TRAMA IN BREVE

Isabelle e Amy, madre e figlia, vivono da sole a Shirley Falls. Le troviamo in un momento in cui il loro rapporto ha subìto, da poco, un violento scossone che conosceremo nel dettaglio solamente più avanti. Elizabeth Strout ci racconta ciò che accade ed è successo a loro, ma non si dimentica di farci conoscere anche altre donne della cittadina, mostrandoci un genere femminile ricco di varietà e sentimenti.

DEDICA

Vorrei ringraziare Marty Feinman, 
Daniel Menaker e Kathy Chamberlain.
Il loro sostegno è stato immenso.

INCIPIT

Faceva un caldo terribile l'estate che il professor Robertson lasciò la città e per molto tempo il fiume fu soltanto una cosa piatta stesa lì, al centro della città, come un serpente marrone morto, con la schiuma giallastra a raccogliersi sulle sponde.

RECENSIONE

Chi era sua figlia? Chi era stata per tutto questo tempo?

Avendo un periodo gratuito di tre mesi da utilizzare con Kindle Unlimited, la mia scelta si è orientata immediatamente su questo libro: Amy e Isabelle di Elizabeth Strout.

Si tratta del primo libro scritto dall'autrice e, per me, era un primo tentativo: volevo capire se questa scrittrice potesse fare per me o meno e decidere, così, se comprare i suoi libri anche in cartaceo. 

Amy e Isabelle è un libro che cattura lentamente: dapprima ci viene introdotta l'ambientazione, poi i personaggi, in particolare le due protagoniste. Capiamo da subito che c'è qualcosa che è già successo e che ha cambiato il mondo delle due, che ricoprono rispettivamente il ruolo di figlia e di madre, ma solo ad un quarto del volume il lettore potrà capire di cosa si tratta esattamente. Passato e presente vengono raccontati nello stesso modo; quando da giugno (che può essere considerato il "presente" del libro) ritorniamo al febbraio precedente, non sono i tempi verbali a farcelo capire bensì il rapporto tra le due donne e, conseguentemente, gli accadimenti. Non sono tanti i salti temporali: si inizia con il presente, si torna indietro nel passato e, una volta giunti al momento descritto inizialmente, si procede in avanti, verso il futuro.
Solamente una volta cominciato a capire cosa è successo si riesce davvero ad entrare nella mentalità di Amy e Isabelle.

Oddio. L'ultima settimana di giugno, ancora non era passato nemmeno un mese: era allora che la sua vita era andata in mille pezzi. Si era disintegrata.

Il punto di vista si divide principalmente tra le due, ma lascia breve spazio anche ad altri personaggi. Sono le protagoniste, però, ad arricchire il romanzo con i loro pensieri che vengono resi efficacemente sia nella loro differenza, riuscendo splendidamente a raccontare il pensiero "da madre" e a rispondere egregiamente con quello "da figlia", sia nella necessaria confusione e incoerenza generate necessariamente da un rapporto conflittuale ma estremamente importante per entrambe.
Elizabeth Strout non ha paura di far pensare, dire e agire i proprio personaggi nel modo sbagliato, anzi, impariamo ad apprezzarli proprio perché sentiamo di conoscerli totalmente e di averne carpito anche la parte più oscura che, nella realtà, difficilmente avremmo potuto scoprire.

Era strano, avere una figlia bella, anche se tu non lo sei.

Questo era stato il suo segreto, per anni: avrebbe voluto una madre diversa. Voleva una madre che fosse bella, che salutasse la gente con calore.

Il ritmo di lettura cresce con la nostra consapevolezza: più andiamo avanti, più capiamo, più sentiamo di conoscerle, più ci immedesimiamo in loro e più non riusciamo a fermarci a leggere. 

Amy e Isabelle è un romanzo che presenta e mostra gran parte del mondo femminile: oltre al rapporto-perno di madre/figlia troviamo tantissimi altri personaggi del genere che rappresentano tantissime tipologie e rapporti differenti. Ci sono anche degli uomini, ma assumono una minore importanza in un mondo in cui, nolenti o volenti, le donne devono riuscire a cavarsela da sole. 
Questo si evince a discapito degli stessi pensieri della protagonista, che faranno tremare più di una femminista, e che rappresentano la parte più debole di Isabelle: il bisogno di avere un uomo, un marito, qualcuno che si occupi di lei e della figlia.

Era bellissimo avere un uomo in casa.

La trama, dunque, parla della vita in generale e tocca temi che spaziano tra i più superficiali a quelli più gravi, compresa la pedofilia. Non è ciò che succede a rendere interessante la lettura ma il modo in cui ci viene raccontato e, conseguentemente, spiegato. Gli accadimenti si collegano tra loro e mantengono coerenza nonostante possano andare da un estremo all'altro. 

L'ambientazione geografica è Shirley Falls, una cittadina americana come tante altre, divisa in due da un fiume: da una parte gli abbienti e dall'altra i loro dipendenti. Il concetto di piccola città dove tutti si conoscono e si giudicano è portato avanti molto bene e ci aiuta a vedere il romanzo come qualcosa di più grande ed ampio rispetto alla storia delle due protagoniste.
Temporalmente ci troviamo subito dopo lo sbarco sulla Luna, sebbene questo non sia mai esplicitato in termini di date lo si può comprendere da alcune affermazioni iniziali sui pensieri della popolazione.

Il fiume divideva la città in due. Nella parte orientale Main Street era ampia e graziosa, e superava, curvando, l'ufficio postale e il municipio, fino a toccare un punto dove il fiume era largo solo quattrocento metri. Lì, la strada diventava un ponte con un largo marciapiede su entrambi i lati.

Si tratta di un romanzo che scava egregiamente nella psicologia dei propri personaggi, riuscendo a creare un ottimo connubio tra detto e non detto. Non veniamo colpiti solamente da alcune frasi ma anche dall'importanza, non sempre rimarcata dall'autrice, di alcuni gesti. 
Come dicevo, ad un certo punto del libro si comincia a vedere il quadro completo della storia e, ognuna di queste donne comincia a diventare reale. È difficile non mettersi nei panni di ognuna di loro, persino di quelle che ci vengono descritte solo dall'esterno e che solamente la nostra intelligenza emotiva potrà farci vedere in modo diverso.

Il finale sorprende per due motivi differenti. Il primo è strutturale: in tutto il libro si noteranno dettagli apparentemente insignificanti che, pure, avranno una rilevanza se letti con il senno di poi. Io ho letto il libro molto lentamente (sul Kindle leggo solamente quando non posso leggere il cartaceo e capita di rado) e molti collegamenti li ho persi e ritrovati solamente ora che ho riletto ciò che avevo sottolineato. Dietro alla scelta di ogni parola c'era ancora di più di quanto potessi immaginare. Il secondo è emozionale: la "conclusione" della storia di madre e figlia lancia un messaggio molto importante, soprattutto per le mamme. 

In conclusione, Amy e Isabelle è un romanzo ben costruito che avvolge il lettore senza farglielo notare. Apre un varco dentro di lui che lo costringe a rendersi conto, ormai troppo tardi, di essere totalmente coinvolto e di non riuscire più a vedere le due donne come semplici personaggi di un testo. Il suo maggiore punto di forza è, senza dubbio, la grande resa dei personaggi, che mi ha stupita soprattutto con Isabelle, donna che, se raccontata in modo diverso, avrebbe potuto creare solo sentimenti negativi nel lettore e che, qui invece, viene capita.

Ad Amy sembrava che una linea nera le tenesse collegate, una linea non più pesante di un tratto di matita, forse, ma una linea che era sempre presente.

Elizabeth Strout mi ha convinta a comprare e leggere altro di suo e non vedo l'ora di farlo. Per lo stesso motivo consiglio questo libro anche a voi: uomini o donne questo libro potrà darvi tanto.

CITAZIONI

Essere la segretaria del capo conferiva a Isabelle Goodrow uno status diverso da quello delle altre donne che lavoravano nella stanza, ma lei era diversa comunque.

O, almeno, era così che il collo di Isabelle appariva a sua figlia Amy, una ragazza che quell'estate compiva sedici anni, la quale ultimamente aveva preso a detestare la vista del collo di sua madre (nonché la vista di sua madre, punto), e a cui comunque quel cigno non era mai piaciuto.

Ma quell'estate Amy non si guardava negli specchi. Li evitava, anzi.

Questo, in particolare, le faceva capire quanto la vita di lei e di sua madre fosse diversa da quella delle altre persone.

«Mi raccomando, tesoro» disse, accennando con la testa, «vedi di sposarti uno a cui sia morta la madre».

Se anche Isabelle avesse voluto scendere in dettagli, non sarebbe mai stata così volgare da chiedere una macchina, avrebbe chiesto a Dio un marito, o una figlia migliore.

E così, all'improvviso, la rabbia riaffiorò e riempì di gelo la voce di Isabelle. Solo che, ad essere onesti, avrebbe potuto essere qualcosa di più che gelo. Ad essere onesti, si sarebbe potuto dire che c'era stata una punta di odio nella sua voce.

La sua vita procedeva, come tutte le altre vite, ma lei restava in una posizione di perenne precarietà, non più salda di quella di un uccello appollaiato su una staccionata.

Ad Amy si aprì un buco allo stomaco: era terribile quello che aveva appena visto, la nudità del volto di sua madre. Le voleva bene.

Mesi prima, a febbraio, una bambina di dodici anni era stata rapita da casa. Era successo a Hennecock, due cittadine più in là, e Amy e Isabelle si erano così appassionate alla vicenda che per tre sere di fila avevano cenato davanti alla TV, coi vassoi in grembo.

Momenti come questi mettevano Isabelle in allarme. La allarmava accorgersi che la rabbia poteva esploderle dentro così facilmente, provocata dal semplice sguardo di sua figlia adolescente.

Perché la verità era che Amy non sopportava che sua madre fosse arrabbiata con lei. La spaventava profondamente: le veniva a mancare la terra sotto ai piedi, le sembrava di brancolare nel buio.

Lei era diversa. Lei era Isabelle Goodrow e stava per iniziare a leggere libri.

Isabelle si era trovata così assorbita nel mondo di Madame Bovary che aveva smesso da molto tempo di congratularsi con se stessa per essersi messa a leggere quel libro.

Insomma, non potevano liberarsi l'una dell'altra.
Ognuna delle due sentiva di essere quella condannata alla sofferenza peggiore.

Per Isabelle era sconcertante. Sconcertante che si potesse far del male a una figlia senza neppure saperlo, e anzi credendo per tutto il tempo di essere genitori attenti e coscienziosi.

QUARTA DI COPERTINA

È la storia, questa, di una cittadina anonima della provincia americana. Di un'estate straordinariamente torrida. Di un microcosmo di donne, impiegate presso gli uffici di una fabbrica locale. Tra queste c'è Isabelle, ancora giovane, che tenta di celare il proprio misterioso passato dietro una facciata di decoro e perbenismo; e c'è la figlia Amy, una timida adolescente con un segreto che non riesce a tenere nascosto. Il rapporto tra le due è teso, intessuto di cose non dette e di una reciproca incomprensione che si trasforma in aperta ostilità quando la madre scopre nella figlia l'esuberanza e la voglia di vivere che un tempo erano state le sue, il suo stesso desiderio di darsi a un altro e di essere amata. Il mondo di Amy e Isabelle crollerà violentemente all'improvviso, e dopo un toccante, impietoso confronto durante una drammatica notte niente sarà più come prima.

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