Avevo già sentito parlare di questo libro di Donoghue, conosciuto in Italia anche come Stanza, Letto, Armadio, Specchio, ma devo ammettere che, finché non ho sentito dell'uscita del film al cinema, non me ne sono particolarmente interessata. Ora che è uscito il film ho, invece, deciso di leggerlo.
La particolarità più rilevante è sicuramente il punto di vista; quello di un bambino di 5 anni. Inizialmente ero un po' restia a leggerlo; è molto facile cadere nel ridicolo oppure sbagliare clamorosamente, mettendo un protagonista così giovane. Ci si possono aspettare frasi e parole dette male in grande quantità oppure ragionamenti troppo complessi che non ci sembra rispecchino la mentalità di un bambino così piccolo. Adesso che ho terminato la lettura mi accorgo che, effettivamente, questo elemento che era quello che più mi spaventava di questo romanzo, è in realtà diventato il motivo per cui l'ho apprezzato. Penso che sia altamente soggettivo, quello che si aspetta da questo punto di vista, l'esperienza con i bambini certamente aiuta a capire quanto la mentalità qui descritta sia credibile. Personalmente non ho una grande esperienza a riguardo e, sebbene sia stata anche io bambina, non ricordo certamente come ragionavo all'età di cinque anni. Per questi motivi non posso sostenere in assoluto che l'obiettivo dell'autrice sia stato centrato in modo oggettivo, ma io l'ho molto apprezzato e l'ho trovato assolutamente azzeccato. Né troppo stereotipato, né troppo semplicista, ingenuo al punto giusto.
Devo ammettere che, prima della lettura, mi sono informata il meno possibile sulla trama e sulla veridicità della stessa; non amo avere anticipazioni, motivo per cui tutto quello che ritengo uno spoiler lo inserisco e commento solo nella trama completa, perciò non sapevo esattamente se si trattasse di una storia effettivamente avvenuta o meno, anche se propendevo per il sì. Ho scoperto poi, post lettura, che effettivamente il libro si ispira in parte ad una vicenda veramente avvenuta ma è talmente diversa la situazione che leggiamo nel romanzo da quella effettivamente avvenuta che, sinceramente, non mi sentirei di indicarvelo come "storia vera" e, per questo motivo, non ho inserito l'etichetta apposita tra le tag.
Nonostante il fatto che la trama sia, quasi completamente, inventata l'ho trovata credibile e coerente. Altro tratto molto importante che può essere considerato molto soggettivo. Si parla, ovviamente, di un fatto che non accade ogni giorno, almeno si spera, ed essendo anche sull'argomento rapimenti molto ignorante ho usato solo il buon senso per giudicarlo. Uno psicologo o un esperto in materia, ovviamente, potrebbe arrivare a conclusioni molto diverse. Credo, però, che dal punto di vista dei non addetti ai lavori possa essere una trama ben costruita e verosimile. Nella vita reale, come ad esempio nel caso Fritzl a cui si è ispirata l'autrice, capitano cose ancora più incredibili e, se possibile, peggiori.
I personaggi mi sono sembrati molto verosimili, è difficile immedesimarsi credibilmente nella loro situazione ma tutto ciò che pensano e fanno non mi è sembrato forzato o poco chiaro.
Un altro elemento che ho apprezzato molto, è la godibilità del romanzo. Si parla di un argomento delicato, che potrebbe risultare difficile da leggere ma grazie al punto di vista del bambino, che vede le cose con minore pessimismo e cinismo e grazie, anche, alla scrittura di Emma Donoghue che è molto scorrevole e ripetitiva solo nei momenti giusti, il libro si legge tutto d'un fiato, con la voglia di vedere come va avanti e cosa accadrà ai due protagonisti.
Le citazioni che riporto sono poche perché era difficile riportare frasi che non contenessero anticipazioni su ciò che succede e perchè il rapporto tra i due personaggi è talmente speciale che rende difficile captare un solo frammento di discorso e renderlo pienamente comprensibile.
Non ho inserito tra le tag specificazioni geografiche su questo libro perché, si desume che è ambientato in America ma la localizzazione non è particolarmente importante per la storia nè per lo stile del romanzo. L'autrice è irlandese, naturalizzata canadese. Questi sono i motivi per cui non ho ritenuto necessario inserire una tag che avrebbe potuto confondere il lettore, piuttosto che indirizzarlo su un genere ben definito.
A breve vedrò il film e aggiungerò il mio commento anche riguardo a quello, dicendovi se è attinente o meno rispetto a quello che viene raccontato nel romanzo.
Il mio consigliarlo o meno dipende molto dal lettore. Questo libro va letto solo se ispirati dalla trama, non è un libro necessariamente imperdibile, è solo per chi si sente sensibile all'argomento o è curioso di leggere lo sviluppo della storia. Forse un uomo farebbe più fatica ad empatizzare con la donna, ma non è detto che anche un lettore di sesso maschile possa trovare qualcosa di speciale in questo romanzo.