Caro amico (dalla mia vita scrivo a te nella tua)

Di Yiyun Li

NN

198 pagine

8/10

Consigliato: Sì

Statunitense

Biografia/Autobiografia/Memoir

Diario

TRAMA IN BREVE

Memoir e diario letterarrio, Caro amico ci fa spaziare di argomento in argomento al fine di farci conoscere meglio l'autrice Yiyun Li (tra i venti migliori scrittori americani per il New Yorker) e farci meditare anche su noi stessi e su ciò in cui crediamo. 
Non mancano le riflessioni su autori e letteratura che vi faranno venire voglia di leggere, e conoscere, sempre di più.

DEDICA

Questo libro è parte di una conversazione con Brigid Hughes

INCIPIT

Il mio primo incontro con il prima e il dopo fu su una delle riviste di moda a cui gli amici mi dissero di abbonarmi quando arrivai in America. Seguii doverosamente il loro consiglio; all'epoca avevo una passione antropologica per gli Stati Uniti.

RECENSIONE

La sensazione di essere degli impostori, a quanto pare, arriva da sé, e di quelli a cin non capita mai di provarla non mi fido.

Caro amico è un memoir e diario letterario di Yiyun Li, donna di origine cinese, divenuta scrittrice solamente una volta giunta negli Stati Uniti e adottata la lingua inglese.

L'argomento trattato in questo libro è molto forte, ci troviamo davanti al contenuto di un diario tenuto dall'autrice durante un periodo di depressione in cui, per riuscirsi a capire al meglio, ha sentito il bisogno di trascrivere su carta le proprie considerazioni su moltissimi e disparati argomenti: tempo, ricordi, lingua madre, origini, persone, lettura e anche sulla vita in generale.
La letteratura, specie quella legata a biografie, autobiografie e lettere degli autori ai loro cari, è stata fondamentale nel percorso della donna e, per questo motivo, al suo interno troverete numerosissimi riferimenti a opere letterarie e alle vite degli scrittori.

Le componenti principali del libro sono tre.

La prima, che riscontrerete sin dalle prime pagine, è quella legata al memoir

L'autrice ci racconta spezzoni della sua vita che spaziano tra Cina, Stati Uniti ed Irlanda. Trattandosi di un memoir, e non di un'autobiografia completa, le scene descritte non vengono presentate necessariamente in ordine cronologico e in maniera completa.
Questo testo riporta solamente il racconto di frammenti di vita ritenuti, in quel momento, determinanti per comprendere qualcosa di sé stessa.
La lettura di questo libro non può essere, perciò, finalizzata ad avere un approfondimento sugli sviluppi biografici dell'esistenza di Li, sebbene essi non manchino, soprattutto all'inizio del volume.

I nostri ricordi rivelano più l'adesso che l'allora. Senza dubbio il passato è qualcosa di reale. Le prove non mancano: foto, diari, lettere, vecchie valigie. Ma noi selezioniamo e scegliamo da una sovrabbondanza di prove solo quello che si confà al momento presente. 

Questa parte ci fa comprendere la personalità e alcuni aspetti salienti della vita dell'autrice.
La donna decide di svelarsi, facendo anche affermazioni molto scomode, che generalmente si tengono nascoste onde evitare giudizi esterni. Come, ad esempio, le forti affermazioni sul rapporto con la madre.

Mia madre è la figlia che dovetti abbandonare per poter avere una vita mia.

Secondo elemento fondante dell'opera sono le considerazioni generali. Yiyun Li non si limita a raccontare di sé, cerca anche di estrapolare dagli insegnamenti ricavati dai propri ricordi, delle massime di vita che possono coinvolgere ognuno di noi.
Queste affermazioni sono costantemente relative ad argomenti profondi e significativi per ogni vita e portano ad un'inevitabile coinvolgimento emotivo del lettore, che si ritroverà a sua a volta a meditare sulle sue parole per comprendere anche il proprio punto di vista al riguardo.

La reticenza è una condizione naturale. Non è un nascondimento. Le persone non si mostrano a tutti nello stesso modo e con la stessa facilità. La reticenza, al contrario del nascondimento, non ti fa sentire solo ma mette una distanza fra te e gli altri e li neutralizza.

La terza componente, che potremmo ricollegare al concetto di diario letterario, è quella più utile dal punto di vista conoscitivo: non solo ci fa scoprire tantissime informazioni, probabilmente inedite, di grandi scrittori (di Zweig, ad esempio, ho scoperto di aver saputo ben poco, sino ad ora), ma instilla in noi anche la necessità e la curiosità di compiere ricerche in questo campo a nostra volta.

Io mi sono sempre ritenuta una lettrice onnivora ed ero già a conoscenza della grande importanza (gli studi superiori, alla fine, non sono stati vani) nel conoscere il più possibile di un autore per comprendere le sue opere. Nonostante questo, penso di aver capito solamente grazie a questo volume l'immenso mondo culturale e conoscitivo che si nasconde dietro a memoir, autobiografie e, soprattutto, lettere inviate dai grandi scrittori ai loro cari.

Interessantissime sono anche le riflessioni sulla lettura, la scrittura e il loro rapporto.

A uno scrittore e a un lettore non dovrebbe essere mai consentito d'incontrarsi. Vivono in due cornici temporali diverse. Quando un libro prende vita per un lettore, per lo scrittore è già morto.

Questi tre elementi, sebbene abbia deciso di trattarli in questa recensione in maniera divisa, sono legati indissolubilmente all'interno della struttura del volume. Ogni parte che leggerete, infatti, avrà un po' di ognuno di loro, sebbene si possa facilmente notare come all'inizio del libro vi siano più aspetti biografici e alla fine prevalgano, invece, quelli letterari.

Lo stile è diretto e lineare, come dice anche la traduttrice nella nota finale: cose difficilissime vengono spiegate con parole nette e semplici.
Al riguardo di questo ci sarà più di un paragrafo anche nel libro stesso; principalmente lo stile non intricato di Li viene imputato dai "critici" al fatto che l'inglese non sia la sua lingua madre, sebbene lei ci tenga ad evidenziare il fatto di essere diventata scrittrice grazie (e non dispetto a) la sua scelta di scrivere in lingua inglese.

Gli argomentati trattati e la profondità ed importanza di quanto affermato, però, implicano necessariamente una ritmo di lettura lento e attento. Leggendo questo libro velocemente si rischia di giudicarlo in maniera superficiale: l'apertura verso di noi dell'autrice verrebbe sprecata e così tutte le riflessioni che le sue parole, semplici ma efficaci, potrebbero suscitarci. 

In conclusione, Caro amico dalla mia vita scrivo a te nella tua è un libro che presenta al suo interno diversissime qualità, passa dall'utilità alla empatia a seconda dell'argomento trattato.

Lo consiglio per tutti e tre le sue componenti. Io, di certo, recupererò presto i libri editi in Italia di quest'autrice, generalmente non autobiografica.

Io non sono una scrittrice autobiografica – non si può esserlo senza un io solido e spiegabile – e leggo ogni scrittore autobiografico con la stessa curiosità. Che genere di vita dà a una persona il diritto di diventare l'oggetto della propria scrittura?

Di questa autrice, NN pubblicherà anche Where Reasons Ends.

CURIOSITÀ

In Cina ci sono tre fusi orari, ma si usa un orario unificato: l'ora di Pechino. Ogni sessanta minuti, tutte le stazioni radiofoniche trasmettono sei bip, seguiti da un annuncio solenne: Dopo l'ultimo bip, sono le sette in punto dell'ora di Pechino.

CITAZIONI

Il cambiamento di paesaggio nelle migliore delle ipotesi è una distrazione o il nuovo scenario di vecchi vizi. Ciò che spostiamo da un punto all'altro, in senso geografico o temporale, è il nostro io. E anche la persona più incoerente è coerentemente se stessa.

... Il possesso dell'immunità – dalla malattia, dalla follia, dall'amore e dalla solitudine, dai pensieri che inquietano e dai dolori che non possono essere alleviati – è qualcosa che ho sempre desiderato per i miei personaggi e per me stessa, pur essendo consapevole dell'inutilità di tale desiderio. Solo ciò che è senza vita può essere immune dalla vita.

Credevo quando ho cominciato a scrivere queste pagine, che sarebbe stato un modo per esaminare – per analizzare – i miei pensieri sul tempo. Prefiguravo anche un dopo, un momento in cui le mie confusioni si sarebbero dipanate.

Dentro di me c'è un vuoto. Tutte le cose del mondo non bastano a sovrastare la voce di questo vuoto che ripete: Tu sei niente.
Questo vuoto non reclama il passato perché il passato è sempre qui. Non deve reclamare il futuro perché lo tiene lontano.
Questo vuoto è un tiranno oppure l'amico più stretto che abbia mai avuto. Certi giorni lo combatto finché non crolliamo entrambi come animali feriti. Ed è in quei momento che mi chiedo: Ma, se, quando mi libererò di questo vuoto, diventassi meno di niente? Se fosse proprio il vuoto a farmi andare avanti?

Ecco l'inevitabilità della vita. Il treno, per ragioni a noi sconosciute, si ferma sempre fra un passato e un futuro, ed entrambi fanno apparire l'adesso come se fosse il nulla. Ma è di questo nulla che ci dobbiamo avvalere. Guardi dal finestrino: le risaie e i campi di erba medica da tempo sono diventati il passato, sono stati rimpiazzati da vigneti e mandorleti. Sei arrivata molto lontano; forse questa è una ragione sufficiente per continuare a viaggiare.

Le condizioni meteorologiche collocano le esperienze nel tempo; ci danno lo stato d'animo in cui inserire un ricordo, rappresentano una variabile o una costante quando vogliamo confrontare l'ora con l'allora.

Il diario era – e continua a essere – un lungo dialogo con me stessa: c'è una voce lucida che pone sagge domande, e una voce più energica che parla in tono di sfida, a volte risponde, a volte divaga.

Leggere se stessi nel racconto di un'altra persona è il contrario di ciò che spinge me alla lettura. Per me leggere significa stare con persone che, a differenza di coloro che abbiamo attorno, non si accorgano della nostra esistenza.

La comprensione non si ottiene con la semplice forza di volontà. Senza la comprensione, non bisognerebbe parlare di sentimento. Non abbiamo la capacità di sentire pienamente i sentimenti di un'altra persona; e questo è un dato di fatto, che vale democraticamente per tutti, salvo i casi in cui qualcuno sfrutta tale capacità per mettere un giudizio. Nessuno si uccide mai per ciò che conosce o ciò che comprende, ma sempre e solo per ciò che sente.

Mia madre è la prima persona che io abbia avuto modo di vedere da vicino, fin troppo da vicino forse, la cui immagine pubblica avesse pochissimo in comune con l'immagine privata.

La persona giovane, quando comincia a leggere seriamente, tende a vivere, con grande fervore, con un libro alla volta. Il mondo offerto dal libro è così grande da contenere tutti gli altri mondi, o così unico da far recedere ogni altro mondo. A colte il libro viene sostituito da un altro libro, e il vecchio mondo cede il passo al mondo nuovo; anche questa esperienza d'incantamento – o intrappolamento – può darsi sia di quelle che capitano una sola volta nella vita.

Non ho mai dimenticato una persona che sia entrata nella mia vita, e forse è questo il motivo per cui non ho altra scelta che vivere come una reclusa. Le persone che porto con me hanno consumato non solo le loro razioni ma anche le mie. L'atto di ricordare  è il modo in cui un recluso paga il suo debito con il mondo.

Non si può essere abili scrittori della propria vita; né lettori acuti della propria storia.

QUARTA DI COPERTINA

Yiyun Li è cresciuta in Cina e si è poi trasferita negli Stati Uniti, dove ha iniziato a scrivere in una lingua non sua. Caro amico è un memoir, ma è anche una sorta di diario letterario, in cui l’autrice riflette sul proprio viaggio tra le due lingue e sulla scrittura, intrecciando esperienze di vita con le vicende degli autori che ha amato di più: da Stefan Zweig a Katherine Mansfield, da Søren Kierkegaard a Ivan Turgenev. Caro amico è il racconto saggio e luminoso di una vita vissuta tra i libri, è solcare l’oceano da una sponda all’altra in cerca delle radici della creazione artistica e della memoria, dove si comprende che la verità si coglie solo ricreando il mondo con la penna. Un percorso necessario per rispondere a due domande fondamentali: perché scrivere? E perché vivere?

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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