Gli avevano detto che non poteva sbagliarsi. Non c'era un'altra casa nelle vicinanze per un miglio buono! Sapeva in che punto la mulattiera che veniva dalla strada collinare incontrava il viottolo nella Bassa? Era laggiù, con un intrico di frassini addossati sul retro, che tentavano di nasconderla. Garvin seguì la mulattiera. Essa attraversava dritta il pendio dei campi, cinta dai muriccioli di pietra, bassi e murati a secco, parte dell'enorme rete petrosa gettata sulla campagna del nord ai piedi delle alture brulle.
Un uomo in cerca di pace si trasferisce in una casa avvolta da un senso opprimente di rimpianto e rassegnazione.
L’intercessore è un romanzo breve di May Sinclair pubblicato nel 1911 e portato in Italia solamente nel 2023 grazie a Caravaggio Editore. Si tratta di uno dei primi racconti di fantasmi dell’autrice inglese, che in quest’opera combina due dei suoi temi prediletti: il soprannaturale e la psicologia. **Considerato un’anticipazione della teoria dell’attaccamento, ideata da John Bowlby, il testo parla principalmente del legame madre/figlia. La scrittrice era anche un’attivista, sostenitrice del suffragio femminile e una critica letteraria, è a lei che si deve l’invenzione del termine flusso di coscienza. Ad influenzare prevalentemente la sua opera sono state le sorelle Brontë e Henry James, L’intercessore nello specifico si rifà molto al suo Il giro di vite sia per la costruzione dell’atmosfera sia per l’ambiguità di lettura degli avvenimenti soprannaturali.
Elemento fondamentale del romanzo gotico è l’atmosfera. Ciò che molti lettori non riescono a comprendere (o ad accettare), e infatti tendono a confondere questo genere con l’horror come se fossero intercambiabili, è che in queste storie non è tanto importante ciò che effettivamente accade, ma ciò che si percepisce durante la lettura. In questo genere letterario si cerca di far esperire al lettore non un normale orrore, razionale e risolvibile, ma il terrore: l’attesa dell’inevitabile. Leggendo L’intercessore si ha l’impressione di essere entrati dentro un meccanismo già avviato che potrà fermarsi solamente quando sarà giunto al termine del suo movimento. Vane sono le azioni dei personaggi, possono solamente scegliere se partecipare a ciò che accadrà o scappare il più lontano possibile. Lo stesso ingrato compito spetta al lettore, chiamato a scegliere tra l’essere da testimone agli eventi e quindi, in parte, coinvolto oppure di chiudere il libro e non sapere mai cosa proveranno i personaggi nel momento finale.
Non si percepisce solamente ciò che provano i personaggi, lo si vede anche chiaramente. Sin dall’inizio del libro la casa in cui si svolgeranno i fatti viene descritta con minuzia, aiutandoci ad avere un’immediata immagine visiva del luogo e delle persone che lo abitano. Il lettore accompagna il protagonista alla scoperta della casa e, insieme a lui, scopre cosa si cela dietro le porte chiuse a chiave. Una volta terminato il libro, ciò che resterà impresso nella sua mente saranno le immagini evocate durante la lettura. Il fatto che l’editore abbia scelto di inserire anche delle illustrazioni all’interno del volume amplifica ulteriormente la visione e la comprensione dell’ambientazione della storia.
Come anticipavo, la trama nei romanzi di questo genere è decisamente meno importante di quanto si aspetti il lettore che tende ad assimilarlo al romanzo dell’orrore. In questi testi è l’attesa degli accadimenti ad importare e non ciò che (e se) effettivamente avviene. In questo libro la trama è scarna e, sebbene abbia una conclusione, aspetto da non dare per scontato per il gotico che ha spesso finali aperti o comunque poco conclusivi, non si può certamente affermare che sia complessa ed articolata. Ciò che succede effettivamente si può sintetizzare con pochissime parole e quasi tutto il clou degli accadimenti è situato alla fine della storia.
Per lo stesso motivo non si proverà una forte suspense. Non appena sarà chiara l’intera situazione si saprà anche come terminerà il libro che, visto l’intento psicologico, è chiaro sia nel suo messaggio che nella necessaria conclusione. Non è il finale ad importare ma tutto ciò che viene fatto per preparare i personaggi ad arrivarci e ad accettarlo, così come dovrà fare anche il lettore.
Io amo i romanzi gotici e li apprezzo proprio per ciò che fanno percepire durante la lettura. Questo testo in aggiunta ha anche una tematica considerata anticonformista (o all’avanguardia) per l’epoca e quindi aggiunge un significato ulteriore al testo. Se non fosse stato così breve l’avrei apprezzato ancora di più ma mi ha comunque stupita come sia riuscito ad imprimere in me immagini indelebili che, senza dubbio, applicherò anche a prossime letture che parleranno di tematiche similari, inducendomi a confrontarle.
In conclusione, L’intercessore è un romanzo breve che parla di maternità da un punto di vista innovativo per l’epoca utilizzando le atmosfere cupe e particolarmente suggestive tipiche dei testi gotici di quel periodo, riuscendo a distinguersi svolgendo in modo inatteso una tematica ancora poco affrontata all’epoca e sviluppata, in psicologia, solo successivamente. Questo genere letterario richiede una lettura sensibile e immersiva, è più adatto a coloro che vogliono essere trascinati che a chi sta cercando qualcosa di specifico e desidera qualcosa di concreto. Per questo motivo penso che il testo non piacerebbe a chiunque ma lo consiglio solamente a chi: