cui il racconto non è ancora iniziato ufficialmente, la quasi totalità del racconto rispetterà l'ordine cronologico o avrà digressioni evidenti e facili da notare.
Inizialmente la difficoltà potrebbe presentarsi perché la presenza sia di un narratore desueto che la non comprensione del piano temporale, unite, potrebbero creare confusione, ma superate le primissime pagine e dato il via alla storia ufficiale tutto si risolve e diventa anche troppo "semplice" rispetto alle potenziali aspettative di chi ha letto altro dell'autore statunitense.
Be', questa storia ha dentro un sacco di anni e di persone e io già sono partito col piede sbagliato e mi sono portato troppo avanti, perciò fatemi tornare indietro per raccontarvi di quella volta che mi trovai di fronte a quel matto di Deadwood, al suo vetusto archibugio e al sasso con l'oro, per poi cercare di raccontarvi tutto il resto.
L'ho indicato come seguito di entrambi i libri di Twain ma è bene specificare che, come si può desumere dal titolo, il vero protagonista della storia è Huck; Tom comparirà sia indirettamente sia direttamente ma rappresenterà più il contraltare del personaggio principale che un protagonista.
Huck Finn è un protagonista particolarmente riuscito: è rappresentato come un buono, non perfetto, ma che cerca di fare sempre la scelta giusta. La sua poca cultura è evidente e provoca simpatia ma non lo fa compatire o biasimare perché è chiaro che il nostro, non più giovane, protagonista non ha cultura a causa della sua formazione e non per una mancanza di intelligenza o voglia di conoscenza. Anzi, le riflessioni di Huck sono spesso profonde e mirano al punto focale di ogni storia, senza i se e i ma che le sovrastrutture della società avrebbero, invece, potuto costruire intorno alla sua verità.
Mentre negli aspetti culturali Huck non conosce molto (e ne è consapevole), in quelli quotidiani e della vita dimostra una capacità naturale ed immediata.
Il suo rapporto con Tom Sawyer appare poco egualitario: non solo lui pensa di essere "meno" dell'amico, ma anche Sawyer sembra concordare con questa conclusione. Questo, e molto altro che non voglio anticiparvi, concorre a farcelo vedere come personaggio negativo e antitesi del protagonista: l'uno puro e buono, l'altro calcolatore e bugiardo.
Mentre Huck rappresenta la natura, gli animali e l'istinto, Tom rappresenta la società, gli uomini e la loro legge. Sarà immediata la ricezione di un messaggio positivo pro Huck a discapito del più razionale, ma non altrettanto puro Tom.
Tom è come se vive sempre in una storia che ha letto in un libro e perciò sa sempre come va a finire e certe volte s'avvera davvero. Per me le cose non vanno così: succede una cosa, poi ne succede un'altra e alla fine aristò nei guai come al solito.
Nella storia sono presenti i due elementi più tipici del genere western: i cavalli, con cui Huck ha un rapporto bellissimo e una dote naturale, e gli indiani, vittime di razzismo nonché di violenza (e a loro volta fautori di violenza), ma rappresentati anche per i loro costumi, usanze, valori.
In particolare sarà il personaggio di Eeteh a colpire il lettore con le sue storie sulla creazione del mondo e sulla vita.
Nella lettura il rapporto che si instaura con il protagonista è crescente e sempre più forte: ci si ritrova ad emozionarsi per ciò che gli succede e, visto che è molto ingenuo, viene voglia di urlargli di stare attento, di svelargli ciò che non gli è chiaro. Non mancano le perdite, le sconfitte e i dispiaceri, che il lettore sentirà nonostante Huck, in barba all'apparenza, si dimostri un duro che non vuole mollare.
«Il problema, Huck, è che tu non sei mai cresciuto. Vivi ancora in un mondo di sogno che non esiste».
Importanti sono i riferimenti storici ad accadimenti reali; non prioritari per la storia ma molto utili alla contestualizzazione e alla comprensione del tempo che passa e dei cambiamenti che avvengono. La corsa all'oro è raccontata molto bene e, oltre nella mera descrizione, è resa anche dal punto di vista emotivo/psicologico di chi la viveva. La guerra civile ("sivile" per Huck) è invece più marginale, sebbene influisca sul viaggio del protagonista.
Quello che è successo qualche minuto più tardi è stata definita una famosa battaglia nei libri di storia e il generale ne ha ricavato un casino di gloria, ma battaglia è esattamente quello che la cosa non fu.
In conclusione, definirei Huck Finn nel West "un romanzo di formazione per adulti": sono presenti scene, linguaggio e complessità non adatte ai ragazzi e il protagonista è ormai un adulto, ma presenta dentro di sé quella bontà, ingenuità e amore che tipicamente si associano alla giovane età. L'autore è riuscito ad inviare messaggi molto profondi (contro il razzismo, ma anche su tantissime tematiche altrettanto importanti) senza risultare mai banale, ripetitivo o artefatto e, anzi, rendendoli divertenti e inaspettati.
Dicevano che lo facevano, così, tanto per difendere l'onore. Che mi sa che è la più peggiore scusa per fare qualsiasi cosa, con la possibile eccezione, chissà, di mollare una scoreggia.
Capita di rado che mi affezioni ai personaggi, protagonisti o meno, e invece con Huck è successo. Apprestandomi a leggere Coover mi aspettavo un testo "cervellotico" e stilisticamente "elevato" e, invece, mi sono trovata davanti ad una storia semplice, scritta in modo sgrammaticato e, comunque, ho trovato ciò che cercavo: un romanzo che ti fa innamorare pagina dopo pagina e che, una volta finito, ti fa rimpiangere di non avere altre pagine da leggere. Fa anche venire voglia di rileggere Le avventure di Huckleberry Finn/Tom Sawyer quindi se non ve li ricordate o non li avete letti potrete sicuramente recuperare anche dopo questa lettura.
Assolutamente consigliato: trovo che l'unico possibile scoglio possa essere all'inizio ma che, difficilmente, poi potrà non conquistare tantissimi tipi diversi di lettore.