Le intermittenze della morte

Di José Saramago

Feltrinelli

218 pagine

8/10

Consigliato: Sì

Nobel

Portoghese

Romanzo

Narrativa

TRAMA IN BREVE

Dal 1 Gennaio di un anno non definito, in un luogo altresì non denominato, le persone non muoiono più. 
La Morte sembra essersi presa una pausa senza alcun preavviso.

DEDICA

A Pilar, la mia casa

INCIPIT

Il giorno seguente non ora nessuno. Il fatto, poiché assolutamente contrario alle norme della vita, causò negli spiriti un enorme turbamento, cosa del tutto giustificata...

RECENSIONE

... se non riprenderemo a morire non abbiamo futuro.

Le intermittenze della morte di Saramago è il titolo più acclamato dell'autore insieme a Cecità. Avendo apprezzato tantissimo quest'ultimo, devo ammettere di essermi approcciata alla lettura di questo nuovo libro con forti aspettative che, in parte, sono state disattese.

Partiamo con il parlare brevemente dei due grandi pregi, sempre presenti, dell'autore.

Lo stile di Saramago è unico. I punti sono pressoché assenti, le virgole sono molto frequenti, non c'è segnalazione alcuna dei dialoghi se non per la maiuscola ad inizio parola, i nomi propri sono privi di maiuscola, gli spazi tra una frase e l'altra, o addirittura, tra un concetto all'altro, sono totalmente inesistenti e le frasi sono lunghissime. Questo è l'aspetto che, solitamente, fa pendere la bilancia del gusto del lettore in positivo o in negativo: chi lo troverà originale ed innovativo lo amerà, chi avrà difficoltà a seguire il flusso della sua scrittura lo troverà confusionario ed eccessivamente difficile da comprendere.

... si potrebbe ancora considerare un difetto minore di fronte alla sintassi caotica, all'assenza di punti finali, al non uso di parentesi assolutamente necessarie, all'eliminazione ossessiva dei paragrafi, alle virgole distribuite a caso, e, peccato imperdonabile, all'intenzionale e quasi diabolica abolizione della lettera maiuscola.

L'autore ci rende consci della sua presenza e ci parla anche direttamente in più occasioni, spesso per giustificare alcune scelte relative a cosa raccontare e cosa tacere.

Il fatto che abbiamo appena riferito è del tutto irrilevante per lo svolgimento della laboriosa storia fin qui narrata e non ne parleremo più, ma non abbiamo voluto, comunque, lasciarlo nel buio pesto.

Altra caratteristica speciale dell'autore portoghese è la sua incredibile fantasia. È veramente difficile trovare un suo libro che non abbia una trama incredibilmente interessante al suo interno, sia per l'idea iniziale che per le sue conseguenze. Nel caso di Le intermittenze della morte, troviamo un luogo in cui, dal primo gennaio, non si riesce più a morire. Saramago spiega tutto ciò che ne deriva, portando argomentazioni profonde che desiderano far interrogare il lettore su questo tema solitamente considerato solamente a senso unico, sotto tutt'altro punto di vista.

Ed ora, invece, le due caratteristiche in cui questo romanzo è per me risultato inferiore rispetto al suo fratello più celebre.

Lo svolgimento subisce una variazione dall'aspettato. Se fino a metà volume circa l'autore porta avanti la trama che vi ho indicato, da un certo punto in poi decide di modificarla, cambiandone alcune variabili fondamentali. Ciò che viene inserito successivamente non è affascinante come l'idea di partenza, ma rimane comunque intelligente ed originale. Avrei preferito l'autore si fermasse prima di questo momento e, magari, scrivesse la seconda parte in un libro a parte, sebbene la dimensione dello scritto sia già troppo breve in questo modo.

Il finale è l'aspetto in cui Saramago mi piace meno. Spesso le sue conclusioni sono aperte, o talmente metaforiche da non dare una sensazione di reale conclusione della storia. In questo caso, invece, troviamo una chiusura più comprensibile. Nonostante io preferisca questa tipologia di finale, devo ammettere di non aver apprezzato quello scelto per questo libro, soprattutto perché l'ho trovato veramente molto distante dall'inizio e fin troppo romantico e dolce.

... per la verità il mondo è ben stufo di episodi come questo, lui aspetta e lei manca, lei aspetta e lui non viene.

Le ambientazioni dei libri di questo autore sono sempre anonime; i luoghi vengono descritti ma vengono lasciati volutamente generici in modo tale da poter essere localizzabili in molti luoghi. I limiti temporali sono poco scanditi ma desumibili. 

Saramago utilizza spesso dell'ironia, sia attraverso delle constatazioni personali o dei suoi personaggi, sia con battute che possono essere considerate vere e proprie freddure. 
È questo il motivo per cui l'atmosfera percepita, anche davanti a momenti molto tristi, è solitamente leggera e divertente, anche se sul finale scema leggermente.

È il mio più grande difetto, dico tutto sul serio, anche quando faccio ridere, soprattutto quando faccio ridere.

Il ritmo di lettura dipenderà grandemente dalla vostra capacità di entrare nella scrittura dell'autore. Io che ormai la conosco e che la apprezzo grandemente non ho avuto alcuna difficoltà a terminare il libro, per quanto da metà in poi abbia perso per me molto del suo fascino.
Sono poche pagine, eppure non possiamo considerarlo uno scrittore conciso, anzi, sono tante e disparate le divagazioni che, spesso e volentieri, avvalorano il testo e lo rendono ancora più divertente e foriero sia di intrattenimento che di spunti di riflessione.

Gli amanti della concisione, della forma laconica, dell'economia del linguaggi, certo si saranno domandando perché, se l'idea era tanto semplice, c'è voluto tutto questo ragionamento per arrivare infine al punto critico.

Come capita spesso nei libri di questo autore, la trama è talmente immaginifica che è davvero difficile riuscire a darle una spiegazione coerente per ogni suo aspetto. Saramago riesce però a rispondere alla gran parte delle domande del lettore, rendendolo un testo credibile, anche se non realistico.

Riconosciamo umilmente che alcune spiegazioni sono mancate, queste e certamente molte altre confessiamo che non siamo in grado di darle per contentare chi ce le richiede.

In conclusione, Le intermittenze della morte è un libro intelligente, originale e superbamente scritto ma, se letto dopo Cecità e se equiparato ad esso, potrà non soddisfare totalmente le aspettative del lettore esigente. 

Io ve lo consiglio, perché è un libro che fa riflettere, scritto in modo unico e con un'idea fuori dagli schemi.
Se non avete letto altro dell'autore questo è un ottimo modo per iniziare.

Una piccola postilla per fare presente che i libri Feltrinelli sono solitamente sinonimo di cura e lavoro, ma che in quest'opera ho trovato più refusi della norma dell'Editore.

CITAZIONI

... la loro opinione su quello che già cominciava a essere chiamato da alcuni spiritosi, di quelli che non hanno rispetto per niente, lo sciopero della morte.

Non si dimentichi, signor primo ministro, che fuori dalle frontiere del nostro paese si continua a morire con la massima normalità, e questo è un buon segno, Questione di punti di vista, eminenza, forse la fuori ci stanno guardando come a un'oasi, un giardino, un nuovo paradiso, O un inferno, se sono intelligenti.

Non è tutta una feste, però, accanto ad alcuni che ridono ce ne saranno sempre altri che piangono, e a volte, come nel presente caso, per le stesse ragioni.

...la religione, signor filosofo, è una faccenda terrena, non ha niente a che vedere con il cielo.

...perché la morte non risponde mai, e non perché non lo voglia, ma solo perché non sa cosa c'è da dire dinanzi al più grande dei dolori umani.

Insomma, di dio e della morte non si sono raccontate altro che storie, e questa è soltanto una in più.

Non pensiamo mai che quello che i cani conoscono di noi sono altre cose di cui non abbiamo la minima idea.

QUARTA DI COPERTINA

Un paese senza nome, 31 dicembre, scocca la mezzanotte. E arriva l'eternità, nella forma più semplice e quindi più inaspettata: nessuno muore più. La gioia è grande, la massima angoscia dell'umanità sembra sgominata per sempre. Ma non è tutto così semplice: chi sulla morte faceva affari per esempio perde la sua fonte di reddito. E cosa ne sarà della chiesa, ora che non c'è più uno spauracchio e non serve più nessuna resurrezione? I problemi, come si vede, sono tanti e complessi. Ma la morte, con fattezze di donna, segue i suoi imprendibili ragionamenti: dopo sette mesi annuncia, con una lettera scritta a mano, affidata a una busta viola e diretta ai media, che sta per riprendere il suo usuale lavoro, fedele all'impegno di rinnovamento dell'umanità che la vede da sempre protagonista. Da lì in poi le lettere viola partono con cadenza regolare e raggiungono i loro sfortunati (o fortunati?) destinatari, che tornano a morire come si conviene. Ma un violoncellista, dopo che la lettera a lui indirizzata è stata rinviata al mittente per tre volte, costringe la morte a bussare alla sua porta per consegnarla di persona.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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