TRAMA IN BREVE

Ettore "Il Gatto", vive una doppia vita: si occupa dell'officina di giorno ed è un killer di notte. In questo volume impareremo a conoscere meglio lui e il suo passato e lo accompagneremo nella risoluzione di due questioni: un incarico affidatogli da uno sconosciuto e la soluzione attesa da tempo di un mistero che lo coinvolge in prima persona.
Primo volume di una trilogia, Glock 17 è il romanzo d'esordio di Emanuele Bissattini.

INCIPIT

Un altro luogo. Un altro tempo. Un'altra vita, almeno due vite fa.
Un ricordo scheggiato che arriva da lontano. Vedo la mia immagine riflessa in uno specchio macchiato da chissà cosa. Sto controllando il trucco per un appuntamento importante, quello col destino.

RECENSIONE

«Non succederà. Se può consolarti, stavolta facciamo i cattivi per fare del bene. Spero di smettere presto, mi pare tanto una cazzata».

Glock 17 è il romanzo d'esordio di Emanuele Bissattini, nonché il primo volume di una trilogia edita da Round Robin Editrice.

Si tratta di una nuova serie crime/noir unita nella narrazione dal suo personaggio principale: Ettore, "Il Gatto". Questo primo volume è totalmente autoconclusivo ed è, perciò, acquistabile e leggibile anche singolarmente. 

Ciò che mi ha colpita maggiormente e che, penso, possa fare la differenza anche per la vostra scelta d'acquisto è stata la padronanza del linguaggio dell'autore.
La narrazione è affidata direttamente ad Ettore, che ci racconta ciò che gli succede in prima persona presente. Il suo lessico riesce ad essere sia adatto al testo scritto di un libro (e, quindi, maggiormente ricercato di un discorso parlato), sia credibile. È ricco di frasi ad effetto, analogie, metafore, eppure queste non stonano mai e non ci fanno mai notare la presenza dello scrittore dietro al nostro protagonista, che ci appare come un uomo dal linguaggio comune ma, al contempo, incredibilmente profondo e duro, a causa del suo retaggio e del luogo in cui vive.
È esattamente lo stile che si ricerca e di cui si necessita in un romanzo di questo genere che, grazie ad esso, riesce anche a trasmettere la forza dell'ambientazione e dell'atmosfera.
Anche l'equilibrio tra scene d'azione e introspezione è ottimale.

Ogni uomo è un palloncino legato al mondo dei significati da una mano che tiene un filo. Se la mano si apre, o il filo si rompe, l'uomo si perde. Va alla deriva, senza freni e senza appello. E quando si sgonfia trova a sostenerlo solo l'asfalto della strada.

L'ambientazione è importantissima ai fini della trama. È la periferia di Roma ad ospitare i nostri personaggi che sono quello che sono, nel bene e nel male, anche grazie al luogo in cui vivono. L'amore e odio che spesso si prova per questi luoghi, posti da cui si desidera scappare, ma che ti ricordano anche ciò che sei e come lo sei diventato, è evidente nel testo, che contiene al suo interno anche riferimenti a luoghi e strade di Roma che ci aiuteranno ad accompagnare al meglio i personaggi in ogni cambio di scena.

C'è un momento appena fuori Palombara in cui tutto quello che credi di sapere sul vivere civile svanisce di colpo.
La Salaria si comporta come il delta del Nilo dove fa un freddo di Cristo, si disperde in un dedalo di strade senza nome in cui spuntano case senza indirizzo.

L'atmosfera è dura, cupa, ma mai pesante. Il protagonista è un uomo disilluso e, per molti aspetti, un antieroe. È grazie all'introspezione psicologica e all'introduzione graduale del suo passato che impariamo ad apprezzarlo e, anche se completamente diversi, a rivederci in lui. Anche qui Bissattini riesce ad equilibrare due aspetti che, spesso, faticano a coesistere: l'attinenza al classico del genere, che avvicina Ettore allo stereotipo dell'uomo tormentato e duro senza mai farlo diventare un cliché. Il Gatto, per noi, esiste davvero.

Sigmund mi chiama «Il Gatto» perché ho sette vite. Ne ho consumate cinque.
La prima volta che sono morto era molti anni fa.
Nello studio di mio padre.

Lo stesso si può dire degli altri personaggi principali: sono caratteristici, sono forti, sono evidenti, ma sempre realistici. È facile affezionarsi a loro e all'idea che possano accompagnarci anche nelle prossime storie. 

Il volume è diviso in cinque sezioni; due prologhi e tre parti. Sebbene la vicenda possa considerarsi completamente conclusa esclusivamente alla fine del testo, è evidente una pausa narrativa tra la fine della Prima Parte e l'inizio del Secondo Prologo. Ho apprezzato particolarmente il fatto che non sia stato scelto di pubblicare le storie in modo diviso, perché effettivamente sarebbe potuta essere una scelta percorribile dall'editore. In questo modo la storia è effettivamente e completamente chiusa e il lettore non viene obbligato ad acquistare il volume successivo (anche se la voglia vi verrà comunque, se amate il genere!).

La struttura presenta anche sottodivisioni in capitoli, riconoscibili da numero e titolo inseriti anche nell'indice a fine volume, e ulteriori sottocapitoli. Questo porta ad avere pochissime pagine alla volta da leggere necessariamente prima di arrivare ad un punto di fermo e, unito alla scrittura scorrevole ma efficace dello scrittore, il ritmo di lettura è velocissimo. Sono più di 300 pagine ma io l'ho terminato in meno di due ore. 

La trama ci racconta la vita di Ettore, il Gatto. Nei prologhi (sin dall'incipit) e in alcuni ricordi del protagonista, scopriamo il suo passato, mentre nella altre parti del testo (più consistenti) osserviamo la sua doppia vita presente. Meccanico di giorno e killer di notte, l'uomo cerca di mettere a frutto ciò che è diventato a servizio della protezione dei "buoni", proteggendo chi non può farlo da solo.
I casi di cui si dovrà occupare saranno due; uno principale e legato esclusivamente al lavoro, un altro secondario e legato alla propria sfera personale. 

Ecco, questo sono io. Un killer. Uno dei milioni di riflessi del buio. Sono la Vendetta che prende la forma che non t'aspetti.

Lo svolgimento delle due storie procederà di pari passo, mostrandoci le due anime del protagonista. La storia procede in modo lineare e, spesso, semplice da indovinare (ma mai noiosa), nonostante questo non mancheranno i colpi di scena, che ribalteranno anche alcune delle nostre certezze. 

Si tratta del primo libro di quest'editore che leggo e ne ho apprezzato la cura (ho notato un unico refuso) e la grafica. Il testo ha ampio respiro, ed è piacevole da leggere anche per il font e la dimensione del carattere. 

In conclusione, Glock 17 è un romanzo noir convincente, che sembra uscire da una penna esperta e navigata del genere, che mantiene egregiamente tutto ciò che mantiene.
Un ottimo connubio tra asprezza e profondità.

Consigliato. Trovo che sia adatto ad un pubblico piuttosto ampio; è crudo e presenta scene non adatte ai più piccoli, ma non indugia in dettagli macabri o spiacevoli. Apprezzatissima anche la mancanza di maschilismo/machismo o di evidente occhiolino furbo verso il genere femminile: giusto ed equilibrato anche in questo. 

È convincente e piacevole; leggerò presto il secondo volume della serie!

CITAZIONI

Guarda dritto nel buco della Glock 17 nove millimetri che gli punto in mezzo agli occhi.
Il buco è più nero del peccato che porto dentro.

«Impara a sparare. Senza pistola si può essere giusti, con la pistola la giustizia sei tu».

Rimango a guardarlo. Quando guardi un morto che è morto lo sai. Indietro non torni.

Sgrana gli occhi, mentre mi avvicino al suo viso tanto da sentire la puzza della vita che se ne va. Forse ancora può sentirmi.

Le notizie che contano sono farfalle e tutte le farfalle presto o tardi passano per il suo banco di fiori.

Tutti i soldi del mondo non comprano né la memoria né il perdono.

Se sei al buio e qualcuno ti vuole fare il culo, muovi gli occhi. Sempre.
E poi disciplinati e aspetta. Rallenta il respiro, ferma il tempo. Dividilo in parti sempre più piccole.

L'unico futuro che riesco a immaginare per me è una palla di piombo in mezzo agli occhi.

Poi lei.
La Glock17. Corpo in ceramica. Silenziata.
La pistola di mio padre. Oggi la vendetta di un uomo porterà il suo nome.

Passiamo insieme eppure distanti un lungo momento fatto di niente, di liquore e di silenzio. Lui con la sua vita esplosa aggrappata all'anima, io con quella che non ho mai avuto che mi gira dentro la testa.

Quelli che dicono che si beve per dimenticare non hanno mai bevuto sul serio o non hanno niente da dimenticare. L'alcool è il sale sulla ferita, la stura al dolore. È un atto di autolesionismo che la cicatrice te la lascia dentro.

Ragionano come cani di periferia, non come professionisti. Meglio per me. Per liberarsi dei cani è sufficiente un colpo alla testa.

Entro, chiudi la porta e sento l'odore ancora prima di vederlo. Odore di ferro, di ruggine, di polvere e di un posto da cui non si torna indietro. Porto questo odore addosso, come un cappotto, da così tanto tempo che ha iniziato a far parte di me. Per questo continuo ad odiarlo.

Un uomo che non rispetta un avversario che non conosce è destinato a una fine precoce. Se ne accorgerà da solo.

La mia parola è il mio credo. È fede e vendetta e speranza che ancora possa fare qualcosa di buono.
Però chi tocca le persone che mi stanno vicino muore. E questa è la più antica delle promesse che ho fatto.

«Non capirò mai come hai fatto a campare fino a quest'età. Praticamente mangi pane e idee del cazzo».

Intorno a noi si è fatto il vuoto, è l'istante prima del panico. La gente che ha qualcosa da perdere scappa, gli altri si buttano in mezzo tanto per capire se sono ancora vivi.

Quattro giorni prima. Tre magrebini entrano nel chiosco dei fiori di Sigmund e non è l'inizio di una barzelletta razzista.

QUARTA DI COPERTINA

Lo chiamano «Il Gatto» perché ha sette vite. Ne ha già consumate cinque. Roma, quartiere Primavalle: il Gatto è il killer dell'ultima corsa. Se perdi quella, a casa non ci torni. Mai più. Sparisci assieme alla speranza di fare la cosa giusta e quello che resta è racchiuso in una parola: piombo. Accanto al Gatto c'è Sigmund, reduce di guerra israeliano di origine tedesca, consulente militare, spia e fioraio. Francesco è un riciclatore di denaro che cerca di salvare la sorella dalle mani di un Capobastone che l'ha trasformata in schiava. Beatrice è una giovane vedova che cerca di riscattare la memoria del marito, buttafuori in un locale notturno forse ingiustamente accusato di omicidio. In mezzo a queste storie il Gatto cerca anche un'altra verità, la sua: quella di un uomo che è stato un bambino a cui hanno trucidato la famiglia per motivi che un vecchio boss (e non solo lui) cerca di nascondere.

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