Recensione

Un libro atipico sia nella forma che nel contenuto. Non si tratta di un romanzo, non si tratta di un saggio, in copertina viene chiamato "documento-verità" e concordo con questa definizione.

Nel libro è possibile trovare delle trascrizioni di interviste, che sicuramente saranno state vagliate, modificate e scelte da chi di dovere ma, danno l'impressione di conversare direttamente con i soggetti in questione. Non so se ritenere questo, un elemento positivo o negativo. Da un lato, infatti, il libro può essere considerato più veritiero, più coinvolgente e ci fa capire meglio i pensieri di Christiane. Da un altro lato non mi ha convinta perché, riportando soltanto le nude parole della protagonista, senza un commento, un'analisi o un giudizio mi è sembrato incompiuto.

La motivazione di questa scelta stilistica è facilmente comprensibile: si è pensato di entrare meglio nella psicologia dei giovani e di farli interessare maggiormente alla lettura proprio perché non ci sono giudizi di sorta che possano farli sentire giudicati a loro volta, liberi di sentire un'esperienza di chi ha veramente vissuto questo problema, senza le solite frasi che, magari, vengono loro ripetute da genitori e adulti in genere. Questa scelta la comprendo ma, non la condivido. Si tratta di un'opinione strettamente soggettiva ma non penso che possa fare così tanto bene leggere dalle parole di una ragazza, che non riesce a convincere nemmeno se stessa a smettere di drogarsi, senza filtri e senza spiegazioni. Io l'ho letto ora, a 25 anni e senza aver mai avuto esperienze di quel tipo, ma come faccio a sapere che una ragazzina giovane e invogliata dall'idea di provare riesca ad accorgersi della paranoia, del circolo vizioso, del paradosso e del declino che si possono arguire tra le righe? Non penso che siano molti i ragazzini con una capacità analitica tale da riuscire a scindere il racconto dall'insegnamento. A scuola anche quando si insegnano le favole, si spiega la morale, in questo libro la morale è molto più nascosta e non viene spiegata in nessun modo, non l'ho apprezzato e, personalmente, se mai avrò figli non lo riterrò utile per tenerli lontani dalla droga.

Con questo non voglio dire che non possa avere effetti benevoli o che, addirittura, attiri di più i ragazzi verso quel mondo, semplicemente per me non è strutturato nel miglior modo possibile proprio perché nemmeno la ragazza nel momento dell'intervista sembrava essere convinta della cosa giusta da fare. L'intervista è piena di contraddizioni, il che è comprensibile per lo stato psicologico di Christiane ma non so quanto possa essere utile per un ragazzo incapace di discernere i pensieri sbagliati da quelli giusti. "*ci vuole un po' di esercizio regolare per avvertire consapevolmente il feeling che dà l'hascisc. L'alcool ti dà in testa molto di più",*è solo uno degli esempi più blandi. Alcune altre frasi che supportano la mia tesi le troverete in fondo tra le citazioni, a voi la scelta sul loro valore educativo.

Un altro elemento complesso da valutare per me è la motivazione che spinge qualcuno a drogarsi. Nel libro quello che spinge la protagonista a diventare sempre peggio è comprensibile: ma è così per tutti? Io penso che per qualunque tipo di sbaglio ci sia sempre una motivazione, è un dato di fatto che ognuno di noi prima o poi si trova a vivere in una situazione brutta. C'è a chi basta poco per cadere nel baratro di una qualche dipendenza e chi, invece, sopporta anche di molto peggio e non rischia mai nemmeno per un attimo di caderci. Probabilmente sono troppo dura, ma io la vedo più come una scusante che come una motivazione e il fatto che essa venga esposta così, senza nemmeno essere messa in discussione, non mi piace ma cercherò di tenere fuori il pensiero personale e di commentare il libro il più oggettivamente possibile.

Nel caso di Christiane è chiaro, sin da subito, di quanto lei abbia bisogno di una figura di riferimento. Tende ogni volta ad emulare la persona che ritiene migliore, senza mai soluzione di continuità. Ogni volta che raggiunge il livello della persona a cui vuole somigliare, ne trova un'altra. Non riesce ad esprimere una propria personalità, lei diventa ciò che odia ed ama allo stesso tempo. Tutte le persone che incontra le fa rassomigliare a se stessa, più hanno avuto dei problemi più pensa che siano simili a lei, quando qualcuno esce dal giro della droga, invece, viene trattato come uno che ha avuto ciò che lei non potrà mai avere. Il tema della contraddizione è presente in tutto il testo, Christiane dice tutto e in contrario di tutto, i pensieri sono al contempo tutti veri e tutti falsi, perché sono determinati più dalle situazioni intorno a lei che dal suo vero inconscio. Lei stessa ammette di essere spaccata in due, quella buona e ingenua e quella drogata che vuole soltanto farsi.

Fa così con l'amore per gli animali, fa così con la violenza e poi si immette nel giro della droga. Prima fa di tutto per entrare nel gruppo delle droghe leggere ma poi, una volta entrata, vede che non sono loro quelli più difficili da raggiungere e così, va avanti e avanti e avanti ancora finché non riesce più a fermarsi. Noi tutti sappiamo che si dice che gli esseri umani abbiano la capacità di adattarsi a tutte le disgrazie che gli capitano, Christiane fa valere questo principio solo per gli aspetti negativi della sua vita: ogni volta che pensa che non raggiungerà un certo livello, perché le sembra degradante e squallido visto sugli altri, lo raggiunge alla velocità della luce e ci si abitua ancora prima di accorgersene, con una facilità incredibile.

A tratti ha lampi di lucidità in cui si accorge di quello che sta facendo "Prima di addormentarmi pensai: -Christiane, questo non è il tuo mondo. Stai facendo qualcosa di sbagliato", mai una volta il primo pensiero riguardo alla persona che diventerà la fa gioire o la riempie di orgoglio; tutte le volte che vede qualcuno che sta peggio di lei dapprima lo disprezza, pensa che lei non arriverà  mai a quel punto poi, però, pian piano comincia ad apprezzarlo, poi ad idolatrarlo e, infine, diventa il suo modello di vita.

Il circolo vizioso che la coinvolge è tragico. I suoi stessi pensieri cambiano alla velocità della luce, non si riesce a rendere conto né di quello che fa né di quello che pensa veramente. Tutto diventa molto ripetitivo, dal momento in cui la ragazza diventa una drogata a tutti gli effetti ogni momento diventa uguale ad un altro e l'attenzione del lettore comincia a scemare.

I ruoli della madre e del padre sono ambivalenti, ognuno ha le sue motivazioni per come si comporta e, anche se esse sembrano sbagliate, è molto soggettivo capire e sapere quanto le loro azioni possano aver contribuito a quello che è successo alla figlia ed è altrettanto difficile sapere se, comportandosi in modo diverso, avrebbero ottenuto un risultato diverso.

Io non lo consiglio, non è un buon saggio sull'argomento che ti dà molte informazioni a riguardo, non è un romanzo coinvolgente e ben scritto che ti lascia qualcosa e non sono sicura del suo valore pedagogico.

Citazioni

"Così si imparava in maniera del tutto automatica che tutto quello che è permesso è terribilmente insulso e che tutto quello che è vietato è terribilmente divertente."

"L'errore più grande è quello di volersi convincere che i propri figli non sono così"

"Questa era la differenza tra gli sballati e gli etilici. La maggior parte degli sballati avevano una percezione molto fine di quello che succedeva agli altri"

"Gli etilici si buttavano sulle ragazze quando erano ubriachi. Si trattava soprattutto di scopare. Da noi erano importanti altre cose."

"Non sapevo perché andavo al Sound, non sapevo perché prendevo la droga, non sapevo cosa avrei potuto fare altrimenti, non sapevo assolutamente nulla."

Non conosco praticamente nessuno che sia stato spinto a bucarsi contro il suo desiderio. La maggior parte dei giovani all'eroina ci arrivano da soli, quando sono maturi per farlo come ero io"

"Stavo troppo bene per riflettere. Fenomeni di crisi di astinenza non ci sono quando uno è all'inizio. La sensazione piacevole mi rimase per tutta la settimana. Tutto andava benissimo."