Pensi che a te non succederà mai, che non ti può succedere, che sei l’unica persona al mondo a cui queste cose non succederanno mai e poi, a una a una, cominciano a succederti tutte, esattamente come succedono a tutti gli altri.
Sei entrato nell’inverno della tua vita.
Diario d’inverno è un’autobiografia di Paul Auster pubblicata nel 2012 e portata in Italia da Einaudi con una traduzione di Massimo Bocchiola.
In questo libro l’autore si rivolge direttamente a sé stesso utilizzando la seconda persona singolare e fa un resoconto di ciò che gli è successo in tutti gli anni di vita precedenti partendo dall’infanzia e arrivando al momento presente. Questa scelta stilistica solitamente porta il lettore a sentirsi chiamato in causa e - quasi - protagonista del testo, mentre in questo libro dà la sensazione di vedere dall’esterno qualcuno che, rivolgendosi ad uno specchio, sta parlando tra sé e sé pensando di essere solo.
L’effetto positivo dato dall’utilizzo del tu è che il lettore non mette mai in dubbio la credibilità di quanto raccontato e, inoltre, percepisce facilmente il bisogno dello scrittore di scrivere questo libro provocando in chi legge una forte percezione dell’atmosfera: davanti a chi legge c’è un uomo che si mette a nudo e non nasconde nulla ed entrare in empatia con questo essere umano che ha scelto proprio noi come confidenti viene naturale.
… ed eri così arrabbiato con il bambino per quello che aveva fatto al tuo cane che non ti fermasti a pensare che era la prima volta che desideravi la morte di un altro essere umano.
L’effetto negativo è l’estraneità di quanto raccontato. Per quanto Paul Auster sia stato (e sia ancora oggi, nonostante la sua morte) un personaggio molto conosciuto e amato, bisogna ammettere che in questo testo alcune tematiche toccate sono così personali e quotidiane da poter mettere a dura prova la pazienza del lettore: i dettagli delle case dove ha vissuto, pagine intere in cui racconta un film che ha visto, tantissime parole dedicate alla sua fase di onanismo selvaggio, possono rallentare il ritmo di lettura e spazientire il lettore meno interessati a questi argomenti.
Come ogni maschio che abbia camminato su questa terra eri alla mercé del miracoloso cambiamento in atto nel tuo corpo. Quasi ogni giorno pensavi principlamente a quello - e qualche giorno, a quello solo.
Un’ulteriore problematica può essere data dalle descrizioni vivide di malattie e sofferenze: Auster è bravo a scrivere e quando parla di ansia e attacchi di panico, ad esempio, lo fa con un estro tale da poter far avvertire le sensazioni provate anche al lettore stesso. Questo è sicuramente un pregio che mostra la sua grande abilità ma può trasformarsi in qualcosa di poco gradevole in soggetti sensibili a letture di questo tipo.
Anche allora pensasti di morire, ma questa volta urlasti di terrore, più spaventato di quanto fossi mai stato in tutta la tua vita.
Lo stile del libro è quello tipico dello scrittore: ricco di dettagli con frasi molto lunghe. Nelle citazioni lasciate nell’apposita sezione noterete come siano spesso tagliate proprio perché un’unica frase può occupare anche un terzo di pagina.
Il messaggio che arriva leggendo questa autobiografia è profondamente nostalgico. Lo scrittore sente ormai di essere entrato nel suo inverno (come si può dedurre anche dal titolo) e non sembra pronto e ottimista verso il futuro che lo aspetta nonostante rari momenti in cui le sue riflessioni sembrano portare a pronostici ottimistici. Leggere le sue riflessioni un anno dopo la sua morte rende la lettura ancora più forte e malinconica.
La maggioranza delle altre persone, compresa tua moglie con la sua infallibile bussola interna, sembrano [sic] in grado di ritrovarsi senza difficoltà. Sanno dove sono, dove sono stati e dove andranno, ma tu non sai niente, sei perso per sempre nel momento, nel vuoto di ciascun successivo momento che ti avvolge, del tutto ignato di dove sia il nord perché per te i quattro punti cardinali non esistono, non sono mai esistiti.
Leggendo questa autobiografia i fan dell’autore troveranno tantissime scene già viste: Auster è uno scrittore che attinge molto alle sue reali esperienze e, anche se cambia trame e svolgimenti, è bello ritrovare in questo racconto della sua vita tantissime situazioni già lette nei suoi testi e affrontate dai suoi personaggi. Per chi ama i suoi libri dopo questa lettura sarà facile capire l’ispirazione della maggioranza dei suoi testi.
Al contrario, chi non ha letto nulla o conosce ancora poco la sua bibliografia non deve temere spoiler e anticipazioni dei contenuti dei suoi libri. Gli altri suoi scritti vengono citati solo saltuariamente e non si parla ma del loro contenuto ad eccezione di L’invenzione della solitudine che, però, è a sua volta autobiografico.
In conclusione, trovo che Diario d’inverno sia uno dei testi più personali di questo grande scrittore e che, per questo motivo, sia consigliabile a coloro che lo stimano e che desiderano conoscerlo anche come persona. Ritengo però che letto come libro a sé possa annoiare o non interessare grandemente, a meno che non si sia particolarmente appassionati di autobiografie e/o di tematiche quotidiane che fanno riflettere sul senso della vita e sul tempo che scorre.
… ma per te quei castighi non contavano niente perché eri innamorato, andavi matto per l’amore a quei tempi come vai matto per l’amore oggi.