TRAMA IN BREVE

Hannibal Lecter è di nuovo in libertà. Sono passati 7 anni dalla sua fuga e ancora non c'è traccia di lui. 
Clarice Starling deve trovarlo per poter salvare la propria carriera.

INCIPIT

La Mustang di Clarice Starling infilò rombando la rampa d'ingresso del Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms (Batf) in Massachusetts avenue. In ossequio alle leggi dell'economia, il Bureau aveva preso in affitto la sede del reverendo Sun Myung Moon.

RECENSIONE

Non tutti sanno che Hannibal è solamente il terzo libro della serie di Hannibal Lecter che conta, complessivamente, 4 volumi.
Io ho deciso di leggerli tutti e quattro prima di visionare film e serie tv, ma la mia esperienza fino ad ora non è stata molto appagante.

Non ho apprezzato affatto Il delitto della terza luna e ho ritenuto appena sufficiente Il silenzio degli innocenti. Nonostante abbia ormai capito che io e Thomas Harris abbiamo due idee contrapposte degli elementi fondanti di un buon thriller, mi sono intestardita e ho voluto iniziare anche Hannibal, in cui speravo, vista la maggiore presenza del cannibale più acculturato ed esteta della storia, di poter provare quella scintilla che ancora mancava tra me e l'autore.

L'incipit non riserva sorprese: si deduce che la protagonista del volume sarà Clarice Starling e lo stile è lo stesso che abbiamo imparato a conoscere nei due romanzi precedenti. Senza dire di che libro si trattasse, come faccio spesso, ho chiesto sui social se questo inizio promettesse bene o no: la percentuale di no è stata la più alta mai ricevuta, questo fa comprendere, secondo me, come la fama di autore e protagonista possano incidere sulla gradevolezza della lettura.

Lo stile dello scrittore, se non all'inizio, riserva sorprese lungo il cammino. Si percepisce che Harris in questo romanzo volesse salire di livello, donando ulteriore valore al suo scritto. Alla normale narrazione, infatti, vengono aggiunti molti elementi culturali e alcuni esercizi di stile. 
Ogni tanto il narratore si rivolge direttamente a noi, consapevole della nostra presenza. In questi momenti la narrazione passa dal passato al presente.
Per quanto, inizialmente, abbia considerato favorevolmente questo aspetto (una maggiore cultura è sempre la benvenuta), ho trovato che esso non si sia riuscito a fondere con la scrittura "solita" dell'autore, rendendo una narrazione "a macchie" che non convince pienamente.
Nei dialoghi lo stile utilizzato è sempre (o quasi) volgare, esplicito e fuori dalle righe. 

Un aspetto che contrasta totalmente con il mio gusto personale è la resa dei personaggi. In tutti i suoi volumi letti sino ad ora, ho avuto enorme difficoltà a ritenerli interessanti e, anche in questo caso, il problema si è ripresentato. Inizialmente li ho ritrovati anche con piacere, perché conoscevo già le loro pecche e quindi ero più preparata, ma la loro caratterizzazione (specie dei personaggi nuovi) riesce sempre a colpirmi in maniera negativa.
Non si può dire che Harris non sappia caratterizzare un personaggio: il problema è che ognuno di loro (con l'eccezione di Lecter) è sgradevole, ignorante, superbo, violento, volgare o meschino (o, il più delle volte, tutto ciò insieme). Nei suoi scritti nessuno, nemmeno la protagonista, ha un briciolo di quella che io considero umanità. Sono ben consapevole che in tutti vi siano anche aspetti negativi e io sono la prima ad apprezzarli se circoscritti, ma un intero libro di persone fatte così, ai miei occhi, diventa noioso, ripetitivo e, soprattutto, eccessivo.
Persino nelle frasi generali in cui l'autore vuole esprimere concetti che siano veri per tutti, non riesce a trovarmi d'accordo.

Oggi che la smania di rappresentazione ci ha resi insensibili alla volgarità e alle oscenità, è istruttivo stabilire che cosa ci sembri malvagio, che cosa colpisca ancora la viscida flaccidità della nostra rassegnata coscienza con tanta forza da risvegliare la nostra attenzione.

Unica eccezione è il vero e proprio protagonista della vicenda: Hannibal. Colui che dovrebbe apparire come il mostro della situazione diventa, ancora una volta, baluardo del buon gusto, dell'educazione e della cultura. Harris sottolinea molto questi aspetti per poi colpire il lettore grazie all'antitesi che si crea necessariamente con l'altro lato del "carattere"di Lecter, cioè il suo cannibalismo. Quasi come se, per bilanciare questi insospettabili pregi, si dovesse accorrere al concetto più ferale e disumano possibile.

In una persona, una caratteristica non cancella tutte le altre. Possono convivere fianco a fianco, le buone e le terribili.

Io non metto in dubbio che Harris abbia deciso consapevolmente di rendere i personaggi in questo modo.
È praticamente certo che le banalità, le volgarità, i continui cliché e le generalizzazioni ignoranti che fuoriescano dai dialoghi dei suoi personaggi e dai loro pensieri (vi rimando alle citazioni per averne un assaggio, seppur minimo), siano frutto di semplice fantasia e non coincidano affatto con il modo di pensare dell'autore.
Il motivo di questa scelta, però, continua a sfuggirmi.
Un libro con soli cattivi, per giunta privi di qualsiasi pregio, è per me un romanzo a metà.

Quando passò un furgone con l'insegna dei disabili, Starling si accorse che dall'interno la fissavano, ma gli afflitti sono spesso sfacciati, e hanno il diritto di esserlo.

La trama del libro si basa, questa volta, su Hannibal e la sua cattura.
A Clarice Starling, come sempre nei guai per la sua condotta, viene affidata la risoluzione del caso: trovare Hannibal e assicurarlo alla giustizia.
Il perché venga affidato alla pecora nera dell'FBI il caso più importante possibile è spiegato ma, secondo me, poco credibile.

Nello svolgimento saranno moltissimi gli elementi presi in considerazione: i punti di vista sono molti, i flashback della vita dei due elementi principali della storia (Hannibal e Clarice) avranno una grande rilevanza e, come già anticipato, l'autore si soffermerà molto anche su conoscenze storiche e culturali di vario genere, specialmente nella parte relativa a Firenze. Tutti questi aspetti riempiono quella che, altrimenti, sarebbe stata una trama scarna perché, effettivamente, non sono tante le vicende che si susseguono prima del finale.

Quest'ultimo è ciò che mi ha delusa maggiormente. Non posso specificare troppo, ma posso dirvi che nel finale ci sarà un avanti veloce di 7 anni e trattandosi di una chiusura poco credibile (ancora di più del resto della trama che zoppica in più punti) e anche poco soddisfacente, credo che sia inevitabile la conseguente delusione.

Il mio ritmo di lettura è stato lento, un po' per i gusti personali che non coincidono, evidentemente, con quelli dell'autore e un po' per la scelta di Harris di far diventare questo thriller in parte un romanzo storico/culturale/psicologico.
Credo che, proprio per quest'ultimo aspetto, anche coloro che hanno apprezzato le opere precedenti dell'autore, possano trovare maggiori difficoltà nel leggere velocemente quest'opera.

L'atmosfera percepita è altalenante. Harris conosce il suo mestiere e, nelle scene d'azione e di pericolo, riesce ad attrarre l'attenzione: i dettagli macabri, la violenza, gli aspetti scomodi da raccontare sono pane per i suoi denti.
Nei momenti che potremmo considerare normali, la totale mancanza di empatia con i personaggi mi ha impedito di immedesimarmi in loro e provare emozioni relativamente a ciò che accadeva loro e leggere i loro pensieri diventava sempre più difficile e sgradevole.
I momenti più belli vedono sempre Hannibal come protagonista e recuperano parte del carisma perduto dal resto della narrazione.

Ho voluto premiare l'ambientazione. Il romanzo si svolge in luoghi molto diversi tra loro ma, in una sua parte piuttosto rilevante, tocca Firenze. Le descrizioni della città ci sono e risultano anche interessanti: Harris prima di scrivere questo romanzo ha studiato e si è documentato ed è in questo aspetto che il suo lavoro si nota maggiormente. 
Anche nella descrizione degli altri luoghi, l'autore riesce a donarci una buona immagine delle scene del libro.

In conclusione, il talento di Thomas Harris nel creare personaggi disprezzabili è indiscutibile, mi riesce però ancora difficile capire se la mancanza di personaggi positivi o almeno apprezzabili, dipenda da un suo modo di vedere il mondo e le persone o da una scelta stilistica relativa alla sua opera. Per quanto mi riguarda un romanzo con personaggi così poco profondi, è sprecato: dopo averlo letto non mi lascia assolutamente nulla, se non il senso di insoddisfazione e il disgusto per alcuni elementi del genere umano.
Ho apprezzato e notato lo sforzo di innalzare il livello qualitativo del romanzo, ma trovo che esso, in questo modo, abbia due anime che non riescono a fondersi insieme e ciò rischia di creare confusione nel lettore. 

Come sempre, l'unico aspetto veramente positivo e che credo sia il motivo del successo della serie è il cattivo, ma difficilmente questo può bastare in 403 pagine.

Non lo consiglio perché la mia idea di buon libro è diametralmente opposta: vedere il genere umano come un coacervo di mostruosità è fortemente limitativo. La lettura dovrebbe aprire la mente, non chiuderla, indifferentemente dal genere che si sta leggendo.

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CURIOSITÀ

Come esempio, usò la genetica delle ghiandaie. Volano in alto nell'aria, tornano indietro in fila, poi calano verso terra. Ci sono quelle che scendono lentamente e quelle che scendono in picchiata. Non si possono far accoppiare due ghiandaie che scendono in picchiata, altrimenti i loro figlio piomberanno giù e andranno a fracassarsi a terra.

CITAZIONI

Il tarlo che distrugge è la tentazione di essere d'accordo con chi ci critica, il desiderio di ottenere l'approvazione. 

Credo che sia facile scambiare la comprensione per empatia... abbiamo talmente bisogno di empatia. Forse imparare a operare questa distinzione fa parte del diventare adulti. È difficile e sgradevole sapere che qualcuno può capirci senza nemmeno provare simpatia per noi. E quando questa comprensione viene usata come strumento per depredarci, è ancora peggio.

Esiste un'emozione comune che tutti riconosciamo ma alla quale non abbiamo ancora dato un nome: la felice anticipazione di poter provare disprezzo per qualcuno. 

Abituati come siamo alle maschere, il trauma della sua visione è ritardato. Lo choc arriva quando ci si rende conto che quella è una faccia umana dietro cui c'è una mente. E allora ti agghiaccia con i suoi movimenti, con l'articolazione della mandibola, con il girare dell'occhio per osservarti. Per vedere la tua faccia normale.

Spesso le scelte di Dio, nell'infliggere il dolore non ci sono comprensibili, né ci sembrano soddisfacenti, a meno che non sia l'innocenza a offenderlo. Ci pare evidente che Egli abbia bisogno di un qualche aiuto nel dirigere la furia cieca con la quale fustiga la terra.

Notte nel cuore di Firenze, l'antica città sapientemente illuminata.
Palazzo Vecchio, che domina la buia piazza della Signoria, rischiarato da fasci di luce, di chiara concezione medievale con le sue finestre ad arco, i merli simili a fuochi fatui e la torre campanaria che svetta nel cielo.

È in questo momento, quando scatta la connessione, è in questo spasmo sinaptico di completezza, quando il pensiero sfreccia lungo un fusibile rosso, che godiamo del nostro più grande piacere.

Il governo italiano si muove lentamente, ma presto la mannaia sarebbe calata.

Come vi comportate quando vi rendete conto che l'onore è una moneta senza più corso? Quando siete arrivati a credere, come Marco Aureli, che l'opinione delle generazioni future non avrà più opinione di quelle attuali? Resta possibile comportarsi bene? È desiderabile comportarsi bene?

Aspettiamo sempre un po' di tempo, prima di prendere una decisione, per rivestirla di dignità, per considerarla il ponderato frutto di un pensiero razionale e consapevole. Ma le decisioni sono fatte di emozioni intrecciate, spesso sono più un ammasso informe che una somma di cose.

L'uomo aveva l'accento sardo. Bene, probabilmente sapeva il fatto suo.

A volte, il dottor Lecter coltivava l'illusione di poter sentire gli odori attraverso le mani, le braccia e le guance, di poterli annusare con la faccia e con il cuore. Di esserne addirittura soffuso.

Per anni, aveva letto le riviste di moda di nascosto, come se fossero state pornografia. Ora cominciava ad ammettere con se stessa che in quelle immagini c'era qualcosa che sollecitava in lei una sorta di famelica avidità. Per la sua struttura mentale, improntata dagli insegnamenti luterani a lottare con il tarlo della corruzione, era come cedere a una perversa delizia.

– Hai o non hai paura di Lecter? Sarà bene che tu ne abbia, almeno un po'. –
– Sai che cosa fa realmente paura, Ardelia? Ascoltare qualcuno che ti dice la verità.–

Si accorse che nella stanza c'erano troppi fiori: doveva aggiungerne degli altri perché tornasse l'equilibrio. 

QUARTA DI COPERTINA

Sono passati sette anni da quando il dottor Hannibal Lecter è evaso. L'agente dell'F.B.I. Clarice Starling è decisa a ritrovarlo, e per farlo gli offre la più raffinata e innocente delle esche.
Una nuova discesa negli oscuri meandri di una mente criminale, in compagnia dell'autore de Il silenzio degli innocenti. Uno dei massimi casi editoriali degli ultimi tempi.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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COMMENTI

Locke

07:41 - 23 giugno 2018

[...] Per quanto mi riguarda un romanzo con personaggi così poco profondi, è sprecato: dopo averlo letto non mi lascia assolutamente nulla, se non il senso di insoddisfazione e il disgusto per alcuni elementi del genere umano. [...] Quanto sono d'accordo con te, non puoi capire. Credo di aver letto la prima edizione, è qui nella libreria e ci guardiamo di storto, e ricordo di aver fatto una grandissima fatica. Venivo dalla lettura de Il silenzio degli innocenti e speravo fosse almeno all'altezza di quest'ultimo, invece... Il personaggio Lecter, seppur sempre un 'cattivo adorabile', qui sembra un supereroe. Manca tutta la componente psicologica presente nel libro precedente e, semplicemente, mi annoia. Non ho letto il seguito poi, non ne ho avuto il coraggio. :P

Rispondi

Samantha

08:39 - 23 giugno 2018

Concordo totalmente, anche io speravo in molto di più! Io avevo deciso di leggerli tutti e quattro, ma non so se dopo questa delusione riuscirò ad affrontare anche la lettura del prossimo.. vedremo!

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