"Oh, non lo sapevi? I Winshaw hanno una lunga e onorata storia di casi di follia. Che non a caso arriva sino ai giorni nostri."
La famiglia Winshaw di Jonathan Coe è un romanzo di narrativa con all'interno alcuni elementi del giallo e della saga familiare.
Ancora una volta, l'autore stupisce grazie alla struttura imbastita per il sui libro: il volume è diviso in due parti principali e, mentre la seconda (decisamente più breve) è maggiormente lineare, la prima rispecchia molto bene il particolare talento dello scrittore.
Nella prima parte, infatti, troverete due tipologie differenti di capitoli che si alternano l'una con l'altra.
La prima serie di capitoli è quella della narrazione principale in cui impariamo a conoscere in modo quasi del tutto lineare (salvo flashback) la personalità del protagonista, Michael Owen. L'uomo è uno scrittore ed è stato incaricato di scrivere la storia di una famiglia particolarissima: La famiglia Winshaw.
Nella seconda tipologia di capitoli troviamo le descrizioni dei membri della famiglia. Ogni capitolo è dedicato ad uno di loro e le scelte stilistiche che li rappresentano sono sempre differenti e trattano di argomenti diversi tra loro, ma spesso frequenti in molte opere dello scrittore (cinema, televisione, giornalismo, politica ecc.). È qui che mostra alcune sue caratteristiche irrinunciabili, quale ad esempio la grande capacità di rendere l'ambientazione socio-politica.
Sono un midlander di nascita e un londinese di adozione. Non avendo mai vissuto nel nord dell'Inghilterra l'ho sempre guardato con un certo distacco, con un misto di paura e attrazione.
Jonathan Coe ha un'enorme consapevolezza stilistica che gli permette di giocare, talvolta anche in maniera molto azzardata, con le proprie scelte narrative. Potrà capitare, dunque, che alcuni capitoli (specialmente quelli più sperimentali, riguardanti i membri della famiglia Winshaw) non riescano a conformarsi con i vostri gusti personali. L'autore utilizza sempre un registro linguistico specifico e adatto a ciò che racconta, mutando e mostrando come nulla gli sia impossibile.
E tuttavia qualcosa di simile si presentò ancora, il 16 settembre 1992 (passato alla storia come il mercoledì nero), quando i cambisti riuscirono un'altra volta a razziare le riserve aurifere per miliardi di dollari, e a produrre, per giunta, una svalutazione della sterlina.
Il vostro ritmo di lettura dipenderà principalmente da questi due fattori: la struttura può incidere positivamente grazie alla sua varietà ma confondere i lettori meno concentrati o non desiderosi di affrontare una lettura "complicata", lo stile esalterà coloro che amano gli esercizi di stile e annoierà chi, invece, ricerca qualcosa di semplice e diretto.
Questo è il motivo per cui non amo associare questo libro al genere giallo. Di fatto, la storia della famiglia Winshaw consiste in un mistero che, il protagonista cerca di risolvere, inoltre si riferisce in maniera diretta e indiretta a film e libri del genere giallo e, per questo, può essere assimilato al genere. D'altra parte la narrazione di Coe non mira alla costruzione di un libro di genere e, secondo me, le aspettative di un lettore che gli si approcci ricercando questo, verrebbero necessariamente deluse.
Avevo bisogno di qualcosa da divorare, qualcosa di molto leggero, e immediatamente mi ritrovai a pensare al romanzo del mistero per bambini che avevo riscoperto quello stesso giorno nella stanza di Joan. Ah se solo l'avessi portato giù quando ne avevo avuto la possibilità!
Questo è il motivo per cui il finale, secondo me coerente e credibile, non mi ha convinta del tutto. Apprezzo come Coe riesca a far quadrare ciò che sembra impossibile, amo la sua capacità di inserire indizi che, fino alla fine, non vengono nemmeno riconosciuti come tali dal lettore, ma l'enorme fuoco d'artificio che lancia alla chiusura del volume rischia, per me, di sviare l'attenzione del lettore dall'alto livello narrativo.
Questo è, ovviamente, un gusto e un'opinione completamente personale, poiché oggettivamente parlando, è chiaro come l'ineguagliabile capacità dell'autore sarà, per tanti, proprio il suo punto di forza.
Avendo letto alcune recensioni non entusiaste dell'opera mi voglio soffermare brevemente anche sul concetto di verosimiglianza. In molti, infatti, sostengono che questo romanzo nel finale non sia verosimile e, io, sono completamente d'accordo. Cercare in un romanzo di questo tipo la rappresentazione della realtà in toto sarebbe sensato come ricercarla in un romanzo fantasy: non c'è perché non deve esserci. Non mi stancherò mai di ripetere che sono la coerenza e la credibilità intrinseca all'opera a determinarne la qualità, non la sua attinenza con il "mondo reale". Sicuramente il fatto che Coe indugi molto sull'ambientazione e sulla critica della società non aiuta a staccare il concreto dalla fantasia ma, visto che le opere dell'autore le presentano entrambe, è bene che vengano giudicate su due piani differenti.
I personaggi descritti da Coe sono, per la stragrande maggioranza, persone infide e orribili. È impossibile pensare bene di loro ma, al contempo, non abbiamo una vera difficoltà nel leggere delle loro vite perché l'autore riesce egregiamente a rappresentare il loro punto di vista (che condanniamo, ma che troviamo interessante da leggere). Questo non significa che si riesca a non provare assolutamente nulla davanti a queste storie, la rabbia, il fastidio, la tristezza, sono emozioni che, probabilmente, sentirete. In particolare, il capitolo denominato "Dorothy" è stato, per me, qualcosa di indimenticabile. Pensavo fosse impossibile faticare a leggere qualcosa e, al contempo, leggerla senza nemmeno accorgermene. Tuttora penso che quel capitolo sia uno degli esercizi letterari meglio riusciti che io abbia mai letto, non lo dimenticherò e lo rileggerò.
C'erano pur sempre gli animali, naturalmente. E per quanto patetico potesse sembrare, sentiva che la sua vita non era completamente sprecata finché fosse riuscito a dare qualche conforto alle creature che avevano patito i più tremendi abusi di sua moglie.
Nella trama principale i sentimenti saranno graduali e più canonici. Ci si affeziona lentamente ai protagonisti e ci si immedesima in loro, sebbene inizialmente possa sembrare quasi impossibile per la loro stranezza e lontananza dal nostro modo di essere. Anche qui non mancano evoluzioni stilistiche che, spesso, divertono incredibilmente. Indimenticabile il tentativo di Owen di aggiungere erotismo al proprio romanzo, alla disperata ricerca di termini non banali ma comprensibili e sexy. Immagino ci sia anche qualcosa di autobiografico dato che, fino ad ora, ogni libro di Coe che ho letto trattando episodi simili utilizza grandi dosi di ironia e humour inglese che le rendono, persino per me che generalmente vorrei non ci fossero, spassosissime e, persino, irrinunciabili.
E se fosse stata una stanza sontuosa? Un cliché abusato. E una stanza incantevole? Troppo stucchevole. Era una stanza grande, incantevole, sontuosa. Era incantevolmente sontuosa. Era ampiamente incantevole. A dire il vero, me ne sbattevo il cazzo di come dovesse essere la stanza. E, con ogni probabilità, anche i miei lettori. Meglio liquidare tutta quella roba e mantenere viva l'azione.