Recensione

Questo è il primo romanzo che leggo di Isaac B. Singer. Ero molto curiosa di leggerlo perché si tratta di un autore che ha vinto il premio Nobel per la letteratura, e anche perché ho letto due libri del fratello (Israel Singer) che mi sono piaciuti molto, ed ero curiosa di rapportarli per capire se Isaac, avendo vinto il premio Nobel, fosse uno scrittore anche più capace del fratello Israel.

Il responso, per quanto riguarda le letture che ho fatto fino ad oggi è no. Questo romanzo è sicuramente ottimo, godibile, ben scritto ma non è migliore di quelli che ho letto del fratello "senza Nobel". Piano piano analizzerò gli elementi che ho notato e vi spiegherò il perché di questo mio giudizio.

Inizio con il dare due informazioni più pratiche che valutative.

Prima di tutto vi sconsiglio di consultare la mappa generazionale che si può trovare all'inizio del romanzo, questo perché ci sono certi "scoop" che possono essere facilmente desunti guardandola e penso che in questo modo si possa perdere un po' di voglia di andare avanti con la lettura. I personaggi sono moltissimi, è vero, è difficile ricordarseli tutti subito e la genealogia della famiglia può essere molto utile, ma se leggete con attenzione i primi capitoli, dove viene presentata la maggior parte dei personaggi, riuscirete comunque a seguire le vicende in maniera scorrevole.

La seconda informazione che voglio dare a chiunque sia interessato alla lettura di questo romanzo è che esso è dedicato da Isaac al fratello Israel. Quando Singer ha scritto "La famiglia Moskat", infatti, il fratello Israel era già deceduto, e ritengo che questo sia un elemento importante da tenere in considerazione per la lettura perché è molto evidente, soprattutto dai primi capitoli del romanzo, che Isaac ha letto e prende spunto dai romanzi di Israel. Ritengo, perciò, che la lettura preventiva di qualche libro del fratello "Nobel" sarebbe utile per capire meglio i riferimenti chiari che si possono trovare all'interno de "La famiglia Moskat". In particolare, tra quelli che io stessa ho letto, vi consiglio "I fratelli Ashkenazi".

Partiamo dai personaggi. Inizialmente ho notato che alcuni dei personaggi principali riprendono le personalità dei protagonisti dei romanzi di Israel Singer. In questo romanzo, però, i personaggi sono tantissimi e tutti molto diversi gli uni dagli altri. L'autore ha fatto un ottimo lavoro: è possibile capire la personalità di ognuno, conoscerli come se fossero nostri amici e vedere le sfumature che li caratterizzano e li rendono così eterogenei nella storia. Questo oltre che sinonimo di bravura dell'autore è un elemento anche molto favorevole per il lettore che, in questo modo, fatica molto meno a ricordare i collegamenti tra i nomi e le personalità dei personaggi perché confonderli è davvero difficile. Un altro elemento che ho apprezzato e che, in tutta onestà, ritengo meglio sfruttato piuttosto che nei libri del fratello, è l'incertezza di ogni personaggio. Nella vita reale ci sono sicuramente persone convinte di quello che fanno e consapevoli delle scelte giuste per loro ma, più frequentemente, le persone non sanno cos'è più giusto per loro e può capitare che cambino idea spesso. In questo romanzi i personaggi sono degli eterni insicuri, non capita quasi mai che non cambino idea sulle loro azioni. Si riesce anche a capire che più le generazioni vanno avanti, più si distaccano dalle origini, meno credono nella religione e meno sanno dove andare, cosa fare e a cosa credere. Questo l'ho apprezzato, forse perché la lunaticità di certi personaggi la condivido ogni giorno, forse perché mi sembra più credibile che qualcuno non sappia bene come comportarsi. Il dualismo tra la moralità, cioè ciò che è giusto fare e la voluttà, la bramosia e la superficialità, cioè ciò che si vuole fare solo per il proprio piacere e la propria comodità, è imperante in ogni personaggio, soprattutto negli uomini.

Qui arriviamo all'unico vero e proprio tasto dolente che ho riscontrato durante la lettura: gli uomini sono totalmente incapaci di amare e volere una donna solamente. Chiamatemi romantica, oppure illusa, ma questo concetto del "desidero ardentemente una donna ma una volta che lei diventa mia moglie non la sopporto più e mi innamoro di un'altra" proprio non lo condivido, non lo capisco e credo (e spero) che in assoluto non esista. Avrei sicuramente apprezzato se ci fossero stati uomini ANCHE così nel libro, perché ciò avrebbe reso tutto molto verosimile. Il fatto, però, che tutti gli uomini si disinnamorino così facilmente e che tutte le donne, invece, siano totalmente soggiogate dall'amore che provano per l'uomo, indifferentemente da tutto il resto mi sa veramente troppo da stereotipo e non mi è piaciuto.

A parte questo i personaggi non sono stereotipati, sono molto variegati nelle personalità e sono anche molto particolari e ben definiti perciò l'obiettivo è assolutamente centrato, anche se avrei preferito meno cinismo o maschilismo, se di questo si tratta.

La trama è molto intrigante, io amo le saghe familiari e qui si parla di una famiglia molto numerosa e di quasi trent'anni di storia, quindi l'ho apprezzata molto. Non è mai banale, non è mai noiosa, non è quasi mai ripetitiva; davvero bella. Anche qui l'unico neo che posso trovare, che poi si collega alla caratterizzazione dei personaggi, è che non mi ha emozionata quasi per niente. Il motivo è che l'autore tendenzialmente, indugia poco sui momenti più tragici della storia ma, soprattutto, la mancanza di emozioni è riscontrabile anche negli stessi protagonisti, come ho già detto sono molto cinici e questo fa sì che certi momenti importanti vengano sminuiti di molto.

Un altro elemento della trama che non ho apprezzato particolarmente è la dissonanza tra i pensieri e le azioni dei personaggi. Come ho già detto è credibile il fatto che siano molto incerti e non coerenti ma in certi casi mi è parso più un errore dell'autore che vera e propria volontà. Un esempio sono le continue preoccupazioni su Hiltler. Ora, noi conosciamo benissimo che cosa è successo agli ebrei, ma loro quanto sapevano prima che accadesse? Ovviamente non sono a conoscenza della risposta ma mi è parso che all'interno della storia ci fosse una forte dissonanza tra quello che i personaggi pensavano succedesse (cioè quello che è effettivamente accaduto) con quello che effettivamente hanno fatto per scappare (cioè nulla). Ora, io capisco che solo con il senno del poi avrebbero potuto fare qualcosa per scappare ma Singer qui li fa parlare come se già sapessero tutto.. e allora perché sarebbero rimasti? Penso che questo sia un passaggio poco chiaro dove i personaggi hanno fatto una cosa credibile ma i loro pensieri erano più che altro quelli dell'autore che li ha scritti già sapendo cosa sarebbe accaduto. In più, da quello che sapevo, la situazione dei campi di concentramento non era ben conosciuta dalla popolazione, perlomeno all'inzio, mentre nel libro i personaggi sono informatissimi su tutto; questo mi pare molto strano.

Lo stile è ottimo. La scrittura è molto scorrevole anche quando l'autore ci parla di preghiere, libri o altri dettagli legati all'ebraismo che potremmo non conoscere e non capire immediatamente. Mi è piaciuto in particolare il fatto che non vi sia una scelta narrativa univoca; la narrazione "tradizionale" è l'elemento predominante ma viene inframmezzata da due stili che amo molto: quello epistolare e la lettura del diario di uno dei personaggi. Questo permette all'autore di non spiegare e raccontare scene complete ma allo stesso tempo ci fa capire benissimo lo stato d'animo dei personaggi coinvolti.

Le descrizioni sono molto accurate e ben fatte, sembra proprio di vedere l'oggetto o la persona descritta tra le pagine del libro.

Amo i libri che parlano degli ebrei perché di questa cultura e di questa religione conosco ben poco. Grazie ai libri dei fratelli Singer posso ora dire di conoscere un po' meglio una realtà così distante dalla mia e anche di aver capito meglio cosa provassero gli ebrei nei tempi anche precedenti rispetto alle due guerre mondiali che ben conosciamo. Sicuramente in futuro leggerò altri libri riguardo questa cultura.

Lo consiglio perché è un ottimo libro e un ottimo classico. Può trovare difficoltà nella lettura chi ha bisogno o voglia di libri di svago e chi fatica con i libri che presentano molti personaggi, ma se si è nella mentalità giusta è assolutamente godibile e apprezzabile.