Il fatto è che io non credo nei fantasmi. Ma li vedo di continuo.
Non devi dirmi che mi ami è un memoir dell'autore statunitense (e nativo americano) Sherman Alexie uscito recentemente per NN Editore.
Il memoir comprende tutta la vita di Alexie, dalla sua infanzia nella riserva di Spokane al giorno d'oggi.
Cosa vuol dire essere un indiano Spokane senza il salmone? Per un cristiano sarebbe come se Gesù non avesse fatto rotolare via il masso della tomba e non fosse mai risorto.
Ricchissima è la varietà degli argomenti trattati:
La vita in riserva, che ci viene spiegata sia dal punto di vista economico (in particolare l'estrema povertà) ed emozionale (vivere tutti insieme in un luogo "chiuso" può essere motivo di un maggiore senso di appartenenza ma può anche dare adito a crudeltà e violenza senza speranza di giustizia).
Da adulto guardo indietro alla violenza nella riserva e posso logicamente collegarla a tutte le orribili umiliazioni, sessuali e di altro tipo, commesse contro la mia tribù da generazioni di americani bianchi: preti, suore, soldati, insegnanti, missionari e funzionari di governo. Gli abusati possono diventare coloro che abusano. È un'evoluzione tragica. Ma da bambino, per quanto intelligente, non sapevo molto della storia dei nativi americani. Noi figli degli Spokane non conoscevamo nemmeno la storia della nostra tribù. Io conoscevo solo la mia storia personale. E, nella mia storia, i cattivi erano altri indiani Spokane.
La sua posizione politica, anche se non a lungo Alexie riflette sulla figura di Trump e sulla sua elezione.
Nel 2016 i conservatori bianchi hanno eletto un bugiardo patologico che è con ogni probabilità l'uomo bianco più pavido, paranoico e insicuro che si sia mai candidato alla presidenza. E lo hanno eletto perché pensano di essere loro le vittime.
Il razzismo, sia quello esplicito che quello implicito, perché talvolta anche chi pensa di non esserlo dice qualcosa che può colpire e fare male.
Direi, ma probabilmente sono troppo ottimista, che quasi tutti i razzisti ritengono moralmente sbagliato essere razzisti.
Il suo disturbo bipolare, probabile causa di molti dei suoi comportamenti, sin dall'infanzia.
Ho alternato stati di insonnia e ipersonnia tutta la vita. Comincio a sognare non appena mi addormento, una condizione chiamata ridotta latenza REM che può essere precursore, sintomo, causa e conseguenza di depressione. Sono sempre stato perseguitato dagli incubi. Dai fantasmi, veri o immaginati. Ho sempre sentito voci, sia familiari, sia sconosciute. Mi è stato ufficialmente diagnosticato il disturbo bipolare nel 2010, ma credo che i primi sintomi si siano manifestati quando ero bambino.
La sua decisione di andarsene dal "proprio mondo" per entrare in quello dei "bianchi" e la conseguente scissione del proprio senso di appartenenza: troppo indiano per i bianchi, troppo bianco per gli indiani.
... capii che non sarei mai più stato completamente parte della riserva. Capii che sarei stato un nomade.
Decisi di vivere.
Le sue difficoltà emotive, i propri limiti, la salute, i ricordi, dolorosi e felici.
«Mi prenderò cura di te mamma» le ho detto.
Non era una bugia, non proprio, ma alla fine non si è rivelata la verità.
Il suo rapporto con i lettori, con la scrittura e con la lingua inglese.
Voglio attirare anche l'attenzione dei bianchi, e mi godo sia le reazioni positive che quelle negative. Sono l'autore di uno dei libri più criticati e banditi della storia americana, e questo mi rende pazzo di gioia. Ma, più di tutto, sono fiero di scatenare l'ira di altri indiani.
Il suo rapporto con la tradizione, il suo retaggio, le sue lacune, e tutto ciò che esse comportano.
«Questo memoir» ho risposto «avrà un sacco di buchi. Potrei davvero impegnarmi nella ricerca e riportare i fatti nella maniera più accurata possibile. Ma i buchi mi piacciono. Mi piace come mi fanno sentire. Voglio che si sentano così anche i miei lettori. Voglio che sentano la perdita. La nostra perdita. Voglio che sappiano quanto mi sento in colpa per non sapere queste cose».
Il rapporto, conflittuale ed irrisolto, con la madre, morta recentemente, che può essere considerato a tutti gli effetti il perno del romanzo.
Mia madre era una bugiarda. È venuta meno a molte promesse nei decenni successivi. Ma ha mantenuto il più grande dei voti. Ed è rimasta sobria per il resto della sua vita.
È per questo che sono ancora vivo.
È tipico del memoir, in opposizione alla biografia, il fatto di non seguire un ordine cronologico stretto e di saltare di argomento in argomento a seconda dei collegamenti mentali e mnemonici dell'autore. Nel caso di Non devi dirmi che mi ami questo aspetto è portato al massimo e trasporta il lettore in un esercizio stilistico e psicologico probabilmente inedito e, comunque, impossibile da replicare nel medesimo modo.
Prima di tutto il libro presenta sia prosa che poesia, talvolta vengono alternate in capitoli diversi, in alcuni casi troviamo dei frammenti dell'una intervallati da alcune frasi dell'altra. Alexie non si dà regole se non quella di scrivere tutto ciò che gli sembra necessario.
Per lo stesso motivo vi capiterà di trovare concetti ripetuti. In alcuni casi l'autore lo fa da subito: vi saranno delle frasi ribadite senza alcuna differenza, una dopo l'altra, altre avranno lo stesso inizio ma non la stessa fine e, tantissimi argomenti, verranno ripresentati più volte in un punto diverso del libro e raccontati per molte righe esattamente nello stesso modo già letto, per poi aggiungere elementi nuovi pian piano.
All'interno di Non devi dirmi che mi ami troverete capitoli di poche righe o di alcune pagine, frammenti scritti con stile lineare e altri più poetici e/o criptici.
E lo so, avete già letto un paio di volte questa storia nel libro. Ma devo raccontarla e raccontarla ancora.