Q502. 300 anni dopo il Grande Esodo è il libro della prime volte. Oltre ad essere il primo romanzo letto di Sylvie Freddi è anche il primo che leggo della Casa Editrice Stampa Alternativa. L'ho ricevuto da Taccuino, Ufficio Stampa e, anche in questo caso, si tratta della mia prima recensione di un libro inviatomi da loro.
Si tratta di un romanzo di fantascienza dal formato particolare (più piccolo di quello a cui siamo abituati), agevole da leggere e da trasportare. Le sue 197 pagine sono scritte in un carattere grande e altrettanto godibile (ultimamente mi capitano solamente libri scritti con caratteri molto piccoli e, perciò, apprezzo ancora di più quelli scritti con una dimensione di più semplice lettura).
Il pregio più grande del romanzo è sicuramente il suo ritmo. Si legge molto velocemente sia per la sua fattura, di cui vi ho appena parlato, sia per i suoi contenuti: seppure sia pieno di avvenimenti tutto scorre alla velocità della luce, Sylvie Freddi ha, certamente, il dono della sintesi.
Quello che, personalmente, ho amato meno è stata, invece, l'ambientazione. L'autrice non ha fatto un cattivo lavoro nelle descrizioni di tempi e luoghi ma, in un romanzo di fantascienza, questo è uno degli aspetti che per me ha più importanza e, perciò, avrei voluto fosse approfondito maggiormente. Con il senno di poi posso ricostruire nella mia mente la gran parte delle scene descritte dall'autrice ma non mi sono realmente fatta un'idea della geografia di Marte, luogo dove è ambientata principalmente la vicenda.
Il mercato era costruito su una larghissima piattaforma di ferendo che galleggiava nell'immensa grotta. Le urla dei venditori e il brusio dei compratori si infrangevano contro le pareti rocciose. Migliaia di persone si muovevano senza uno scopo apparente tra labirinti colorati di bancarelle, sembrava di stare in un formicaio.
Lo stile dell'autrice non mi ha convinta del tutto, forse anche a causa di alcuni refusi che ho incontrato durante la lettura. In questo caso non ci troviamo davanti a errori gravi, bensì a dimenticanze che inficiano sulla scorrevolezza della narrazione solamente in piccola parte. La cura dedicata al libro, però, avrebbe potuto essere maggiore. Per quanto riguarda la terminologia fantascientifica e relativa al Mondo da lei creato l'autrice mi ha convinta: la utilizza con capacità, rendendola normale anche ai nostri occhi. Il narratore onnisciente non è sfruttato al massimo; io avrei rischiato di più dando al lettore qualche amo per comprendere meglio la vicenda.
L'incipit del libro non può farvi capire la storia vera e propria che più che fantascientifica si mostrerà d'azione e mistero. Vi darà, però, l'opportunità di approcciarvi allo stile dell'autrice.
L'idea iniziale del volume è affascinante: una donna che si occupa di alcuni esperimenti volti alla sopravvivenza della sua specie. Non si tratta altro del prologo di ciò che, effettivamente, succederà nel romanzo ma la trama ci ispira subito fiducia, mostrandoci immediatamente una dicotomia che sarà presente in tutta la lettura, quella tra ciò che serve fare e ciò che moralmente si trova giusto fare. Alcune idee presenti nel romanzo richiamano altre opere importanti della fantascienza come quelle di Philip K. Dick.
Era terrorizzata dall'idea di entrare lì dentro e mettere in atto il crimine che le sue consorelle le avevano ordinato di compiere.
Nello svolgimento, come vi ho già anticipato, succedono tantissime cose, forse anche troppe. Trattandosi di un'autrice che non ama indugiare molto sulle spiegazioni, tutte le informazioni e gli avvenimenti introdotti rischiano di confondere il lettore. Inoltre sapete che io preferisco sempre che l'autore rischi approfondendo troppo, piuttosto che il contrario e, in questo caso, ho davvero faticato a stare dietro agli eventi. Inoltre, in questa trama c'è molto mistero: alcuni ruoli non vengono mostrati subito per poter, così, costruire dei buoni colpi di scena e questo fa sì che ciò che accade possa essere ancora più nebuloso. Anche i salti temporali omettono, a volte, parti che invece avrei gradito leggere.
Ho apprezzato il finale perché, per quanto lasci aperte le porte per ulteriori seguiti, si può definire conclusivo. Le spiegazioni sono poche ma credo che ciò sia dovuto al fatto che vi sia il progetto di una serie dietro questo romanzo e, perciò, non lo valuto come un aspetto negativo.
Per lo stesso motivo non trovo la caratterizzazione dei personaggi particolarmente incisiva. Veniamo a conoscenza di alcuni loro aspetti superficiali del carattere ma non capiamo completamente alcune loro scelte intraprese durante la narrazione. I dialoghi, proprio per questo, non risultano sempre credibili o, comunque, lineari. Io amo i romanzi con molti personaggi, sono in realtà quelli che preferisco maggiormente ma, se non vengono sufficientemente descritti, tendo a dimenticare quale sia il loro ruolo all'interno del romanzo e questo mi porta a dover tornare indietro a cercare delucidazioni.
Erano passati anni, ma anche quella sera al pensiero di sua madre si sentì pervaso da una grande tristezza. Gli mancava il suo sorriso, il suo amore.
L'atmosfera del libro è trasmessa solo in parte. Mentre le emozioni provate dai personaggi non sono sufficientemente approfondite per farci provare empatia nei loro confronti (salvo in qualche caso), sentiamo, invece chiaramente il ritmo incalzante della narrazione che ci fa, perciò, percepire la suspense.
Come si sarà capito, l'autrice dimostra di avere molte idee ma non indugia molto su nessuna di esse. Questo è vero anche per altri due elementi, più complicati da notare ma che esistono all'interno del libro e, se rafforzati, potrebbero fare da perno a tutta la lettura.
Il primo è il messaggio, perché questa storia parla di genetica e nomina i mutanti, che non sono altro che una razza ritenuta inferiore dai più. La condanna al razzismo è chiara, nonostante sia il lettore a doverla desumere.
I mutanti dovranno piegarsi e riprendere il loro posto nella società di Marte. Noi siamo superiori, noi apparteniamo alle Origini.
Il secondo aspetto è ancora più nascosto ed è l'ironia. Leggendo questo romanzo capiterà di scorrere frasi del tutto normali e accorgersi solo dopo aver terminato un periodo, del gioco di parole nascosto al suo interno. Anche in questo caso Sylvie Freddi non indugia su questo aspetto, concedendosi solamente alcuni passaggi divertenti e, invece, io avrei preferito un risalto maggiore per questo piacevole dettaglio.
"Possiamo andare lo stesso su Ceres?" esclamò Frank che aveva sempre avuto una gran sete...
In conclusione, si tratta di un romanzo che rappresenta una buona storia ma raccontata in modo così veloce da rischiare di non far coinvolgere il lettore. Molti degli aspetti che non convincono del tutto possono essere spiegati con un potenziale seguito che potrebbe chiarire tutto ciò che, qui, non è approfondito. Alcuni dei suoi lati positivi partono da una buona base che, però, deve essere maggiormente lavorata per permettere alla storia di sbocciare completamente. Si tratta, perciò, di un romanzo con ottime potenzialità non del tutto portate a termine, proprio per questo sarei curiosa di leggere un eventuale seguito perché con una maggiore esperienza sono sicura che l'autrice potrà avvincerci ancora di più.
Mi sento di consigliarne la lettura per una giornata di svago e intrattenimento sotto l'ombrellone, meno se si ricerca qualcosa di impegnativo e approfondito. È adatto più ai neofiti che ai cultori del genere; se normalmente siete frenati da robot e navicelle spaziali potrete trovare in Q502 un giusto compromesso, perché presenta al suo interno solo un pizzico di fantascienza, accompagnato da molto mistero ed azione.