Secondo libro che leggo di Roth e, ancora una volta, penso e dichiaro a pieni polmoni che quest'uomo è un genio. Questo romanzo non è al livello de "La macchia umana" ma è comunque così "Rothiano" e particolare che per me è assolutamente impossibile non amarlo. Sono andata a leggere le recensioni su anobii e in altri luoghi per capire in che modo si siano approcciati a questo romanzo: infatti vi è un elemento particolarissimo che, se viene detto, a parer mio anticipa qualcosa ma, allo stesso tempo, se non viene detto non fa capire la particolarità del romanzo. Ho notato che dappertutto questo viene dichiarato apertamente e io mi ritengo molto felice di non aver guardato recensioni su questo libro in precedenza perché non mi sarebbe piaciuto sapere in partenza questa particolarità. Ho deciso, quindi, di fare una cosa particolare: ve la scrivo in uno spazio ben delimitato e sarete voi a decidere se leggerla o meno.
L'ho dovuto scrivere perché ciò che ho anticipato non si evince presto nella lettura e questo fa sì che il romanzo possa anche non essere capito per molto tempo. Io sono arrivata ben a metà senza aver capito, con certezza, dove voleva andare a parare questo libro. Da un lato l'inconsapevolezza al riguardo è stata positiva perché quando ho capito è stato come un pugno allo stomaco e una scoperta assai gradita, dall'altro non saperlo non mi ha fatto apprezzare la prima metà del romanzo come avrei dovuto; addirittura pensavo che fosse stato spiegato male un particolare che, invece, era costruito benissimo.
Non so se è un elemento comune a tutti i libri di Roth perché, ahimè, non ne ho ancora letti abbastanza per farmi un'idea completa dell'autore però in entrambi i libri che ho letto c'è un colpo di scena che nemmeno viene spiegato e questo mi ha colpito più del colpo di scena stesso in entrambi i casi. Quindi vi dico sin da subito che, se leggendo un libro di Roth qualcosa non vi torna e non vi sembra coerente con quello che avete letto in precedenza quasi sicuramente non avete né sbagliato a leggere né lui ha sbagliato a scrivere bensì è un colpo di scena che lui tira fuori lì per lì e non si prende la briga di spiegarvelo. Ovviamente questo non è derivante dal fatto che l'autore non sappia fare il suo mestiere ma proprio da una sua scelta; così sarete certi di quello che avete capito solo dopo un po, quando a forza di parlare di qualcosa che per voi non ha senso finalmente riuscirete a capire che cosa è successo. Questa è una particolarità davvero speciale che da un lato infastidisce enormemente ma dall'altro rende i suoi scritti unici e persino geniali, per me. Già non vedo l'ora di leggere qualcos'altro di suo per vedere se succede qualcosa del genere anche in altri romanzi, mi sembra impossibile di aver casualmente letto gli unici due che contengono questa particolarità.
Inizio la recensione vera e propria di "La controvita" dicendovi che, come mi è accaduto spesso ultimamente, anche questo romanzo ha una struttura particolare che rende ogni capitolo diverso dal precedente in quanto a caratteristiche positive e negative.
Il primo capitolo Basilea è quello che mi è piaciuto di più dal punto di vista della scorrevolezza della lettura. Ha un ottimo ritmo, ha una trama interessante anche se non particolare. Ottimo come incipit.
Il secondo capitolo Giudeaè quello più lento e, passatemi il termine, noioso. Questo non significa che non abbia qualcosa da raccontare, ma la trama è veramente scarna e le riflessioni ripetute sul mondo degli ebrei sono interessanti ma troppo ridondanti e poi, non capendo l'obiettivo del romanzo, non avevo suspense e, onestamente, cominciavo a credere che qui Roth avesse esagerato con il messaggio non dando rilevanza alla trama che è, per forza di cose, necessaria. Il più spinoso da leggere e quello che provocherà più facilmente l'interruzione della lettura.
Il terzo capitolo In volo è strano. Anche qui non avevo ancora capito bene la struttura del romanzo e ad ogni pagina mi chiedevo "ma dove cavolo vuole andare a parare Roth in questo libro?" si legge tutto d'un fiato ed è particolarissimo. Quello più strano preso come estratto del libro, non serve dal punto di vista della trama ma è talmente particolare che sarebbe godibile anche come racconto singolo.
Il quarto capitolo Gloucestershireè quello che, finalmente, fa capire tutto e che fa salire il romanzo di livello tutto in un colpo. Ora che si sa dove vuole arrivare l'autore con questo libro o lo si ama infinitamente o lo si odia inesorabilmente, certo bisogna trovare la forza di arrivare fino a qui, ma poi la soddisfazione è unica. Il cap.itolo portante del romanzo, senza di questo niente ha senso
Il quinto ed ultimo capitolo Cristianità è un po' ripetitivo di ciò che già si sa e fa terminare il romanzo in maniera molto particolare, se non fosse per la fine vera e propria si potrebbe anche tranquillamente saltare dal punto di vista della conoscenza della trama del lettore.
Mi spingo a fare l'editrice (magari) e dichiaro anche spudoratamente che, se fosse stato per me avrei messo il capitolo quinto come quarto togliendogli la fine e inserendola dopo come appendice al quarto. Questo è un commento che, ovviamente, solo chi ha letto il romanzo può capire. Personalmente l'avrei preferito e mi avrebbe fatto piacere questo libro ancora di più.
Da questa divisione si può dedurre che, per certe caratteristiche la definizione in un insieme specifico (pro-indifferente-contro) è molto difficile infatti:
La tramaè geniale, una volta capita e banalissima prima della comprensione. Tutto sommato, però, devo considerare il romanzo nella sua interezza e perciò non posso che metterla tra i pro, sperando che chi non ha letto lo spoiler si fidi e continui la lettura.
La strutturaè ottima e, anche se io l'avrei inserita in ordine differente, non si può certo dire che sia costruita male, perciò è assolutamente un altro aspetto fortemente positivo del libro.
Il ritmo, invece, è difficile da valutare; passa da incalzante a lentissimo, non è un elemento negativo ma nemmeno fortemente positivo.
La suspense inizialmente è inesistente ma da metà in poi è molta, anche qui non posso che considerarla ad un livello intermedio.
Ci sono, invece, caratteristiche che sono godibilissime in tutto il romanzo e sono poi anche il motivo per cui si riesce a continuare la lettura nonostante la mancanza di alcune nozioni generali importanti.
L'ambientazionecambia ad ogni capitolo ma viene sempre resa in modo magistrale e fa immedesimare il lettore immediatamente alla situazione e gli fa vedere il luogo con gli occhi del personaggio.
I personaggi sono delineati da Roth con una precisione impeccabile. Si conoscono, si capiscono, si immaginano sono reali nella nostra memoria come quelli della nostra memoria. Zuckerman poi è imprescindibile da Roth, non si pensa nemmeno un attimo che si tratti di due persone diverse.