Il fondamentalista riluttante

Di Mohsin Hamid

Einaudi

134 pagine

8/10

Consigliato: Sì

Contemporaneo

Narrativa

Monologo

Romanzo

Stand-alone

TRAMA IN BREVE

A Lahore un pakistano di nome Changez incontra un uomo statunitense e lo invita a prendere un tè con lui. Il lettore comprende da subito che il rendez vous non è stato casuale e leggerà la storia della vita del narratore con sempre maggiore curiosità.

INCIPIT

Chiedo scusa, signore, posso esserle d'aiuto? Ah, vedo che l'ho allarmata. Non si faccia spaventare dalla mia barba: io amo l'America. Mi sembrava che lei stesse cercando qualcosa; anzi, più che cercando, lei pareva in missione, e dato che io sono nativo di questa città e parlo la sua lingua, ho pensato di offrirle i miei servigi.

RECENSIONE

La confessione che chiama in causa l'ascoltatore è, come diciamo nel cricket, un demonio di palla da giocare. Se la rifiuti offendi chi si confessa, se l'accetti ammetti la tua colpa.

Oggi recensisco per voi un libro del 2007 molto famoso, anche grazie alla sua trasposizione cinematografica del 2012: Il fondamentalista riluttante di Mohsin Hamid.

Si tratta del secondo libro dell'autore che leggo e, devo ammettere, di non aver apprezzato molto il precedente, Exit West nonché ultima pubblicazione dello scrittore, specialmente nello stile. Per questo motivo ho iniziato in modo riluttante (era proprio il caso di dirlo!) questa nuova lettura, consapevole che difficilmente mi sarebbe piaciuta dato che, per me, apprezzare il modo in cui un autore scrive è fondamentale per poter apprezzare un romanzo.
Questo è il motivo per cui questo volume mi ha sorpresa completamente, l'impressione che mi ha fatto questo romanzo è, infatti, diametralmente opposta a quella che avevo in precedenza.

Il fondamentalista riluttante è un monologo in cui il protagonista, un uomo pakistano di nome Changez, parla ad un uomo statunitense che noi non avremo mai modo di conoscere se non attraverso le osservazioni fatte dal nostro narratore. 
Lo stile è frizzante e ben ritmato, riesce a trattare sia di argomenti profondi che futili senza nessun cambio di registro, che rimane ricercato ma mai poco credibile o altisonante.

È davvero notevole come noi umani sappiamo dilettarci per il dolce richiamo di un fiore mentre siamo circondati dalle carcasse abbrustolite dei nostri compagni animali, ma del resto noi siamo creature notevoli. Forse è nella nostra natura riconoscere in modo inconscio il legame tra mortalità e procreazione, vale a dire tra il finito e l'infinito, e di fatto sono proprio le avvisaglie dell'una che ci portano a ricercare l'altra.

Il libro, già breve di suo, scorre a grande velocità, portandoci a ripercorrere la vita del giovane protagonista che viene raccontata, in flashback, al misterioso uomo degli Stati Uniti. Il ritmo di lettura è così veloce da portare a terminarlo anche solo in un'unica volta.

La trama del romanzo parla principalmente di un giovane pakistano (Changez) che si è trasferito negli Stati Uniti per inseguire il sogno americano ma che grazie ad un particolare avvenimento, l'attacco alle Torri Gemelle, comincia a riflettere più profondamente al riguardo della propria situazione, quasi risvegliandosi da un torpore durato più di due decenni.

Naturalmente non sapevo ancora che la morte aveva toccato soltanto chi si trovava nel limitato raggio geografico che sarebbe stato chiamato ground zero.

Questa storia viene intervallata da osservazioni del narratore sul luogo in cui i due stanno parlando e sulle reazioni del suo ospite davanti a ciò che gli viene rivelato. A parte questi brevi interludi tra un racconto e l'altro solamente incipit e finale si occupano del "tempo presente". 

All'inizio del libro viene introdotta la scena che occuperà lo sfondo di tutto il romanzo. I due personaggi si incontrano, Changez comincia a parlare e invita in una sala da tè l'americano. Comprendiamo da subito che c'è qualcosa che non viene detto e, dunque, desideriamo immediatamente svelare il mistero.

Quest'ultimo, però, verrà compreso realmente solo nel finale, in cui tutto ciò che abbiamo letto in precedenza assumerà un significato più concreto e il messaggio che l'autore desiderava inviarci viene avvertito all'improvviso, sebbene in parte si possa dedurre ciò che succederà grazie all'evoluzione del testo.

L'ambientazione del tempo presente è Lahore, ma durante il racconto il lettore verrà trasportato in luoghi molto differenti tra loro. Prima su tutte New York, città amata ed odiata alla stesso tempo e descritta sia per la sua essenza che per le enormi differenze, estetiche ma anche mentali, rispetto alla città del Pakistan da cui provengono protagonista (ed autore).

New York di notte è indubbiamente uno degli spettacoli più belli del mondo.

In conclusione, in Il fondamentalista riluttante Hamid riesce a portare al lettore temi gravi ed importanti ricchi di spunti di riflessione senza, però, appesantire la sua scrittura che rimane piacevole e persino divertente, nonostante ciò che viene raccontato.

È un bel libro, ben scritto e curato che fa pensare ed intrattiene allo stesso tempo. Questi sono i motivi per cui lo consiglio.
Spero di riuscire a vedere presto anche il film!

CITAZIONI

Allora, mi dica, cosa stava cercando? Di certo a quest'ora del giorno solo una cosa può averla condotta al vecchio bazar di Anarkali – così chiamato, come forse sa, in onore di una cortigiana murata viva per aver amato un principe – ed è la ricerca della perfetta tazza di tè.

Princeton mi dava la sensazione che la mia vita fosse un film di cui io ero la star, e che tutto fosse possibile.

Eccetto uno: Underwood Samson & Company. Mai sentiti nominare? Erano una società di consulenza. Stabilivano per i loro clienti il valore di un'azienda da acquisire, e lo facevano, si diceva, con una precisione inquietante.

I suoi occhi erano freddi, azzurri e sentenziosi, non nel senso in cui viene solitamente utilizzata la parola, ma nel senso di qualcuno abituato per mestiere a giudicare, come un gioielliere quando esamina per curiosità un diamante che non intende né comprare né vendere.

«Perciò comprendo la sua situazione, Changez. Lei ha fame, e questa dal mio punto di vista è una buona cosa».

Forse la nostra situazione non è molto diversa da quella della vecchia aristocrazia europea nel diciannovesimo secolo di fronte all'ascesa della borghesia.

La maggior parte delle persone che conoscevo abboccavano al mio personaggio. Jim no. Ma per fortuna, là dove io vedevo un motivo di vergogna, lui vedeva un'opportunità. E aveva ragione, ma solo in parte, come in seguito avrei capito.

Sì, fu esaltante. Ed è così che, in modo prolisso, lo ammetto, se mi guardo indietro penso a Princeton. Per me Princeton ha reso tutto possibile. Ma non mi ha fatto dimenticare, non poteva, cose come il piacere di un tè qui, nella mia città natale, un tè lasciato abbastanza a lungo in infusione da acquisire un colore ricco, scuro, e reso cremoso dal latte fresco intero.

Io, con la mia limitata e decrescente riserva di contanti e la tradizionale deferenza nei confronti delle persone più anziane, mi domandavo per quale strano ghiribizzo della storia e dell'umanità i miei compagni di viaggio, molti dei quali nel mio paese sarebbero stati considerati buzzurri arricchiti, tanta era la loro mancanza di signorilità, si trovassero nella posizione di girare il mondo comportandosi come se ne fossero la classe dirigente.

Come? Sto alzando la voce? Ha ragione; divento sentimentale quando penso a quella città. Suscita ancora una grande tenerezza nel mio cuore, il che non è poco, devo dire, date le circostanze nelle quali, dopo soli otto mesi, me ne sarei infine andato.

Inoltre è un segno di amicizia quando qualcuno ti offre da mangiare, introducendoti così in una relazione di reciproca generosità.

Sì, in quel momento ero felice. Mi sentivo immerso in una cordiale atmosfera di compiutezza. Non c'era niente che mi turbasse; ero un giovane newyorkese con la città ai miei piedi. Come tutto sarebbe cambiato in fretta! Il mio mondo si sarebbe trasformato, proprio come questo mercato intorno a noi.

Sì, noi abbiamo una certa familiarità con la storia recente del circondario, cosa che, nella mia umile opinione, ci permette di porre il presente in una prospettiva di gran lunga più accurata.

È incredibile quanto possano essere teatrali le luci artificiali una volta che la luce del sole è declinata, come possono toccare le emozioni, ancora adesso, all'inizio del ventunesimo secolo, in città grandi e luminose come questa.

È come se fossi un'ostrica. Ho avuto dentro di me per tanto tempo questo granello aguzzo, e per cercare di renderlo meno molesto a poco a poco l'ho trasformato in una perla. Ma adesso finalmente la perla viene estratta, e togliendola mi rendo conto che rimane un vuoto, sai, una cavità nella pancia, nel punto che occupava prima.

Non eravamo mai stati in contatto fisico per un periodo così prolungato; la sensazione che quel corpo fosse così robusto eppure appartenesse a una persona così ferita restò a lungo con me. 

In quel momento mi sentivo molto più vicino al conducente filippino che a lui; mi sentivo come uno che recita una parte, quando in realtà avrei dovuto vivere la mia vita a casa mia, come la gente per strada lì fuori.

Ero nella mia stanza che facevo i bagagli. Accesi la televisione e vidi quello che sulle prime mi parve un film. Ma continui a guardare e mi resi conto che non era una finzione ma una notizia. Vidi crollare prima una e poi l'altra delle torri gemelle del World Trade Center di New York. E allora sorrisi.

QUARTA DI COPERTINA

Ogni impero ha i suoi giannizzeri, e Changez è un giannizzero dell'Impero Americano. Giovane pakistano, ammesso a Princeton grazie ai suoi eccezionali risultati scolastici, dopo la laurea summa cum laude viene assunto da una prestigiosa società di consulenza newyorkese. Diventa cosi un brillante analista finanziario, sempre in viaggio ai quattro angoli del mondo. Impegnato a volare tra Manila e il New Jersey, Lahore e Valparaiso, e a frequentare l'alta società di Manhattan al braccio della bella e misteriosa Erica, Changez non si rende conto di far parte delle truppe d'assalto di una vera e propria guerra economica globale, combattuta al servizio di un paese che non è il suo. Finché arriva l'Undici settembre a scuotere le sue certezze. "Vidi crollare prima una e poi l'altra delle torri gemelle del World Trade Center. E allora sorrisi". È questo il primo sintomo di un'inarrestabile trasformazione. Il businessman in carriera, rasato a puntino e impeccabilmente fasciato nell'uniforme scura del manager, comincia a perdere colpi. La produttività cala e la barba cresce, quella barba che agli occhi dei suoi concittadini fa di ogni "arabo" un potenziale terrorista. E mentre gli Stati Uniti invadono l'Afghanistan, il Pakistan e l'India sembrano sull'orlo di una guerra atomica, giunge per Changez il momento di compiere un passo irreversibile...

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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