TRAMA IN BREVE

Daniel è un barbone, Connor un bambino di dieci anni. Sulla carta sembra impossibile che i due possano avere qualcosa in comune; non si conoscono, hanno vite diverse, hanno età molto distanti e, invece, c'è una sincronia incredibile e pericolosa che li fa sentire entrambi colpevoli, pur se innocenti, e che li sta trascinando verso una strada senza uscita. Il lettore impara a conoscerli e a seguirli nel loro viaggio intimo e privato. E non smette mai di tifare per loro.

DEDICA

A Stella,
che con la sua breve presenza nella mia vita è riuscita a darmi quello che in una vita,
tante persone non riuscirebbero mai.

A Natascia e Marcella,
donne speciali d'altri tempi
che hanno visto tra queste pagine
la mia penna intinta di audacia e amore

Ultimo, ma non meno importante: a me stessa.
E al mio coraggio di fare delle mie più grandi paure
i miei punti di forza.

INCIPIT

Si può nascere più volte, si può comprendere l'amore della vita e capire il complicato intreccio della morte: è tutto lì, nella nostra testa.
È proprio lì che regna l'utopia, un mondo fatto di avvenimenti anche non perfettamente combacianti, che cercano di accaparrarsi il primo posto sotto forma di ricordo.
A volte non basta sopravvivere, bensì bisogna vivere. Un mondo divide queste due parole opposte, anche se composte dallo stesso concetto.

RECENSIONE

Loro non sapevano.

Sincronia colpevole è il secondo romanzo dell'autrice Giada Strapparava e la mia prima esperienza letteraria con la sua penna.

Questo romanzo non è catalogabile in un genere predefinito perché racconta della vita e di situazioni che, purtroppo, sono fin troppo vere e presenti nel nostro mondo. I protagonisti della vicenda sono due; Daniel Rivera, uomo adulto che vive per strada per sua stessa decisione e Connor Sullivan, un bambino di dieci anni che vive con la madre.

Questi due personaggi appaiono dapprima profondamente diversi agli occhi del lettore ma, in realtà, ricoprono lo stesso ruolo nel mondo. Sono speciali, sono dei sopravvissuti e, nel loro dolore, sono anche estremamente soli. Entrambi provano con forza la necessità di un'espiazione che, da soli, non possono raggiungere.

Ciò che affligge Daniel è di aver perso per sempre la moglie e il figlio Tommy, vittime della fatalità della vita. L'uomo per punirsi ed espiare colpe che si autoimputa consapevolmente, vive come homeless, al freddo, senza casa né soldi, vivendo della carità altrui.

Ciò che affligge Connor è completamente diverso ma provoca in lui un sentimento similare a quello dell'uomo più maturo: il nuovo compagno della madre lo sevizia, all'oscuro della donna.

Le due vite ci vengono raccontare in maniera alternata, mostrandoci prima l'uno e poi l'altro protagonista cercare di andare avanti nel modo meno doloroso possibile, ma con la consapevolezza che quei pensieri non svaniranno mai e li accompagneranno per sempre.

A volte non gli importava di non essere come gli altri.
Lui era diverso.
Era solo.
Era un sopravvissuto.

Questa struttura sfalsata serve principalmente a introdurre i due personaggi a poco a poco, mostrandoci quanto si assomiglino le loro anime che, fondamentalmente, rispecchiano un bisogno in comune: quello di essere salvati dalla loro necessità di espiazione. Le due storie si intrecceranno poi, in un finale forse facile da prevedere ma che porta un messaggio importante.

L'ambientazione della vicenda è San Francisco, che viene descritta ma non ricopre un ruolo fondamentale nella vicenda e, temporalmente, capiamo che la storia si svolge ai giorni nostri.

La trama di questo libro è forte, struggente e potente. Difficile da leggere perché l'autrice non si risparmia e non indietreggia nemmeno davanti alle scene più forti, violente o cupe, così come la vita. 

Per questo motivo l'atmosfera avvertita è altrettanto tangibile. È impossibile leggere questo libro senza provare nulla dal punto di vista emotivo, perché ciò che viene raccontato è troppo importante e, come si suol dire, colpisce con un forte pugno allo stomaco.

Ho apprezzato la ricerca linguistica dello stile dell'autrice, che utilizza parole che riescono a racchiudere al loro interno significati pieni e ricchi. La sua voce si fa sentire in mezzo ai flussi di coscienza e pensieri dei personaggi, non sono solo quelli due protagonisti ad essere raccontati e questo rende la narrazione varia e più interessante.
Ho avuto alcune difficoltà nel cambio di persona (prima in terza, poi in prima nel medesimo periodo) e nel cambio di tempi verbali (presente e passato si alternano anche all'interno della stessa frase), non so bene se si tratti di refusi o di scelte stilistiche che non sono riuscita ad apprezzare io.
Oltre a questo ho, purtroppo, individuato numerosi refusi ed errori (presenti nella mia prima edizione Marzo 2018) riguardanti tempi verbali, parole e errori di battitura che su di me hanno sempre un forte impatto negativo ma che, so, non vengono nemmeno notati da altri lettori meno interessati a questo aspetto.

In conclusione, Sincronia colpevole è un romanzo che colpisce forte il lettore e che lo induce a pensare di più a quante vite vengano rovinate solamente perché alcuni di noi non riescono o non vogliono vedere al di là della propria esistenza. È un libro che apre gli occhi.
Il voto negativo è personale ed è dovuto alla cura della mia edizione che ha influenzato di molto la mia lettura.

Lo consiglio a chi desidera aprire la propria mente verso gli altri, che non ha paura di soffrire e che, anzi, vede in questo qualcosa di terapeutico che potrà fortificarlo o migliorarlo in vista del futuro. 
Non lo consiglio a chi non ama soffrire mentre sta leggendo e a chi vede la lettura come uno strumento d'evasione piacevole e spensierato.
A tal proposito bella e particolarmente significativa la dedica (che potete leggere nell'apposito reparto) che l'autrice fa a sé stessa. Se anche voi sentite di poter fare delle vostre paure i vostri punti di forza, questo può essere il romanzo adatto a voi!

CITAZIONI

Daniel viveva a Mission District, uno stupendo quartiere di San Francisco, forte delle sue origini latine; dalle persone alla vivacità dei colori, interamente ricoperta di murales e impregnata dell'aroma di squisito cibo messicano.

Lui iniziò a vivere in strada perché aveva perso tutto. Era un uomo moralmente morto che aveva perso la voglia di sperare e di comprendere, non voleva nemmeno provarci, ma poi gli anni passarono e il dolore lacerante e inconsolabile si trasformò gradualmente in uno dei ricordi più belli, ma più amari, della sua vita.

Comprendeva perfettamente che molti traumi erano inestirpabili e che il potere della mente coscienziosa non poteva competere con la parte subcosciente.

Daniel lo accettò e la addentò con entusiasmo. «Come fai a sapere che ne ho bisogno?»
Il bimbo, che nel frattempo si era seduto di fronte a lui sull'erba, si sfregò le mani sporche. «Perché sei solo.»

Poco tempo prima aveva trovato vicino a un cassonetto un enorme scatolone pieno di libri. Una volta amava leggere, poi però non poté più permetterselo.
Fu in uno di quei volumi che lesse di personaggi famosi che, pur vivendo nel lusso, scelsero di divenire delle persone senza fissa dimora.

In realtà c'era un sottilissimo filo di vetro che si srotolava dentro di lui e lo teneva legato a qualcosa, qualcosa di vitale, ma che non sapeva identificare.

... quel gatto rappresentava tutto per lui.
Il suo modo di vivere e non di sopravvivere.
Tutto il suo amore e tutta la sua più profonda speranza, erano sigillati in quella ciambella di pelo di tre chili.

Perché la voglia di fare e la perseveranza non è più un qualcosa che si guadagna, ma si paga, e lui questo a malincuore lo sapeva.

A volte ci mettiamo al muro, condannandoci a un pentimento eterno per mali che non abbiamo nemmeno causato. Forse, questo, Daniel lo sapeva, ma spesso è più comodo prendersela con se stessi piuttosto che con la cruda e spietata cacciatrice assassina: la vita.

Tutte quelle persone gli procuravano solo molta tristezza, ma non in lui. Pensava al contrario che fossero loro le persone tristi, piene di pregiudizi, che vivevano in un limbo mentale pieno di catene.
Ridevano di un problema che visto da fuori, era stupido, ma se solo avessero saputo, se solo avessero capito, avrebbero perso la voglia di ridere per il resto della loro vita.

L'amore non può avere forma, è liquido a volte. Quando vuole, si amalgama con l'animo delle persone e prende una piega diversa: ecco perché tutti amiamo in modo differente. Poi, una volta plasmato all'incavo del petto, inizia a tirare le funi del cuore, le arrotola e le lega intorno a quello che lui stesso ha creato: un sentimento.

A quarant'anni non si è mai vecchi, si va solo più lenti.

La amava fino al midollo, fino al sangue, alla morte, fino alla vita. Respirava con lei e prendeva la quotidianità con soave allegria sapendo che lei lo aspettava a casa, che non poteva esistere sensazione più potente.

Il futuro è solo una conseguenza del presente. È il presente di qualche secondo fa.

QUARTA DI COPERTINA

Molte volte viviamo la vita ignari del fatto che, dall'altra parte del mondo nello stesso istante, un'altra persona possa vivere le medesime sensazioni. Non c'è però bisogno di andare molto distante per trovare due persone accomunate dallo stesso tipo di guerra interiore, basta attraversare un paio di vie in una grande città come San Francisco ed ecco un uomo di nome Daniel Rivera, che ha perso tutto nella vita: la moglie Gilda e il figlio Tommy. Oppresso del peso del dolore e di infondati sensi di colpa, decide di punirsi per il resto dei suoi giorni vivendo per strada. Poco distante, in un'umile casetta Connor Sullivan, dieci anni, fa i conti con una realtà ben diversa da quella dei suoi coetanei. Le sfaccettature che il destino gli ha riservato hanno fatto di quel bambino un involucro di dolore, rabbia e ingenua speranza, trascinandolo in una sofferenza troppo grande per il suo piccolo cuore. Due sconosciuti, uniti da eventi tragici e drammatici, sullo sfondo di una contemporanea San Francisco, si troveranno per caso a condividere la stessa sincronia, un abisso, lo stesso desiderio di espiazione. Sincronia colpevole è un viaggio introspettivo. È il tempismo perfetto di tante vite imperfette. È il senso del tempo che scorre ma che in realtà non esiste. È la colpa di aver scelto chi essere e la sensazione di sentirsela pesante addosso. È la macchia nera interiore che ci si porta dentro, stando a galla nella propria vita come meglio si può, senza mai provare a nuotare davvero. È l'errore commesso, la verità che costantemente abbiamo sotto gli occhi ma che non vediamo.

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