Il lupo della steppa

Di Hermann Hesse

Mondadori

222 pagine

9/10

Consigliato: Sì

Nobel

Film/Telefilm

Classico

Tedesco

Esoterico

TRAMA IN BREVE

Harry Haller è un uomo infelice; si sente un lupo della steppa, incompreso dagli altri esseri umani. Tramite le sue memorie comprendiamo il percorso interiore da lui svolto per capire questa sua condizione e trovarne una soluzione.

INCIPIT

Questo libro contiene le memorie lasciate da quell'uomo che, con una espressione usata sovente da lui stesso, chiamavamo "il lupo della steppa". 

RECENSIONE

Sempre è stato così e così sarà sempre: il tempo e il mondo, il denaro e il potere apparterranno ai piccoli e ai superficiali, mentre gli altri, i veri uomini, non avranno niente. Niente all'infuori della morte.

Sono anni che evito Hermann Hesse e, ad oggi, me ne pento moltissimo. Da ragazzina, non saprei dire esattamente a quale età, ho letto Siddharta e dire che mi è piaciuto poco sarebbe un eufemismo.

 
Certo Hermann Hesse non è un autore da ragazzini, ma io ho sempre letto dei libri rivolti ad un pubblico più adulto rispetto alla mia età e me ne sono pentita raramente. Mi ero convinta, perciò, di non apprezzare le caratteristiche di questo scrittore, pur ripromettendomi di provare nuovamente a leggerlo una volta più grande.

Iniziando Il lupo della steppa mi sono accorta immediatamente che mi sarebbe piaciuto e che avevo aspettato fin troppo a leggerlo. Non posso esprimermi su Siddharta, ma questo romanzo mi ha fatto capire che Hesse mi piace eccome. Sicuramente se riuscirò a trovare la mia copia di Siddharta lo rileggerò ben presto per verificare cosa ne penserò ad oggi, da adulta.

Con i classici i lettori solitamente si dividono tra coloro che leggono principalmente questi o che non li leggono mai perché li ritengono noiosi. Io non appartengo a nessuna delle due categorie; li amo così tanto che mi sento costretta a leggerne pochi perché voglio dare ad ognuno di loro il giusto tempo. Essendo una lettrice molto veloce, potrei arrivare a finirne una decina al mese e, per forza di cosa, non riuscirei ad interiorizzarli come, invece, voglio fare. Nel caso del lupo della steppa questo è ancora più importante perché più che di un classico si tratta di un romanzo che ti fa fare un percorso interiore importante e che non può essere assolutamente lasciato da parte leggendolo in fretta e furia.

Io ho impiegato meno di una settimana a terminarlo e ho fatto molta fatica; avrei voluto finirlo in una sola giornata ma mi sono trattenuta. Lo leggevo a piccole dosi, lasciando sedimentare ciò che leggevo, dandomi la possibilità di riflettere su quanto c'è scritto e pensare a quanto ognuno di noi, prima o poi, si senta un lupo della steppa e abbia bisogno di questo romanzo. Il ritmo in cui si può leggere il libro, perciò, l'ho trovato molto veloce ma malleabile, penso che ognuno di voi potrà decidere di leggerlo come preferisce; anche se ribadisco il mio consiglio di finirlo lentamente.

Per chi non conosce la trama del libro, il titolo potrebbe essere fuorviante; non si tratta di un saggio sugli animali e, il lupo della steppa, non è un lupo bensì un uomo come tutti noi. Questo uomo vive nella sua società e non ci si ritrova, pensa di vivere in una dicotomia perenne; una sua metà è un essere umano che desidera avere rapporti con gli altri, vuole essere accettato ed amato e l'altra, quella lupesca, che deride gli uomini e le loro abitudini, trova comici i loro comportamenti e non si trova a suo agio quando la sua parte umana prevale e lo induce a comportarsi così.
Lo svolgimento è una storia, ma anche un viaggio interiore; c'è sì un racconto che progredisce ma, ciò che più è importante è il percorso fatto dal protagonista per riuscire a capire come diventare felice, cercando di risolvere questa dicotomia che sente vivere in lui.

Ovviamente non vi dirò se l'uomo riuscirà a raggiungere il suo scopo e non vi anticiperò null'altro, specifico solo che, l'intento di Hesse, ben dichiarato alla fine del libro, non è riuscito né con me né con tantissimi altri lettori. Il messaggio che ne ho ricavato io e, da quanto ho letto, anche la maggior parte dei contemporanei di Hesse, è esattamente l'opposto dell'intento dichiarato dall'autore. Se l'avete letto anche voi sarei curiosa di sapere che cosa ne pensate e se ne avete ricavato il messaggio giusto o, invece, quello contrario, come me. È sicuramente importante che, ciò che l'autore vuole far capire in un romanzo, si possa comprendere ma, al contempo, penso che l'essenziale sia più che altro che qualcosa, anche se il suo esatto opposto, arrivi a chi legge. Si tratta, perciò, di un elemento che considero non del tutto positivo esclusivamente perché l'intento di Hesse era un altro, ma se non l'avessi saputo, l'avrei valutato solamente per ciò che mi ha dato, cioè moltissimo.

Lo stile dell'autore fa, da subito, la differenza. I classici per me o sono scritti bene o non valgono la pena e, Il lupo della steppa, si dichiara dall'inizio un libro da leggere. Il linguaggio utilizzato è finalizzato all'uso; non è complicato e arzigogolato e, in questo caso, è un bene, perché il lettore non deve distrarsi dai concetti esposti. Lo stile, però, ricerca la parola giusta rendendo la lettura alta ma al contempo incisiva. 

La struttura del libro è quella che, spesso, troviamo nei classici; il manoscritto ritrovato con prefazione dell'autore che ci spiega come l'ha ottenuto e le sue opinioni personali e, poi, inizia il romanzo vero e proprio in cui viene riportato quanto scritto dal protagonista. Io sono affascinata dalle strutture di questo genere e le apprezzo tantissimo perciò sono assolutamente di parte; mi piace notare la differenza di scrittura tra prefazione dell'autore diario e, quando fatta bene, trovo che questa tecnica narrativa ci faccia immediatamente entrare nella veridicità della storia. L'incipit, perciò, mi è piaciuto moltissimo, proprio perché introduce il romanzo. Il finale, elemento su cui in genere sono più critica, mi è altrettanto piaciuto, per quanto avrei potuto leggere altre mille pagine sull'argomento, il libro è terminato in maniera adeguata, con tutte le spiegazione che necessitavo di avere.

Inutile dire che il protagonista ci piace immediatamente; leggiamo ciò che gli succede direttamente in prima persona e non solo lo capiamo, perché esprime sentimenti che noi stessi abbiamo provato, entriamo anche immediatamente in empatia con lui. Ci piace sia quando sbaglia che quando agisce nel modo giusto, amiamo il lupo che è in lui perché gli riconosciamo il nostro e apprezziamo il suo lato umano perché, anche noi, lo abbiamo e non possiamo fare a meno di esprimerlo. 

Nonostante si tratti di un testo lupo della steppa-centrico, non c'è mancanza di introspezione degli altri personaggi. Essi, infatti, ci vengono raccontati dal punto di vista del protagonista ma, sebbene siano descrizioni totalmente di parte, ci danno l'impressione di essere quelle giuste, quelle che noi stessi avremmo potuto dedurre conoscendo a nostra volta quei personaggi. Certamente il nostro lupo della steppa a volte sbaglia e non riesce a vedere ciò che realmente quei personaggi sono per loro stessi, però noi sentiamo un senso di completezza, non ci manca niente.

Inutile dire che, essendo totalmente calata nei panni del protagonista, l'atmosfera per me sia stata immanente; ad ogni parola o frase corrispondeva anche un mio stato d'animo. Nonostante il romanzo mi prendesse molto sul personale, mentre leggevo faticavo a ricordarmi di non essere Harry, tutto quello che provava il lupo della steppa era ciò che provavo io.

L'ambientazione è vaga, capiamo più o meno il periodo in cui si svolge la vicenda perché nella prefazione l'autore ci racconta di aver ottenuto il diario qualche anno prima della pubblicazione del romanzo e possiamo dedurre più o meno il luogo dove si svolgono le vicende conoscendone la biografia. Non viene data particolare rilevanza a questi aspetti perché, in effetti, non sono importanti al fine della storia; non è importante in quale luogo si svolge la vicenda o in quale data, bensì è rilevante il viaggio intrapreso dal protagonista all'interno di sé stesso. Quest'ultimo non ha luogo e non ha tempo; si può compiere solamente quando ci si sente pronti, o, citando l'autore è una cosa soltanto per pazzi.

Il lupo della steppa è un libro che vi farà pensare di essere speciali, capiti, intelligenti. Innalza il sentirsi soli a qualcosa di più grande di voi, facendovi sentire come qualcosa di unico e di irraggiungibile. Si tratta di un ottimo romanzo classico ma,  per me, è anche un saggio sugli uomini e sulla nostra anima. 

Io lo consiglio a tutti voi. È da leggere nel momento giusto, quando vi sentirete lupi della steppa saprete che questo è il romanzo che fa per voi. Se avrete bisogno di qualcuno che vi dica che sì, a volte siete dei lupi intrattabili, ma che in questo dimostrate solamente di non essere pecore, ecco, il libro che fa per voi è proprio questo.

CITAZIONI

Quando si parlava con lui ed egli, ma non sempre, passava i limiti convenzionali e uscendo dal suo mondo singolare diceva qualche parola sua, qualche parola personale, sentivamo di essere inferiori a lui poiché si capiva che aveva pensato più degli altri, e nel mondo intellettuale possedeva quell'oggettività quasi fredda, quella sicurezza di pensiero e di sapere che hanno soltanto gli uomini veramente dotati di spirito, i quali sono senza ambizione e non desiderano mai di brillare o di persuadere gli altri o di aver ragione a ogni costo.

Haller è uno di quelli che vengono a trovarsi tra due epoche, che hanno perduto ogni protezione e innocenza, uno di quelli che il destino costringe a vivere tutte le ambiguità della vita umana come sofferenza e inferno personale.

Infatti se il mondo ha ragione, se hanno ragione le musiche nei caffè, i divertimenti in massa, la gente americana che si contenta di così poco, vuol dire che ho torto io, che sono io il pazzo, il vero lupo della steppa, come mi chiamai più volte, l'animale sperduto in un mondo a lui estraneo e incomprensibile che non trova più la patria, l'aria, il nutrimento.

La solitudine è indipendenza: l'avevo desiderata e me l'ero conquistata in tanti anni. Era fredda, questo sì, ma era anche silenziosa, meravigliosamente silenziosa e grande come lo spazio freddo e silente nel quale girano gli astri.

... e una volta pronunciata la formula magica senza poterla più ritirare, a nulla gli serviva tendere le braccia con desiderio e buona volontà ed essere disposto a cercar legami e comunioni: tutti lo lasciavano solo.

Non c'era alcuna fretta, la mia decisione di morire non era il capriccio di un istante, era un frutto maturo e durevole, cresciuto adagio, cullato lievemente dal vento del destino il cui prossimo urto l'avrebbe fatto cadere.

La vita aveva un sapore orrendamente amaro e la mia nausea, crescendo ormai da tempo, aveva raggiunto il colmo mentre la vita mi respingeva e mi buttava via.

«Strani concetti che hai della vita! Hai fatto sempre cose difficili e complicate e non hai imparato quelle semplici. Non avevi tempo? Non avevi voglia?»

La mia sorte era di aspirare al coronamento della vita, di espiare la colpa infinita del vivere. La vita facile, l'amore facile, la morte facile... non erano cose per me.

QUARTA DI COPERTINA

l disagio di fronte alla volgarità e alla massificazione della società moderna, la ricerca di valori più elevati, la forza liberatrice degli impulsi primordiali, il rimettersi in gioco a partire da una nuova consapevolezza. Sono questi alcuni dei temi che si intrecciano nel "Lupo della steppa", uno dei romanzi più "radicali" e più affascinanti di Hesse, pubblicato nel 1927 in un'Europa in cui i regimi totalitari si andavano moltiplicando. Il protagonista, Harry Haller, vive in una condizione di impotente infelicità generata da un insanabile dissidio interiore tra l'"uomo" - tutto quello che ha in sé di spirituale, di sublimato, di culturale - e il "lupo" - tutto ciò che ha di istintivo, di selvatico e di caotico. Haller si è chiuso in un isolamento quasi totale rispetto al mondo meschino e privo di spirito in cui vive, arrivando a un passo dal suicidio. Verrà "rieducato" alla vita comune, quella di tutti, da una donna incolta ma esperta e intelligente, che lo aiuterà a trovare la via per meglio comprendere le "non regole" dell'assurdo gioco della vita.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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