Recensione

Me la sono andata a cercare è il primo libro di Tommy Dibari che leggo.

Possiamo considerare questo volume come un memoir: l'autore ci racconta scene slegate tra loro ma accomunate dalla medesima passione: quella per la scrittura. La trama si può, dunque, condensare in: esperienze vissute dall'autore nelle sue lezioni di scrittura creativa.

Questo però non riesce a contenere tutto ciò che potrete trovare nel libro, che esprime non tanto nella storia, bensì nel suo contorno, il proprio punto di forza.

A parte i due primi capitoli, che potremmo considerare introduttivi per il resto della narrazione, il libro contiene sempre la medesima struttura: 1. Narrazione della vicenda 2. Com'è andata a finire 3. Lettera a qualcuno o qualcosa di astratto legato ai fatti narrati.

Il libro inizia a Barletta ma poi si estende in molte altre città, in generale possiamo affermare che il focus sia la Puglia. I luoghi descritti da Dibari sono molto diversi tra loro ma tutti particolari e fortemente rilevanti per il loro ruolo: una scuola, un carcere, un ricovero per anziani, un Centro di Salute Mentale. Le descrizioni si soffermano molto più su questi ambienti che sulla città, che viene presa in considerazione ma che non influisce grandemente su quanto viene descritto. Dibari è molto bravo a descrivere ciò che ha visto con un misto di poesia e concretezza: riusciamo a visualizzare perfettamente ciò che ci racconta e anche a farci coinvolgere dalle emozioni provate da lui stesso. Un ambientazione che ricopre, perciò, un ruolo più emozionale che dettagliato, particolarmente adatto allo stile di questo libro che dà al significato profondo di ogni gesto e scenario, l'assoluta priorità.

Lo stile dell'autore è perfettamente collegato al genere che scrive: scorrevole ma significativo e, soprattutto, molto personale. È principalmente grazie ad esso che il ritmo di lettura scorre veloce e senza intoppi: rende la lettura di ogni scena, anche quelle dal contenuto più difficile da digerire, fresca e leggera.

Trattandosi di storie vissute realmente dall'autore, è inevitabile che al centro di tutto ci sia lui. Per quanto si tratti di una persona intenta ad osservare e ad aiutare gli altri, la sua forte personalità lo rende il punto focale di tutte le vicende, com'è giusto che succeda in un libro fortemente autobiografico. Il protagonista è, perciò, quanto di più importante ed evidente, nonostante il suo comportamento non faccia affatto percepire egocentrismo al lettore.

Per lo stesso motivo nonostante gli altri personaggi siano ben descritti (chi più e chi meno perché, com'è inevitabile, non tutti hanno avuto la stessa rilevanza nella storia) continuano a darci la sensazione di essere capiti solamente nella parte che possiamo vedere. Nonostante questo, però, troviamo introspezioni che ci colpiscono e che ci rimarranno in mente a lungo.

Legato a questo, troviamo un bivio anche per quanto riguarda l'atmosfera. Percepiamo perfettamente i sentimenti provati dall'autore, che riesce a trasmetterli anche a noi con grande maestria, ma non entriamo allo stesso modo nelle menti di coloro che, effettivamente vivono il problema che ci viene raccontato.

Sin dall'incipit comprendiamo ciò che stiamo accingendoci a leggere, anche se è proprio l'introduzione ad essere la più personale perché ci racconta del momento in cui Dibari ha dichiarato al padre di voler diventare uno scrittore e, soprattuto, narra della sua vita e della difficoltà di trovare lavoro. Si percepisce sin dalle prime righe che la lettura sarà scorrevole e piacevole e gli avvenimenti più toccanti verranno introdotti solamente nei capitoli successivi.

Il finale, come ci si può aspettare da un qualsiasi memoir, non è una vera conclusione: l'autore ci ha raccontato semplicemente spezzoni importanti della propria vita. Avrei forse preferito un ulteriore capitolo in cui, in un certo senso, l'autore potesse tirare le somme di quanto raccontato, ma non metto in dubbio che Dibari potrà metterci al corrente di molte altre storie e, forse, il momento di "chiusura" non era ancora arrivato per lui.

In conclusione, si tratta di un libro fresco ed interessante che dona, nella sua semplicità, ottimi spunti di riflessione su tematiche importanti.

Lo consiglio.