E così anche io, finalmente, ho iniziato a leggere la famosissima serie su Hannibal Lecter. Vi sembrerà strano ma io, non so come, sono riuscita a vivere fino ai 26 anni senza sapere praticamente nulla riguardo alle trame di libri, film e telefilm che trattano questo personaggio famosissimo. Per questo motivo, non avevo idea di cosa aspettarmi e pensavo quasi che il libro fosse più improntato su un horror piuttosto che un thriller, ma mi sono accorta subito che così non è.
Il libro l'ho letto a rate perché partecipavo ad una lettura di gruppo sul Forum di StephenKing.it e, perciò, ho potuto notare maggiormente le differenze intercorse tra le varie parti del romanzo e ho avvertito più drasticamente le differenze tra ciò che mi piaceva e ciò che non mi piaceva.
Nelle recensioni la scelta più difficile per me è sempre quella di decidere da dove partire a recensire, ogni volta uso un metodo diverso e, anche questa volta, non farò eccezioni.
Questa volta, infatti, parto da ciò che forse non dovrei nemmeno dire, dato che non metto mai nessun tipo di anticipazioni nelle mie recensioni ma questa è piuttosto lieve e va detta per completezza: dov'è Hannibal Lecter? Nel libro c'è, ma è un personaggio talmente marginale che mi sono stupita, pensavo davvero che ci fosse qualcosa di più.
Allacciandomi a questo vi parlo dei personaggi; leggendo alcune recensioni su amazon (normalmente non lo faccio, ma buttando l'occhio ho letto cose su cui ero totalmente in disaccordo e perciò mi sono incuriosita), ho notato che proprio l'introspezione dei personaggi viene lodata, mentre io l'ho ritenuto uno dei punti più deboli del romanzo, quindi mi sembra rilevante approfondire bene questo aspetto.
I thriller sono molto più difficili da scrivere di quanto si possa pensare, proprio perché diffusissimi e letti dalla stragrande maggioranza dei lettori, è sempre faticoso per gli autori dover rimanere al passo con i colleghi ed inserire un elemento o più che facciano dire al lettore "questo è un bel thriller perché". In questo caso Harris ha sicuramente tentato di approfondire i personaggi, specialmente il protagonista ed il suo antagonista, per dare quel qualcosa in più che magari nei thriller del periodo mancava un po' (anche se si tratta del 1982 e non di un secolo fa) ma ritengo che ciò sia andato solamente a suo svantaggio. Gli stereotipi non sono nemmeno ciò che più mi ha colpita; ci sta che il cattivo abbia avuto un'infanzia terribile e che il detective bravissimo a trovare i serial killer si senta altrettanto cattivo, però oltre a ciò mi sarei aspettata qualche cosa, di qualsiasi genere, che mi facesse capire meglio loro aldilà degli avvenimenti pratici. L'introspezione dei personaggi, per me è totalmente inutile se si limita ad occupare pagine e pagine senza farti provare assolutamente nulla se non noia e rimpianto per le parti in cui succede qualcosa, perciò no, non l'ho apprezzata affatto. Riconosco il tentativo, magari se l'avessi letto nel 1982 senza aver letto tutti i thriller che ormai fanno parte del background delle mie letture, l'avrei apprezzato di più.
Discorso totalmente diverso, anche se non sufficiente per rendere positivo questo aspetto, è il personaggio di Hannibal Lecter. Non so se ciò derivi dalla poca presenza del personaggio oppure dal fatto che l'autore fosse veramente ispirato raccontando di lui, però le parti che raccontavano di lui mi sono piaciute assolutamente di più, tanto da farmi rimpiangere la sua quasi assenza all'interno del romanzo e di farmi ripromettere di leggere i prossimi libri della serie per poter vedere se anche a me piaceranno di più, considerando che la serie è diventata famosa dal secondo libro in poi, da quanto ho letto.
Passiamo alla struttura e a ciò che ho notato grazie alla lettura lenta e a rate che ho fatto. Dividendo il libro idealmente in quattro parti uguali, si può affermare con sicurezza che nelle due di mezzo, cioè la seconda e la terza, a parte nelle prime pagine della seconda, non succede praticamente nulla. Queste pagine raccontano il flashback sulla vita dell'antagonista che, come vi ho già detto, non mi è piaciuto per niente perché penso non abbia raggiunto lo scopo che l'autore si era preposto e ha solamente aggiunto il doppio delle pagine inutilmente. Un buon thriller per essere tale, secondo me ovviamente, deve avere una trama sufficientemente intricata che si dipana in tutto il romanzo, intermezzata ogni tanto, da spiegazioni, riflessioni ed introspezioni psicologiche. In questo libro, invece, la trama è normale nella prima parte e rapidissima e spiegata tutta insieme nell'ultima parte, assolutamente non il genere di libro che piace a me.
Il ritmo, in questo cambio di rotta, ne risente tantissimo. La prima parte è bella e fa presagire un libro interessante, poi all'interno della seconda e della terza la voglia di andare avanti è talmente poca e le informazioni talmente inutili che il ritmo di lettura si abbassa obbligatoriamente, per poi ritornare rapido nell'ultima parte, facendo sentire il lettore insoddisfatto, alla fine della lettura, perché viene detto tutto subito, con troppa velocità.
L'incidenza di tutto ciò sulla suspense è inevitabile; nel primo quarto la senti un po' ma ti aspetti che aumenti con l'addentrarsi all'interno del romanzo e poi non la vedi più perché nel mezzo del romanzo non succede più niente e alla fine succede tutto rapidamente, non hai nemmeno il tempo di chiederti cosa succederà poi.
Lo stile di Harris non mi è dispiaciuto e l'ho trovato sufficientemente confacente al genere del libro, sono curiosa di vedere se nei prossimi romanzi, essendo più presente la figura di Hannibal, riuscirà a raccontare in maniera intrigante ciò che il personaggio dice, pensa e fa.
La trama del singolo romanzo, aveva buone potenzialità anche se non mi è sembrata particolarmente innovativa nemmeno tenendo conto della data di pubblicazione, lo svolgimento è stato altrettanto sufficiente, speravo in qualcosa di più ma non posso nemmeno asserire che non ci sia ciò che un thriller necessita, azione, colpo di scena e ritmo (anche se solo in piccola parte).
Sulla credibilità l'autore è riuscito a soddisfarmi completamente; non tutto ciò che viene spiegato è assolutamente credibile, ma senza dubbio, non ci sono possibilità per il lettore di sostenere che ciò che viene raccontato sia impossibile, considerando il resto, questo mi è sembrato un buon pro.
L'ambientazione, non pervenuta. Anche ripensandoci, non mi viene in mente nulla di rilevante. In parte non ci sono state descrizioni a causa della volontà dell'autore di non svelare nulla della "scenografia" specie per quanto riguarda la casa del cattivo, però in molte scene, ad esempio alla fine in cui tutto è troppo veloce, qualche descrizione dell'ambiente avrebbe potuto creare la suspense necessaria che invece è venuta a mancare.
Io questo libro, non ve lo consiglio. Magari cambierò idea leggendo il secondo libro della serie, ma considerando solamente questo romanzo, penso che il vostro tempo possa essere tranquillamente utilizzato per altre letture.