Benjamin Glass stava andando a vedere una balena morta quando il cane iniziò a camminare accanto a lui sulla sabbia. «Sto andando a vedere una balena morta» disse ad alta voce. Normalmente non incoraggiava i cani che non conosceva, ma questo sembrava triste. Trascinava un guinzaglio rosso e continuava a guardarsi intorno. «Probabilmente non dovresti venire» disse al cane. Lo disse perché non sapeva quanto un cane capisse della morte, e se possedesse gli strumenti necessari per affrontarla. Benjamin aveva saputo della balena al lavoro, da un giornale. Quando la sua responsabile, Camille, l'aveva assegnato alla cassa, lui aveva oscurato lo scanner con un giornale per non rischiare di diventare cieco o subire mutazioni cellulari e lei aveva puntato l'indice su un'immagine sgranata in una delle prime pagine.
Benjamin, diciottenne ipocondriaco e solitario, incontra Gary: un cane che ha bisogno di qualcuno che lo salvi.
Dog di Rob Perry è un romanzo del 2024 portato in Italia da Mondadori.
Opera d’esordio, si è fatta notare per la consapevolezza stilistica già matura della penna: ha vinto il Short Story Prize, è arrivato secondo in altri due premi letterari ed è stato inserito nella shortlist del Peggy Chapman-Andrews First Novel Award. L’autore, che è stato anche copywriter, in questo testo colpisce per la capacità di raccontare con umorismo e leggerezza tematiche difficili e serie senza mai scadere nella superficialità.
Il primo aspetto positivo nonché il motivo principale per cui si dovrebbe leggere questo romanzo è il senso di comfort che si prova nell’affrontarlo. Nonostante le tematiche siano serie e spesso legate a emozioni negative, l’atmosfera che si prova è costantemente quella associata al libro-coccola: sai che ti puoi fidare e che non soffrirai andando avanti. Questo aspetto al giorno d’oggi è spesso accompagnato da una scrittura mediocre, che su un lettore più attento rischia di rovinare completamente la percezione del libro, ma con Dog troviamo finalmente l’esempio di un romanzo che riesce ad essere leggero senza diventare superficiale permettendo al lettore che lo desidera di fare una pausa tra letture più serie senza avere però la sensazione di perdere tempo in qualcosa di poco qualitativo.
Leggendo il romanzo sarà semplice decidere chi sono i buoni e i cattivi della vicenda ma sarà altresì evidente come i personaggi “buoni”, che conosceremo meglio, non siano effettivamente perfetti. Non solo hanno paure e ansie che li bloccano ma vivono anche in costante lotta tra ciò che è importante per loro, quello che la società ritiene accettabile e il bisogno di essere accettati, e magari amati, da altri esseri umani. Nonostante la loro caratterizzazione sia semplice e non eccessivamente articolata (coerentemente con la tipologia di libro) è resa bene e aggiunta in ogni dettagli del testo, permettendo al lettore di non sentirla forzata e di avvicinarsi ad ognuno di loro dimenticandosi che non si tratta di persone reali. Il protagonista, ipocondriaco, ansioso e fobico rappresenta molto bene alcune caratteristiche diffuse che, ancora oggi, sono poco presenti nei testi e, ancora meno, accettate dalla società, dando l’opportunità a chi ci si riconosce almeno in parte di sentirsi rappresentato e capito.
L’unico aspetto che rovina l’idillio provato dal lettore è la consapevolezza che la storia non è affatto credibile. Non solo sappiamo come una persona che vive determinate difficoltà non può superarle così facilmente, ma in più è evidente che il mondo reale rappresenta sfide maggiori di quelle che vengono interposte al nostro protagonista. Per apprezzarlo, bisogna sospendere la propria incredulità ed accettare che il mondo di Dog non è il nostro: le difficoltà si sciolgono con meno attrito, il dolore viene smorzato, la solitudine trova sempre una risposta. Se lo si legge con questa consapevolezza, riesce a dare conforto. Se invece si cerca realismo psicologico e sociale, potrebbe lasciare perplessi o anche innervosire.
Anche la storia in sé si sviluppa in modo realistico nelle scene ma improbabile nel complesso ed è evidente sin da subito che il finale dovrà pagare di queste incongruenze con la vita “reale”. La scelta dell’autore sulla conclusione del libro dimostra la sua consapevolezza al riguardo e non può essere considerata oggettivamente un difetto perché riesce così a salvaguardare il libro dal rompere la bolla che ci protegge durante tutta la lettura. Sono certa, però, che il lettore più emotivo e interessato alla trama potrà trovare il finale sbagliato o inconcludente.
Il mese di gennaio non è stato particolarmente fortunato con le letture: di libri che mi sono piaciuti ce ne sono stati ma nessuno di questi mi ha colpita particolarmente. In più ho cercato (e sto ancora cercando) di portare a termine una lettura che sto leggendo in compagnia in gruppo di lettura che ha, però, rischiato di farmi andare in blocco del lettore. Dopo aver provato a leggere quel libro (Il mondo di Sofia) per tutta la mattina ho dovuto passare un intero pomeriggio (nel weekend) senza leggere non perché non ne avessi il tempo ma perché ero temporaneamente incapace di provare gioia nella lettura essendomi forzata a leggere qualcosa che odiavo per ore di seguito. La sera però, disperata, perché se non leggo nel mio tempo libero mi sembra di sprecare il tempo, mi sono decisa ad affrontare la lettura di un libro “facile” in modo tale da potermi dedicare al mio passatempo preferito ma senza rischiare di rovinarmi qualcosa di veramente bello e qualitativo. È per questo scopo che ho scelto Dog e, grazie a lui, ho capito più che mai la celebre frase di Daniel Pennac: Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa, persino da te stesso. Leggere Dog è stato piacevole e tenero. Per una volta ho lasciato alle spalle tutte le mie aspettative letterarie e ho semplicemente goduto di una storia dolce e comoda che è riuscita, nella sua semplicità, a ricordarmi non perché ad oggi sono una lettrice tanto accanita ma perché lo sono diventata: la lettura è sempre stata il mondo in cui rifugiarsi quando la realtà era troppo pesante da sostenere e mi ha aiutata a superare periodi di cui ho volutamente dimenticato tutto e, ad oggi, ricordo solo le ore passate a leggere.
In conclusione, Dog di Rob Perry è un libro semplice e buono che parla di tematiche importanti e spesso pesanti in modo leggero, divertente ma rispettoso. Le ore passate insieme a lui possono essere una carezza nell’anima per coloro che stanno cercando o hanno bisogno di qualcosa di simile o una noia mortale per chi si trova in una fase letteraria in cui ha bisogno di qualcosa di più complicato, scomodo o intellettuale. Visto che è riuscito a convincere me che, generalmente sono una lettrice che cerca tutt’altro, mi sento di consigliarlo un po’ a tutti ma in particolare a chi: