Recensione

Non è tutti i giorni che ci compare nella vita un elefante

Pubblicato nel 2008, Il viaggio dell'elefante è stato il quartultimo romanzo di José Saramago, autore portoghese che ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1998.

La trama del libro è ispirata ad una storia realmente accaduta e scoperta dall'autore in circostanze fortuite che ci racconta all'apertura del volume.

Si tratta, come da titolo, del viaggio di un elefante, regalato da Re del Portogallo João III, all'arciduca austriaco Massimiliano II.

L'ambientazione, dunque, è itinerante. Parte da Lisbona e arriva fino a Vienna passando in molti luoghi, alcuni solamente menzionati, altri invece descritti e raccontati con maggiore ampiezza. Il viaggio tocca anche l'Italia e molte delle sue particolarità e dei modi di dire al riguardo vengono menzionati dallo scrittore.

L'obiettivo più prossimo è la città di mantova, già in lombardia, famosa per molte ed eccellenti ragioni, una delle quali è un certo rigoletto, le cui grazie e disgrazie, un po' più avanti, il grande giuseppe verdi metterà in musica.

Il viaggio dell'elefante, oltre che una storia vera è anche un romanzo storico, in cui Saramago si premura di sottolineare le differenze tra la realtà di quei tempi e di quelli odierni e, soprattutto, esplicita ogni scelta anacronistica, ben precisata e raccontata sempre in modo divertente.

E come si capivano tra loro, domanderà il lettore curioso e amante del sapere. E come ci capiremo noi, domanda, schivando la risposta, chi ha portato nel discorso questo argomento di pesi e misure. Un argomento che, una volta esposto con questa chiarezza meridiana, ci permetterà di adottare una decisione assolutamente cruciale, in un certo senso rivoluzionaria, vale a dire, mentre il cornac e quelli che lo accompagnano, giacché non avrebbero altro modo di intendersi, continueranno a parlare di distanze secondo gli usi e i costumi del loro tempo, noi, per poter capire quello che sta succedendo in questa materia, useremo le nostre moderne misure itinerarie, senza dover ricorrere continuamente a fastidiose tavole di conversione.

Oltre ai riferimenti storici e culturali (talvolta anche vertenti gli anni successivi a quelli raccontati) troverete anche informazioni utili ed interessanti relativamente alle abitudini degli elefanti. A dimostrazione che il libro è frutto di ricerca attenta e di studio, sia per quanto riguarda l'itinerario che per tutto quello che gli fa da corollario.

La vista cattiva non gli permetteva di distinguere le balle di foraggio laggiù in lontananza, ma nell'immensa caverna del suo stomaco echeggiavano le proteste che l'ora di mangiare era già passata. Ciò non significa che gli elefanti debbano alimentarsi a orari precisi come agli esseri umani si dice che convenga per il bene che fa alla salute. Per quanto stupefacente sembri, un elefante necessita quotidianamente di duecento litri d'acqua e fra centocinquanta e trecento chili di vegetali.

Per chi conosce l'autore non sarà strano sapere che, anche in questo libro, l'ironia avvolge ogni cosa e lo scrittore non si limita davanti ad alcun tipo di tema, tra i quali anche la religione.

Lo stile di scrittura del portoghese è unico nel suo genere. In questo libro, così come in tutti gli altri che ho letto, inserisce ogni nome proprio senza maiuscola, scrive frasi molto lunghe, non mette segni evidenti per i dialoghi (nemmeno gli a capo) se non la maiuscola a inizio di ogni nuova frase. Questo genere di scrittura, geniale e appartenente unicamente a lui, può essere amato od odiato a seconda della capacità del lettore nel riuscire a comprenderlo e a fruirne in modo piacevole.

Il finale non solamente conclude la storia ma racconta anche ciò che è successo dopo ai protagonisti della vicenda.

In conclusione, Il viaggio dell'elefante è un libro utile, interessante e divertente. Non tratta temi forti come quelli presenti in altri suoi libri (la morte, la cecità, la religione) e, per questo può risultare meno d'impatto rispetto ad altri testi. La qualità della cura con cui è creato, lo stile sempre brillante e l'ironia intramontabile, però, lo rendono per me altrettanto valido e meritevole. Inoltre, se siete amanti degli animali o delle storie riguardanti agli stessi, potrete apprezzare particolarmente i riferimenti a Salomone (l'elefante) e al suo stato d'animo, sebbene non siano sempre felici e piacevoli.

Fu palese il piacere dell'elefante. L'acqua e la frizione della spazzola dovevano aver risvegliato in lui qualche gradevole ricordo, un fiume in India, un tronco d'albero rugoso, prova ne sia che durante tutto il tempo che durò il lavaggio, una buona mezz'ora, non si mosse dal punto in cui si trovava, saldo sulle potenti zampe, come se fosse stato ipnotizzato.

Non posso che consigliarlo a ogni tipo di lettore e per ogni genere di lettura. Io l'ho letto sotto l'ombrellone e l'ho trovato perfettamente abbinato alla situazione.

Il viaggio, però, è stato fatto nel periodo invernale e presenta, dunque, scene che presentano questo aspetto, perciò se vorrete sceglierlo nel periodo autunnale o invernale potrete entrare ancora di più nell'atmosfera del tempo.