Recensione

Mi sarebbe piaciuto essere chiunque eccetto me.

Napoli mon amour è il romanzo d'esordio di Alessio Forgione, nonché secondo volume della nuova collana di NN: Gli innocenti.

La prima cosa che si teme quando ci si approccia ad un autore esordiente è lo stile, perché la poca esperienza dell'autore potrebbe rischiare di inficiare la piacevolezza della lettura.

Sotto questo aspetto non solo Forgione tranquillizza ma stupisce persino: la sua scrittura è sicura e già ben riconoscibile, priva di incertezze. Presenta frasi significative senza cadere mai nello stereotipo, e lo si nota dall'enorme quantità di citazioni che vi ho riportato.

Le parole utilizzate sono ricercate e ben scelte, così come la sintassi di ciò che viene scritto. Nei dialoghi,sia diretti che indiretti, troviamo spesso un gergo differente, più colloquiale o regionale, ma mai frasi in dialetto o totalmente incomprensibili per chi non conosce il napoletano.

La trama del libro verte su un problema sociale ancora molto presente; la disoccupazione. Il quasi trentenne Amoresano, protagonista di questa storia, è in costante ricerca di un'occupazione, ma nemmeno le sue due lauree lo aiutano a ricevere proposte lavorative credibili e praticabili a cuor leggero.

La storia racconta sin dall'incipit la quotidianità del ragazzo, diviso tra le uscite serali e notturne e la necessità di economizzare per non finire i soldi accumulati grazie ad un precedente lavoro come marinaio.

La scrittura in prima persona ci aiuta ad entrare totalmente nella mente del protagonista, permettendoci di comprenderne sfumature del carattere nascoste persino ai suoi cari.

In quel preciso istante mi sentii cattivo, capace d'assaltare e conquistare, uccidere e derubare senza farmi domande. E soprattutto di vivere. Solo vivere.

Viceversa gli altri personaggi vengono descritti sotto il suo punto di vista, non permettendoci di farci una nostra propria opinione nei loro riguardi. Riusciamo, però, a capire di loro ben più di quello che viene raccontato esplicitamente e li percepiamo come reali grazie alla descrizione, da parte dell'autore, di alcuni loro piccoli gesti che li rendono concreti, facilmente immaginabili e, a loro modo, unici.

Le variabili necessarie per percepire l'atmosfera del romanzo ci sono: una situazione condivisa da molte persone, specialmente qui in Italia, una personalità ben definita e la percezione del senso di disperazione permanente che pervade la storia. L'autore, però, ha deciso di inserire frasi con un significato molto importante, senza cercare di calcarle in alcun modo e questo, insieme al fatto che si tratta di pensieri che potrebbe fare chiunque, anche se solo per uno sconforto passeggero, potrebbe indurre il lettore a non pesarle tanto quanto si farebbe se dichiarate in modo differente.

«Tu considera che sono sempre serio.»

Il finale è coerente e ben fatto, di valore. Forse non piacerà a tutti, ma ritengo che questo libro potesse concludersi solamente così. L'ultima frase è d'impatto e con sole due parole, mi ha totalmente conquistata.

Il ritmo della narrazione è influenzato da due fattori. Lo stile è scorrevole e lo diventa ancora di più (è evidente che l'autore sa quello che fa e utilizza i segni di interpunzione consciamente) nelle fasi più dinamiche. D'altra parte, all'interno del libro la trama, già piuttosto scarna di avvenimenti concreti, viene intervallata da molti elementi esterni. Al suo interno, infatti, potrete trovare osservazioni su libri, film, serie tv e partite di calcio oltre che, in alcuni casi, persino trame e alcune scene. Inoltre all'interno dell'opera non si racconta solo ciò che accade effettivamente ma vengono riportati anche i viaggi mentali del protagonista, sogni e addirittura conversazioni altrui riguardo agli argomenti più disparati.

Napoli, città amata ed odiata allo stesso tempo dal protagonista, fa da sfondo alla gran parte della vicenda. Le descrizioni ambientali sono più basate sulle percezioni di Amoresano che sull'estetica.

L'ambientazione temporale è scandita ma non in maniera sistematica.

In conclusione, Napoli mon amour è un romanzo d'esordio che ha ben poco da invidiare, stilisticamente parlando, a libri di autori più affermati.

Il suo contenuto è importante e può portare il lettore a riflettere molto.

Il mio voto personale è stato grandemente influenzato dal carattere del protagonista e, dunque, dalle sue riflessioni. Ho trovato che fossero molto realistiche e ben fatte, ma avrei preferito che il messaggio finale, seppur più banale, fosse totalmente invertito. Questo non dipende da un errore dello scrittore, ma da ciò che si cerca personalmente in un'opera.