Insegna a tua nonna a mungere le papere.
Ulisse di James Joyce, libro letto grazie al MegaGDL, è un libro impossibile da recensire. O, perlomeno, ritengo impossibile recensirlo nel modo in cui cerco di recensire io: il più oggettivo possibile.
La verità è che i critici lo studiano da quando è stato pubblicato, le teorie legate ad esso si sprecano, persino le scelte di come si dovrebbero tradurre alcune parole o frasi non riescono minimamente a concordare. È un'opera ricca di cultura e riferimenti, profondamente legati al bagaglio culturale di Joyce e, per questo, impossibile da comprendere completamente senza poter chiedere al diretto interessato.
Perciò, la mia recensione di oggi (che mi sono convinta a fare solamente perché è, stranamente, richiesta) verterà principalmente su cosa ho imparato io al riguardo del libro, anche grazie all'esperienza del gruppo di lettura e sul perché bisognerebbe leggerlo o meno, secondo me.
Iniziamo con il dire che per Ulisse le complicazioni nascono sin dalla scelta dell'edizione. Le traduzioni sono incredibilmente divergenti, così come il materiale di supporto fornito per l'interpretazione del testo. Anche quest'ultima cambia e si modifica, sia nel focus di ciò che è importante che nel significato retrostante, a seconda di chi la scrive. Per questi motivi, per quanto il testo originale sia il medesimo, è possibile fare esperienze di viaggio completamente diverse nella lettura di questo libro.
Personalmente ho scelto l'edizione Mondadori (al momento, 9 Agosto 2019, scontata del 25% su Amazon e persino utile per ottenere un buono da 10€ da spendere in altro, acquistando 25€ di libri del Gruppo Mondadori), collana Oscar Moderni, che mi ha completamente soddisfatta per quanto riguarda l'analisi del testo, situata a fine capitolo. Il commento, le note e la traduzione sono tutte curate da Giulio De Angelis che si dimostra esperto ed informato (si deduce che lui stesso si è documentato prima di parlarne a sua volta) ma anche coraggioso e fondamentale perché azzarda proprie opinioni, costantemente spiegate e motivate. Non si limita, perciò, a riportare quanto noi stessi potremmo leggere in altri luoghi, ma lo rielabora al meglio. Sulla traduzione non posso pronunciarmi perché non ho avuto modo di confrontarla né con il testo originale né con altro, ma l'ho trovata convincente e comprensibile.
Si vocifera, ma non so dirvi se è vero, che la traduzione più semplice da leggere sia quella Newton Compton, QUI fisico su Amazon, disponibile anche in ebook, gratuito con Kindle Unlimited.
Una volta scelta l'edizione del libro, vi consiglio di scegliere a priori anche il vostro approccio alla lettura. Ulisse NON è un qualunque libro di narrativa; leggendolo, seppur con attenzione, è pressoché impossibile coglierne ogni significato. Quello che dovrete scegliere, perciò, è se comprare una guida alla lettura dell'Ulisse o se utilizzare esclusivamente gli strumenti dati dal vostro testo (io ho fatto così e ho scelto l'edizione Mondadori proprio perché è già molto completa e strutturata) o se, da coraggiosi, preferite leggerlo e basta, senza ulteriori spiegazioni.
La scelta giusta non esiste; se ci si approccia all'Ulisse lo si fa con motivazioni profondamente diverse tra di loro e, secondo me, a meno che non lo si legga per motivi di studio o professionali, è giusto fare ciò che ci renderà la lettura il più piacevole possibile.
Ed ora, passiamo alla lettura vera e propria.
Il testo di Joyce è diviso in tre parti, a loro volta suddivise in capitoli. Originariamente questi capitoli richiamavano quelli dell'Odissea, ma poi l'autore ha deciso di farli togliere. Nabokov dice, nelle sue Lezioni di Letteratura (QUI su Amazon), che Joyce ha deciso di eliminare questi titoli perché i critici cercavano forzatamente collegamenti tra le due opere, non so dirvi, però, se sia la verità o una delle tantissime opinioni personali che l'autore russo esplicita come se fossero fatti riscontrabili e certi.
Il collegamento con l'Odissea è talvolta chiaro ed evidente ed, altre, molto difficile da trovare (se realmente esiste) e, perciò, è piuttosto importante non approcciarsi a questo testo pensando ad un rifacimento Joyciano del famoso volume di Omero. I due testi sono completamente diversi tra loro e il paragone può servire solo come una delle tantissime possibili interpretazioni.
Il libro, che vanta quasi 750 pagine di testo (il resto, nella mia edizione, è legata ad approfondimenti e spiegazioni) parla di un'unica giornata e, i due protagonisti sono Stephen Dedalus (già presente nel Dedalus, altra opera di Joyce, QUI su Amazon), giovane scrittore ancora in erba, e Leopold Bloom, ebreo irlandese più maturo e dall'indole decisamente più pragmatica.
La trama ci racconta la loro giornata, inizialmente vissuta in scene diverse e ci spiega in che modo i due, finalmente, si incontreranno.
Mentre alla fine della lettura è quasi impossibile non parteggiare per Poldy, alias Leopold Bloom, Stephen continuerà a rimanere uno sconosciuto per noi e, probabilmente, anche antipatico.
E si capisce che Bloom voleva metterci il becco anche lui se per esempio uno ha mal di cuore deve evitare gli sport violenti. Porco d'un mondo ci scommetto che se tiri su una pagliuzza da terra e dici a Bloom: Guardi, Bloom. Vede questa pagliuzza? È una pagliuzza. Mi giocherei mia nonna che lui si mette a parlarne per un'ora porca miseria senza chetarsi un minuto.
La storia non segue minimamente il politically correct, di qualsivoglia tempo, e presenta al suo interno tantissime immagine scomode, sconce, volgari o anche disgustose. In particolare il cibo viene spesso accostato a qualcosa di ripugnante. Non ho mai letto un testo più esplicito e spinto sessualmente e con così tante menzioni riguardanti feci ed urina!
Più di tutto gli piacevano i rognoni di castrato alla griglia che gli lasciavano nel palato un fine gusto d'urina leggermente aromatica.
Sono tantissimi i temi affrontati nel testo, ma quello dell'Irlanda e degli irlandesi è, sicuramente, uno dei più importanti. Anche il razzismo e il rapporto con l'esistenza degli ebrei (il protagonista, Bloom, lo è) sono ripetutamente chiamati in causa.