Napoli mon amour

Di Alessio Forgione

NN

225 pagine

7,5/10

Consigliato: Sì

Italiano

Emergente

Napoli

Romanzo

Narrativa

TRAMA IN BREVE

Il quasi trentenne Amoresano, protagonista di questa storia, vive a Napoli ed è in costante ricerca di un'occupazione, ma nemmeno le sue due lauree lo aiutano a ricevere proposte lavorative credibili e praticabili a cuor leggero.

DEDICA

A Lorenza, a Elisa, a Vincenzo, 
a Gaetano, a Rosaria, a Maria,
a Raffaele, a Dario, a Francesco.

INCIPIT

Faceva un freddo inusuale, che mi bastonava dritto sul naso. Scesi perché dovevo e ficcai le mani in tasca, cercando di stringermi il cappotto il più possibile intorno al corpo.

RECENSIONE

Mi sarebbe piaciuto essere chiunque eccetto me.

Napoli mon amour è il romanzo d'esordio di Alessio Forgione, nonché secondo volume della nuova collana di NN: Gli innocenti.

La prima cosa che si teme quando ci si approccia ad un autore esordiente è lo stile, perché la poca esperienza dell'autore potrebbe rischiare di inficiare la piacevolezza della lettura.
Sotto questo aspetto non solo Forgione tranquillizza ma stupisce persino: la sua scrittura è sicura e già ben riconoscibile, priva di incertezze. Presenta frasi significative senza cadere mai nello stereotipo, e lo si nota dall'enorme quantità di citazioni che vi ho riportato.

Le parole utilizzate sono ricercate e ben scelte, così come la sintassi di ciò che viene scritto. Nei dialoghi, sia diretti che indiretti, troviamo spesso un gergo differente, più colloquiale o regionale, ma mai frasi in dialetto o totalmente incomprensibili per chi non conosce il napoletano.

La trama del libro verte su un problema sociale ancora molto presente; la disoccupazione. Il quasi trentenne Amoresano, protagonista di questa storia, è in costante ricerca di un'occupazione, ma nemmeno le sue due lauree lo aiutano a ricevere proposte lavorative credibili e praticabili a cuor leggero.

La storia racconta sin dall'incipit la quotidianità del ragazzo, diviso tra le uscite serali e notturne e la necessità di economizzare per non finire i soldi accumulati grazie ad un precedente lavoro come marinaio.

La scrittura in prima persona ci aiuta ad entrare totalmente nella mente del protagonista, permettendoci di comprenderne sfumature del carattere nascoste persino ai suoi cari.

In quel preciso istante mi sentii cattivo, capace d'assaltare e conquistare, uccidere e derubare senza farmi domande. E soprattutto di vivere. Solo vivere.

Viceversa gli altri personaggi vengono descritti sotto il suo punto di vista, non permettendoci di farci una nostra propria opinione nei loro riguardi. Riusciamo, però, a capire di loro ben più di quello che viene raccontato esplicitamente e li percepiamo come reali grazie alla descrizione, da parte dell'autore, di alcuni loro piccoli gesti che li rendono concreti, facilmente immaginabili e, a loro modo, unici.

Le variabili necessarie per percepire l'atmosfera del romanzo ci sono: una situazione condivisa da molte persone, specialmente qui in Italia, una personalità ben definita e la percezione del senso di disperazione permanente che pervade la storia. L'autore, però, ha deciso di inserire frasi con un significato molto importante, senza cercare di calcarle in alcun modo e questo, insieme al fatto che si tratta di pensieri che potrebbe fare chiunque, anche se solo per uno sconforto passeggero, potrebbe indurre il lettore a non pesarle tanto quanto si farebbe se dichiarate in modo differente.

«Tu considera che sono sempre serio.»

Il finale è coerente e ben fatto, di valore. Forse non piacerà a tutti, ma ritengo che questo libro potesse concludersi solamente così. L'ultima frase è d'impatto e con sole due parole, mi ha totalmente conquistata.

Il ritmo della narrazione è influenzato da due fattori. Lo stile è scorrevole e lo diventa ancora di più (è evidente che l'autore sa quello che fa e utilizza i segni di interpunzione consciamente) nelle fasi più dinamiche. D'altra parte, all'interno del libro la trama, già piuttosto scarna di avvenimenti concreti, viene intervallata da molti elementi esterni. Al suo interno, infatti, potrete trovare osservazioni su libri, film, serie tv e partite di calcio oltre che, in alcuni casi, persino trame e alcune scene. Inoltre all'interno dell'opera non si racconta solo ciò che accade effettivamente ma vengono riportati anche i viaggi mentali del protagonista, sogni e addirittura conversazioni altrui riguardo agli argomenti più disparati.

Napoli, città amata ed odiata allo stesso tempo dal protagonista, fa da sfondo alla gran parte della vicenda. Le descrizioni ambientali sono più basate sulle percezioni di Amoresano che sull'estetica. 
L'ambientazione temporale è scandita ma non in maniera sistematica.

In conclusione, Napoli mon amour è un romanzo d'esordio che ha ben poco da invidiare, stilisticamente parlando, a libri di autori più affermati.
Il suo contenuto è importante e può portare il lettore a riflettere molto.
Il mio voto personale è stato grandemente influenzato dal carattere del protagonista e, dunque, dalle sue riflessioni. Ho trovato che fossero molto realistiche e ben fatte, ma avrei preferito che il messaggio finale, seppur più banale, fosse totalmente invertito. Questo non dipende da un errore dello scrittore, ma da ciò che si cerca personalmente in un'opera.

Consiglio la lettura di questo libro a tutti, perché Alessio Forgione è un esempio di autore esordiente che scrive già in modo personale e curato. 
In generale, come ormai saprete tutti, i libri di NN da questo punto di vista non deludono mai e meritano sempre di essere provati.

CITAZIONI

Gli risposi che mandavo curriculum e che faceva freddo e che non accadeva altro. Non gli dissi nulla dei racconti che provavo a scrivere.

In piedi, circondato da estranei, pensai che non avevo mai davvero preso in considerazione l'ipotesi di andare via. Che avevo provato a costruire delle cose, a farle crescere per crescerci sopra anch'io, come se mi spuntassero da sotto i piedi, ma che era tanto tempo, troppo, che tutto s'era bloccato. Provai orrore al pensiero che forse mi ero seduto sul ciglio della strada ad aspettare che le cose accadessero o che qualcuno si fermasse a raccogliermi.

Perché quando non sei più giovane non ti resta altro da fare che essere giovanile, questo avevo pensato guardandole nella vetrina del negozio.

Aspettavano il verde del semaforo e mi sembravano tutti migliori di me, perché loro avevano un lavoro ed io invece no. Perché tutti avevano un posto in questo mondo.

Ma non avendo niente in tasca, farsela a piedi era una cosa del tutto normale.

Aprii lo schermo del computer e scrissi quello che più o meno avevo sognato.
Per quel giorno, non feci altro.

Immaginai l'incipit, me lo scrissi in mente e lo corressi e lo modificai e me lo ripetei fino alla sfinimento, per non dimenticarlo.

Gli dissi che Insigne era l'ultimo esponente di un calcio che andava scomparendo e che, sì, era un giocatore ancora incompiuto, ma la sua incompiutezza rappresentava la napoletanità, e il fatto che i napoletani non capissero la sua napoletanità era un altro esempio della napoletanità stessa.

Pensai pure che buttate fuori con un accento diverso o in un'altra lingua forse le avrei trovate divertenti, ma che dette tra noi, sempre nello stesso modo, mi erano troppo vicine per non sentirmi compreso in quel naufragio.

Pensai che se non ci fosse sempre d'aspettare, per qualsiasi cosa, il fumare non esisterebbe.

Pensai, tra un servizio e l'altro, che lo stare insieme è soprattutto il raccontarsi i momenti in cui non si è stati insieme.

Non piangevo ed ero attonito, incastrato in un istante che in realtà non esisteva.

Mi fu chiaro che tra le tante cose che mancavano nella mia vita, quella che più di tutti mi mancava non era l'avventura né l'amore, ma lei.

Alcuni si divertivano all'ombra della notte e non m'infastidirono con il loro buonumore, con il loto inutile e dozzinale e stupido buonumore.

Mentre la baciavo, pensai che forse la povertà era quella cosa lì: essere felici, ma sapere che quella felicità non sarebbe durata a lungo, perché mentre durava ed esisteva c'era già qualcosa di nocivo, nel resto del mondo, nel resto della propria vita, nell'aria e anche nella felicità, che minava la felicità stessa.

Sentivo d'essere un corso d'acqua che aveva superato la diga che lo comprimeva e che scorreva, ora, liberamente, verso altri lidi, verso il mare.

Provai una sorta di disgusto atroce all'idea che al mondo potessero esistere delle persone che credessero davvero in una cosa del genere, perché per me l'amore era stare insieme, sacrificio, costi quel che costi, al netto e al di là delle proprie possibilità.

Scrissi che volevo vivere ma che non ci riuscivo, perché vivere vuol dire anche accettare di rendersi ridicoli ed io mi vergognavo troppo d'essere ridicolo.

Non gli dissi che in realtà impazzivo in ogni momento e che quindi anche in quel momento, anche quando mi vedeva normale, in realtà stavo impazzendo. Non gli dissi ch'era come se avessi un cancro e che fuori sembravo normale mentre dentro ero marcio.

QUARTA DI COPERTINA

Amoresano vive a Napoli, ha trent'anni e non ha ancora trovato il suo posto nel mondo. Le sue giornate passano lente, tra la vita con i genitori, le partite del Napoli, le serate con l'amico Russo e la ricerca di un lavoro. Dopo l'ennesimo, grottesco colloquio, decide di dare fondo ai suoi risparmi e di farla finita. Un giorno, però, incontra una bellissima ragazza e se ne innamora. Questo incontro riaccende i suoi desideri e le sue speranze: vivere, essere felice, scrivere. E incontrare Raffaele La Capria, il suo mito letterario. Ma l'amore disperde ancora più velocemente energie e risorse, facendo scivolare via, un centesimo dopo l'altro, i desideri ritrovati e le speranze di una vita diversa. Alessio Forgione racconta una Napoli afosa e livida di pioggia, cinerea come la Hiroshima del film. E con una lingua incalzante, sonora, intessuta di tenerezza, firma il suo esordio, un romanzo di formazione lucido e a tratti febbrile, che ha il ritmo di una corsa tra le leggi agrodolci della vita e i chiaroscuri dell'innocenza.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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