TRAMA IN BREVE

D'Artagnan, giovane guascone, parte e lascia la famiglia con un unico obiettivo: diventare un moschettiere. Molte saranno le sue avventure che lo vedranno protagonista insieme ai tre moschettieri Athos, Portos e Aramis, al servizio del Re Luigi XIII.

INCIPIT

Prefazione

Nella quale si stabilisce che, a dispetto dei loro nomi, in is e in os, gli eroi della storia che abbiamo l'onore di raccontare ai nostri lettori, non hanno nulla di mitologico.

RECENSIONE

"Ed ora, signori" concluse D'Artagnan senza perdere tempo a spiegare a Porthos il suo modo di agire "tutti per uno e uno per tutti, è questa la nostra divisa, non è vero?"

I tre moschettieri, insieme a Il Conte di Montecristo è il più famoso libro di Alexandre Dumas (padre).

Per conoscere questo autore, dunque, non potevo iniziare da un romanzo migliore.

Primo di un trilogia, i cui seguiti sono decisamente meno famosi, I Tre Moschettieri è un romanzo storico del 1844 ambientato tra il 1625 e il 1628. Pubblicato come feuilleton (o romanzo d'appendice in italiano), fine ultimo del libro era primariamente commerciale: erano questi testi pubblicati nelle riviste ad avere il compito di attirare il compratore. Proprio per questo motivo si possono dedurre due degli aspetti fondanti del libro: il ritmo è molto veloce e la suspense è particolarmente curata. È facile individuare i punti in cui veniva "fermata" la narrazione per lasciare in attesa i lettori di un tempo e non vi è alcun momento in cui vi sia un rallentamento della vicenda, sebbene essa sia così articolata dall'avere al suo interno ogni genere di scena, dalla più statica alla più dinamica.

La trama del romanzo dal punto di vista storico tratta del regno di Luigi XIII e dei suoi conflitti, interno con il Cardinale Richelieu ed esterno con il Duca di Buckingham e l'Inghilterra in generale. La storia inventata, invece, come si può dedurre dal titolo, parla di tre moschettieri del Re, Athos, Porthos e Aramis e il loro incontro con un ragazzo giovanissimo ma ricco di coraggio, D'Artagnan. 
Le due narrazioni sono completamente intrecciate tanto che si fatica a distinguere (a meno che non si conosca la Storia del periodo in maniera precise ed attenta) cosa è frutto di invenzione, fantasia o esagerazione e cosa, invece, è dimostrabile ed oggettivo. Ho scoperto solamente in un secondo tempo, ad esempio, che non è dimostrato che la consorte di Luigi XIII Anna D'Austria avesse un debole per l'uomo con cui desidera tradire il marito in questo libro.

Anche nello svolgimento troviamo ambedue i livelli narrativi, sebbene la parte meno storica venga maggiormente favorita. 

Lo stile di Dumas è sorprendente. Si tratta di un autore dell'Ottocento che scrive (seppur utilizzando un linguaggio ad oggi non più utilizzato, come è ovvio) con una scorrevolezza ed una scioltezza che dovrebbe far invidia agli scrittori contemporanei. Sebbene abbia asserito che il libro è stato scritto per fini commerciali, vi invito a considerare che nell'800 questo non implicava certamente un basso livello qualitativo, come invece accade spesso ai volumi "commerciali" di oggi. Dumas è incredibilmente attento, soprattutto nei dialoghi, sia nell'utilizzare un linguaggio consono all'epoca, sia nel dimostrare la grande ricerca storica dietro al suo testo, alfine di far comprendere le enormi differenze tra l'epoca di cui narra e quella in cui vive. Per me, lettrice del 2018, è difficile discernere gli usi e costumi del '600 da quelli dell'800, perciò ho letto con particolare curiosità questi dettagli e sono riuscita ad immedesimarmi in una lettrice dell'epoca proprio grazie ad essi.

Tantissima è l'ironia utilizzata dall'autore che rende ogni scena, anche la più drammatica, divertente e facilmente fruibile, pur evidenziandone la grande importanza sentimentale o storica. Anche per questo motivo il libro, sebbene piuttosto lungo, scorre velocemente e senza impedimenti.

D'altro canto, però, l'atmosfera ridanciana crea sempre su di me una maggiore difficoltà nell'immedesimarmi con i personaggi e a provare empatia nei loro confronti. Tantissimi sono i momenti cruenti o tristi ma il modo in cui sono esposti (voluto da Dumas e, dunque, non frutto di un errore) mi ha impedito di provare commozione, sebbene sia stata stupita da ogni colpo di scena.

Io ho letto il libro nella prima edizione di Crescere Edizioni. La traduzione è piacevole e scorrevole, utilizza un linguaggio rispettoso dell'epoca e, penso anche del testo originale (sebbene almeno in un caso abbia avuto un dubbio al riguardo). D'altro canto presenta al suo interno una grande quantità di refusi, grammaticali e non e, perciò, non la consiglierei. D'altra parte ho notato che esiste già una seconda edizione (penso rivisitata) del volume, dunque voglio immaginare che, se acquisterete la nuova, potreste non riscontrare più questi problemi di cura.

La struttura classica ha sempre su di me un fascino particolare, sin dalla premessa che funge da incipit dove viene utilizzato il famoso escamotage dell'epoca del manoscritto ritrovato. Apprezzabilissimi anche i capitoli che, oltre ad essere numerati, presentano un piccolo sottotitolo in cui viene enunciato con una parola o più il tema di quella determinata parte del testo, rendendo particolarmente semplice il ritrovare nelle lunghe pagine del libro, una parte da rileggere.

L'ambientazione è resa molto bene, sia dal punto di vista storico che estetico. Le descrizioni non mancano mai e aiutano il lettore ad immaginare la scena senza vincolarlo.

Lo stesso si può dire dei personaggi che, sebbene siano descritti anche nelle loro particolarità fisiche, possiedono caratteri talmente particolari e forti da rendere inevitabile al lettore di immaginarli in azione. Tante sono le scene che non si dimenticheranno di questa lettura, così come sarà semplice ricordare a lungo le grandi differenze tra tutte le personalità incontrate nella storia. Rimangono impressi non solo i protagonisti ma anche altri personaggi altrettanto fondamentali (quale ad esempio Milady che, sebbene sia bionda, sarà per sempre mora nella mia memoria).

Dumas potrebbe dare una lezione agli scrittori moderni anche sulla conclusione dell'opera. È molto difficile pensare che, dopo un finale così soddisfacente dal punto di vista della chiusura della vicenda (ci viene detto anche cosa succederà ai protagonisti successivamente) ci saranno ben altri due romanzi al riguardo. Dumas lascia il lettore bramare di leggere il secondo volume della trilogia più per scoprire cosa mai potrà succedere per far ricominciare la storia, piuttosto che non dargli soddisfazione non rispondendo a tutte le domande presenti in questo volume, come invece si fa generalmente al giorno d'oggi.

In conclusione, I tre moschettieri è un romanzo classico che contrasta totalmente con lo stereotipo che si ha generalmente sul genere. Veloce, divertente e scorrevole fa comprendere il suo retaggio grazie alla qualità del contenuto, ben lungi dall'essere serio o pesante. 
Non deve spaventarvi la mole e nemmeno il secolo in cui è stato scritto, anche la valenza storica non sarà d'impedimento a coloro che non amano il genere.

Lo consiglio perché è un autore classico che si distingue ed insegna a lettori (e anche a futuri autori) molto sulla scrittura.

CITAZIONI

Vi ho fatto insegnare a ben maneggiare la spada, avete un garretto di ferro e un polso d'acciaio; battetevi per qualunque ragione; battetevi tanto più ora che i duelli sono vietati, e che, appunto per questo, ci vuole doppio coraggio a battersi.

Lo stesso giorno il giovane si mise in viaggio, munito dei tre doni paterni che si componevano, come abbiamo detto, di quindici scudi, del cavallo e della lettera per il signor di Tréville; è inutile dire che i consigli erano stati dati per soprappiù.

... di chiedergli con la massima flemma notizie della sua salute.
"Cattiva, signore, cattiva" rispose il Re "mi annoio."
Questa era infatti la peggiore malattia di Luigi XIII, che spesso prendeva uno dei suoi cortigiani, lo attirava presso una finestra e gli diceva: "Signor Tal dei Tali, annoiamoci insieme".

A quell'epoca si faceva carriera grazie alle donne, senza arrossirne. 
Quelle che erano soltanto belle davano la loro bellezza, e da ciò, senza dubbio, viene il proverbio secondo il quale la più bella donna del mondo non può dare quello che ha. Quelle ricche davano, in più, una parte del loro denaro, e si potrebbe citare un discreto numero di eroi di quest'epoca galante che non avrebbero né guadagnato dapprima i loro speroni, né vinte poi le loro battaglie, senza la borsa più o meno ben fornita che un'amante aveva appesa all'arcione della loro sella.

L'amore è la più egoistica di tutte le passioni.

"Che ne sapete voi, signore? Occupatevi dei vostri moschettieri e non rompetemi la testa. A sentirvi parlare, sembra che, se si arresta un moschettiere, la Francia è in pericolo. Eh! Quanto rumore per un moschettiere! Ne farò arrestare dieci, venti, perbacco! E anche cento e tutta la compagnia! E non voglio che si dica una parola!"

Un uomo di cinquant'anni non serba per molto tempo rancore a una donna di ventitré.

Era il primo biglietto che riceveva, il primo appuntamento che gli veniva accordato. Il suo cuore, gonfio di ebbrezza e di gioia, si sentiva sul punto di venire meno sulla soglia di quel paradiso terrestre che vien chiamato amore.

Ma tutti questi ragionamenti erano battuti, distrutti, rovesciati da quel sentimento di dolore intimo che alle volte s'impadronisce di tutto il nostro essere e ci grida in tutti i modi che una grande disgrazia ci sovrasta.

Un birbante non ride come un uomo onesto, un ipocrita non piange le stesse lagrime di un uomo di buona fede. Ogni falsità è una maschera e per quanto la maschera sia ben fatta, con un po' di attenzione si arriva sempre a distinguerla dal viso.

Sebbene D'Artagnan non fosse un sentimentale, la bella merciaia aveva fatto un'impressione reale nel suo cuore e, come diceva, sarebbe veramente andato in capo al mondo per cercarla. Ma il mondo ha molti capi per il semplice fatto che è rotondo, ed egli non sapeva da che parte andare.

D'Artagnan invece escogitò un piccolo piano che vedremo più tardi in esecuzione, e che gli prometteva una graziosa avventura, come si poteva arguire dal sorriso che di tanto in tanto, passava sul suo viso e illuminava le sue fantasticherie.

"Generalmente" diceva "non si chiedono consigli che per non seguirli, o, dopo averli seguiti, per avere qualcuno al quale si possa rimproverare di averli dati.

... rispondeva con voce soffocata di cui la padrona non notava nemmeno l'accento doloroso perché, com'è noto, non v'è nulla di più egoistico della felicità.

Ma avremmo torto se volessimo giudicare le azioni di un'epoca dal punto di vista di un'altra epoca. Ciò che oggi sarebbe considerato come un'onta per un galantuomo, era in quel tempo una cosa semplice e naturale, tanto che i cadetti delle più grandi famiglie si facevano generalmente mantenere dalle loro amanti.

"Io star male? Mi prendete per una femminuccia? Quando mi si insulta io non mi sento male, mi vendico, capite?"

... e ogni viso non conservava più se non l'espressione delle proprie segrete inquietudini; giacché dietro ogni felicità attuale si cela un timore per l'avvenire.

D'Artagnan, amico mio, tu sei coraggioso, tu hai delle grandi qualità, è vero, ma le donne ti perderanno.

La notte, com'è facile immaginare, trascorse quindi assai rumorosamente perché in simili casi non c'è altro mezzo per combattere l'estrema preoccupazione che l'estrema spensieratezza.

L'assedio di La Rochelle fu uno dei grandi avvenimenti politici del regno di Luigi XIII e una delle grandi imprese militari del Cardinale. È dunque interessante, anzi necessario, dirne qualche cosa, tanto più che molti episodi di questo assedio si collegano talmente alla storia che stiamo raccontando che non è possibile passarli sotto silenzio.

"Il tempo, amico mio, farà nascere l'occasione, il tempo sarà vostro alleato; più si è impegnati, più si guadagna quando si sa aspettare."

"Eh, mio Dio, sarete ingannati lo stesso" disse Athos che era ottimista quando si trattava di cose, e pessimiste quando si trattava di uomini.

E Planchet si mise a piangere; non oseremmo dire se fosse di terrore, a causa delle minacce fattegli, o per la commozione di vedere quattro amici così strettamente uniti.

La vita è un rosario di piccole miserie che il filosofo sgrana ridendo.

Il lettore immagini dunque come, per effetto di questa scoperta, aumentasse in lui il desiderio di udire quanro essi dicevano; i suoi occhi assunsero una strana espressione, e, con passi di gattopardo, egli si avvicinò alla siepe; ma non era riuscito ad afferrare che qualche parola insignificante, allorché un grido breve e sonoro lo fece trasalire e attirò l'attenzione dei moschettieri.

"Niente violenza, la violenza è una prova di debolezza. Prima di tutto, con questo mezzo io non sono mai riuscita a nulla; forse, se usassi la mia forza contro le donne avrei qualche probabilità di trovarle più deboli di me e per conseguenza di vincerle; ma io lotto contro gli uomini, e per loro non sono che una donna. Lottiamo dunque da donna, nella debolezza è la mia forza."

"Il mio Dio!" disse "Fanatico e insensato! Io sola sono il mio Dio, io e colui che mi aiuterà a vendicarmi."

Le passioni sempre nuove che la consumavano davano alla sua vita l'apparenza di quelle nubi che passano nel cielo, riflettendo ora l'azzuro, ora il fuoco, ora il nero opaco della tempesta e che non lasciano sulla terra altra traccia che la devastazione e la morte.

Era una notte buia e tempestosa, grosse nubi correvano in cielo velando la luce delle stelle; la luna non si sarebbe alzata che a mezzanotte. Talvolta, alla luce di un lampo che solcava l'orizzonte, si scorgeva la strada che si svolgeva bianca e solitaria; poi, spentosi il lampo, tutto rientrava nel buio.

Luigi XIII, come tutti i cuori deboli, mancava di generosità.

QUARTA DI COPERTINA

Il famosissimo romanzo di Alexandre Dumas racconta le vicende del giovane guascone D'Artagnan, che decide di lasciare la sua famiglia per recarsi a Parigi e diventare moschettiere del re. Dopo un duello il coraggioso spadaccino, stringe amicizia con i tre moschettieri del titolo: Athos, Portos e Aramis, al servizio del re Luigi XIII. Insieme combatteranno contro il perfido Cardinale Richelieu, le sue guardie e i suoi sostenitori, tra cui l'affascinante e misteriosa Milady de Winter, al grido di "Tutti per uno, uno per tutti!", per difendere l'onore della regina Anna d'Austria. Ai quattro moschettieri viene infatti affidata la delicata missione di recuperare in Inghilterra i gioielli che la regina ha regalato al suo amante, prima che Richelieu possa smascherare la sua infedeltà. Con una prosa limpida e vivace, Alexandre Dumas conduce il lettore al tempo dell'ancien régime, tra duelli, inseguimenti, amori, fughe e tradimenti, creando dei personaggi straordinari e indimenticabili, sia nel bene che nel male.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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